Borse Ue, la crisi Barnier e le dimissioni di Tavares agitano i listini. A Milano ko Stellantis
A livello macro peggiora l'attività manifatturiera europea. A Wall Street il Nasdaq su nuovi record con rialzi Tesla e Intel
di Laura Bonadies e Enrico Miele
I punti chiave
3' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - La buona performance di Wall Street con i nuovi record per lo S&P e il Nasdaq, non riescono a dare impulso alle borse europee che chiudono caute la prima seduta del mese di dicembre. A pesare sul Vecchio Continente la fine anticipata del governo francese dopo che il Rassemblement National ha annunciato che voterà la sfiducia al primo ministro Michel Barnier. La mozione dovrebbe raccogliere più di 300 voti, oltre i 288 necessari per far cadere il governo. Nonostante ciò le borse europee riescono sul finale a chiudere le contrattazioni tutte con il segno più. L’incertezza politica francese impatta anche sullo spread tra Oat e Btp che si attesta in area 88 punti, vicino ai livelli più alti dal 2012. Milano, invece, riesce ad aggiantare il segno più (+0,2%), nonostante il tonfo di Stellantis (-6,3%) dopo le dimissioni del ceo Carlo Tavares, annunciate dal gruppo automobilistico in largo anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2026. Sullo sfondo la speranza che la Banca centrale europea scenda in campo a sostegno dell'economia con tagli del costo del denaro che più significativi del previsto.
Wall Street chiude mossa
Wall Street chiude mossa. Il Dow Jones perde lo 0,33% a 44.764,52 punti. il Nasdaq avanza dell’1,05% a 19.419,07 punti e lo S&P 500 guadagna lo 0,27% a 6.048,64.
Il titolo della società che produce componenti per i computer beneficia dell'annuncio dell'uscita di scena dell'amministratore delegato Pat Gelsinger, effettiva dal primo dicembre, al termine di quasi quattro anni di guida durante i quali il titolo è crollato del 61%. Il titolo di Tesla è in rialzo dopo che Stifel ha alzato il suo rating, sottolineando che la società non può essere vista solo come una compagnia di auto elettriche, ma anche come una società del settore dell'intelligenza artificiale. A livello macro da evidenziare il dato Pmi manifatturiero che a novembre è salito a 49,7 punti a novembre, un dato sopra le stime. Stesso copione per l'Ism manifatturiero che è salito a 48,4 punti, mentre le spese per le costruzioni di ottobre hanno segnato un +0,4%, anch'essi sopra le stime.
Attività manifatturiera europea ancora in peggioramento
Nel Vecchio Continente l'attività manifatturiera è peggiorata a novembre confermandosi in contrazione. L'indice Pmi di S&P Global, realizzato raccogliendo le opinioni dei responsabili acquisti delle aziende, è calato a 45,2 punti dai 46 di ottobre, segnalando quindi «un forte peggioramento delle condizioni manifatturiere dovute a contrazioni maggiori dei nuovi ordini manifatturieri, produzione, attività di acquisto e giacenze». Anche il livello occupazionale ha registrato «il declino più forte da agosto 2020, con in particolare la Germania e l’Austria che hanno riportato forti tagli del personale».
A Piazza Affari riflettori su Stellantis
Come detto a Milano l’attenzione è stata tutta focalizzata su Stellantis (-6,3%) dopo le dimissioni del ceo Carlo Tavares. Si teme il fatto che il gruppo non abbia ancora individuato un successore, anche se sul mercato è già scattato il totonomi. Sullo sfondo sono tornate di attualità anche le ipotesi di fusione con Renault, che secondo indiscrezioni potrebbero essere favorite anche dall'establishment francese. Rimanendo sempre nella galassia Agnelli, guadagni invece per Iveco (+0,55%) e Ferrari (+1,22%). Bene Moncler (+0,54%), dopo un mese di novembre tutto da dimenticare (ha perso il 9%), mentre sul fronte bancario Mps chiude cauta (+0,16%) con gli investitori che si interrogano sul futuro dell'istituto, dopo l'ingresso nel capitale da parte di Banco Bpm che nel frattempo è entrata nel mirino di Unicredit. Chiudono in buon rialzo Nexi (+5,5%) e Leonardo (+1,5%).
Euro debole con crisi francese, in rialzo il petrolio
La possibile imminente caduta del governo Banier trascina al ribasso anche l’euro. La moneta unica è arrivata a cedere l’1% sul dollaro a 1,0470 dollari, e perdeva lo 0,21% rispetto alla valuta britannica, a 82,87 pence per euro. Ora il cambio euro/dollaro è a 1,0475 mentre il cambio con la sterlina è a 82,94 pence. In vista dell'incontro del prossimo cinque dicembre tra i produttori Opec+, sale il prezzo del petrolio con il Brent febbraio sopra i 72 dollari al barile e il Wti oltre i 68 dollari. In rialzo il gas a 48,45 euro al megawattora (+1,33%). Infine il Bitcoin è scambiato a 95.154 dollari (-1,7%).