Guerriglia nei paesi baltici
Guerriglia nei paesi baltici parte Occupazione dei paesi baltici | |||
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Combattenti estoni, contea di Järvamaa nel 1953, che si rilassano dopo un esercizio di tiro | |||
Data | 1945-1956 | ||
Luogo | Unione Sovietica | ||
Casus belli | Rioccupazione sovietica dei paesi baltici | ||
Esito | Vittoria sovietica e smantellamento dei gruppi partigiani | ||
Schieramenti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
4.000 civili filo-sovietici uccisi dai Fratelli della foresta[1] | |||
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Le operazioni di guerriglia nei paesi baltici riguardarono il movimento di resistenza dei Fratelli della foresta in lotta contro le autorità sovietiche tra il 1940 e la metà degli anni '50. Quando i nazisti si ritirarono verso ovest, l'Armata Rossa avanzò nei territori baltici nel 1944, momento in cui si riaccesero le ostilità tra le popolazioni locali, filo-indipendentiste, e i nuovi occupanti.[3][4][5]
Coinvolgimento della popolazione locale
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1945 al 1956, secondo Mart Laar, circa 150.000 baltici (30.000 estoni, 40.000 lettoni e 80.000 lituani) furono coinvolti nel movimento nazionale di resistenza partigiana, sia attivamente che passivamente.[6] La storiografia fornisce cifre variegate, a testimonianza di come ci sia ancora oggi incertezza sul numero effettivo dei combattimenti e/o dei simpatizzanti.[7][8][9][10][11][12][13] Gli scontri proseguirono fino al 1956, quando la superiorità dell'esercito sovietico indusse i baltici ad adottare altre forme di resistenza, principalmente non violenta. Il movimento di guerriglia negli Stati baltici del dopoguerra divenne al suo apice di dimensioni grosso modo simili a quelle dei Viet Cong nel Vietnam del Sud.[14]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Michael Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Encyclopedia of Casualty and Other Figures, 1492-2015, McFarland, 2017, p. 538, ISBN 978-14-76-62585-0.
- ^ (EN) Andrejs Plakans, Latvia: A Short History, Hoover Press, 1995, p. 155, ISBN 978-08-17-99303-0.
- ^ Mangulis, V. Latvia in the Wars of the 20th Century. CHAPTER IX, su historia.lv, 14 marzo 2012. URL consultato il 5 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2012).
- ^ (EN) David James Smith, Estonia: Independence and European Integration, Psychology Press, 2001, ISBN 978-0-415-26728-1. URL consultato il 5 agosto 2020.
- ^ (EN) Toomas Hiio et al., Estonia since 1944: Reports of the Estonian International Commission for the Investigation of Crimes Against Humanity, Commissione internazionale estone per i crimini contro l'umanità, 2009, pp. 377–378, ISBN 978-9949-18-300-5.
- ^ (EN) Mart Laar, Back to the Future: 10 Years of Freedom in Central Europe, Pro Patria Union, 2001, p. 24.
- ^ (EN) Jeffrey S. Dixon e Meredith Reid Sarkees, A Guide to Intra-state Wars, SAGE, 2015, p. 304, ISBN 978-08-72-89775-5.
- ^ (EN) Detlef Pollack e Jan Wielgohs, Dissent and Opposition in Communist Eastern Europe, Ashgate, 2004, p. 123, ISBN 978-07-54-63790-5.
- ^ (EN) Mati Laur, History of Estonia, Avita, 2000, p. 282, ISBN 978-99-85-20324-8.
- ^ (EN) Gerhard Simon, Nationalism And Policy Toward The Nationalities In The Soviet Union: From Totalitarian Dictatorship To Post-stalinist, Routledge, 2019, p. 204, ISBN 978-04-29-71311-8.
- ^ (EN) Mara Kalnins, Latvia: A Short History, Oxford University Press, 2015, p. 157, ISBN 978-18-49-04462-2.
- ^ (EN) Zigmantas Kiaupa, The history of the Baltic countries, 3ª ed., Avita, 2002, p. 182, ISBN 978-99-85-20605-8.
- ^ (EN) Micheal Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Encyclopedia of Casualty and Other Figures, 1492-2015, 4ª ed., McFarland, 2017, p. 538, ISBN 978-14-76-62585-0.
- ^ (EN) Neil Taylor, Estonia, Bradt Travel Guides, 2007, p. 24, ISBN 978-18-41-62194-4.