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Habesha

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Gli habesha (in Ge'ez, amarico e tigrino : ሐበሻ; in arabo: الاحباش al- Aḥbāš), denominati anche abissini, sono un gruppo di popolazioni presenti nelle odierne Etiopia ed Eritrea. Essi comprendono vari gruppi etnici che, sebbene presentino alcune differenze, hanno numerosi elementi comuni, come lingue appartenenti al ceppo semitico (ovvero affini a quelle dell'attuale Medio Oriente), l'appartenenza, in maggioranza, alle chiese ortodosse etiope ed eritrea (denominate entrambe Tewahedo), elementi culturali molto simili (talvolta identici) e stessa particolare fisionomia, legata al fatto che gli abissini siano il frutto dell'unione di popolazioni indigene africane e mediorientali

Utilizzo del termine

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Esistono diverse definizioni di chi si identifica come abissino (più precisamente come "Habesha"). Queste definizioni variano da comunità a comunità, dalle teorie antropologiche occidentali all'utilizzo quotidiano, di generazione in generazione, e tra i vari gruppi e comunità della diaspora che risiedono ancora nella loro patria ancestrale. Differenze nell'uso possono essere trovate tra diverse comunità e persone all'interno dello stesso gruppo etnico costituente. Di seguito sono riportate alcune delle principali posizioni:

Definizione conservativa

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Secondo una definizione conservatrice del popolo abissino, il popolo abissino (Habesha) comprende i gruppi etnici degli amhara, i guraghé, gli agawa, i tigrini, gli harari e i tigrè che parlano una lingua etiopico-semitica o che abitano tradizionalmente tra l'Etiopia settentrionale e gli altopiani eritrei, pur essendo di lingua cushitica (come gli agawa).

Definizione ultra-neo-conservatrice

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In questa definizione, solo gli ahmara e i tigrini sono considerati abissini o almeno "abissini propri". Questa definizione è utilizzata principalmente da alcuni antropologi europei e da alcuni partiti politici etiopi etnonazionalisti o movimenti come il Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope e il Fronte di Liberazione Oromo.

La definizione colloquiale per il termine "Habesha" ha usi diversi che sono usati da vari gruppi e generazioni diverse, sia all'interno della loro terra d'origine etnica che nella diaspora.

Utilizzo più comune (definizione generale)

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L'uso colloquiale più comune del termine "Habesha" è usato principalmente dalla diaspora etiope ed eritrea in Nord America ed Europa come mezzo di unità culturale tra tutti i gruppi etnici etiopi ed eritrei e per consolidare il potere politico ed economico.[non chiaro]

Secondo questa definizione, il popolo abissino comprende i gruppi etnici: Aari, Afar, Agaw-Awi, Agaw-Hamyra, Alaba, Amhara, Anuak, Arbore, Argobba, Bacha, Basketo, Bena, Bench, Berta , Bodi, Brayle, Burji, Chara, Daasanach, Dawro, Debase/Gawwada, Dime, Dirashe, Dizi, Donga, Fedashe, Beta Israel (ebrei etiopi), Gamo, Gebato, Gedeo, Gedicho, Gidole, Goffa (Gofa People), Gumuz, Gurage, Hadiya , Hamar, Harari, Irob, Kafficho, Kambaata, Karo, Komo, Konso, Konta, Koore, Koyego, Kunama, Kusumie, Kwegu, Majangir, Male, Mao, Mareqo, Mashola, Me'en , Mere people, Messengo, Mossiye, Murle, Mursi, Nao, Nuer, Nyangatom, Oromo, Oyda, Qebena, Qechem, Qewama, She, Shekecho, Sheko, Shinasha, Shita/Upo, Sidama , Silt'e, Somali (Ogden Region), Surma, Tembaro, Tigray, Tsamai, Welayta, Werji, Zelmam, Zeyese, Tigrinya, Tigre, Afar, Saho, Bilen, Kunama, Nara, Yem e vari gruppi della diaspora etiope-eritrea.[senza fonte]

