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Abarth

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Abarth & C.
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StatoItalia (bandiera) Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione31 marzo 1949 a Bologna
Fondata daCarlo Abarth e Guido Scagliarini
Sede principaleTorino
GruppoStellantis (tramite (Stellantis Europe)
Persone chiaveOlivier François CEO
SettoreAutomobilistico
Prodottiautovetture
Slogan«A world of performance since 1949»
Sito webwww.abarth.it/ e www.abarth.com/

Abarth è una casa automobilistica italiana, fondata il 31 marzo 1949 a Bologna dall'ingegnere italo-austriaco Carlo Abarth e dal pilota Guido Scagliarini.

Nata come scuderia sportiva, improntata alla produzione di autovetture sportive di piccola cilindrata, deve il suo successo soprattutto alle marmitte omonime, prodotte per l'elaborazione di diverse vetture di case automobilistiche come FIAT, Alfa Romeo, Lancia, SIMCA, Autobianchi e Porsche.

Dopo essere stata controllata dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles, l'azienda è proprietà al 100% del gruppo Stellantis. Rilanciata a partire dal 2007, con il nome Abarth & C. S.p.A.,[1] l'azienda si occupa della produzione e commercializzazione di versioni sportive ed elaborazioni di vetture FIAT con il marchio Abarth.

Nel secondo dopoguerra si era affacciata sul mercato dell'auto la fabbrica automobilistica torinese Cisitalia, che si avvaleva dell'esperienza di un giovane elaboratore, Carlo Abarth, mutuato direttamente dall'azienda motociclistica Motor Thun, dove si fece conoscere anche come pilota. Saranno proprio il giovane Abarth e il socio Guido Scagliarini, a fondare nel 1949 a Bologna la Abarth & C.; Il logo iniziale sarà uno scorpione, segno zodiacale d'entrambe.[2]

Emilio Romano in una Cisitalia 204A all'edizione del 1950 della Targa Florio

La Cisitalia, ormai in amministrazione controllata, viene ceduta da Dusio a Carlo Abarth, che quindi trasferisce la sede dell'officina, il 9 aprile 1951, presso l'ex stabilimento Cisitalia in via Trecate 10[3]. L'officina debutta nel mondo delle corse con l'Abarth-Cisitalia 204, vincendo il 10 aprile 1950, grazie all'esperto pilota Tazio Nuvolari, la "Palermo-Monte Pellegrino".[2]

Il vulcanico imprenditore invece, che come lui stesso amava definirsi, era un creatore di auto "elaborate, non preparate", intuisce che per differenziarsi ha bisogno di qualcosa di diverso, capace di catturare l'immaginario e i desideri di un pubblico più ampio. Crea così le prime marmitte Abarth, foderate con lana di vetro per aumentare le prestazioni ed emettere un inconfondibile rombo, e i primi attrezzi e strumenti che permettono ai normali veicoli (specialmente le Topolino) di incrementare notevolmente le prestazioni a prezzi accessibili.

Abarth 750 del 1956 carrozzata da Zagato

Le prime vetture

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La nuova 1100, lanciata da FIAT nel 1953, rappresenta per la Abarth la possibilità di creare ulteriore valore da un mezzo esistente. Da questa base di partenza nasceranno vetture come la 205, la 207A Boano e la Abarth 1100 Sport.

Proprio in quell'anno i risultati aziendali danno ragione ad Abarth: 70 dipendenti, esportazioni al 10% del fatturato totale, quasi 50 000 marmitte prodotte.

Successivamente, nel 1956, Abarth sviluppa una cassetta di trasformazione Abarth per la Fiat 600. L'idea è nata quando presenta alla stampa la prima auto della sua casa automobilistica in serie, la Fiat 600 derivazione Abarth 750. Come si deduce dal nome, il primario intervento è eseguito sulla cilindrata, ma mantenendo l'impostazione meccanica e le componenti principali in comune con la berlina di serie. La vettura infrange diversi primati alla Mille Miglia e a Monza.

Sarà proprio dalla proletaria e semplice 600 che nasceranno veri e propri bolidi, sviluppandola in varie versioni e motorizzazioni.

