Battista Fregoso (1452-1504)
Battista II Fregoso o Campofregoso (Genova, 1440 – Roma, 1504) è stato un doge della Repubblica di Genova. Figlio di Pietro Pietro II (Doge dal 1451 al 1458) e di Bartolomea Grimaldi, figlia di Giovanni, signore di Monaco, Mentone e Roccabruna, chiamato Battistino, per distinguirlo dal nonno paterno, trascorse parte della giovinezza presso gli zii, principi di Piombino. Educato da Raimondo Soncino, accostò agli studi umanistici l'esercizio delle armi. In età adulta, si dedicò anche alla scrittura di libri, dei quali il più noto porta il titolo greco di Anterote, pubblicato a Milano nel 1496; l'altra sua opera dal titolo "Baptista Fulgosi Anteros" la scrisse in volgare con postille latine.
Dalla Corte di Piombino, si trasferì di Novi, feudo concesso dal Duca di Milano a suo padre a compenso di un suo aiuto militare. Nel 1478, approfittando della turbolenta situazione di Genova dilaniata da continue minacce di una guerra civile tra le fazioni oligarchiche, partì da Novi con un buon numero di armati e giunto a Genova acquistò con la corruzione il favore di Obietto Fieschi e con l'aiuto dell'esercito di questi, poté allonare con la forza il Doge in carica Prospero Adorno. Il 25 novembre 1478 gli venne conferito il Dogato che mantenne cinque anni operando in tranquillità, sino a quando fu deposto dal suo stesso zio 1483, l'arcivescovo Paolo Fregoso.
Trasferitosi in Francia per sfuggire alla persecuzione dello zio, che riuscì anche per un certo periodo a sottrargli il feudo di Novi a favore del figlio naturale Fregosino, fuggì in Francia, ufficialmente per dedicarsi allo studio della storia e delle lettere. Richiamato in patria dagli oppositori di Paolo Fregoso, non riuscì tuttavia a ritornare Doge, nonostante la caduta dello zio, e riprese pertanto l'esilio. Messo al bando come tutti i membri della Fregoso, Battista II fu costretto a tornare in esilio esilio dove trovò il tempo di scrivere il volume "Fatti e detti memorabili". Reintegrato nei suoi possedimenti da Ludovico Sforza, con il quale ebbe rapporti ambigui, barcamenandosi tra il Duca di Milano e il Re di Francia, non fece mai più ritorno nei suoi feudi. Trascorse gli ultimi giorni della sua vita a Roma dove si era recato nella speranza di ricevere conforto dal papa Giulio II. Morì nel 1504 e venne sepolto a Genova nella chiesa di Sant’Agostino.