Risiko finanziario

Generali e Natixis: accordo in tempi rapidi nell’asset management, Donnet pronto a firmare

Previsti tempi rapidi per l’accordo tra Generali e Natixis nell'asset management, con Donnet che ha le deleghe per l'approvazione definitiva

di Laura Galvagni

3' di lettura

L’accordo vincolante tra Generali e Natixis potrebbe arrivare ben prima dell’estate. Non è un obiettivo vincolante, tutt’altro, ma il contesto generale sembra favorire, e per diverse ragioni, una soluzione di questo tipo.

Una tempistica ravvicinata, fanno notare alcune fonti finanziarie, potrebbe essere conseguenza dell’incrocio parzialmente fortuito di un paio di fattori. Il primo, centrale, è la libertà di manovra di cui può disporre il ceo Philippe Donnet.

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Con l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione del memorandum of understanding non vincolante, infatti, all’amministratore delegato del Leone sono di fatto state consegnate anche le deleghe per il via libera all’accordo definitivo.

Certo il board resta organo sovrano ma nulla fa pensare che possa solo valutare di riconvocarsi per compiere un passo indietro dopo aver dato il via libera a maggioranza all’asse con Natixis nell’asset management da 1.900 miliardi di euro.

La trattativa per gli ultimi passaggi, per lo più formali, è dunque nelle mani del manager che, come ha dimostrato in più occasioni negli ultimi mesi, è fermamente convinto della validità dell’accordo, motivo per cui starebbe mettendo impegno totale al servizio dell’intesa. Rispetto alla quale, va sottolineato, gli aspetti ancora da definire non sarebbero certo sostanziali.

A tal proposito merita essere ricordato che secondo alcune interpretazioni legali, l’esistenza stessa della break-up fee da 50 milioni di euro inserita nel mou (usanza tipica del diritto americano), per il diritto italiano può essere considerata come un elemento che rende vincolante l’accordo. Dettaglio che non aveva mancato di generare dibattito nel corso del board che aveva esaminato l’intesa.

Tempi rapidi

Non solo, c’è un altro aspetto che fa pensare che con la volontà di entrambe le parti si possa chiudere l’accordo in tempi ragionevolmente rapidi. Guardando il comunicato a suo tempo diffuso da Generali emerge infatti che unica condizione sostanzialmente necessaria perché si possa procedere all’intesa “vincolante” è che entrambi i fronti avviino preventivamente una consultazione in Francia con gli organi che rappresentano i lavoratori «in relazione ad iniziative che possano comportare modifiche nell’organizzazione economica o giuridica della società».

In altre parole va aperto un confronto con le parti sindacali per presentare l’iniziativa e spiegarne i contorni.

Una volta completata questa procedura, che sulla carta dovrebbe avere una durata di circa tre mesi, potranno essere siglati i contratti definitivi. Ciascun controparte dovrà informarne l’altra ed indicare se intende procedere o meno con la sottoscrizione degli accordi tramite la “Comunicazione di Conferma”.

Un eventuale passo indietro di Generali piuttosto che di Natixis farebbe scattare l’applicazione della break-up fee ma il contratto sarebbe in ogni caso risolto. Il mou, va ricordato, è stato firmato il 21 gennaio. Salvo intoppi, dunque, il colpo d’acceleratore potrebbe essere impresso avendo nel mirino la primavera inoltrata, complici le tempistiche di dialogo con i sindacati.

L’incognita

Unica incognita, rispetto all’esito finale, è la posizione che potrebbe assumere il governo italiano, per ora reso edotto solo informalmente dei contenuti dell’intesa. L’accordo verrà infatti depositato perché possa essere avviata la procedura di golden power, che consente l’esercizio dei poteri speciali con riguardo a tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica, solo a valle del “signing”.

Dato quasi per assodato che l’apposito dipartimento, che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, abbia facoltà di esprimersi anche sulle joint venture, che è la specifica forma contrattuale di questa intesa, c’è da chiedersi a carico di chi sarebbe, in caso di stop all’accordo, l’onere previsto nel mou relativamente alla break-up fee. In teoria in capo al responsabile del mancato rispetto delle regole.

Ma diverse fonti legali fanno notare come sarebbe del tutto irrazionale che le parti non avessero previsto nel contratto specifiche clausole che tutelino entrambi da rischi ”politici”.

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