L'espansione dell'Abarth

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L'Abarth acquisisce sempre più importanza anche grazie alle vittorie sportive, e a i nuovi primati. Nell'estate del 1956 il prototipo Fiat-Abarth 750 Record porta a casa numerosi primati; nel tempo l'officina di elaborazione continua a stabilirne raggiungendo il numero di 133.[2]

I crescenti successi commerciali e sportivi della casa dello scorpione, denotano l’esigenza di ingrandirsi anche fisicamente con una nuova sede. Già trasferita a Torino, presso l'ex stabilimento Cisitalia[3], la sede nel 1957 viene ricollocata presso Corso Marche, 38. Importanza strategica della nuova sede va anche data alla vicinanza con la pista del Campo Volo, luogo in cui testare le nuove vetture.[2]

Una Fiat-Abarth 500 accanto ad una più recente Fiat-Abarth 124

L'Abarth nel 1958 mette mano anche sulle Fiat 500, rielaborate dai carrozzieri Zagato e Pininfarina. Di lì a poco uscirà la vera e propria 500 Abarth, con impianto di scarico della ditta e carburatori Weber. La vettura stupirà nuovamente tecnici e addetti ai lavori, e fu un successo anche commerciale. Nel febbraio 1958 un cinquino elaborato venne fatto correre per sette giorni e sette notti sull'anello dell'alta velocità di Monza, registrando una velocità media pari a 111 km/h, impressionante per una mini-utilitaria dell'epoca.[4]

Le vetture GranTurismo

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La Abarth 2400 usata personalmente da Carlo Abarth

Sul finire dei fiorenti anni 50, l'ingegnere austriaco decide di ampliare la gamma con autovetture sportive ma con un'indole turistica.[5] Nel 1959 viene così messa in commercio la granturismo 2200 Coupé Allemano con motore sei cilindri elaborato dell'ammiraglia 2100, corpo vettura costruito presso la Carrozzeria Allemano, su disegno di Giovanni Michelotti; sarà proposta anche in versione cabriolet.[4]

Anche le più piccole vetture vengono declinate in versioni più lussuose, come l'Abarth 1600 Coupé e Spider, carrozzate da Allemano e da Ellena[6], e le ancor più piccole 850 Scorpione e 850 Spider Riviera,[5] derivate dalla 750, che nel contempo si stava evolvendo.

Nel 1961, con l'entrata in scena della nuova ammiraglia di casa FIAT, la 2300, le officine Abarth creano una nuova GT per sostituire la 2200, basata sulla nuova berlina torinese. Nasce così la Fiat 2400 Coupé Allemano, con cilindrata aumentata rispetto al sei cilindri FIAT, che arriva a sprigionare così 142 cavalli. Solo nel 1964 però, verrà esposta al Salone di Ginevra, usando la 2400 personale di Carlo.[5]

Abarth 750 prodotte da Zagato

La famiglia 750/850/1000

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Dopo la 750 Derivazione, l'Abarth, come già citato, evolve la 750, sviluppando nuove evoluzioni del motore serie 100, anche allargandone la cilindrata.

  • la 750 Derivazione, che mantiene la carrozzeria invariata della 600 normale, viene affidata alla Zagato, che la ricarrozza con uno stile particolare, detto "750GT Doppia Gobba".
  • Al Salone di Torino del 1958 debutta la nuova 750GT Bialbero, sempre carrozzata da Zagato, ma con motore portato da 42 a 57 cavalli, che esportate negli Stati Uniti in versione da gara "Fiat-Abarth Zagato Record Monza 750" conoscono un notevole successo nelle competizioni sportive.
  • Nella primavera del 1960 la Carrozzeria Allemano presenta una versione con cilindrata maggiorata: la Abarth 850 Spider, con motore da 51 cavalli e stile dedicato. Successivamente in Argentina viene prodotta una versione marchiata Cisitalia, mentre sempre Allemano sviluppa un modello 850 Coupé.
  • Al Salone di Parigi del 1960 Zagato presenta l'Abarth 1000 Zagato, dotata del 982 cc che equipaggerà anche le future 1000 Berlina, motore da 91 cavalli
  • L'Abarth Monomille è invece una versione mono-albero del 982 cc, e quindi meno costosa, con carrozzeria simile alle coupé Zagato, ma prodotta dalla Abarth.
Abarth 850TC

Usando la nuova FIAT 600D, alla fine del 1960 la Abarth inizia a costruire la Abarth 850 TC (Turismo Competizione), la cui versione stradale rimane in produzione fino al 1966. La Fiat fornisce le auto senza alcune parti meccaniche (albero motore, freni, carburatore e scarichi) che vengono montate dalla Abarth trasformando la 600 in 850 TC.

