Il Punto

Il Rapporto Draghi la risposta (inascoltata) a Trump

L’America di Trump non ha alcuna intenzione di venire in nostro soccorso. E questo può anche essere positivo se solo servirà all’Europa per prendere la coscienza di sé che non ha ancora saputo trovare

di Alberto Orioli

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Con molta probabilità il Rapporto Draghi sulla competitività dell’Europa che doveva essere oggetto di un approfondito esame a Budapest da parte dei leader europei verrà oscurato.

Innanzitutto dal posizionamento che i diversi interlocutori europei prenderanno rispetto alla rielezione di Donald Trump. E si è già capito che l’Unione europea degli Stati e dei Governi si appresta a ripetere vecchi errori.

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Al di là delle frasi di circostanza sulla collaborazione tra Europa e Usa, lo dimostra la telefonata tra Scholz e Macron che si sono promessi di agire in stretto coordinamento, più di prima. Se questo - come sembra - significa immaginare la solita Europa a trazione franco tedesca è davvero un errore.

Ed è proprio il rapporto Draghi a denunciarlo: perché è la prima volta in realtà che un documento europeo si pone in modo dialettico anche verso l’alleato storico americano.

La precondizione del Rapporto è che sia l’Unione tutta ad agire nella tutela dei propri interessi continentali, nella ricerca di un mercato dei capitali comune, di un sistema di finanziamento affidato a emissioni continentali di Eurobond, di nuovi colossali investimenti nella tecnologia (dal digitale all’aerospazio) in cui l’Europa è indietro e nella difesa comune, il cui potenziale è notevole.

Draghi scrive così: «I valori fondamentali dell’Europa sono la prosperità, l’equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile. L’UE esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non è più in grado di fornirli ai suoi cittadini – o se deve scambiare l’uno con l’altro – avrà perso la sua ragione d’essere». é questa la vera posta in gioco per l’Europa schiacciata nella competizione tra Usa e Cina.

Con una novità: l’America di Trump non ha alcuna intenzione di venire in nostro soccorso. E questo può anche essere positivo se solo servirà all’Europa per prendere la coscienza di sé che non ha ancora saputo trovare.

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