Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato domenica sera la grazia presidenziale per suo figlio Hunter Biden, condannato per reati fiscali e possesso illegale di armi da fuoco. La grazia cancella tutte le condanne federali di Hunter Biden per i reati commessi tra il 2014 e il 2024, evitandogli una potenziale condanna fino a 25 anni di carcere. Il presidente ha giustificato la sua decisione denunciando una persecuzione politica ai danni del figlio: "Nessuna persona ragionevole che guardi ai fatti può giungere ad altra conclusione se non che Hunter è stato preso di mira solo perché è mio figlio: e questo è sbagliato", ha dichiarato Biden in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
La mossa arriva a soli 50 giorni dal passaggio di consegne con Donald Trump, che nelle scorse ore ha definito la grazia "un abuso e un'ingiustizia". La decisione ha scatenato un'ondata di critiche non solo tra i repubblicani, che accusano Biden di essere "un bugiardo", ma anche tra alcuni esponenti democratici. Politico riporta che il governatore del Colorado Jared Polis ha dichiarato che, sebbene comprenda "il naturale desiderio di aiutare suo figlio", la grazia "stabilisce un cattivo precedente che potrebbe essere abusato dai futuri presidenti e purtroppo macchierà la sua reputazione".
I reati e le accuse
Il caso fiscale ruota attorno alle consulenze milionarie di Hunter Biden all'estero. Il figlio del presidente era accusato di non aver pagato 1,4 milioni di dollari di tasse tra il 2014 e il 2019 sui proventi ottenuti come consulente, in particolare per la società energetica ucraina Burisma e per diverse imprese cinesi. La più remunerativa era la posizione nel consiglio di amministrazione di Burisma, che gli garantiva 50mila dollari al mese nonostante non avesse esperienza nel settore energetico. Queste consulenze sono ancora al centro di un'indagine della Camera dei Rappresentanti, dove i repubblicani sostengono che Hunter Biden abbia sfruttato il ruolo di suo padre, allora vicepresidente nell'amministrazione Obama, per ottenere contratti milionari.
Il caso dell'arma risale all'ottobre 2018, quando Hunter Biden acquistò una pistola Colt Cobra .38 Special in un negozio del Delaware. Per completare l'acquisto, compilò il modulo federale obbligatorio negando di fare uso di sostanze stupefacenti, mentre in quel periodo era ancora nel pieno della sua dipendenza da droghe. Una falsa dichiarazione su questo modulo è considerata un reato federale.
Per entrambi i casi era stato raggiunto un patteggiamento. L'accordo prevedeva il pagamento delle tasse evase con interessi e sanzioni, e l'ammissione di colpevolezza per la falsa dichiarazione sull'arma. Ma l'intesa è saltata in tribunale la scorsa estate dopo le pressioni di alcuni membri del Congresso. A settembre Hunter Biden si è dichiarato colpevole di nove accuse fiscali a Los Angeles. A dicembre erano previste due udienze per la sentenza: il 12 in Delaware per il caso dell'arma, il 16 in California per l'evasione fiscale. La grazia presidenziale ha cancellato entrambi i procedimenti prima delle sentenze, un fatto senza precedenti per il figlio di un presidente in carica.
Chi è Hunter Biden
Il secondogenito del presidente è una delle figure più controverse della politica americana. La sua vita è stata segnata da eventi drammatici fin dall'infanzia. Aveva solo due anni quando, nel dicembre 1972, un incidente stradale uccise sua madre Neilia e la sorellina Naomi, poche settimane dopo l'elezione del padre al Senato degli Stati Uniti.
Come spiega il New Yorker nel ritratto della famiglia Biden, i problemi con alcol e droghe di Hunter sono iniziati presto. Hunter ha iniziato a bere durante l'adolescenza e ha ammesso di aver fatto uso di cocaina già durante gli anni del college. Nel 2013 si è arruolato nella Riserva della Marina americana, prestando giuramento davanti al padre – allora vicepresidente – in una cerimonia alla Casa Bianca. Ma il suo servizio durò un solo giorno: risultò positivo all'uso di cocaina durante il primo test nella base navale e fu immediatamente congedato. La dipendenza è peggiorata dopo la morte del fratello maggiore Beau, stroncato da un tumore al cervello nel 2015. Il matrimonio con la prima moglie Kathleen Buhle è finito in un divorzio burrascoso, durante il quale è emerso che aveva dilapidato il patrimonio familiare in droghe, alcol, strip club e regali costosi a diverse donne, lasciando la famiglia in difficoltà economiche.
Oggi Hunter Biden afferma di essere sobrio da cinque anni e mezzo. Nel comunicato dopo la grazia ha dichiarato che ha "mantenuto la sobrietà per più di cinque anni grazie alla mia profonda fede e all'incrollabile amore e supporto della mia famiglia e dei miei amici". Ha aggiunto che dedicherà "la vita che ho ricostruito ad aiutare coloro che sono ancora malati e sofferenti".
I precedenti e il sistema americano
La grazia presidenziale negli Stati Uniti è uno dei poteri più ampi e meno controllati del sistema istituzionale. La Costituzione americana, all'articolo II, garantisce al presidente il diritto di concedere la grazia per qualsiasi reato federale, senza necessità di approvazione da parte del Congresso o della magistratura.
Nel caso di grazie a familiari, la prassi ha pochi precedenti. Come ricorda il New York Times, Bill Clinton nell'ultimo giorno del suo mandato graziò suo fratello Roger per vecchie accuse di cocaina. Trump, un mese prima di lasciare la Casa Bianca nel 2020, concesse la grazia a Charles Kushner, padre di suo genero Jared, condannato per evasione fiscale. In entrambi i casi, sottolinea il quotidiano, le persone perdonate avevano già scontato le loro pene quando ricevettero la grazia presidenziale.
La grazia di Hunter Biden segna quindi un precedente storico. È la prima volta che un presidente usa questo potere per proteggere il figlio da un processo penale in corso, segnando una differenza sostanziale dai casi precedenti in cui la grazia servì più come riabilitazione che per evitare il carcere.