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Tesla, stime su vendite in calo mentre perde quota in Cina. Naufragio in Borsa

Ubs abbassa le aspettative per il primo trimestre e per l’intero anno, il titolo crolla. Intanto Tesla (-49% a febbraio) scivola nella classifica del Dragone. E il Musk politico sembra non piacere a investitori e consumatori

di Alberto Annicchiarico

5' di lettura

Meno 130 miliardi di capitalizzazione in un giorno. Continua la caduta del titolo Tesla (-15,4% a 222 dollari lunedì 10 marzo, sempre più lontano dal top di 488 in dicembre), che da inizio d’anno ha lasciato sul parterre il 45% del valore, mandando in fumo ben più della dote di 700 miliardi di dollari ricevuta dalla corsa elettorale. A fine dicembre la capitalizzazione aveva toccato un record di 1.500 miliardi di dollari. Proprio oggi, nella peggior seduta da 4 anni, è stato infranto a ritroso il muro degli 800 e per poco anche quello dei 700.

L’innesco per il sell-off , in un clima plumbeo per i titoli tecnologici, è stato il taglio delle stime da parte di UBS in vista dei risultati di vendita del primo trimestre: da 437.000 a 367.000. E un calo annuale del 5% anziché un aumento. Anche Robert W. Baird & Co. ha abbassato le sue stime. L’andamento delle vendite è, in effetti, allarmante su più mercati, dall’Europa all’Asia. E particolarmente preoccupanti sono i segnali dalla Cina, il mercato più grande e avanzato al mondo per i veicoli elettrici. Erano dati noti dai primi di marzo, ma ieri il quadro complessivo dei mercati ha risvegliato gli orsi.

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Già nel 2024 il brand texano aveva dovuto fare i conti col suo primo calo annuale globale in un decennio. In Cina le vendite dell’azienda guidata da Elon Musk hanno registrato un crollo del 49% a febbraio rispetto all’anno precedente. Poco più di 30mila le unità vendute (30.688). Di fatto, un ritorno ai livelli di luglio 2022, quando il Dragone era in piena pandemia. A gennaio Tesla aveva perso l’11,5% a 63.238 unità. Tutto questo è valso l’arretramento al posto numero 11 tra i primi 12 produttori automobilistici in Cina e la quota di mercato si è ristretta al di sotto del 5 per cento. La rivale cinese BYD (+24% da inizio d’anno, capitalizzazione 133 miliardi di dollari) ha il 15 per cento.

Morgan Stanley vede problemi a medio termine. I ricavi di Tesla in Cina sarebbero destinati ad arretrare del 66% entro il 2030. A meno che, sostengono gli analisti della banca americana, la casa di Austin non punti su prezzi più competitivi e un’integrazione più profonda con la tecnologia locale.

Tutto questo mentre, paradossalmente, per fare il valore di Borsa di Tesla (714 miliardi), occorre ancora sommare la capitalizzazione dei primi sette gruppi mondiali, andando da Toyota a Volkswagen. Tesla ha prodotto 1,8 milioni di veicoli nel 2024, contro i 44 milioni delle altre.

Il Capodanno lunare e la concorrenza di BYD

Che cosa sta succedendo? Il tracollo del player Usa non può essere spiegato solo dal nervosismo dei mercati per le incertezze sui destini dell’economia Usa o dalla fase di lancio del restyling della Model Y, “Juniper”. Nei mesi di gennaio e febbraio, la filiale cinese di Tesla ha venduto 93.926 veicoli, incluse le esportazioni. Significa -28,7% rispetto ai 131.812 del primo bimestre 2024. Certamente ha influito il periodo. Le vacanze del Capodanno lunare, dal 28 gennaio al 4 febbraio. Poi gli adeguamenti della gigafactory di Shanghai. Bloomberg ha citato un rapporto interno del 15 gennaio, secondo cui Tesla aveva pianificato di sospendere parte delle linee di produzione che producono Model Y Juniper per circa tre settimane, durante le ferie del Capodanno, per ottimizzare le attrezzature.

Soprattutto c’è la concorrenza, e in particolare BYD. Il gruppo di Shenzhen, che ha abbandonato la produzione di auto a combustione interna a marzo 2022, è un’onda d’urto che travolge il mercato: più modelli, prezzi più accessibili e un costante aggiornamento tecnologico. A febbraio, BYD ha venduto oltre 318.000 veicoli tra elettrici e ibridi, con un aumento del 161% rispetto all’anno precedente. E il Capodanno lunare? A gennaio BYD ha venduto 300.538 vetture elettriche a batteria e plug-in, +49% anno su anno e 42% in meno rispetto a dicembre. Come è fisiologico.