Nel corso del 1962, sono realizzate due varianti della 850:

  • la TC Nürburgring (per omaggiare la vittoria della 850TC nell'omonimo circuito), il cui motore fornisce 55 cavalli CUNA a 6500 giri/minuto. Questa versione è costruita per ricordare la vittoria di classe ottenuta, nel 1961, da un'Abarth 850 alla 500 Chilometri del Nürburgring;
  • la TC/SS, il cui motore dà 57 cavalli CUNA a 6500 giri/minuto. Verso la fine del 1962 questa versione è ribattezzata "850 TC Nürburgring Corsa".

Sempre nel 1962 la 850 è affiancata dalla FIAT-Abarth 1000 Berlina, anch'essa derivata dalla FIAT 600 ma con il motore di 982 cm³, con 60 cavalli CUNA.

Con le versioni più sportive della FIAT-Abarth 1000 TC (anche se la sigla Turismo-Corse non venne mai adottata dalla casa) con 85 CV di potenza e la TCR con testata radiale in grado di raggiungere i 115 CV, la Abarth porta una serie di novità nelle auto di piccola dimensione, come i freni a disco su tutte e quattro le ruote, il cambio a 5 marce e le sospensioni a molla e ammortizzatore (le balestre della 600 non erano in grado di fornire un'adeguata tenuta di strada).

La famiglia 500/595/695

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Abarth 695

Anche l'Abarth 500 continuerà a evolversi, rimanendo in commercio fino al 1971:

Usando la nuova FIAT 500D e in seguito la 500F, nel '63 fa il suo arrivo in gamma la 595, che subisce un aumento di cilindrata ed altre migliorie, lavorando su cilindri e pistoni, albero motore, testata, bielle e valvole. Per ossigenare meglio il bicilindrico non possono mancare un albero a camme dal profilo più spinto e, ovviamente un carburatore Solex maggiorato, spingendo il mezzo a 28 cavalli. Un anno dopo è il turno della 595SS (SuperSport) che arriva a 32 cavalli.

Nel '64, i tecnici dell'Abarth arrivano quasi a 700cc di cilindrata: è la 695 che sprigiona 30 cavalli, seguita dalla 695SS con 40 cavalli. Successive evoluzioni saranno le 695SS Assetto Corsa nel '65, e nel '69 695SS Competizione.[7]

Le "Omologata Turismo"

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Abarth OT850 Berlina

Nel 1965, da Mirafiori esce una nuova utilitaria a marchio FIAT, la 850, designata sostituta della ormai datata 600, che comunque manteneva il serie 100, con apportate delle modifiche migliorative. Abarth, si mette subito all'opera per elaborare la nuova vettura, nei vari modelli Berlina, Spider e Coupé. Nascono così una vasta gamma di modelli OT, ovvero Omologata Turismo, una sigla che accompagnerà tutti i modelli, forse per distinguerli dalle derivate della 600

