(di Alessandra Magliaro) - Da pochi giorni, da inizio gennaio 2025, in Europa è in vigore l’obbligo della raccolta differenziata dei tessili; un obbligo che l’Italia come anche altri paesi ha anticipato al 2022. E sono previste multe salate, fino a 2500 euro, per chi getta i rifiuti tessili nell'indifferenziato.
Quella sui rifiuti tessili è una sfida ecologica fondamentale che l'industria della moda per prima ma anche tutti noi consumatori dobbiamo affrontare con grande responsabilità e senso civico. Una corretta gestione dei capi è una partita da giocare con una consapevolezza che anni fa probabilmente non avevamo.
La gestione dei rifiuti tessili è fondamentale perché si comprano sempre più capi di abbigliamento ma il tempo medio di utilizzo degli stessi si è ridotto. C'è un tema di fast fashion, ossia di moda a prezzi low cost e di breve durata, c'è un tema di gestione dei magazzini e di produzione di moda in generale e c'è un tema che riguarda i singoli cittadini sulla dismissione dei capi tessili: per ciascuno di questi casi c'è, oltre a tutto, anche un problema ambientale di smaltimento e riciclo.
Tutti noi ci siamo trovati davanti alla domanda al cambio di guardaroba: come mi disfo di questo o quel capo? E per le industrie tutto questo è moltiplicato.
Nel nostro Paese, secondo il Rapporto 2024 Rifiuti Urbani di ISPRA. nel 2023 sono stati raccolti in modo differenziato 171,6 mila tonnellate di tessili, in crescita del 7% rispetto alle 160,3 mila tonnellate dell'anno precedente, arrivando così a 2,9 kg per abitante.
L’aumento dell’attenzione all’ambiente da parte del comparto tessile, dalla produzione alla gestione dei rifiuti, è al centro anche dei lavori in sede europea, dove l’obiettivo è incrementare riutilizzo, raccolta, recupero e uso di fibre riciclate.
I rifiuti tessili sono un problema enorme
Durante la decomposizione, i capi rilasciano sostanze tossiche e microplastiche, poiché la maggior parte degli indumenti, specialmente quelli prodotti dal fast fashion, è realizzata con materiali sintetici come il poliestere. Quando vengono bruciati, spesso nei Paesi dove sono spediti come rifiuti, rilasciano gas inquinanti e climalteranti.
Come fare? Innanzitutto per ridurre il proprio impatto, è fondamentale utilizzare il più possibile ciò che già si possiede, scambiare con altre persone (i famosi swap party basati sul baratto e dunque sulla second chance) o donare i vecchi capi in buone condizioni a persone che si conoscono e ne hanno bisogno o a case famiglia, comunità per minori ecc .così da essere certo che vengano utilizzati da chi ne ha bisogno. E poi acquistare solo quando necessario, privilegiando l’usato.
I capi proprio rotti poi possono essere trasformati in stracci per la polvere, stracci per il pavimento, spugne per lavarsi . Possono essere usati per toppe, per rinforzare abiti da lavoro
Con qualche abilità in più si possono staccare e recuperare bottoni e cerniere per un prossimo utilizzo.
Possono essere accorciati o modificati, rammendati fino allo sfinimento.
Quando sono a brandelli si possono usare per imbottiture, dai cuscini alla cuccia del cane.
Insomma non è che vanno buttati al primo buco. Si possono conferire nei centri eco urbani dove c'è un reparto tessili (ma poi chissà che fine fanno?)
Buttare i vestiti nei bidoni gialli è una buona idea?
La risposta non è semplice ma prima devi sapere alcune cose, come mostra Greta Volpi, una content creator green nota su Ig come greenonthebeam in un video su cosa accade in Italia, quali difficoltà ci sono e come provare a risolverle.
La beneficenza non c'entra nulla, non vengono dati gratuitamente ai più bisognosi come spesso si pensa. Anche se in alcuni cassonetti c'è il logo della Caritas (o di altre onlus) non c'è un coinvolgimento diretto nella gestione affidata appunto ad altri enti, solo una piccola percentuale di ricavi. Invece vengono recuperati dagli enti che gestiscono questi bidoni, selezionati, sanificati, rivenduti o smaltiti. possono finire anche all'estero in Africa, America Latina e Asia dove purtroppo molto spesso non vengono smaltiti correttamente anzi. Avete presente quegli slum discarica? Ecco è lì che finiscono i rifiuti tessili.
Gli abiti troppo rotti o inutilizzabili non andrebbero gettati in quei contenitori gialli ma spesso questa cosa non si sa e anzi finiamo per metterli lì dentro proprio come ultima spiaggia.
Purtroppo, mancano trasparenza e informazioni chiare e pratiche: tutto risulta confuso e i cittadini spesso non sanno come comportarsi. Inoltre, sebbene si parli molto di riciclo, riciclare i vestiti non è così semplice come si pensa. Molti capi sono composti da materiali misti (es. mix cotone e poliestere) che rendono difficile la separazione e il trattamento.
Per affrontare questo problema, è necessario ridurre i consumi, migliorare (davvero) il sistema di raccolta e riciclo e sensibilizzare le persone su pratiche più sostenibili.
