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Nascita dell'Insubria (2017)

In copertina: Particolare di urna cineraria con decorazione incisa e due coppe a basso piede tronco-conico dalla tomba XXIV della necropoli di Valtravaglia. Fine Golasecca I C – inizi II A (circa 600 a.C.). Como, Museo Archeologico Paolo Giovio (fotografia Franco Orsi) III* Il territorio di Varese in età preistorica e protostorica Progetto diretto e coordinato da Maurizio Harari INTERNATIONAL RESEARCH CENTER FOR LOCAL HISTORIES AND CULTURAL DIVERSITIES Coordinamento editoriale Sara Fontana Art direction e progetto grafico Franco Orsi by Advanced Agency Redazione Claudia Biraghi, Sara Fontana, Gian Paolo G. Scharf, Andrea Terreni © 2017 Nomos Edizioni, Busto Arsizio ISBN 978-88-98249-91-6 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e degli autori. Nomos Edizioni S.a.s. via Piave, 15 - 21052 Busto Arsizio (VA) t +39 0331.382339 f +39 0331.367429 [email protected] XI Nota del curatore SOMMARIO XII Periodizzazioni e abbreviazioni 1 Capitolo I Archeologia, genti e territorio Angelo M. Ardovino Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo 11 Capitolo II Storia delle ricerche paletnologiche nel territorio di Varese Mark Pearce Università di Nottingham 29 Capitolo III Il contesto paleoambientale Lanfredo Castelletti Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como Sila Motella De Carlo Università Cattolica del Sacro Cuore 79 Capitolo IV Il più antico popolamento umano: Paleolitico e Mesolitico Elisabetta Starnini Università degli Studi di Torino 87 Capitolo V Il Neolitico nel territorio di Varese Daria G. Banchieri Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese 121 Capitolo VI L’Eneolitico e l’età del Bronzo Raffaele C. de Marinis Università degli Studi di Milano Isolino Virginia: dati dall’area sud-est dell’abitato Daria G. Banchieri Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese 173 Capitolo VII Gli insediamenti palafitticoli del lago di Monate. Il contributo della dendrocronologia allo studio dell’antica e media età del Bronzo Nicoletta Martinelli Laboratorio Dendrodata di Verona 197 Capitolo VIII La prima età del Ferro Raffaele C. de Marinis Università degli Studi di Milano IX 239 Capitolo IX Nascita dell’Insubria. Le fonti letterarie Maurizio Harari Università degli Studi di Pavia 249 Capitolo X La seconda età del Ferro nel territorio di Varese Michela Ruffa SiMUL (Sistema Museale Urbano Lecchese) - Museo Archeologico 263 Capitolo XI L’interfaccia orientale della cultura di Golasecca Paolo Rondini Università degli Studi di Pavia 291 Capitolo XII L’interfaccia meridionale della cultura di Golasecca, fra Celti e Liguri Silvia Paltineri Università degli Studi di Padova 315 Capitolo XIII L’interfaccia occidentale: il centro protourbano di Castelletto Ticino e la prima diffusione della scrittura nella cultura di Golasecca Filippo M. Gambari Museo delle Civiltà di Roma 339 Capitolo XIV Epigrafia e linguistica preromana Aldo Luigi Prosdocimi † Università degli Studi di Padova Patrizia Solinas Università degli Studi di Venezia 365 Capitolo XV Insubri: i documenti epigrafici Alessandro Morandi Istituto di Studi Romani 377 Capitolo XVI La monetazione preromana Ermanno A. Arslan Accademia dei Lincei 381 Bibliografia generale 435 Referenze iconografiche e autorizzazioni X 1. Premessa illustre e spesso esotico. Anche per il territorio di Capitolo Come è stato messo in luce in altri luoghi della cui qui ci si occupa, la tradizione letteraria presente opera, la delimitazione dell’odierna sottolinea la centralità di un evento poleogenetico, IX provincia di Varese (istituita nel 1927) è un fatto quello che origina Mediolanium, e tra Milano e evidentemente moderno e di carattere puramente Como incornicia buona parte degli accadimenti amministrativo, che non risponde in alcun modo giudicati meritevoli di memoria. all’organizzazione etnico-territoriale degli Tale accentuata sensibilità per le realtà urbane e Nascita dell’Insubria. antichi. Il confine settentrionale è politico, separa paraurbane – anche in negativo, nel rilevarne l’Italia dalla Confederazione Elvetica e segue un cioè l’assenza, omettendone la menzione – Le fonti letterarie crinale che culmina nel Monte Paglione; anche il coesiste con una rappresentazione etnografica di confine orientale è, per un breve tratto, politico e matrice essenzialmente greca, tanto basilare Maurizio Harari di crinale (Monti Gradiccioli, Magno e Lemo), quanto generica e (almeno per noi) sfuggente: poi asseconda l’idrografia (Tresa, Ceresio, intendiamo dire, rifacendoci a Colin Renfrew4, la Olona); verso sud diventa altimetrico, nozione di un grande spazio barbarico coincidendo più o meno con l’isoipsa dei trecento occidentale, paragonabile a quelli occupati in metri; e a occidente passa in mezzo al Verbano, oriente dai Persiani o dagli Sciti a settentrione, e per seguire il corso emissario del Ticino. scomponibile nelle categorie contigue dei Celti e Nella prospettiva dell’insediamento antico (e a