Scuola, barriere fisiche e insegnanti di sostegno sono i nodi da sciogliere
Il modello italiano di inclusione è all’avanguardia, ma problemi strutturali mai risolti limitano il diritto allo studio per gli studenti con disabilità
I punti chiave
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Le infrastrutture scolastiche non sono adeguatamente accessibili, il numero di ore di sostegno spesso non è sufficiente e gli insegnanti di supporto, quando ci sono, sono precari o non hanno una specializzazione. In questo contesto nell’anno scolastico 2024/2025 le classi di scuola statale hanno accolto circa 10mila studenti con disabilità in più rispetto al corso precedente, 331.124 contro 321.185 del 2022/2023. L’Italia è considerata un modello di inclusione tra i banchi, capace di fare scuola in tutta Europa, ma spesso agli studenti con disabilità non sono garantite le condizioni per poter esercitare il loro diritto all’istruzione. Queste difficoltà crescenti si possono tradurre poi in un alto tasso di abbandono scolastico precoce.
L’Italia è stata tra i primi Paesi ad abolire le classi differenziali negli anni 70 - mettendo in luce il ruolo centrale che la scuola riveste per l’inclusione e la socializzazione delle persone con disabilità - e oggi è tra le nazioni con i tassi più alti di partecipazione degli studenti con bes (cioè “bisogni educativi speciali”, che oltre agli studenti con disabilità comprende anche i bambini con disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici e quelli in situazioni di svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale) alle scuole tradizionali, toccando il 99,97%, secondo l’European Agency for Special Needs and Inclusive Education, al pari di Svizzera e Danimarca.
Barriere fisiche e digitali
Più nello specifico, secondo i dati Istat, nell’anno scolastico 2022/2023 gli alunni con disabilità frequentanti le scuole italiane costituivano il 4,1% della popolazione studentesca. Un ostacolo alla piena inclusione è rappresentato però dalle barriere fisiche nelle scuole. Come certifica l’istituto nazionale di statistica, soltanto il 40% degli istituti risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria con la mancanza di un ascensore che rappresenta la barriera più diffusa (50%).
Per predisporre una didattica attenta alle esigenze specifiche degli alunni con disabilità, le scuole possono avvalersi di tecnologie educative e ausili specifici. I più utilizzati sono gli apparecchi informatici e multimediali per la personalizzazione della didattica e i software didattici per l’apprendimento, utilizzati rispettivamente dal 41% e 31% degli alunni di tutti gli ordini. Non sempre però l’offerta soddisfa la domanda. Il 7,3% degli studenti non dispone di questa strumentazione ma ne avrebbe bisogno, con differenze a livello territoriale: la carenza di strumenti didattici si riduce al 5,9% al Nord, mentre aumenta nel Mezzogiorno (8,7%).“
Carenza insegnanti di sostegno
Altro tasto dolente è la carenza di insegnanti di sostegno. Per oltre 300mila studenti con disabilità censiti dal focus Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2024/2025, elaborato su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, gli insegnanti di sostegno sono poco più di 200mila. Per la precisione, 205.253, di cui 79.083 in deroga. Il rapporto alunno-insegnante, secondo Istat, è pari a 1,6, migliore di quello previsto dalla legge (che raccomanda un rapporto pari a 2) ma resta una forte discontinuità nella didattica. Il 60% degli alunni con disabilità cambia figura di riferimento da un anno all’altro, con punte del 75% all’infanzia. Il 9% cambia docente nel corso dello stesso anno.
Una novità in questo senso arriva dal dl 71/2024, Decreto Sport e Scuola, che ha previsto, al termine di questo anno scolastico, in vista del prossimo, che le famiglie potranno chiedere la continuità dell’insegnante non di ruolo se soddisfatte del rapporto creato tra il docente precario di sostegno e il figlio.
Riguardo al possesso del titolo di specializzazione, secondo l’Istat, il 30% degli insegnanti non ha una formazione specifica. Quasi un insegnante di sostegno su tre, infatti, è selezionato dalle liste curriculari. L’assenza di un aiuto adeguato si intreccia con il precariato scolastico. Nel 2023-2024, su un totale di 160mila docenti precari, quasi 109mila, erano insegnanti di sostegno (68%). Sul fronte del reclutamento, il governo è al lavoro per trasformare l’organico di fatto in organico di diritto: la legge di Bilancio 2025 ha riservato uno stanziamento di 25 milioni di euro per il 2025 e di 75 milioni di euro a regime per coprire i maggiori oneri connessi all’avvio di un piano di stabilizzazione di docenti di sostegno dall’anno scolastico 2025/26. Tra le strategie ministeriali annunciate per potenziare il sostegno didattico c’è un piano di assunzioni entro il 2025 per 30-40mila insegnanti con almeno tre anni di attività sul sostegno alle spalle ma privi di specializzazione. La stabilizzazione sarà affiancata da percorsi di specializzazione erogati tramite Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, che fa capo al Mim.
Il numero medio di ore settimanali di sostegno fruite da ciascun alunno è di 15,3 ma, con il passaggio tra gli ordini scolastici, si assiste a una progressiva diminuzione. Se nella scuola dell’infanzia il sostegno tocca quota 20,2 ore, nella primaria si arriva a 16,7 fino a scendere a 13,4 nella secondaria di secondo grado.
Il richio di abbandono scolastico
Le barriere di accesso all’istruzione si traducono in tassi di abbandono scolastico crescenti. Nell’Unione Europea, soltanto il 29,4% delle persone con disabilità consegue un titolo d’istruzione terziaria, rispetto al 43,8% delle persone senza disabilità (fonte Commissione europea). In Italia, secondo Istat, tra le persone di 25 anni e più, possiede almeno il diploma di scuola superiore il 56,8% delle persone con disabilità (a fronte del 78% delle persone senza). Il 40,7% ha una licenza elementare e media. Infine c’è un 2,4% di persone con disabilità che non possiede alcun titolo di studio.