Gruppi etnici che si sovrappongono già
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Alcuni gruppi etnici si sovrappongono già tra la "Definizione conservatrice" e l '"Uso più comune (definizione generale)", come i tigrè che abitano l'Eritrea e il Sudan (sotto la "Definizione conservatrice"), i beja che abitano parti del Sudan , dell'Eritrea , e dell'Egitto ; gli Afar che abitano in Etiopia, Eritrea e Gibuti; così come il popolo somalo che è indigeno in Somalia , Etiopia e Gibuti (sotto l '"Uso più comune (definizione generale)") sono anche considerati "Habesha" da varie posizioni sovrapposte.

Accettazione delle definizioni

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L'accettazione di queste varie definizioni di identità "Habesha" è parzialmente radicata nella storia, nella cultura tradizionale, nel gusto personale e nelle realtà della vita moderna che la diaspora deve affrontare. Il termine "Habesha" come identità culturale o pan-etnica ha una variegata accettazione tra le varie comunità, anche all'interno degli stessi gruppi etnici. Uno dei motivi è che il termine è ambiguo e che diverse fazioni possono usare definizioni diverse. Un altro motivo è che il termine è caduto in disuso ed è stato sostituito con varie identità etniche singolari (anche quelle coperte dalla "Definizione conservativa" e persino dalla "Definizione ultra-neo-conservatrice" avevano abbandonato il termine "Habesha"

Definizione medievale (Zemene Mesafint)

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Durante il Medioevo e Zemene Mesafint nel Corno d'Africa, ci furono vari conflitti territoriali tra vari principati che dividevano le località a maggioranza ortodossa cristiana e musulmana per ottenere il controllo. Le Highlands etiopi cristiane del nord ortodosse (per lo più Amhara, Tigray e Agawa) furono chiamate Habesha dai vari sultanati islamici a sud di esse. La definizione medievale è parzialmente costruita sulla definizione conservatrice con l'aggiunta di una componente di identità religiosa. (In genere gli abissini possono essere di qualsiasi religione).

Teorie antropologiche occidentali

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Le teorie antropologiche occidentali su ciò che i gruppi etnici costituiscono il popolo abissino variano con alcune definizioni contestate. La maggior parte delle teorie antropologiche occidentali riguardo a quali gruppi etnici sono inclusi nel popolo abissino, la pan-etnia sono costruite su una combinazione della definizione ultra-neo-conservatrice, della definizione conservatrice e anche della definizione medievale.

Cattedrale della Santissima Trinità ad Addis Abeba. La religione svolge un ruolo fondamentale nella cultura habesha.
Tipica cerimonia del caffè in Eritrea.
La supermodella etiope Lia Kebede.

Le origini degli abissini risalgono all'antico regno di D'mt e al successivo regno di Axum (il quale arrivò, all'apogeo, a ricoprire un'estensione di 1.25 milioni di km², dominando Etiopia, Eritrea, Sudan settentrionale, Egitto meridionale, Gibuti, Somalia occidentale, Yemen e il sud dell'attuale Arabia Saudita).Il regno di Axum costituì, oltre che il fondamento del contiguo Impero d'Etiopia (1270-1974 d.C.), anche la base della attuale cultura abissina; Il Regno è degno di nota per un gran numero di innovazioni culturali, come lo sviluppo di un complicato sistema di scrittura proprio (il quale presenta evidenti somiglianze con quelli del Medio Oriente), quello della lingua Ge'ez (ancora attualmente utilizzato in Etiopia e in Eritrea). Inoltre, circa 3700 anni fa, furono eretti numerosi obelischi giganti e riccamente decorati volti a segnalare la posizione di tombe sotterranee appartenute a re e nobili. La più famosa di queste imponenti costruzioni è nota come Obelisco di Axum.