dei Liguri. In particolare a Esiodo5 risale l’idea maggior ragione d’epoca preromana) risalta vi- che questi ultimi, i Ligyes, componessero, con stosamente l’incongruità di una definizione geo- Sciti ed Etiopi, la tripartizione dell’ecumene. E grafica, che individua come discriminante l’asse appunto ai Liguri e ai Celti – spesso, con nostro Verbano-Ticino – interfaccia fondamentale di sconcerto, contraddittoriamente, sia agli uni sia comunicazioni economico-culturali e di commi- agli altri – le fonti riconducono le numerose stione demografica, sin dall’età del Bronzo finale comunità tribali e vicane che occupavano l’Italia – e include o esclude in modo capriccioso siti nord-occidentale. reciprocamente connessi dalla documentazione Nel caso dei Celti, questa vecchia nozione di archeologica: basterà mettere a riscontro l’inclu- barbarie d’occidente sembrò derivare sione di Golasecca – che ha dato nome alla cultu- impressionante concretezza storica, durante il IV ra caratterizzante della prima età del Ferro – e le e III secolo a.C., dalle vicende della loro grande esclusioni di Castelletto Ticino – in provincia di invasione, con le incursioni a Roma e a Delfi che, Novara: uno dei centri propulsivi della medesi- nella duplice ottica romana e greca, marcarono ma esperienza golasecchiana – e di Canegrate – l’acme della crisi, indirizzando anche i moderni a in provincia di Milano: eponima di una facies del una visione della celtizzazione rovinosamente Bronzo Recente, in cui la generalità degli studio- intrusiva e destabilizzante. si riconosce l’antefatto immediato del Protogola- secca1. Se poi si guarda alle fonti letterarie greche 2. Le fonti e latine, tanto più evanescente risulterà la perce- Le fonti letterarie disponibili sono quelle utili, zione di un comprensorio territoriale definibile più in generale, alla ricostruzione del quadro come varesino, sia pure ante litteram, e perciò etnogeografico dell’Italia settentrionale: in fuorviante qualunque tentativo di selezionare e ordine cronologico, Catone (per frammenti), di combinare, in uno scenario anacronistico, no- Polibio (II, 14-17; cfr. anche 32 e 34), Livio (V, tizie trasmesse secondo una logica etnico-topo- 33-35; cfr. anche XXXIII, 36-37), Strabone (IV, grafica troppo differente dalla nostra. 6 e V, 1) e Plinio il Vecchio (n.h. III, 115-138). Si Nella mentalità del mondo classico, il fenomeno tratta di autori compresi fra la prima metà del II urbano è infatti decisivo a qualificare l’esperienza secolo a.C. e il pieno I secolo d.C., a una distanza umana2, sottraendola alla condizione preistorica dagli eventi tramandati che nel caso del logos di un popolamento sparso e non strutturato3: gallico di Livio – per quanto attiene alle gesta di nella descrizione di un territorio è dunque alle Belloveso – raggiunge addirittura i seicento anni, città che gli autori antichi fanno riferimento ciò che spiega l’accanimento di filologi ed esegeti come ai nodi maggiori della sua rete insediativa, a scorporarne la complessa stratificazione. orientando la domanda storica soprattutto sul Frammenti del libro II delle Origines di Catone, tema della loro origine, puntualizzata nel tempo che era dedicato alla Transpadana, son confluiti 1. Veduta del lago di Varese e delle Prealpi e possibilmente nobilitata da un fondatore nei capitoli relativi del libro III della Naturalis (fotografia Franco Orsi) 239 Il territorio di Varese in età preistorica Historia, dove Plinio dichiara sua fonte principale ultimi decenni, in campo archeologico e ancor la discriptio in regiones XI dell’imperatore più epigrafico-linguistico, abbiano intaccato in Augusto; essenzialmente geografico è l’interesse maniera radicale e quasi distruttiva la nozione sia di Polibio, che col suo excursus si proponeva stessa dell’ethnos ligure, via via erodendone la d’illustrare i caratteri della Val Padana al leggibilità a tutto beneficio di quello celtico. pubblico greco del pieno II secolo, sia, più tardi, Emblematico il radicalismo di Paolo Baldacci, di Strabone; mentre in Livio si rivela dominante all’inizio degli anni Ottanta: “[…] ligure e Liguri, l’approccio storico-evenemenziale, teso alla nella fase che a noi è possibile afferrare, cioè ricostruzione dell’invasione gallica nella sua nella prima metà dell’ultimo millennio a.C., non diacronia di lungo periodo, mettendo a profitto sono altro che definizioni dei geografi e degli una bibliografia sicuramente articolata, dove storici greci per indicare le società celtizzate sono stati rintracciati contributi riconducibili, della Gallia meridionale e dell’Italia settentrionale attraverso le più ovvie fonti greche o di cui essi avevano notizia”9. magnogreche, a tradizioni etrusche e perfino Soprattutto il riconoscimento linguistico del ca- celtiche6. rattere originariamente celtico della cultura di Golasecca, con sua persuasiva retroproiezione in 3. Liguri e Celti antecedenti della tarda età del Bronzo (dal Pro- Una nitida distinzione territoriale fra Liguri e togolasecca al Canegrate), rischia di