Medardo Griotto
Medardo Pietro Carlo Griotto (Torino, 16 febbraio 1901[1] – Berlino, 22 o 28 luglio 1943) è stato un antifascista italiano, militante nel Partito Comunista[2].
Formatosi come incisore, Griotto divenne un esperto falsario,[3][4] entrò a far parte della rete di spionaggio gestita dall'agente dei servizi segreti dell'Internazionale Comunista Henry Robinson.[5] Fu tradito da Leopold Trepper, quindi arrestato e ghigliottinato nella prigione di Plötzensee.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque da Giovanni Griotto e Maria Marguerite Perachiotti. Da giovane divenne incisore e proprietario di una boutique a Torino.[4] Si interessò al comunismo e divenne membro del Partito Comunista Italiano e militante comunista.[4] Dopo la strage di Torino del 1922, temendo per la sua vita, si rifugiò in Francia e si stabilì a Bezons.[4] Entrò a far parte del sindacato Confédération générale du travail unitaire mentre lavorava nelle officine di produzione di Asnières-sur-Seine.[4] Nel 1927 sposò Anna Secco.[4]
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, il 18 ottobre 1939 si arruolò nella Legione Straniera Francese e partì ad agosto 1940, due mesi dopo l'armistizio francese. Nella primavera del 1941, decise di aderire al gruppo di resistenza del Front national e nel 1942 si unì alla lotta partigiana dei Francs-Tireurs et Partisans.[4] Dal 1940 fu un agente al servizio di Henry Robinson (Harry Léon)[4], a sua volta agente dell'Internazionale Comunista. Il primo incontro tra Leopold Trepper e Henry Robinson avvenne all'inizio di settembre del 1941 a casa di Anna Griotto.[6] Entrambi, Robinson e Trepper, approfittarono delle capacità di incisione di Medardo per produrre passaporti e documenti d'identità falsi.[7] In seguito fu l'operatore radio di Robinson oltre che uno dei suoi principali assistenti insieme a sua moglie Anna che lavorò come corriere del gruppo in Francia.
Arresto
[modifica | modifica wikitesto]Griotto fu tradito da Trepper, che consegnò il suo indirizzo a Karl Giering del Sonderkommando Rote Kapelle.[7][8] Giering fece telefonare a Griotto da Trepper per organizzare un incontro previsto per il 21 dicembre 1942 con Robinson al Palazzo Chaillot di Parigi, vicino casa sua,[9] dove avrebbe dovuto prendere un messaggio di Trepper.[8] Quando Robinson si avvicinò per l'incontro fu arrestato,[8] mentre Griotto fu arrestato il giorno successivo.[4] La moglie Anna fu tradita da Abraham Rajchmann e arrestata al Cafe de la Paix di Parigi il 12 ottobre 1942 insieme a Malvina Gruber.[10]
Sia Griotto che Robinson furono portati a Parigi in Rue des Saussaies.[8] Griotto fu internato nella prigione di Fresnes:[4] l'11 marzo 1943 fu processato al 62-64 di Rue du Faubourg-Saint-Honoré dal giudice della Luftwaffe Manfred Roeder e condannato a morte.
Roeder processò 74 membri del gruppo di spionaggio sovietico per diversi giorni. Griotto e la moglie Anna furono deportati in Germania su un convoglio partito da Compiègne il 15 aprile 1943: lui fu portato nella prigione di Plötzensee e giustiziato con la ghigliottina il 22 o il 28[4][11] luglio 1943; Anna fu portata nel campo di concentramento di Ravensbruck e riuscì a sopravvivere.
Nel dopoguerra Anna si occupò di bambini in un asilo nido gestito dalla Fiat.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Holocaust Survivors and Victims Database, su ushmm.org.
- ^ (FR) Guillaume Bourgeois, La véritable histoire de l'orchestre rouge, Paris, Nouveau Monde Editions, 2015, p. 87, ISBN 978-2-36942-069-9.
- ^ (EN) Gilles Perrault, The Red Orchestra, New York, Schocken Books, 1969, p. 325, ISBN 0805209522.
- ^ a b c d e f g h i j k l Annie Pennetier, GRIOTTO Medardo, Pietro, Carlo, Pseudonyme Dino, su Maitron Fusillés, Association Pour un Maitron des fusillés et exécutés.
- ^ Kesaris, p. 283
- ^ Kesaris, p. 92
- ^ a b Redazione Contropiano, Storia e mito dell’Orchestra Rossa, su Contropiano, 22 luglio 2021. URL consultato il 13 settembre 2024.
- ^ a b c d V. E. Tarrant, The Red Orchestra, London, Arms and Armour Press, 1995, p. 137, ISBN 9781854092168.
- ^ (DE) Hans Coppi Jr., Die Rote Kapelle (PDF), in Karl Dietrich Bracher, Hans-Peter Schwarz, Horst Möller (a cura di), Quarterly Books for Contemporary History, vol. 44, n. 3, Munich, Institute of Contemporary History, luglio 1996, pp. 431–458, ISSN 0042-5702 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
- ^ Kesaris, p. 285
- ^ Person - Gedenkstätte Plötzensee, su www.gedenkstaette-ploetzensee.de. URL consultato il 13 settembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Paul L. Kesaris (a cura di), The Rote Kapelle: the CIA's history of Soviet intelligence and espionage networks in Western Europe, 1936–1945. (PDF), Washington, University Publications of America, 1979, ISBN 978-0-89093-203-2.