Rottigni: «Banche più solide, 50 miliardi di capitale per le aggregazioni»
Il dg dell’Abi: «Mercato italiano più vivace: si muove in anticipo in vista del consolidamento nella Ue. Con Bankitalia si valuta la sperimentazione su criptoattività»
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Una forte solidità patrimoniale, con 50 miliardi di capitale superiore al minimo regolamentare, sta spingendo i processo delle aggregazioni bancarie in Italia. «Le banche sono alla ricerca di sinergie sui costi, ma si stanno anche posizionando in vista di un consolidamento europeo». Marco Elio Rottigni, dg di Abi, spiega le ragioni alla base della nuova stagione di M&A. E annuncia l’avvio di una fase di sperimentazione sulle criptoattività sotto l’egida della Banca d’Italia.
Dottor Rottigni, cosa spinge questa nuova ondata di M&A?
C’è un’effervescenza sul mercato a prescindere dalla dimensione degli operatori coinvolti. Non riguarda solo banche ma anche assicurazioni, società di gestione del risparmio e intermediari esteri. Questo sta accadendo più in Italia che altrove, in primo luogo perché c’è un’abbondanza di capitale: quello superiore ai minimi regolamentari è pari a circa 50 miliardi. È la prima volta che assistiamo a più operazioni nello stesso tempo. L’abbondanza di liquidità si unisce a una prospettiva di riduzione dei tassi di interesse e a una situazione generale della produzione industriale, che resta debole. Per questi motivi le banche ricercano sinergie di costi e di scala. C’è poi da tenere conto delle dimensioni: il valore medio dell’attivo delle prime 5 banche italiane è quattro volte inferiore a quello delle banche francesi ed è una volta e mezzo più basso di quello degli intermediari spagnoli e tedeschi. E questo nonostante il fatto che tra il 2016 e il 2024 il numero dei gruppi creditizi in Italia si sia ridotto da 463 a 94. La forza del mondo bancario italiano è anche la biodiversità: tanto più in fasi come queste abbiamo bisogno di banche grandi, medie e piccole.
Le semplificazioni annunciate dalla Ue aiutano?
Le semplificazioni possono fare da acceleratore. È necessario semplificare le norme sulla rendicontazione Esg, su Basilea 3 e il regolamento Fida sulla condivisione delle informazioni sui clienti delle banche a operatori terzi. Certo è che se si vuole semplificare e contestualmente si continua a legiferare, come nel caso di Fida, non si esce dal circolo vizioso. La questione di fondo, comunque, resta il fatto che non si può andare avanti con 27 sistemi finanziari diversi. All’Europa serve un settore bancario e finanziario forte e non frammentato, altrimenti non ci saranno imprese solide e il trasferimento di benessere verso imprese e famiglie. Questo continente ha 33mila miliardi di euro di masse di risparmio privato. Il risparmio italiano è in testa: il nostro è uno dei mercati più appetibili. La forza di questo Paese è sul risparmio privato. Ma, più in generale, il risparmio europeo deve essere indirizzato al finanziamento dello sviluppo economico della Ue.
Come si può raggiungere questo obiettivo?
Non esiste una ricetta che va bene per tutto. Si potrebbe immaginare di convogliare il risparmio verso investimenti produttivi, anche agevolandolo dal punto di vista fiscale, come più volte auspicato dal presidente Patuelli. Penso a sistemi di obbligazioni emessi da Pmi. È importante un sostegno in termini di defiscalizzazione: potrebbe supportare sistemi di obbligazioni che possano essere a servizio di un panel di aziende, magari suddivise per rami industriali.
I processi di aggregazione non rischiano di spostare il controllo di masse gestite verso altri Paesi Ue?
Penso che il problema vada affrontato considerando la tutela del risparmio nella Ue rispetto ad altri continenti, non considerando solo il risparmio italiano rispetto al resto della Ue.
Siete preoccupati per i Dazi annunciati da Trump?
Gli annunci stanno creando una situazione di incertezza e come sempre i mercati amplificano tali effetti. Il prezzo dell’acciaio è in forte aumento, con un incremento in un solo giorno del 16%. Alcuni analisti stimano una riduzione della crescita in Europa fino allo 0,3% annuo. L’export italiano, soprattutto quello connesso con i prodotti agricoli, secondo alcune stime avrebbe un appesantimento di oltre 2 miliardi di euro. Bisognerà comunque capire bene ed essere pronti quando gli annunci si trasformeranno in decisioni. Saranno necessarie risposte e strategie univoche, bisogna trovare un’unica voce.
Come il nuovo piano di riorganizzazione di Abi supporterà le banche?
L’organizzazione di Abi si sta attrezzando per essere più rispondente alle nuove sfide, con una struttura più a servizio dei nostri associati e un incremento notevole dell’advocacy internazionale, anche extra Ue. Il ricorso al Fondo solidarietà consentirà la rigenerazione con risorse nuove, accompagnando su base volontaria i colleghi che decidono di lasciare. In base alle uscite che ci saranno, indirizzeremo i risparmi di costo su investimenti nel personale, in tecnologie e advocacy internazionale. L’innovazione e la sfida delle criptoattività saranno aspetti cruciali.
Il governatore Panetta ha lanciato un allarme sulla concorrenza delle Big Tech nelle criptoattività. Cosa farete?
Il governatore, con la consueta autorevolezza, ha evidenziato la necessità di affrontare con rigore i rischi associati alle criptoattività, che rappresentano una sfida per la stabilità finanziaria. È necessario individuare a livello europeo regole per consentire alle banche di operare in sicurezza, avendo comunque la consapevolezza che dall’altra parte dell’Atlantico si preferisce la deregolamentazione. Le banche europee devono poter sperimentare l’ingresso nelle criptoattività, perché la clientela le sta chiedendo.
Non c’è già la direttiva Micar?
La Micar introduce un sistema di controlli e di comportamenti, ma non considera le piattaforme tecnologiche collocate in aree extra Ue. Il controllo della tecnologia per queste attività è nelle mani delle Big Tech Usa. Possiamo decidere regole nella Ue, ma la questione non si risolve perché il tema ha radici altrove. E include anche aspetti di lotta al crimine finanziario: quindi bisogna individuare quale monitoraggio devono fare le banche, come gestire le segnalazioni di attività sospette. Al comitato esecutivo Abi il governatore ha avanzato una proposta per l’avvio di un confronto con la vigilanza su questi temi. L’abbiamo accolta con grande favore: l’idea è avviare un tavolo con più attori per affrontare i temi della regolamentazione e dell’industrializzazione di questi processi e valutare forme di sperimentazione protetta per queste attività.