Scienza

Passi avanti verso la logistica spaziale e la sostenibilità

D-Orbit impegnata in progetto di rifornimento di satelliti o per spostarli mentre sono in orbita

di Leopoldo Benacchio

3' di lettura

Lo spazio vicino alla Terra è prezioso ma invaso di satelliti, sono molte migliaia e presto, con la corsa alle costellazioni di piccoli satelliti in atto dall’Europa alla Cina, la situazione diventerà sempre meno sostenibile. Questa parola: sostenibilità, pervade oramai anche i progetti spaziali futuri, non solo quelli che riguardano la vita sulla Terra.

Per migliorare, se non risolvere, una situazione che rischia di portare all’impossibilità di lanciare ulteriori satelliti sia nell’orbita bassa, effetto noto come sindrome di Kessler, sia nell’orbita geostazionaria, popolata invece da pochi ma importantissimi veicoli, occorre portare nello spazio dei servizi, quasi da officina o laboratorio, che finora sono stati tipici delle operazioni al suolo, come il rifornimento, la manutenzione e in prospettiva forse anche la costruzione di satelliti.

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Rifornire i satelliti in orbita

È l’in-orbit servicing, uno dei cavalli di battaglia di D-Orbit, l’azienda di logistica spaziale di Fino Mornasco, Como, che è impegnata in due importanti progetti.

Il primo è finanziato dal Pnrr e guidato da Thales Alenia Space. Affronta un tema molto importante per il futuro: il rifornimento di un satellite in orbita. L’azione si svolge fra due diversi veicoli spaziali uno, costruito da Thales Alenia Space si avvicina a un satellite target, di D-Orbit, e lo aggancia, dopo di che sarà quest’ultimo a occuparsi del travaso di fluido.

La manovra di rifornimento è fondamentale per permettere, in futuro, di raggiungere destinazioni lontane e trasportare carichi importanti, sacrificando spazio al carburante presente al lancio, che verrà poi somministrato in orbita. È prevista già per le missioni Artemis verso la Luna, ma non è per nulla semplice, per le condizioni tipiche dello spazio: microgravità, temperature bassissime, necessità di precisione in tutte le manovre.

Le frontiere della manutenzione

Il secondo progetto, la missione Rise, è invece stato finanziato dall’Agenzia spaziale europea, molto attenta ai problemi connessi alla sostenibilità, D-Orbit ne è il capofila italiano e il finanziamento previsto è di 119 milioni.

L’estensione della vita di un satellite va ben al di là del solo rifornimento, ma per questo «l’orbita bassa non rappresenta un vero mercato, i satelliti qui sono piccoli, durano poco, eventualmente il solo ulteriore problema è toglierli dalla loro orbita a fine missione» dice Renato Panesi, cofondatore e direttore commerciale di D-Orbit. Ben altra situazione è quella dell’orbita geostazionaria, a 36mila chilometri dalla superfice terrestre.

Lì ci sono solo pochi e importantissimi, oltre che grandi e costosi, satelliti di utilità come quelli per le trasmissioni. Le operazioni da compiere possono essere parecchie, sostanzialmente legate alla manutenzione: rifornire il satellite target con carburante, che ha terminato, allungandogli quindi la vita, oppure eseguire un’ispezione visiva, per capire lo stato di salute del satellite e dei suoi pannelli o valutare eventuali danni che ne consiglino il rimpiazzo.

Nel 2028 D-Orbit prevede il primo esperimento, in orbita geostazionaria con il suo mezzo Gea, un modulo di servizio, che a sua volta è un satellite, capace di attaccarsi, con un sistema elettromeccanico, a un target e operare anche con un braccio robotico. Una volta assicurato l’ancoraggio, Gea cambierà l’assetto e l’orbita, manovrando per riportare la navicella spaziale del cliente nelle condizioni orbitali desiderate. Il primo cliente potrebbe essere un satellite per le telecomunicazioni che sta esaurendo il carburante, che con l’aiuto di Gea potrebbe rimanere in azione ancora vari anni.

Panesi: «Allungare la vita dei satelliti»

«Il punto vero è allungare la vita del satellite», continua Panesi, e quindi ne prendi il controllo se si è spostato, per le perturbazioni dovute alla gravitazione, e lo riporti nella posizione che gli è dovuta o lo rifornisci di energia elettrica, se i pannelli sono a funzionamento ridotto o guasti per obsolescenza. In parole povere, e un po’ brutali, si tratta di costruire un mezzo che è al tempo stesso un motore ausiliario, un power bank e un carro attrezzi. Un sistema, in grado di avvicinare satelliti e modificarne l’orbita, che può avere comunque un futuro in ambito Difesa.

Con questi due progetti si fa un deciso passo avanti, in Italia, nel campo della logistica spaziale, un settore nuovo, che non va confuso con parole di moda: non si tratta solo di trasporto o consegna. Si tratta di «scortare il cliente, ossia il suo satellite, dal lancio al servicing alla rimozione a fine vita, dal grande satellite alla situazione tanti satelliti» riassume Panesi e all’orizzonte si intravede la costruzione di nuovi satelliti in orbita, usufruendo anche di parti di altri oramai inattivi

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