Welfare in banca

Solo il 42% dei bancari ha una polizza Ltc aggiuntiva

Il 97% ha aderito a una forma di previdenza complementare

di Antonio Criscione

3' di lettura

Ai bancari piace la previdenza integrativa, hanno un buon sistema di protezione sanitaria e un efficiente rete di Long Term Care (Ltc), anche se qualche margine di miglioramento è ancora possibile. È quanto emerge dall’Indagine campionaria sul welfare contrattuale nel settore del credito, condotta dal Cnel. L’indagine si basa sulle risposte di un campione di dipendenti di 83 istituti di credito, appartenenti a 11 gruppi bancari. In tutto il numero dei rispondenti è stato di 194.208, rispetto ai 294.467 dipendenti delle banche che conferiscono il mandato di rappresentanza all’Abi.

La previdenza complementare

Dall’indagine emerge che quasi 190mila (188.419) partecipanti al sondaggio hanno un fondo pensione (97% del campione). Il Cnel però rileva che 6.867 lavoratori ne sono ancora esclusi. Questa piccola fetta di dipendenti bancari non investe ancora nella previdenza integrativa, anche se le coperture del settore vengono ritenute vantaggiose. Tra coloro che sono iscritti a una forma di previdenza integrativa, la stragrande maggioranza (87,7%) ha aderito a fondi pensione chiusi, mentre solo il 12,3% ha optato per i fondi aperti. Le aziende versano in media il 3,74% dello stipendio ai fondi pensione: in particolare il contributo medio aziendale alla previdenza integrativa per i nuovi assunti può variare tra 1,75% e 6% a seconda degli accordi aziendali. I contributi aziendali nel settore bancario, sono superiori a molti altri settori e questo mostra l’attenzione al welfare previdenziale. Sempre secondo il Cnel sono 187.704 lavoratori che hanno la possibilità di convertire il premio aziendale o il premio variabile di risultato in contributi previdenziali (dato riferito ai dipendenti di imprese che occupano il 99,7% dei bancari per i quali è prevista questa possibilità), ma solo 28.226 hanno colto questa opportunità, mostrando verosimilmente una maggiore preferenza per il cash immediato, piuttosto che per un beneficio di là da venire.

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I VERSAMENTI AGGIUNTIVI

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La sanità integrativa

Tutti i dipendenti del campione esaminato dal Cnel sono coperti da assistenza sanitaria con una spesa media aziendale di 1.025 euro a lavoratore. Le coperture comprendono sia prestazioni del Ssn sia del privato. La sanità integrativa viene ritenuta ormai uno standard consolidato nel settore bancario, con un investimento significativo delle imprese. Il 53% dei bancari estende la copertura sanitaria ai familiari, ma un quarto si ferma ai conviventi. Il 27,3% (153.978 dipendenti) ha esteso le tutele anche a familiari non a carico. Il dato viene interpretato nel senso che i lavoratori bancari sono inclini a proteggere anche il nucleo familiare, ma non tutti sfruttano al massimo questa opportunità. In caso di pensionamento, il 91,2% dei dipendenti può continuare la copertura sanitaria, ma con un contributo a proprio carico, con un’assistenza quindi la cui continuità è garantita anche dopo il ritiro dal lavoro.

Assistenza a lungo termine

La Long Term Care (Ltc), ovvero l’assistenza a lungo termine per dipendenti bancari in condizioni di non autosufficienza, rappresenta una componente rilevante del welfare contrattuale. Alla fine del 2024 erano attive 524 coperture, con un’età media dei beneficiari di 57 anni; sono stati erogati 2,87 milioni di euro di rimborsi, con un importo medio di 11.117 euro per assistito. Nel 2023, però, sono state presentate solo 64 richieste di attivazione di Ltc, di cui 55 accolte. Dunque, poche richieste, ma importi elevati. La Ltc è poco utilizzata o poco conosciuta, ma quando viene attivata, i costi dell’assistenza sono rilevanti. Infine sono 86.101 i dipendenti bancari che lavorano in aziende dove è prevista una copertura Ltc aggiuntiva oltre a quella del contratto nazionale. Ma solo 36.686 dipendenti e 18.988 ex dipendenti in quiescenza beneficiano di una polizza Ltc integrativa. Esiste una platea ampia di bancari con possibilità di copertura rafforzata, ma meno della metà la utilizza. Questa differenza potrebbe indicare l’esistenza di un problema di informazione o di accessibilità economica a questo tipo di prestazioni.


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