Rabirio (epicureo)
Rabirio (fl. I secolo a.C.) è stato un filosofo greco antico della scuola epicurea vissuto nel I secolo a.C..
Biografia e opere
[modifica | modifica wikitesto]Rabirio, con Amafinio e Cazio Insubro, tradusse le massime di Epicuro in lingua latina, divulgando la sua filosofia in Italia[1].
Origene cita Rabirio ed Amafinio dandone un giudizio poco benevolo riguardo alle loro qualità di traduttori e per lo stile trascurato e superficiale:
«Amafinios ac Rabirios nostri temporis qui de Graecis bonis latina faciunt non bona; et homines eloquentissimos, ipsi elangues transferunt, evangelico calces pede[2]»
Non diverso era stato il giudizio di Cicerone[3], che ha poche simpatie per l'epicureismo e per quelli che considera scrittori che usano una sermo vulgaris, lingua volgare e senza metodo dialettico, poiché essi pensano che non ci sia alcuna arte nel parlare e nel comporre"[4]. Questi si servono però di un'esposizione così elementare e semplice da poter essere facilmente compresa da tutti e questo, assieme alle «blande lusinghe del piacere» predicato dagli epicurei, spiega il loro successo.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Elizabeth Rawson, Intellectual Life in the Late Roman Republic, New York, Johns Hopkins University Press, 1985, pp. 23 e 284
- ^ Girolamo, Commento a Osea, pref. II libro, pp. 55 e 180-183.
- ^ Charles Brittain, Cicero: On Academic Skepticism, London, Hackett, 2006, p. 134,
- ^ "[...] nullam denique artem esse nec dicendi nec disserendi putant". Marco Tullio Cicerone, Academica, I 2.
- ^ Cicerone, Tusculanae, IV 3, 6.