Il Myanmar è stato colpito da un terremoto devastante di magnitudo 7.7, che ha causato oltre 1.700 morti e circa 3.000 feriti, secondo l’ultimo aggiornamento. L’epicentro del sisma è stato registrato vicino a Mandalay, la seconda città più grande del Paese, portando al crollo di edifici e infrastrutture, compreso l’aeroporto della città. Oltre 300 persone risultano disperse, mentre il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi ulteriormente nelle prossime ore.
Il terremoto ha colpito il Paese venerdì a mezzogiorno e, da allora, i soccorsi stanno lottando contro il tempo per salvare le persone intrappolate sotto le macerie. Il lavoro è reso ancora più difficile da strade dissestate, ponti crollati e comunicazioni instabili, in un Paese già devastato da una sanguinosa guerra civile.
La disperata corsa contro il tempo: macerie rimosse a mani nude
Nelle strade di Mandalay, l’odore di corpi in decomposizione si mescola alla polvere e al caldo soffocante. La temperatura, che ha raggiunto +41°C, rende le operazioni di soccorso ancora più estenuanti. La maggior parte dei salvataggi viene effettuata da volontari locali, costretti a rimuovere le macerie a mani nude o con semplici pale, nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita.
I soccorsi sono estremamente limitati: pochi gli escavatori disponibili, mentre ospedali e cliniche stanno esaurendo le forniture mediche. Un’altra scossa magnitudo 5.1, avvenuta oggi, ha spaventato i superstiti, ma i soccorsi non si sono fermati.
Molti abitanti hanno trascorso la notte per strada, sia perché rimasti senza casa, sia per la paura che nuove scosse possano far crollare gli edifici rimasti in piedi.
Un Paese già in ginocchio
Oltre alla devastazione causata dal sisma, il Myanmar è alle prese con una guerra civile che da anni insanguina il Paese. Il regime militare, al potere dal colpo di stato del 2021, è impegnato in combattimenti contro milizie locali e gruppi pro-democrazia. La guerra ha lasciato oltre 3 milioni di sfollati e reso difficile l’accesso agli aiuti umanitari.
Le operazioni di soccorso sono fortemente ostacolate dai conflitti in corso, con segnalazioni di attacchi aerei e bombardamenti anche dopo il sisma. Tom Andrews, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Myanmar, ha chiesto un immediato cessate il fuoco per consentire l’arrivo degli aiuti.
Aiuti internazionali in arrivo, ma basteranno?
Nonostante le difficoltà, la comunità internazionale ha iniziato a inviare aiuti al Myanmar. L’India ha inviato due aerei C-17 con un ospedale da campo da 60 posti letto, mentre la Cina ha spedito 135 soccorritori e attrezzature mediche. Anche Russia, Thailandia, Singapore, Malaysia e Regno Unito hanno inviato squadre di soccorso e aiuti economici.
Tuttavia, la grave carenza di medicinali e attrezzature sanitarie sta mettendo in ginocchio gli ospedali locali. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), mancano kit di pronto soccorso, sacche di sangue, anestetici, farmaci essenziali e persino tende per i soccorritori.
Intanto, un convoglio cinese di 17 camion carichi di forniture mediche è in viaggio verso Mandalay, affrontando un viaggio di 650 km in oltre 14 ore a causa delle strade dissestate.
Thailandia, morti e crolli a Bangkok
Il terremoto ha avuto effetti anche nei Paesi vicini. In Thailandia, almeno 18 persone sono morte, mentre un grattacielo in costruzione è crollato a Bangkok, a oltre 1.300 km dall’epicentro. Undici corpi sono stati già recuperati, mentre 83 persone risultano ancora disperse.
Il tempo stringe
Ogni minuto che passa riduce le possibilità di trovare sopravvissuti. Le prime 24 ore dopo un terremoto sono cruciali per il salvataggio delle persone intrappolate, e con il passare dei giorni le probabilità di sopravvivenza diminuiscono drasticamente.
Il Myanmar si trova ora di fronte a una delle peggiori catastrofi della sua storia recente, con un bilancio destinato ad aggravarsi. Con l’accesso agli aiuti ancora limitato e il Paese in preda alla guerra, la popolazione rischia di affrontare una crisi umanitaria senza precedenti.