rendere li- Celti si ricava dalla discriptio augustea e pliniana, quido, com’è di moda dire oggi, l’areale ligure, in quanto il corso del Po (ad Padum amnem) vi comprimendolo, secondo le varie proposte, nella stabilisce il confine tra la regio nona dei Ligurum ristretta fascia marittima e sublitoranea e/o celeberrimi ultra Alpes e quella undecima, detta nell’interno appenninico piacentino e parmense appunto Transpadana7. Questa è un’osservazione e/o nell’odierno Oltrepò piemontese: specula- importante, sebbene ad alcuni possa apparire zioni intelligenti che restituiscono ragione stori- banale: vuol dire che, qualunque fosse nel ca alla delimitazione della regio nona, ma esulano dettaglio la percezione antica delle varie identità dalle coordinate geografiche cui è tenuto il no- insediative, uno spazio ligure era tuttavia stro contributo. riconosciuto come tale a sud del Po, fra le Alpi Ma sembra utile illustrare un concetto che può Marittime, l’Appennino Emiliano e l’alto mar aiutarci a non incorrere in fraintendimenti. Di Tirreno; mentre la Transpadana, che pur ospitava tutte queste comunità di barbaroi – nell’ottica alcune comunità riconducibili a quella stessa ellenocentrica che siamo costretti a condividere etnìa, era piuttosto avvertita come pendant con le fonti letterarie – noi non siamo in grado di nordoccidentale della Gallia Cispadana, la regio cogliere un punto di vista specifico sulla propria octava delimitata dalla sponda destra del Po. È identità e distinguibilità etnica. Le accuse di perciò lecito porre in discussione l’effettiva smemoratezza e addirittura di mendacio, che consistenza culturale di questo confine geografico Catone rivolge ai Liguri, vanno tradotte nella e l’idoneità di certe macrocategorie etniche a constatazione dell’irrimediabile debolezza iden- rappresentare una realtà più complessa; ma non titaria di gruppi umani deficitari di memoria dobbiamo in ogni caso sottovalutare la percezione culturale o che tali comunque apparivano, per degli antichi di una Liguria ritagliata fra le due incomprensione antropologica, ai loro interlocu- Gallie della valle del Po. tori latini: “Ligures omnes fallaces sunt, sicut ait Ciò merita d’essere osservato anche in Cato in secundo Originum libro […] sed ipsi, considerazione del singolare destino incontrato unde oriundi sunt, exacta memoria, inliterati dal modello etnografico che – specie a cavallo tra mendacesque sunt et vera minus meminere”10. il XIX e il XX secolo, ma non senza riproposizioni Non ci troviamo in condizione diversa da quella in tempi a noi più vicini –, aderendo al postulato di Catone, e il nostro rischio d’incomprensione in apparenza imprescindibile di un sostrato antropologica è immensamente accentuato dalla linguistico, elaborò l’immagine di un occidente distanza temporale. europeo essenzialmente ligure, prima d’una sua L’archeologia e la linguistica, attraverso le testi- indoeuropeizzazione intesa, di fatto, come monianze epigrafiche, incorniciano ben delimi- celtizzazione8. Questo modello panliguristico tate finestre di visibilità dei fenomeni etnici: en- riveste un interesse ormai solo storiografico; ma è tro quegli orizzonti visuali sarà possibile tentare pure accaduto che i risultati della ricerca degli qualche prudente operazione combinatoria, che 240 Harari - Nascita dell’Insubria dia contenuti culturali ai nomi degli antichi po- da Belloveso, un principe dei Biturigi; l’itinerario poli conservatici dalla tradizione letteraria; ma, li aveva portati dapprincipio a Marsiglia, appena fuori di quell’orizzonte, la visibilità vien meno, e fondata dai Focei – ciò che conferma il contesto qualunque congettura diventa arbitraria. Per la cronologico – , poi a valicare le Alpi e al fiume valle del Po (e l’intera penisola Italiana), la fine- Ticino – dove ebbe luogo uno scontro vittorioso stra si schiude già nella fase più tarda dell’età del contro un esercito etrusco –, infine alla terra Bronzo, allo scorcio del XIII secolo a.C., e si degl’Insubri: il luogo si rivelò propizio per la spalanca con l’ingresso nell’età del Ferro, duran- bene augurante omonimia degl’indigeni con una te i primi secoli del I millennio a.C., quando le tribù edua, sicché vi venne fondata la città di varie facies archeologiche si distribuiscono nel Milano. territorio configurando una regionalizzazione, I problemi sollevati da questo passo sono vari e che per molti versi anticipa quella codificata in alimentati nella storia degli studi dall’attitudine a età augustea. Nell’Italia padana (e non solo) l’in- volte ipercritica di un’autorevolissima linea sto- dicatore archeologico catalizzatore è rappresen- riografica14, per la quale la datazione troppo alta tato dalla fortuna del rito funerario della crema- dell’evento sarebbe per se stessa poco credibile, zione, secondo un processo di contagio culturale e il sincronismo liviano salderebbe notizie etero- che l’aveva diffuso dal Settentrione, a partire genee, omologandole artificiosamente al quadro dalla grande esperienza continentale dei cosid- della