  • Fiat-Abarth OT 850 Berlina: introdotta nel luglio 1964, è la prima Abarth su base 850. Il suo motore Tipo 201 era il quattro cilindri in linea da 847 cc della berlina regolare portato da 34 cavalli a 44 cavalli; la velocità massima è aumentata di conseguenza da 120 km/h a 130 km/h. Da ottobre dello stesso anno diventa disponibile in due versioni: la OT 850 Oltre 130, pressoché invariata, e la OT 850 Oltre 150, con un motore da 53 CV, freni a disco anteriori e una velocità massima di 150 km/h.
Abarth OT1000 Coupé
  • Fiat-Abarth OT 1000 Berlina: introdotta nell'ottobre 1964, la cilindrata del motore aumentata a 982 cc, produceva 60 CV e 79 Nm (58 lb⋅ft) di coppia. I freni anteriori sono stati cambiati in dischi. Era dotata di radiatore aggiuntivo e parafanghi allargati.
  • Fiat-Abarth OT 1000 Coupé e Spider: erano le varianti coupé/spider, introdotta nell'ottobre 1965. rispetto alla versione berlina, il motore produceva 62 CV e 79 Nm di coppia. La velocità massima era di 155 km/h per la coupé e 160 km/h per la spider.
  • Fiat-Abarth OTR 1000 Coupé: debutta insieme alla OT 1000 Coupé; era dotata, come già visto per la 850TCR, di valvole radiali. Sprigionava una potenza di 74 CV e una velocità massima di 172 km/h. L'OTR si distingueva dalla OT 1000 Coupé per una griglia frontale rettangolare recante lo stemma Abarth, necessaria per il radiatore anteriore. Subendo la concorrenza di modelli OT meno costosi e meno complessi, la produzione dell'OTR 1000 terminò con l'arrivo del restyling 850 Coupé nel 1968.
  • Fiat-Abarth OTS 1000 Coupé: introdotta nell'aprile 1966, presentava la stessa carrozzeria della OTR 1000, ma motore OT 1000 testa standard con potenza aumentata a 67 CV e velocità massima a 160 km/h. La FIA la omologò nella classe GT nel 1966. Successivamente l'Abarth sviluppò diverse modifiche, tra cui un nuovo collettore di aspirazione per due carburatori Solex a doppia bobina, creando la OTSS1000. Sia OTS che OTSS furono rinnovate nel novembre 1968 come l'OT 1000.
Abarth OT1600 Berlina
  • Fiat-Abarth OT 1300 Coupé: lanciata nel novembre 1966, nonostante fosse identico alla OTR 1000 a parte le ruote allargate, utilizzava il motore della Fiat 124 da 1280 cc. L'auto montava anche un carburatore diverso e camme più affilate, aumentando la potenza del motore a 75 CV. La velocità massima dichiarata è di 172 km/h, la stessa dell'altrettanto potente OTR 1000, ma grazie al motore più semplice l'auto era più economica e flessibile come guida di tutti i giorni. Ridisegnata nel 1968 insieme agli OT da 1.0 litri.
  • Fiat-Abarth OT 1600 Berlina: una variante estrema basata sulla carrozzeria 850 berlina, presentata al Salone di Torino dell'ottobre 1964. Montava un bialbero da 1592cc, che erogava 155 CV e la velocità massima era di 220 km/h. I parafanghi posteriori sono stati notevolmente allargati per fare spazio a cerchi più larghi. Sono stati prodotti quattro esemplari.
  • Fiat-Abarth OT 2000 Berlina Mostra: vista la buona accoglienza della OT 1600 dalla stampa automobilistica, Carlo Abarth decise di creare una variante ancora più estrema basata sulla carrozzeria 850 berlina. Una delle quattro OT 1600 è stata smontata, verniciata di bianco con strisce rosse ed equipaggiata con il motore da 1946cc di una Simca Abarth 2000 GT Corsa del 1965. Il suo quattro cilindri bialberio da 2.0 litri produceva 209 CV e raggiungeva una velocità massima dichiarata di 252 km/h. Il badge posteriore dell'auto diceva "OT Fiat Abarth 2mila". La Fiat non diede il via libera all'OT 1600 né all'OT Mostra, quindi entrambi i progetti furono abbandonati.
Abarth OT2000 America
  • Fiat-Abarth OT 2000 Coupé America: introdotta nel febbraio 1966, era basata sulla 850 Coupé ma alimentata da un motore due litri. Differiva visivamente dalla 850 Coupé per avere una griglia a sbarre tra i fari, un paraurti anteriore diviso in due che conteneva una ruota di scorta che sporgeva e parafanghi anteriori e posteriori allargati. Il quattro cilindri bialbero da 1946 cc produceva 185 CV e poteva spingere l'auto a 240 km/h. Come per le OT1600/2000 berline, la OT2000 Coupé non venne appoggiata dalla dirigenza FIAT, che si rifiutarono di fornire 500 scocche per potere omologare la 2000OT nel Campionato Turismo; temendo un danno d'immagine per la pericolosità del veicolo.

Altri progetti

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Negli anni '60 Abarth & C. ebbe successo anche nelle gare di cronoscalata e di auto sportive, principalmente nelle classi da 850cc fino a 2000cc, gareggiando con Porsche 904 e Ferrari Dino.[8]

Il V12 dell'Abarth T140

Nel 1966 Abarth realizza la vettura da corsa 1000SP, dotata di telaio tubolare in acciaio, meccanica FIAT 600 e motore 4 cilindri da 105 cavalli, ideale per partecipare alle gare del Gruppo 6.

Nel '67 è invece la volta della 2000 Sport Spider, simile alla 1000SP, ma con telaio a traliccio. Nel '68 vede la luce la 2000 Sport Tipo, questa volta con telaio tubolare e motore 4 cilindri da 250 cavalli.