Durante la formazione del regno di Axum, fu enorme l'influsso esercitato dalla cultura e dalla religione ebraica (diffusa da immigrati ebrei) su quella axumita, tanto che la religione giudaica divenne la seconda più praticata del Regno (dopo quella politeista) e che numerosi elementi giudaici sopravvivono ancora oggi nella cultura abissina. Altra innovazione culturale fu il definitivo passaggio dal paganesimo al cristianesimo di forma ortodossa orientale nel 330 d.C., ad opera del re Ezana, influenzato profondamente dal filosofo cristiano greco (o siriaco) Frumenzio. Il regno di Axum fu il secondo Stato al mondo ad accettare il cristianesimo come religione di stato (benché fosse garantita libertà di culto agli ebrei e, in futuro, ai musulmani) ed il primo ad introdurre la croce cristiana sulle monete.
Il contatto con l'Islam avvenne quando la figlia di Maometto ed alcuni suoi seguaci vennero accolti e protetti dal Regno, benché fosse ai tempi definitivamente cristiano. Inoltre, ai musulmani venne concessa piena libertà religiosa e il re dell'epoca, Sahama, intrattene ottimi rapporti col mondo islamico e con Maometto stesso; fu per questo motivo che, nel quadro di un'Africa settentrionale profondamente islamizzata e sradicata dal cristianesimo, l'Etiopia ne rimase indenne, rimanendo così l'unico baluardo cristiano in Africa. Questo isolamento però, si tradusse anche in danni economici, dovuti alla schiacciante competizione commerciale con i califfati arabi, che portò ad un lento e progressivo declino del Regno e della civiltà axumita; il regno di Axum cominciò a regredire territorialmente, fino ad arrivare a controllare solo parte dell'Etiopia e dell'Eritrea, le città si spopolarono e la gente si spostò verso le regioni interne montuose, dove si gettarono le basi dell'attività che per secoli dominerà l'economia di queste regioni: l'agricoltura di sussistenza. In una situazione di crisi economica, quindi, si arrestò il processo di arricchimento culturale che aveva caratterizzato il periodo d'oro del Regno, con il clero che rappresentava l'unica vera autorità culturale e un sostegno per la popolazione. Il Regno cadde definitivamente nel 970 d.C., quando una donna etiope di origine ebrea, Gudit (o Giuditta, soprannominata poi dai cristiani Yodit, ovvero "demone", in lingua ge'ez), salì al potere, attuando una violenta restaurazione del giudaismo; bruciò le chiese, distrusse la debole rete di commerci ancora presente e perseguitò per la prima volta i cristiani. Dopo la morte di Gudit, salì al potere la dinastia Zagwe, che restaurò il cristianesimo, ma che non riuscì a fermare la crisi che la regione viveva a quel momento; la produzione monetaria cessò, e scomparì qualsiasi tipo di fonte scritta: si aprì quindi il buio periodo noto come Medioevo etiopico, del quale si sa molto poco.
A porre fine al Medioevo etiopico fu Yekuno Amlak, che depose l'ultimo imperatore della dinastia Zagwe e fondò l'Impero d'Etiopia, il quale durò ininterrottamente (se si esclude la breve occupazione italiana del 1936-1941) fino al 1974, quando l'imperatore Hailé Selassié (lett. "Potere della Trinità") venne deposto e ucciso; venne quindi fondata la Repubblica Democratica Popolare d'Etiopia (la quale comprendeva anche l'Eritrea), di stampo comunista e dal carattere fortemente totalitario. Circa mezzo milione di oppositori vennero eliminati dal governo, il quale cercò inoltre di mantenere nascosta al mondo la carestia di proporzioni bibliche che investì il nord dell'Etiopia nella metà degli anni ottanta: si calcola che circa un milione di persone siano morte, principalmente a causa del governo, il quale impiegò molto tempo ad intervenire e che non effettuò alcuna politica risolutiva. Il malcontento fra la popolazione crebbe fino a sfociare nel rovesciamento dello Stato e nella costituzione di un'entità pienamente democratica, oltre che alla separazione dell'Eritrea dall'Etiopia.
Dal 2000, in poi l'Etiopia ha registrato tassi di crescita economica incredibilmente alti, senza scendere, al 2016, mai sotto il 10% annuo e imponendosi nettamente come paese con i tassi di crescita più alti del mondo. Sebbene persistano tuttora realtà di povertà e disoccupazione, l'Etiopia ha compiuto passi da gigante rispetto al 1980, quando era lo Stato più povero del mondo; è ormai una delle cinque economie maggiori del continente, oltre ad essere la più importante dell'Africa orientale e quella con i tassi di crescita maggiori. Si prevede che passerà definitivamente da "paese a basso reddito in via di sviluppo" a "paese a medio reddito in via di sviluppo" entro il 2025.
Ben diverso, invece, è stato il destino dell'Eritrea; dopo la costituzione dello Stato nel 1991, questo attuò una politica autoritaria e repressiva. In seguito al breve conflitto del 1998-2000 con l'Etiopia, l'Eritrea ha accentuato i caratteri totalitari del suo governo. Il capo di stato è dal 1991 Isaias Afewerki, il quale ha introdotto la leva militare obbligatoria per tutti i maschi e femmine sopra i 18 anni di età. Sebbene siano previsti tre anni di leva, nella realtà la maggior parte dei soldati è costretta a far parte dell'esercito fino ai 50 anni per le donne e ai 60 per gli uomini. L'economia eritrea (afflitta ancor di più dal recente conflitto con l'Etiopia) versa in uno stato disastroso e la gente in Eritrea muore continuamente di fame, nella miseria più nera. È per queste ragioni che gli eritrei emigrano in massa verso l'Etiopia e l'Europa, dove sperano di avere una vita migliore; il viaggio è spesso rischioso e pericoloso, e migliaia di eritrei sono morti e muoiono tuttora nel compiere il pericoloso tragitto.

