Mercati alternativi

Private debt, segnali di recupero. Nel 2025 la spinta arriverà dall’M&A

Le stime Preqin indicano una crescita media annua entro il 2029 dell’11% negli Stati Uniti e del 7,8% in Europa. Marsella (Generali Am): «Poca volatilità e flussi di cassa prevedibili rappresentano un’attrazione per gli investitori a lungo termine».

di Maximilian Cellino

3' di lettura

Un anno trascorso fra luci e anche qualche ombra quello passato per il private debt, che ha mostrato però già segnali di accelerazione in questi primi mesi del 2025, trainato dal prevedibile intensificarsi dell’attività di fusioni e acquisizioni in tutto il mondo, ma anche dalla spinta dall’intelligenza artificiale e dagli investimenti a scopo sociale. Gli obiettivi indicati dagli esperti del settore sono del resto sempre più ambiziosi e coinvolgono, oltre agli Stati Uniti guida indiscutibile, anche un’Europa che prova ad accorciare le distanze dal mercato al momento più sviluppato.

Il bilancio del 2024 e le prospettive future

Sulla carta il 2024 si è chiuso su scala globale con una raccolta fondi per il debito privato ancora in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente a 265,1 miliardi di dollari, secondo i dati analizzati da Private Debt Investor. Il declino in corso dopo il record raggiunto nel 2021 con 332,8 miliardi sta tuttavia iniziando a rallentare, tanto che gli asset complessivamente gestiti all’interno di questo segmento sono destinati a crescere secondo le stime di Preqin dai circa 1.500 miliardi del 2023 fino a oltre 2.600 miliardi entro il 2029.

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I vantaggi per gli investitori

Punto chiave dell’attrattiva fornita da questa asset class alternativa, oltre alla possibilità di ottenere un rendimento a premio rispetto a simili investimenti più liquidi, è la sua minore decorrelazione con la volatilità dei mercati. Questa caratteristica, diventa ancora più apprezzabile nelle fasi di elevata incertezza come quella attuale e si combina a sua volta con rendimenti stabili e un certo grado di protezione contro inflazione e aumento dei tassi rendendo il private debt uno strumento adatto per gli investitori alla ricerca di performance a lungo termine.

Il ragionamento appena esposto vale tanto nei confronti delle attività quotate, quanto al cospetto di altri investimenti illiquidi quali private equity o venture capital. «La maggiore prevedibilità dei flussi di cassa del private debt è una caratteristica che ben si sposa con le esigenze dei fondi pensione e delle società di assicurazione, che devono far fronte pagamenti periodici ai pensionati o agli assicurati» spiega Roberto Marsella, Head of Private Assets di Generali Asset Management, aggiungendo che nel futuro «è ragionevole attendersi una maggiore diffusione dello strumento nei portafogli degli investitori che già lo utilizzano e anche un arrivo di nuove tipologie di sottoscrittori, oltre che una crescita del mercato secondario».

I ritardi dell’Europa

Anche in Europa le attività sono andate a rilento negli ultimi dodici mesi e la raccolta, condizionata in questo caso anche da venti contrari sotto il profilo economico e geopolitico che hanno momentaneamente frenato la domanda di investimenti, ha raggiunto soltanto l’equivalente di 41,7 miliardi di dollari. Il private debt continua tuttavia a fare passi in avanti in termini di dimensione complessiva del mercato, di crescita dimensionale dei singoli fondi, del livello di sofisticazione dell’offerta e del numero di operatori.

«Nel 2025 i mercati europei del private debt sono pronti a beneficiare di una ripresa del flusso di operazioni di M&A» rileva Marsella, legando questa possibile nuova espansione «alla maggiore facilità di valutare con precisione i deal e concluderli grazie a tassi di interesse più bassi». La riduzione di questi ultimi non rischia inoltre di togliere attrattiva all’investimento illiquido, ma al contrario «dovrebbe ridurre il peso del debito e facilitare il pagamento degli interessi, consentendo alle imprese di allocare le risorse in modo più efficace». Sempre Preqin pronostica per il Vecchio Continente un incremento medio annuo del 7,8% degli asset in gestione nel segmento tra il 2023 e il 2029: meno dell’11% del Nord America, ma raggiungere fra cinque anni i 668 miliardi stimati sarebbe per il nostro mercato del debito privato comunque un ottimo risultato.

Riproduzione riservata ©
  • Maximilian CellinoRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese, tedesco

    Argomenti: Mercati finanziari, politiche monetarie, risparmio gestito, investimenti, fonti alternative di finanziamento, regolamento del sistema finanziario

    Premi: Premio State Street 2017 per il giornalista dell'anno - Categoria Innovazione

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