Triangolo rosa
Il triangolo rosa (in tedesco, rosa Winkel, "angolo rosa") era un simbolo di stoffa in uso nei campi di concentramento nazisti, dove veniva affibbiato sulla casacca degli internati per omosessualità maschile, sulla base del paragrafo 175.
Uso
[modifica | modifica wikitesto]Il colore rosa era stato ovviamente scelto per spregio nei confronti di chi era ritenuto effeminato, invece alle lesbiche fu imposto il triangolo nero delle persone "asociali".
I nazisti in ogni caso attribuivano il triangolo rosa ai prigionieri omosessuali, o a quelli che ritenevano tali. Non tutti i condannati in base al paragrafo 175 furono inviati in un campo di concentramento; la maggior parte fu solo incarcerata. La maggior parte degli uomini gay che soffrirono e morirono nei lager nazisti in realtà portavano la stella gialla (perché erano sia gay sia ebrei). Per questi motivi è difficile raggruppare le vittime gay, e stabilire quale sia l'esatto numero. Comunque, una stima di massima, i prigionieri che portarono il triangolo rosa è tra i 5.000 e i 15.000.[1]
Come non ebrei, essi ebbero certamente una mortalità al di sotto della media. Le motivazioni di tale fenomeno probabilmente sono da individuare nel fatto che erano evitati e isolati, in virtù del fatto che erano stati classificati come omosessuali. In ogni caso le relazioni omosessuali erano diffuse nei campi di concentramento, dato che lì gli internati erano rigorosamente divisi per sesso. Quest'ultimo fenomeno è testimoniato, fra gli altri, da Bruno Bettelheim nella sua opera Il cuore vigile, nella quale riporta le proprie memorie sulla prigionia nei lager di Dachau e di Buchenwald.[2]
Coloro che furono imprigionati con il triangolo rosa non sono mai stati risarciti dal governo tedesco. Anzi, alcuni di loro, se rimasero apertamente gay, furono di nuovo imprigionati anche dopo il nazismo, come Heinz Dörmer, che subì complessivamente venti anni di reclusione prima nei campi di concentramento nazisti e poi nelle carceri della Repubblica Federale Tedesca, o come Helmut Corsini, che dal campo di concentramento di Buchenwald passò direttamente alle carceri nazionali. L'emendamento nazista al paragrafo 175, che trasformava l'omosessualità da un reato minore a un delitto (reato più grave), non fu mutato nel Codice penale della Repubblica Federale Tedesca per ventiquattro anni dopo la fine della guerra.
Nel 2000, il documentario Paragraph 175 ha registrato alcune testimonianze delle persone che furono imprigionate per omosessualità. L'ultimo omosessuale internato nei campi di concentramento, Rudolf Brazda, è morto in Francia il 5 agosto 2011.[3]
Significati di "Triangolo rosa"
[modifica | modifica wikitesto]- In base a tale uso, era definita Triangolo rosa ogni persona omosessuale internata come tale nei lager nazisti. Questo uso è stato ripreso oggi dalla storiografia che studia il fenomeno.
- Dopo la nascita del movimento di liberazione omosessuale, il triangolo rosa è stato rivendicato e riutilizzato, in gesto di sfida identitaria, da parte del movimento gay, diventando un simbolo politico gay.
In una variante di tale uso politico, in particolare da parte del gruppo ACT UP, il triangolo è stato invertito e la punta è stata girata verso l'alto anziché verso il basso, a significare il ribaltamento della simbologia omofoba.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ "Oublié-e-s" de la Mémoire, su devoiretmemoire.org. URL consultato il 13 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2014).
- ^ Bruno Bettelheim, Il cuore vigile, Adelphi Edizioni, Milano, 1988, pp. 229-230
- ^ Morto l'ultimo gay sopravvissuto ai campi di concentramento - LASTAMPA.it
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Vignolo Gargini, Paragrafo 175 - La Memoria corta del 27 gennaio, TraleRighe libri, Lucca 2019. https://www.eprice.it/storia-europea-TRA-LE-RIGHE-LIBRI/d-8746824 Archiviato il 26 gennaio 2020 in Internet Archive. Lo studio più aggiornato in lingua italiana.
- (EN) Gad Beck, An underground life: memoirs of a gay Jew in Nazi Berlin, University of Wisconsin Press, 1999. ISBN 0-299-16500-0.