monarchia romana. Par quindi il caso di detti Campi d’Urne11: nell’areale di cui ci occu- rileggere con attenzione maggiore il testo di Tito piamo, la cultura di Canegrate può essere vista Livio: “Sul passaggio dei Galli in Italia, sappia- come il contesto propulsivo del contagio. Dal mo quanto segue: al tempo in cui a Roma era re punto di vista linguistico, si dovrà ovviamente Tarquinio Prisco, di quei Celti che occupano la attendere l’avvio dell’alfabetizzazione – indotto terza regione della Gallia il potere supremo spet- dalla frequentazione e colonizzazione greca – coi tava alla tribù dei Biturigi; erano loro, infatti, a primi documenti epigrafici significativi per l’ambi- dare il re all’intero popolo celtico. Ambigato fu to etrusco in pieno VII secolo a.C. e, per l’area cel- tale, potentissimo per merito e buona sorte non tica golasecchiana, qualche decennio più tardi12. soltanto suoi personali ma anche della nazione, Se resta sempre valido, per gli Etruschi e per in quanto durante il suo impero la Gallia risultò tutti gli altri, l’invito di Massimo Pallottino a de- così fertile di prodotti e di risorse umane, che a scrivere processi formativi e a evitare il pregiudi- stento pareva si potesse ancora reggere quella zio di blocchi etnici kossinniani, è tuttavia cor- sovrabbondante moltitudine. A questo punto, retto e anzi necessario storicizzare pure in senso essendo egli in età avanzata e volendo ormai al- etnografico i documenti materiali, entro la rigida leggerire il regno del sovraccarico demografico, incorniciatura di visibilità spazio-temporale che rende nota la decisione d’inviare i due figli di sua ci è concessa. sorella, Belloveso e Segoveso, giovani tutt’altro che privi d’iniziativa, in quelle sedi che gli dei 4. La chanson di Belloveso avessero indicate con segni augurali; che si faces- Per una definizione storica del processo di sero pure accompagnare da un numero di uomi- celtizzazione dell’odierna Lombardia, permane ni a loro personale criterio, a evitare che qualche cruciale il notissimo racconto di Tito Livio sugli popolazione fosse in grado di ostacolare la mi- antefatti dell’invasione gallica13: oggetto di un grazione. In tale circostanza, a Segoveso fu asse- dibattito insistito che ha fatto affiorare, in termini gnata in sorte la Selva Ercinia; invece a Belloveso generali, scetticismo sul versante degli storici, gli dei concedevano la via, ben più vantaggiosa, maggior confidenza da parte degli archeologi (e verso l’Italia. Egli portò con sé la parte sovrab- dei linguisti). bondante delle varie tribù del suo popolo, Bitu- Scrive Livio che l’invasione gallica dell’inizio del rigi, Arverni, Senoni, Edui, Ambarri, Carnuti, IV secolo a.C. sarebbe stata preceduta da altri Aulerci. Partì con ingenti truppe di fanteria e di episodi similari, in particolare, “duecento anni cavalleria e giunse fra i Tricastini. Di lì, di fronte, prima dell’assedio di Chiusi e della presa di c’erano le Alpi; e io non mi stupisco affatto che Roma […] al tempo in cui a Roma era re gli siano apparse insuperabili, giacché non erano Tarquinio Prisco” (cioè intorno al 600 a.C.), ancora state superate da nessun itinerario, per dall’arrivo in Italia settentrionale di un ingente quanto si ricordi, e tranne che si voglia credere gruppo di Galli di varia estrazione tribale, guidati alla leggenda di Ercole. In quel luogo, mentre la 241 Il territorio di Varese in età preistorica mole delle montagne teneva i Galli come in un avvicina Livio a Polibio18. È probabile che, come recinto, ed essi continuavano a guardarsi attor- alcuni suggeriscono, l’etnico Ligues, Liguri, no, cercando da dove potessero oltrepassare quei equivalente in sostanza a Libues, designasse gioghi congiunti al cielo e raggiungere il nuovo all’origine un gruppo di celtofoni insediato nel mondo, che stava al di là, anche una motivazione sud della Gallia, con cui i Focei dovettero religiosa li trattenne, in quanto fu loro riferito confrontarsi nella circostanza della fondazione che un gruppo di stranieri, in cerca di terra, era di Massalìa. Questi Liguri transalpini si sarebbero assediato dal popolo dei Salluvi. Si trattava degli a loro volta riconosciuti all’interno della più abitanti di Marsiglia, lì giunti da Focea per mare. ampia tribù dei Salluvi, noti altresì quali fondatori Tale fatto i Galli lo considerarono un segnale del dell’oppidum di Vercelli: Vercellae Libiciorum ex loro destino e li aiutarono a fortificare il luogo Salluis ortae, attesta Plinio19, “Vercelli dei Libici, che per primo, dopo lo sbarco, avevano occupa- sorta dai Sallui”. Siffatta ricostruzione può to, ottenendone il permesso dai Salluvi. Essi poi spiegare in modo convincente la menzione discesero le Alpi, passando per le terre dei Tauri- liviana, per l’appunto, dei Salluvi come di coloro ni e i boschi della Dora; e, dopo avere sbaragliato che stavano “assediando” gli “stranieri” (cioè i in campo aperto gli Etruschi non lontano dal Greci), e dai quali la mediazione di Belloveso fiume Ticino, siccome avevano sentito