Situazione attuale

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Oggi il 62% degli etiopi e il 50,1% degli eritrei è di religione cristiana, con prevalenza di appartenenza all'antica religione ortodossa; se si guarda però alle popolazioni abissine la percentuale sale al 91,4% in Etiopia (con punte del 99,3% nel Tigrè, la regione della città di Axum) e al 67% in Eritrea. Le etnie che attualmente includono gli abissini propriamente detti sono gli Amhara, i Tigrini, i Tigré, i Gurage e gli Harar (popolazioni del nord), anche se generalmente questa distinzione non è tassativa: nella mentalità collettiva degli etiopi e degli eritrei chiunque provenga da entrambi gli stati è spesso denominato abissino, sebbene alcuni non si identifichino nel tale appellativo. Ciò è legato al fatto che, nella storia dell'Impero d'Etiopia (che comprendeva anche l'Eritrea), sono stati di fatto gli abissini del nord cristiani ad imporre la propria cultura e religione alle popolazioni indigene sottomesse, e a monopolizzare la vita religiosa e politico-amministrativa dell'Impero per secoli. Attualmente entrambi i governi compiono sforzi per ovviare a questo problema, ancora presente, ottenendo importanti risultati, come l'elezione di uomini e donne non abissini (cristiani e musulmani) a ministri o parlamentari; lo stesso primo ministro etiopico Haile Mariam Desalegn, in carica dal 2012 al 2018, è stato il primo capo di governo proveniente dal Sud, e il primo di fede cristiana protestante, la seconda fede cristiana maggiormente praticata e la terza complessiva in Etiopia (dal re Ezana in poi i capi di governo sono stati tutti di fede ortodossa).[1]

  1. ^ About Us, su Abesha.com. URL consultato il 22 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2007).
    «The name of this web page was chosen due to our desire to select a neutral and commonly shared term of reference for both Ethiopians and Eritreans. Since the site's inception, however, we have learned that many in Ethiopia do not associate with the term 'Habesha', as it excludes groups such as the Oromo, the Somali, and the many Southern Nationalities and Peoples. We have also learned that there are a number of Eritreans who do not refer to themselves as 'Habesha' such as Rashaidas, Kunamas and others.»

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Collegamenti esterni

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