Con la nuova normativa in vigore dovrebbero installare appositi bidoni per lo smaltimento tessile, peccato che al momento non se ne veda l'ombra.
Alcuni marchi di fast fashion come H&M, Zara, Mango hanno appositi recipienti dove conferire l'usato, resta poi da capire anche loro se li riutilizzano o invece piuttosto finiscono in discarica e tutta questa non è altro che una operazione di greenwashing.
H&M è stata la prima azienda di moda a lanciare, nel febbraio 2013, un progetto di raccolta globale di abiti usati in tutti i mercati in cui è presente, Italia inclusa: ogni cliente può portare nei nostri negozi qualsiasi capo usato, dai vecchi calzini alla biancheria da letto sbiadita, di qualunque marchio e in qualunque condizione, e contribuire al successivo riutilizzo e riciclo. I capi raccolti possono essere convertiti utilizzando tre sistemi: (operazione gestita da un partner esterno, dal 2023 è Remondis) ossia venduti come articoli di seconda mano, riutilizzati o trasformati (ad esempio panni per le pulizie o imbottitura per sedili delle auto o pareti di insonorizzazione) o riciclati in nuove fibre tessili o sarà usato per altri fini, ad esempio come materiale isolante o di smorzamento per l’industria automobilistica.
A Milano da @marketdelbaratto al @tempiodelfuturoperduto c'è una soluzione. In pratica portate massimo di 15 abbigliamenti che non usate o vorreste buttare, in cambio vi danno dei Token che potrete usare per prendere le cose che gli altri hanno lasciato. "Cioʻ che per voi è spazzatura, per qualcuno è un tesoro". Lo fanno ogni domenica dalle 11 alle 19. E inoltre si puoʻ lasciare/prendere anche libri, cd, dvd e giocattoli, sempre lasciato dagli altri.
A Verona c'è un negozio dell’ usato immenso che si chiama Verona Est Insieme. Tu doni, loro rivendono e con i soldi aiutano la comunità locale di persone bisognose, immigrati, disabili e categorie in sofferenza.
A Parma c'è RiVestiti che raccoglie sia abiti recuperabili (che vengono sistemati e messi in vendita nel loro mercatino) sia stoffa inutilizzabile che viene tritata e rivenduta come imbottitura o altro uso secondario.
Swap Party e All You Can Wear a Roma in cui puoi portare ciò che vuoi e scambiarlo con tante altre persone. A Torino RivestiTo è un altro progetto valido.
Capillare sul territorio e molto seria, anche in base a recensioni certificate, c'è Humana che raccoglie abiti dentro Ovs. l'associazione poi dopo averli sanificate li rivende come seconda mano finanziando progetti caritativi internazionali in un sistema che si compone di 535 negozi in Europa per 1238 progetti.
Rifiuti tessili: i dati nazionali
“La crescita dei dati di raccolta ci dice che occorre fare di più per porre le basi per costruire un futuro più sostenibile. L’avvio del regime EPR sarà un tassello fondamentale in un percorso che vedrà produttori, consorzi e consumatori impegnati in un percorso di reciproca responsabilità ambientale”, commenta Giancarlo Dezio, Direttore Generale del consorzio Ecotessili.
Rifiuti tessili: i dati nazionali
Nel rapporto ISPRA, la raccolta differenziata di rifiuti tessili è aumentata di circa il 9% dal 2019 al 2023, passando da 157,7 mila tonnellate a 171,6 mila. Sono state le regioni del Nord a guidare la raccolta con 83.165 tonnellate. Il Centro ha fatto registrare 35.440 tonnellate e il Sud 52.970 tonnellate. Nello specifico le tre regioni italiane con i migliori dati di raccolta sono state la Lombardia (29.146 tonnellate), la Campania (15.451 tonnellate) e l’Emilia-Romagna (15.277 tonnellate). Milano ha raccolto 4.107 tonnellate, quasi 3 kg per abitante. Nel complesso, nel 2023 la raccolta differenziata dei tessili è stata effettuata in più di otto comuni su dieci.
Prospettive future
Dal regolamento europeo Ecodesign, che prevede tra l’altro anche il divieto di distruzione dell’invenduto, fino all’introduzione del regime EPR secondo cui c'è una responsabilità estesa del produttore su gestione dei rifiuti e inquinamento che incentiva le aziende a progettare prodotti più riciclabili e processi produttivi più sostenibili. Sono diversi e tra loro collegati gli ambiti di intervento normativo europeo nel settore tessile. Tutti sono finalizzati a coinvolgere sia i prodotti sia i consumatori verso scelte più ecologicamente sostenibili.“Ci aspettiamo nel 2025 l’inizio di una nuova era per la gestione dei rifiuti tessili”, continua Dezio. “È atteso nella seconda metà dell’anno il decreto che dovrebbe rendere operativo il regime EPR per il settore tessile che, secondo alcuni studi, potrebbe portare a triplicare i volumi dei rifiuti tessili gestiti nei prossimi sei anni. Imprese, consorzi e consumatori sono chiamati a un impegno condiviso per trasformare uno dei settori più impattanti in un esempio di sostenibilità e circolarità".
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