Sempre nel 1968 nasce l'Abarth 3000SP, che monta un 3.0 V8, e che subirà numerose modifiche fino al 1971, quando la FIAT, proprietaria dell'Abarth se ne disinteresserà. Altro Sport Prototipo sviluppato dall'Abarth era la T140, dotata di un 6.0 V12 a 120° gradi, con potenza di 610 cavalli. L'auto però venne abbandonata in seguito al cambio del regolamento, che ridusse la cilindrata consentita degli sport prototipi a 3 litri.[9]

FIAT acquisisce l'Abarth

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Una 124 Abarth-Rally Gr.4

Nel 1971 l'Abarth, a causa di vicissitudini economiche, viene acquisita dalla FIAT per poi diventare nel 1979, con Fiat, Lancia e Autobianchi, diviene marchio di Fiat Auto Spa, tuttavia Carlo rimane nella veste di consulente esterno, morendo nel '79. Il Reparto Corse della Fiat per l'occasione si trasferisce in corso Marche 72, non distante dalla sede del preparatore.

Anni '70: le Fiat

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La prima auto nata sotto la nuova gestione fu la A112 Abarth, già sviluppata come prototipo da corsa da Carlo Abarth, e rimaneggiata come utilitaria stradale dal colosso torinese nel 1971. Intanto l'officina si trasforma nella vera e propria scuderia ufficiale di casa Fiat, dedicandosi soprattutto ai Rally, ma anche alle competizioni su pista.

Dopo l'A112, i tecnici dello scorpione mettono mani sulla 124 Sport Spider, elaborando propulsore e meccanica, e dando origine alla 124 Abarth Rally, iscrivendola al Campionato europeo rally, e nel '73 omologandola al Gruppo 4. Proprio per le esigenze di tale regolamento, nelle officine di corso Marche vengono costruite 500 (in seguito 1000 per l'elevata richiesta) Fiat 124 Spider Abarth omologate stradali, famosa per il suo cofano in nero opaco.

Prototipo di X1/9 in prova

Nel frattempo Carlo Abarth, che per qualche tempo era stato assente, era tornato nel 1973 alla casa dello Scorpione, seppur parzialmente estromesso dagli affari, con un nuovo progetto, un prototipo biposto da competizione. Affidato il compito all'ing. Mario Colucci, collaboratore pre-Fiat, il risultato che venne fuori fu la SE027, dotato di semi-monoscocca e del famoso 2000cm³ 4 cilindri bialbero, sviluppata in collaborazione con Pininfarina; lo sviluppo nella vettura durò fino al 1974, anno in cui venne stoppata, causa i costi in seguito alla crisi dello stesso anno, e la necessità di convergere risorse sul rally, abbandonando così per sempre la categoria degli sport-prototipi.[10]

La SE030 al Giro d'Italia 1974

Contemporaneamente sono allo studio i progetti SE028 e X1/9 Abarth. Il primo, che prevede una derivazione Abarth della utilitaria 126, viene scartato per problemi al motore, mentre il secondo avrà molto più successo. Il progetto X1/9, come evidente dal nome, era nato quando all'Abarth venne pesantemente elaborato un esemplare della cosiddetta auto per segretarie[11], che montava il docile 1 300 della 128. Fatto spazio nel cofano venne montato un 1.8 di derivazione Beta Montecarlo, medesimo motore delle 124 Abarth, che sviluppava 180-200 CV su un peso di circa 750 kg, coniugato ad un cambio 5 marce innesti frontali e un differenziale autobloccante. Nonostante una breve e non poco vittoriosa carriera, i vertici di casa Fiat pensionarono la giovane berlinetta in favore della coupé 3 volumi di casa Fiat, la 131, per i rally, e di un nuovo progetto per le corse, ovvero la X1/20, meglio nota come SE029.

La SE031 al Giro d'Italia 1975

Il 1974 è l'anno di una nuova berlinetta a motore centrale, la SE030, diretta evoluzione della SE029, con scocca della futura Beta Montecarlo costruita da Pininfarina e motore V6 della ammiraglia del lingotto, la 130, portato a 3481cm³. La vettura al Giro d'Italia 1974, guidata da Giorgio Pianta riesce ad arrivare seconda.