- Circolo Pink (a cura di), Le ragioni di un silenzio. La persecuzione degli omosessuali durante il nazismo e il fascismo, Ombre corte, Verona 2002.
- Massimo Consoli, Homocaust. Il nazismo e la persecuzione degli omosessuali, Kaos, Milano 1991. Lo studio più corposo fra quelli apparsi in lingua italiana.
- Giovanni Dall'Orto, Il paradosso del razzismo fascista verso l'omosessualità, in: Alberto Burgio (cur.), Nel nome della razza – Il razzismo nella storia d'Italia 1870-1945, Il Mulino, Bologna 1999, pp. 515–525.
- (EN) Gunter Grau, Claudia Shopmann (curr.), The hidden Holocaust? Gay and lesbian persecution in Germany 1933-45, Fitzroy Dearborn Publishers, 1995. ISBN 1-884964-15-X. Il primo studio d'archivio, reso possibile dall'apertura degli archivi ex nazisti a Berlino Est. Uno studio fondamentale.
- Heinz Heger (pseud. Josef Kohout, 1917-1994), Gli uomini col triangolo rosa, Sonda, Torino 1991. Autobiografia di un ex "triangolo rosa".
- Rudolf Höss, Comandante ad Auschwitz, Einaudi, Torino 1969 e 1985, pp. 79–90. Questo capitolo è online qui. Il trattamento degli internati omosessuali, nelle memorie dell'ex comandante di Auschwitz, scritte in attesa della condanna a morte.
- (DE) Burkhard Jellonnek, Homosexuelle unter dem Hakenkreuz: Die Verfolgung von Homosexuellen im Dritten Reich, Paderborn 1990. ISBN 3-506-77482-4
- (EN) Rüdiger Lautmann, Categorisation in concentration camps as a collective fate: a comparison of homosexuals, Jeovah witnesses and political prisoners, "Journal of homosexuality", XIX (1) 1990, pp. 67–88. Anche online qui. Documenta i bassissimi tassi di sopravvivenza dei "triangoli rosa".
- Jean Le Bitoux, Triangolo rosa. La memoria rimossa delle persecuzioni omosessuali, Manni, San Cesario di Lecce 2003.
- George Mosse, Sessualità e nazionalismo, Laterza, Bari 1984 e 1996. Necessario più per l'inquadramento del contesto sociopolitico che per la vicenda dei "triangoli rosa" in senso stretto.
- (DE) Joachim Müller, Andreas Sternweiler; Schwules Museum Berlin (Curr.), Homosexuelle Männer im KZ Sachsenhausen, Berlin 2000. ISBN 3-86149-097-8
- (EN) Richard Plant, The pink triangle: the nazi war against homosexuals New Republic Books, 1986. ISBN 0-8050-0600-1
- (DE) Andreas Pretzel, Als Homosexueller in Erscheinung getreten. In: 'Kulturring in Berlin e. V. (curr.): "Wegen der zu erwartenden hohen Strafe": Homosexuellenverfolgung in Berlin 1933 – 1945, Berlin 2000. ISBN 3-86149-095-1
- (EN) Pierre Seel, Liberation was for others: memoirs of a gay survivor of the Nazi holocaust, Perseus Book Group, 1997. ISBN 0-306-80756-4.
- Martin Sherman, Bent, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984. Testo teatrale; è stato messo in scena in Italia da Marco Mattolini e ne è stato anche tratto un film.
- Filmografia
- (EN) Sean Mathias, Bent, Gran Bretagna, 1997. Musica di Philip Glass.
- Jeffrey Friedman, Rob Epstein, hanno prodotto il documentario: Paragraph 175, Gran Bretagna/Germania/Usa, 2000.
- (IT) Giovanni Coda, Il rosa nudo, Italia, 2013. Film ispirato all'autobiografia del "triangolo rosa" Pierre Seel.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Simbologia LGBT
- Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'Olocausto
- Simboli dei campi di concentramento nazisti
- Triangolo nero
- Paragrafo 175
- Bent (film 1997)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su triangolo rosa
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il triangolo rosa: la persecuzione di omosessuali e transessuali. Sezione del sito '"Olokaustos.org".
- (EN) Il triangolo rosa ed altri triangoli come simboli del movimento LGBT., su enqueue.com. URL consultato il 17 novembre 2005 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2004).
- (EN) I triangoli rosa ad Auschwitz., su joerg-hutter.de.
- Simboli del movimento lgbt.