dire che avrebbe conseguito una sorta di permesso di quella dove s’erano fermati era chiamata terra residenza. degl’Insubri, omonima degl’Insubri del cantone Il dettaglio, che potrebbe apparire quasi una degli Edui, proprio lì, assecondando l’auspicio stranezza, del mutamento di etnonimo, per cui i del luogo, fondarono una città; e la chiamarono Biturigi e i loro compagni d’avventura, una volta Milano”. giunti fra gl’Insubri cisalpini, ne avrebbero La storia di Belloveso è sembrata ad alcuni assunto il nome perdendo per sempre il loro ibridare a una specie di chanson de geste celtica, originario, trova contesto, a dire il vero, in un forse scaturita dalla memoria culturale quadro di confronti italici: ricordiamo l’esempio dell’ambiente mediolanense15 o rielaborata in dell’etnico Opikoi, Opici, con cui i Greci quello massaliota16, uno schema narrativo designarono inizialmente gl’indigeni della modellato sul costume medioitalico del ver Campania – quelli archeologicamente visibili sacrum: l’emigrazione ritualizzata di una parte attraverso la cosiddetta Fossakultur – e che fu poi dei giovani e degli armenti. Riconducono in esteso agl’invasori sanniti del V-IV secolo a.C. effetti a un’atmosfera eroica, di epopea quasi (in latino, Osci): fenomeno di ridenominazione tolkieniana, il senso numinoso con cui viene etnica ricorrente in tutta la diaspora sannitica. descritto l’impatto emozionale del baluardo Sulla base del medesimo modello, siamo perciò alpino, la temporanea disperazione indotta indotti a ritenere che la tradizione abbia utilizzato dall’apparente assenza di qualunque passaggio e anche per i discendenti dal gruppo d’immigrati la decisione di solidarizzare coi Greci in difficoltà, capeggiato da Belloveso il nomen preesistente e per meritarne il premio del favore divino (ciò che già celtico d’indigeni cisalpini, del quale i nuovi ovviamente accade). E, senza neanche troppo venuti – o piuttosto coloro che poi ne bisogno di evocare un collegamento diretto con raccontarono la storia – avevano creduto di la pratica del ver sacrum, appare d’altra parte riconoscere somiglianza in quello degli Edui fondamentalmente fiabesco anche il paradigma Insubres. Non ci sembra banalità combinatoristica narrativo del vecchio re che spartisce il suo armonizzare questa rappresentazione antica di popolo tra i due giovani principi: lo stesso del un celtismo padano anteriore a Belloveso – vale a famoso logos di Erodoto sull’origine lidia degli dire, nel linguaggio nostro, anteriore al Golasecca Etruschi17. II A – con la visione continuistica oggi prevalente Per contro, elementi della narrazione niente fra gli specialisti di protostoria, per cui il affatto stereotipici si riconoscono nel rapporto fenomeno golasecchiano procederebbe da una degl’immigrati coi coloni focei di Marsiglia e col sequenza di sviluppo coerente e riconducibile, nomen degl’Insubri cisalpini, nel quadro della attraverso il Protogolasecca dell’età del Bronzo fondazione di Mediolanium; nonché nell’episodio finale, fino alla cultura di Canegrate dell’età del bellico del Ticino, che trova senso nella cornice Bronzo recente. di un’etruscità padana in avanzata strutturazione, Quanto all’etnico Insubres (o Insombres), secondo un modello storico-territoriale che possibile autodesignazione dei Liguri d’Italia, lo 242 Harari - Nascita dell’Insubria si potrà accostare a quelli degli Ambrones e degli pure quella guastata)”22. Posto che il retico in Ombrikoi (gli Umbri), con etimo indoeuropeo accezione propria – cioè la lingua conservataci dalla parola per “acqua” o “pioggia”. La proposta dalle iscrizioni, non anteriori alla fine del VI di Gambari rilancia una vecchia idea degli secolo a.C., redatte negli alfabeti detti di Sanzeno antichi, per cui si veda ancora Plinio: “Umbrorum e di Magré – è effettivamente una variante alpina gens antiquissima Italiae existimatur, ut quos dell’etrusco, qui si danno due possibili Ombrios a Graecis putent dictos, quod interpretazioni cronologiche: o la separazione inundatione terrarum imbribus superfuissent”, linguistica si deve proprio ai rifugiati etruschi del “Gli Umbri sono considerati il popolo più antico post battaglia del Ticino e dunque si produsse d’Italia, in quanto si pensa che siano stati intorno al 600 a.C.; o è anteriore e risale all’inizio chiamati Ombrii dai Greci, per essere del I millennio, e Livio riferisce allo scorcio del sopravvissuti alle piogge del diluvio universale”20; VII secolo a.C. l’evidenza terminale di un e piacque in pieno XVI secolo a uno dei primi processo non breve. Può essere di qualche etruscologi, l’immaginoso Guillaume Postel, interesse ricordare come nel corso del IX secolo oltremodo preoccupato di connettere i primi a.C. – entro un orizzonte non lontano da quello abitanti della penisola Italiana, ma soprattutto immaginato da Bouke van der Meer per la della futura Gallia, ai discendenti postdiluviani separazione dei Reti23 – sia collocato dai più un di Noè21. grave dissesto idraulico-ambientale, che avrebbe Sul piano