La differenza si vede anche nei prezzi. Una Tesla costa in media 35.000 dollari, con qualche sconto. La berlina sportiva Song Plus di BYD parte da 21.000 dollari, grazie a tagli al prezzo di listino tra l’8% e il 18%. Un altro dei modelli popolari di BYD, la citycar Seagull, ha trovato già circa 82.435 acquirenti nel 2025 e costa mediamente 9.900 dollari. Anche il colosso giapponese Toyota, primo produttore mondiale a sua volta in difficoltà in Cina, ha appena lanciato un’elettrica da 20.000 dollari per provare a recuperare terreno.

Anche perché nel prezzo ormai vanno incluse le features di guida assistita avanzata. Tesla ha appena rilasciato in Cina un aggiornamento per il suo sistema di guida autonoma avanzata, il Full Self-Driving, ma costa 8.800 dollari e questo extra non funziona certo da calamita.

BYD, al contrario, ha dichiarato all’inizio di quest’anno che sta portando l’assistenza avanzata alla guida alle masse includendo la sua tecnologia God’s Eye anche in alcuni dei modelli economici. Funzionalità come il mantenimento della corsia e il cruise control adattivo saranno disponibili per tutti.

Geely Automobile, quarto produttore automobilistico cinese per quota di mercato, ha dichiarato la scorsa settimana che il suo sistema di pilota automatico basato sull’intelligenza artificiale sarà aggiunto a tutti i marchi del gruppo, inclusi Galaxy, Zeekr e Lynk. La tecnologia G-Pilot dovrebbe consentire più autonomia nella guida in autostrada e in fase di parcheggio.

Il mercato cinese: crescita e sfida per l’elettrico

Il mercato dell’auto in Cina sta vivendo ancora una fase interessante. Nei primi due mesi del 2025, le vendite sono cresciute poco rispetto alle medie passate, soltanto l’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma va tenuto anche conto che, come detto, gennaio è stato segnato dalle festività del Capodanno Lunare, dove in Cina tutto si ferma. Gli acquisti vengono anticipati al mese precedente. A febbraio (ma non per Tesla) le vendite di veicoli passeggeri sono puntualmente tornate ad aumentare: +26,1%. Un nuovo programma di incentivi governativi ha sostenuto la domanda.

Nonostante la crescita dell’elettrico (+80% a 1,41 milioni di unità), i veicoli a benzina hanno prevalso per il terzo mese consecutivo con poco più del 51%.

I problemi di Tesla sono colpa del Musk politico?

Oltre ai problemi sui mercati, Tesla sta vivendo anche una sorta di “momento Minsky” in Borsa. Il titolo sta precipitando da settimane. In particolare cade del 26% dal 20 febbraio. Dato curioso, perché proprio quel giorno le ricerche su Google per “DOGE” hanno superato quelle per “Tesla”.

Elon Musk sembra sempre più distratto da altri progetti, tra cui il contestato DOGE (Department of Government Efficiency), che sta generando non poca incertezza tra gli investitori. Molti si chiedono se Musk, impegnato con i licenziamenti di migliaia di dipendenti federali, stia dedicando abbastanza tempo a Tesla o se la sua attenzione stia virando altrove, rallentando così i processi di innovazione che hanno reso l’azienda un punto di riferimento. C’è poi l’effetto reputazione. Il suo supporto alla destra di AfD in Germania potrebbe avergli alienato i favori di parte del pubblico tedesco, e non solo. In Germania il crollo del vendite a febbraio è stato impressionante - 76% per sole 1.429 vetture - e maggiore rispetto alla media europea del 47%. Un calo a due cifre è in corso anche in California, tradizionale roccaforte degli amanti delle auto a zero emissioni.

Non tutti, però, vedono nero. Secondo Wedbush, società di analisi americana da sempre grande tifosa di Musk, Tesla ha ancora un enorme potenziale, soprattutto se riuscirà a concretizzare le sue ambizioni in ambito AI, con i taxi autonomi e i robot umanoidi. Ma per riconquistare la fiducia degli investitori, dovrà dimostrare che l’innovazione è ancora il suo punto di forza e che Musk non ha perso interesse per la sua creatura più importante.

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