Intervista

«Deutsche Bank sarà leader nel consolidamento: l’Europa apra alle fusioni»

Claudio de Sanctis: «UniCredit-Commerz? Il mercato bancario ha bisogno di un consolidamento infra europeo per competere a livello globale»

di Luca Davi

3' di lettura

L’operazione di UniCredit su Commerzbank? «In generale, il mercato bancario del Vecchio Continente, al pari di altri settori, ha bisogno di un consolidamento infra europeo per competere a livello globale». Sceglie e pesa con cura le parole, Claudio de Sanctis. Banchiere italiano ma dal respiro internazionale, classe 1972, De Sanctis è oggi ai vertici di Deutsche Bank. Per il colosso tedesco è a capo della Private Bank, oltre a essere componente del management board, ruoli che ricopre dopo una lunga carriera tra Credit Suisse, Ubs e Barclays. In visita in Italia – il secondo mercato per importanza in Ue dopo la Germania per Deutsche Bank -, il manager parla al Sole 24Ore. E offre il suo punto di osservazione, prezioso per capire la view della prima banca tedesca e il ruolo che intende giocare nella partita bancaria europea, dal destino quanto mai incerto. Partita in cui Db, proprio per la sua posizione di leadership in Germania, a più riprese viene candidata in patria per il ruolo di “cavaliere bianco” di Commerzbank, a sua volta oggetto di una tentata scalata da parte di UniCredit.

Partiamo da qua: in Germania, piazza Gae Aulenti, tramite Hvb, punta ad aggregare Commerz. Lei come valuta questo deal? 

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Non entro nel caso specifico. Ciò che però mi sento di dire è che tutta l’Europa deve aprirsi a consolidamenti infra europei. Questo vale sia sul fronte bancario, come in quello industriale, come indicato anche dal Rapporto Draghi. Non abbiamo una difesa unica europea, non abbiamo un mercato unico dei capitali, non abbiamo campioni finanziari di livello continentale. E tutto ciò rende la nostra Europa più fragile nello scacchiere globale. Per fare un confronto, Jp Morgan oggi vale come le prime 20 banche dell’Ue messe assieme. Per le nostre imprese non è possibile competere a livello globale senza avere banche di stazza globale.

Colpa della politica? 

Oggi la cornice normativa rende le fusioni cross-border dei processi indubbiamente complicati. E a tutto ciò si aggiunge anche una resistenza interna ai vari Paesi sulla quale però non mi addentro.

Eppure da più parti Db viene associata alla partita per Commerz. Interverrete? 

Da capo della divisione Private Bank, credo che l’autonomia e la crescita organica per Deutsche Bank sia una strategia di successo. In Germania abbiamo completato la riorganizzazione interna con l’assorbimento di Postbank, mentre stiamo trasformando l’intera rete retail facendo leva sul digitale. La riorganizzazione del retail oggi ha una chance di successo elevatissima e non vedo beneficio oggi nell’iniziare un ulteriore merger. Abbiamo già 19 milioni di clienti in Germania e non abbiamo bisogno di fare scala lì. La nostra priorità è crescere organicamente e il mercato ci sta premiando.

Il mercato tuttavia, come ha detto, guarda anche alla costruzione di grandi gruppi in Europa. Db che cosa farà? 

Sono convinto che Deutsche Bank debba giocare un ruolo di leadership nel consolidamento bancario europeo. Siamo l’unica vera investment & wealth management bank europea, e dobbiamo rafforzare questa posizione nel tempo anche attraverso operazioni strategiche, quando saremo pronti. Se dovessimo crescere a questi ritmi, tra un paio d’anni potremmo essere in condizioni per farlo e valuteremo. A livello private e retail, siamo invece disponibilissimi a valutare occasioni di crescita sul fronte del wealth management.

Quello del wealth è un mercato interessante ma che rimane costoso. C’è davvero spazio per crescere? 

È vero, ma è anche un mercato dove la cosa più importante è la scala. Oggi con circa 660 miliardi di masse in gestione siamo di gran lunga i più grandi in Ue: se togliamo la Svizzera, siamo l’unico istituto europeo con uffici in tutto il mondo. Per chi vuole fare wealth management e farlo con una view globale, il nostro brand ha ben pochi rivali, soprattutto se si guarda al segmento degli imprenditori a cui offriamo con un’unica struttura il Wealth Management, il Business Banking e il Private Banking. Su questo fronte, non c’è nessuno in grado di servirli come noi.

In Italia intanto il mercato del credito è in ebollizione. Per voi può essere un’occasione per rafforzarvi? 

Intendiamo concentrarci sulla parte affluent della clientela, accanto ai grandi patrimoni, che già serviamo con la nostra Banca per gli imprenditori. Lo faremo investendo sulla rete con un maggior numero di professionisti del wealth management che assumeremo quest’anno. Non dimentichiamoci che quando i competitor sono concentrati a fare M&A, per gli altri si crea spazio per crescere.

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