archeologico, ormai venuta meno – favorito la concentrazione del popolamento nella come mostrano bene i contributi raccolti in fascia prealpina e spopolato i fondovalli. Per questo volume – la sequenza/opposizione, a Gambari, a questo evento di global climate lungo fuorviante, tra una facies di Golasecca change si deve, nel nord-ovest d’Italia, il unitariamente etichettata come ligure e una di La consolidamento definitivo della tripartizione Tène tipicamente gallica, gli specialisti tendono a culturale fra l’areale golasecchiano propriamente collocare non prima della metà del VI secolo a.C. detto, quello taurino-salasso e la Liguria interna24. – cioè al passaggio fra Golasecca II A e II B – alcuni segni di mutamento culturale, che 5. La battaglia del Ticino, prima battaglia di potrebbero avere motivazioni quasi del tutto Pavia endogene; mentre gli strati più antichi Resta da valutare l’attendibilità della notizia dell’insediamento di Milano appartengono al relativa alla battaglia del Ticino, che Baldacci Golasecca III A e cioè al pieno V secolo a.C. ritenne di estrapolare dall’intreccio della D’altra parte, non è credibile scindere questi presunta saga massaliota, riferendola piuttosto a impressionanti fenomeni di crescita urbana, che fonte etrusca25. Nonostante la datazione bassa diedero avvio alla seconda età del Ferro – non difesa da Gabba – che faceva scendere la data solo a Milano: si considerino anche i casi di dello scontro, di per sé giudicato credibile, Como, Bergamo e Brescia –, dal rinnovato assetto all’inizio del IV secolo a.C., collegandolo alla delle comunicazioni sud-nord (e viceversa), problematicissima caduta di Melpum26 –, è determinato dalla vitalità della via del Rodano, opinione diffusa, almeno fra gli archeologi, che che era stata attivata intorno al 630 a.C., e dalla la verisimiglianza di uno scontro militare con gli presenza della colonia focea di Marsiglia, oltre Etruschi a quell’altezza cronologica sia oggi che di una rete d’insediamenti etrusco-padani indirettamente accreditata dall’iscrizione del diffusi e ben organizzati. cippo orientalizzante di Rubiera (RE)27. Questo Un altro aspetto poco o nulla fiabesco del infatti si data, al più tardi, nel 600 a.C. e menziona racconto liviano risiede infine nel cenno uno zilath etrusco operativo in una località inequivocabile, che precede di poche righe la chiamata Misala: azzardato precisare quale fosse, Gründungssage di Belloveso, a ciò che un allo scorcio del VII secolo a.C., l’ambito glottologo descriverebbe come la separazione d’esercizio di una magistratura che, nella più del ramo retico (ovvero etrusco-settentrionale) tarda epigrafia di età repubblicana, trova della lingua tirrenica: “Anche di alcuni popoli corrispondenza bilinguistica nella praetura dei alpini l’origine è indubbiamente la stessa, in Romani; ma si trattava, in ogni caso, di autorità particolare dei Reti, che si sono inselvatichiti per prossima a quella di un re, cioè investita della la natura dei luoghi, al punto da non conservare pienezza dei poteri anche e soprattutto militari, e più nulla del loro passato, tranne la lingua (e non facciamo fatica a immaginarla impegnata in 243 Il territorio di Varese in età preistorica un teatro di operazioni pur così occidentale28. Gründungssage31. Rimane il fatto già segnalato Ma dove si sarebbe svolta la battaglia? La risposta che non si abbia a Milano alcuna evidenza arche- non potrà prescindere dalla logica di percorso ologica anteriore al pieno V secolo a.C., con un seguita da Belloveso nel tratto cisalpino del suo ritardo di almeno cent’anni rispetto alla data itinerario; ed è su questo punto che sembra di suggerita dal sistema cronologico liviano. cogliere qualche incoerenza del racconto. Ci si Gl’Insubri cisalpini ricorrono nella letteratura chiede, anzitutto, perché mai i Biturigi che, antica in vasta accezione geografica32 e con im- alleati dei Greci di Marsiglia e a quanto pare non pressionante varietà di denominazioni cantona- ostacolati dai Salluvi, potevano benissimo entrare li33. Se l’odierno Varesotto dev’esserne conside- in Italia con itinerario costiero oppure, in altura, rato il cuore topografico, sulla base della loro attraverso le Alpi Marittime, avessero scelto una identificazione archeologica con la cultura di diversione decisamente più settentrionale, “per Golasecca, le testimonianze delle fonti son sem- le terre dei Taurini e i boschi della Dora” (ipsi per brate delineare un comprensorio di tribù di lar- Taurinos saltusque Duriae): cioè per le Alpi Cozie ghissima diffusione territoriale, dalla riva destra e il valico del Moncenisio?29 La spiegazione sarà del Ticino (e del Verbano) fin oltre l’Adda. È che più a sud c’erano (o potevano esserci), perciò ragionevole pensare che il nomen insubre, appunto, gli Etruschi, e più a nord altri Celti. Ma in questa accezione allargata, non avesse un con- una battaglia con gli Etruschi – della quale un notato precisamente etnico – ammesso che l’ab- aspetto di anacronismo andrebbe piuttosto bia mai avuto: in Livio è così definito un ager, e si indicato nell’asserita sua connotazione campale tratta dunque di un toponimo più che di un et- (fusisque acie Tuscis), annibalica ante litteram – nonimo –, ma esprimesse l’unità di una struttura stenta a trovare contesto topografico verisimile a confederativa a fondamento forse politico-reli- nord del Po; ed è difficile pensare che uno zilath gioso. In proposito è citatissimo un luogo di Po- – venisse o meno da una misteriosa Misala nei libio34 che menziona uno hieron di Atena, area dintorni di Bologna o di Rubiera – si portasse coi sacra intitolata a una dea gallica reinterpretata suoi armati fin nel cuore del distretto grecamente, da situare con ogni verisimiglianza a golasecchiano. Perciò, se i Biturigi passarono dal Milano, ma senza riscontri né nella fonte né nel cantone dei Taurini, è pensabile che, seguita la record archeologico. In contesto tardo, con riferi- riva sinistra del Po, avessero a incontrare mento a eventi dell’inizio del II secolo a.C., Livio opposizione di milizie etrusche, provenienti accennerà alla condizione militarmente subalter- ovviamente da quella destra, solo nei pressi della na dei Comensi nei confronti dell’autorità (fede- sua confluenza col Ticino, a meridione del sito rale?) insubre35. della futura Milano. 7. Non solo Insubri 6. La fondazione di Milano e il distretto insubre Ancora l’itinerario di Belloveso potrà farci da Mediolanium nacque, come abbiamo visto, in guida, nel distribuire nella regio undecima altri virtù di un omen loci, cioè di un favorevole auspi- etnonimi tramandati dalle fonti letterarie. Si è cio legato al luogo, ch’era designato dal medesi- detto che i Biturigi, non ostacolati dai Salluvi, mo nome di un pago degli Edui. Una rappresen- attraversarono la terra dei Taurini e le selve della tanza di costoro era stata accanto ai Biturigi, Dora (Riparia), cioè passarono per la Val di Susa. nella variegata compagine degl’immigrati; men- I Taurini o Taurisci, forse così denominati dal tre Insubri propriamente detti erano già sul po- loro animale totemico, il toro, vanno dunque sto, che in caso contrario non si sarebbe potuto collocati in regio undecima, sulla sinistra del Po e chiamare ager Insubrium, “terra degl’Insubri”. a occidente del Ticino: ab Alpium radicibus, nella Mediolanium nasce come città, urbs e non oppi- visuale di Catone e di Plinio che procede dalla dum nel passo di Livio, che anzi ricorre alla for- pianura ai monti, antiqua Ligurum stirpe36 e per- mula canonica di fondazione: condidere urbem30. ciò liguri, quantunque eccezionalmente insediati Notizia sorprendente e contraddittoria al costu- a nord del Po. Secondo Catone, sempre ripreso me diecistico delle comunità tribali, che si è cer- da Plinio37, alla medesima stirpe taurisca appar- cato di spiegare in un’ottica di romanizzazione, tenevano anche i Salassi della Val d’Aosta e i Le- quando l’élite gallica ormai inurbata avrebbe pontii del Canton Ticino38: per l’archeologia, le promosso un recupero politicamente corretto genti del cantone golasecchiano più propriamen- del “paesaggio della memoria” della vecchia te alpino; per i glottologi, l’areale dei Migranti – 244 Harari - Nascita dell’Insubria secondo un’affascinante ipotesi etimologica39 –, fanno sistema nell’orizzonte di Belloveso, mentre entro un contesto in cui una proiezione così set- l’identità dei secondi sembra presupporre l’inva- tentrionale della liguricità sembra deporre per sione del IV secolo a.C. – se dev’essere loro rife- un sostrato indoeuropeo pre-celtico ma non a- rita l’evidenza La Tène della necropoli novarese celtico, secondo un modello del farsi linguistico di Dormelletto42. che è stato assai caro a Prosdocimi. Nella rappresentazione congetturale che abbia- Pure a nord del Po e a ovest del Ticino sono poi mo argomentato, teatro della battaglia del Ticino da posizionare, indubbiamente, i Libicii di Ver- può essere stato, piuttosto che l’odierno Novare- celli40, che abbiamo ricordato per l’origine sallu- se – area troppo settentrionale, per giustificarvi via (perciò transalpina), e i Vertamocori di Nova- operazioni militari etrusche –, appunto la Lo- ra, che Plinio, prendendo distanza da Catone, mellina, dove s’incontra una facies golasecchiana vuol escludere dal raggruppamento dei Liguri e periferica ma originaria, cioè radicata in espe- riconduce invece al pago dei Voconzi, in Gallia rienze culturali del Bronzo Finale, che sembra propria41. Nel quadro etnografico costruito dagli esprimere l’identità dei Laevi: stirpe ligure se- 2. Rappresentazione schematica e pura- scrittori antichi, avremmo a che fare, in entrambi condo Plinio43; d’accordo con Livio, che li indi- mente indicativa degli areali dei principali gruppi culturali dell’Italia settentrionale i casi, con genti immigrate, ma da non appiattire vidua incolentes circa Ticinum amnem44. Quest’ul- nell’età del Ferro (elaborazione di Paolo sul medesimo livello cronologico: poiché i primi tima notizia si completa in Plinio col riferimento, Rondini) 2 245 Il territorio di Varese in età preistorica invero problematico, alla co-fondazione di Pa- dativo sta probabilmente a segnalare una com- via, assieme ai Marici, in un luogo non lontano ponente gallica distinta e recenziore – suggeria- dalla confluenza col Po: condidere Ticinum non mo di età lateniana. Di fatto, la battaglia fra procul a Pado45. In scia di quanto già chiarito da Etruschi e Celti prese nome dal fiume (Ticinus), Gabba46 qui s’impongono due annotazioni: che il e dal fiume, reso famoso dalla battaglia, prese modello urbano evocato dal verbo condere è, nel nome la successiva città romana (Ticinum)47, che contesto preromano, sicuramente anacronistico; tuttavia, per il momento, non ha restituito traccia e che il coinvolgimento dei Marici nell’atto fon- archeologica di un oppidum preesistente. 3. Veduta del lago di Monate e delle Prealpi (fotografia Franco Orsi) 3 246 Harari - Nascita dell’Insubria Note 14 Da Mommsen alla Sordi a Gabba. 15 Così PASSERINI, Il territorio insubre, p. 133 e ss. 16 Così BALDACCI, La celtizzazione dell’Italia. 17 HDT., I, 94. 18 POLYB., II, 17, 1-3 (con rispondenza simmetrica nei 1 Si vedano sopra i due capitoli di de Marinis. Campi Flegrei). 2 Come ha scritto ARIST., Pol. 1253a, chi “non fa parte della 19 PLIN., n.h., III, 124. città […] è un mostro o un dio”. 20 PLIN., n.h., III, 112. Cfr. GAMBARI, L’etnogenesi dei Liguri, p. 14. 3 Per cui restano memorabili le osservazioni di THUC., I, 5, 21 POSTEL, De Etruriae regionis. sulle città “senza mura” e sulla forma d’insediamento katà 22 LIV., V, 33. komas. 23 VAN DER MEER, Etruscan Origins, pp. 51-52. 4 RENFREW, Archaeology and Language, p. 219. 24 GAMBARI, L’etnogenesi dei Liguri, pp. 21-22. 5 Cit. da ERATOSTH. apud STRAB., VII, 3, 7. 25 BALDACCI, La celtizzazione dell’Italia. 6 Sulla problematica metodologica dell’uso delle fonti 26 Testimone CORN. NEP. apud PLIN., n.h., III, 125; GABBA, letterarie, in rapporto all’evidenza archeologica (e Ticinum: dalle origini, p. 208, nota 11. linguistica), nel quadro più generale dell’intera Italia 27 DE SIMONE, Le iscrizioni. preromana, meritano oggi d’essere segnalati la ponderosa 28 Per una contestualizzazione storica complessiva, cfr. ora trattazione monografica di BOURDIN, Les peuples de l’Italie SASSATELLI, Gli Etruschi nella Valle. (per noi soprattutto utili le pp. 78-101 e 592-604), e i primi 29 LIV., V, 34: secondo una restituzione del testo peraltro due tomi del progetto E pluribus unum? L’Italie, de la controversa. Considerata la tappa di partenza marsigliese, diversité préromaine à l’unité augustéenne: Entre archéologie anche il cenno ai Tricastini conferma, in scia del paradigma et histoire (2014) e L’Italia centrale e la creazione di una d’Eracle, una diversione itineraria decisamente koinè (2016). settentrionale. 7 PLIN., n.h., III, 47-49. 30 LIV., V, 34. 8 Cfr. più avanti, in questo volume, l’eccellente sommario 31 GIANGIULIO, Storiografie. storico-culturale tracciato da Prosdocimi e Solinas. 32 Per POLYB., II, 17, 4: Insobres […] ho méghiston ethnos. 9 BALDACCI, La celtizzazione, pp. 147-155: punto di vista di 33 Cfr. GRASSI, La romanizzazione. uno storico attento alla documentazione archeologica e 34 POLYB., II, 32, 6. linguistica, esposto con notevole forza argomentativa 35 LIV., XXXIII, 36. all’interno d’un convegno milanese del 1980 (Popoli e 36 PLIN., n.h., III, 123. facies), che rappresentò un’autentica svolta nella storia degli 37 PLIN., n.h., III, 123 e 134. studi. A distanza di circa un ventennio, si è tuttavia avviato 38 Per i Leponzi, è ora fondamentale il catalogo della mostra: un recupero (di segno prevalentemente archeologico) della I Leponti. tematica ligure, attraverso i due convegni del 2002, Antichi 39 Per cui Lepontio-, “ se è celtico, deve venire da *leikw-ont- Liguri e Ligures celeberrimi, e la ricca mostra del 2004, I io-: ‘coloro che lasciano, gli Emigranti’ ”, (PROSDOCIMI, Liguri: un antico popolo. Lingua e cultura, p. 74 e ss.). 10 CATO, Orig., F 34 = SERV., ad Aen., 11.715 e 11.700. 40 PLIN., n.h., III, 124. Questi coincidono verisimilmente coi 11 Come non mancarono di osservare, pur dandone Lebékioi, i Lebeci di POLYB., II, 17, 4-6; e coi Libui di LIV., interpretazioni differenti, i grandi paletnologi della stagione V, 35. positivistica tardo-ottocentesca, dal Brizio al Pigorini. 41 PLIN., n.h., III, 124. Anche per il Varesotto ne derivarono risultati importanti: si 42 Cfr. HARARI, Finem dare, p. 572. veda sopra il capitolo redatto da Pearce. 43 Cfr. sopra, a nota 41. 12 Vedi oltre, passim, nei contributi di Prosdocimi e Solinas 44 LIV., V, 34. e di Morandi, catalogo, lettura e discussione – sia pure con 45 Cfr. sopra, a nota 41. difformità di pareri – del corpus delle iscrizioni epicorie 46 GABBA, Ticinum: dalle origini, pp. 207-208. provenienti dal territorio di Varese. 47 Cfr. ivi, p. 222. 13 LIV., V, 33-34. 247 @Archaeotrade. Antichi commerci in Lombardia R.C. DE MARINIS, S. MASSA, M. PIZZO, Roma, orientale, a cura di M. BAIONI, C. 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