Fiat 131 Abarth al Rally di Montecarlo nel 1977

Nel 1975 la nuova FIAT 128 Coupé 3p viene affidata alle cure dei tecnici Abarth, che realizzano un progetto (128 C.R.A.) privo però di sbocchi commerciali. Maggior successo avrà invece la SE031, basata sulla 131, che riutilizza il famoso 3.5 V6, battezzata ancora una volta da Pianta nel Giro d'Italia dello stesso anno. Fondamentale sarà questo prototipo per la creazione della Fiat 131 Abarth Rally, vettura dotata di un quattro cilindri di derivazione 132, che salirà alla ribalta per la conquista del Mondiale Costruttore Rally nel 1977, 1978, 1980. Nel 1979 verrà realizzata una versione sovralimentata, nota come SE035 o "Moby Dick" per i notevoli parafanghi, che applicava ad un 4 cilindri da 1452cm³ un compressore volumetrico.[12] Quest'esperienza tornerà utile più tardi con le Lancia da rally e con alcune Fiat stradali, come le Volumex.

Difatti contemporaneamente agli impegni agonistici, le auto del colosso torinese aveva subito un'iniezione di sportività pure nei listini. Nel decennio a seguire nasceranno modelli grintosi come la Ritmo Abarth 125TC e poi 130TC, e la 131 Volumetrico Abarth.

Anni 80: le Lancia e la fusione con Squadra Corse HF

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Gli anni ottanta si aprono con un cambio societario: la Fiat assorbe completamente l'Abarth all'interno della sezione sportiva Fiat Auto Gestione Sportiva, dedita a tutto ciò che riguarda gli sport automobilistici del gruppo torinese. È proprio in questo periodo che il marchio Lancia la fa da protagonista, con il dominio dei rally e delle corse; l'Abarth arriva a fondersi con la Squadra Corse Lancia-HF, per trasferirsi definitivamente al civico 72 di corso Marche.

Per Lancia questo è un decennio che inizia fulgido, impegnata nelle competizioni sport-prototipi con la Montecarlo Turbo Gr.5, seguita da Gianni Tonti dell'Abarth e Claudio Maglioli e Nicola Materazzi della Lancia Corse. Vince il campionato del mondo 1979 nella divisione da 2 litri e il Campionato Mondiale Sport Prototipi due volte consecutivamente (1980, 1981). Hans Heyer vinse su una Montecarlo Turbo il Deutsche Rennsport Meisterschaft. Nello stesso anno si piazzò primo e secondo al Giro d'Italia automobilistico.

Con l'evolversi dei Gruppi di Regolamento, il Gruppo 5 venne sostituito dal Gruppo C nel 1982, per cui venne sviluppata la Lancia LC1, dotata del medesimo quattro cilindri 1425cm³ sovralimentato della Montecarlo, ma che rientrava nel Gruppo 6. Non avendo la disponibilità di un'autovettura che rientrasse nel Gruppo C la Squadra Corse Lancia, diretta da Florio, adoperò la LC1 nella stagione 1982, in attesa della SE036, potendo però solo conquistare il titolo piloti a causa del regolamento.

Così, nel 1983, Lancia si presenta, per contrastare l'egemonia Porsche, con una nuova vettura, l'Abarth SE036 V8, meglio nota come Lancia LC2. Il mezzo era dotato di un motore Ferrari V8 della famiglia Dino, ma pesantemente elaborato dall'Abarth con due turbocompressori KKK, ed era basato su un telaio sviluppato dalla Dallara. Quest'ultimo prototipo, in gara fino al 1986, raccolse magre vittorie, nonostante le buone prestazioni, a causa di problemi di affidabilità.

Parallelamente al cimentarsi nell'endurance, i vertici Fiat, a cui era a capo l'ing. Ghidella, si preoccuparono di sostituire l'ormai obsoleta 131 Rally, componendo una squadra di uomini dell'Abarth, Pininfarina, Lancia e Dallara per creare una degna erede. Scartando il turbo a causa della sua latenza, e la trazione integrale per mancanza di conoscenze specifiche, venne messa a punto nel 1982 dall'ing. Limone, su base SE030, la Lancia Rally 037, una vettura tradizionale e leggera, dotata di un 2.0 quattro cilindri sovralimentato tramite compressore volumetrico, in posizione trasversale-posteriore. L'auto nonostante fosse in controtendenza per avere solo due ruote motrici, riuscì a conquistare numerose vittorie, tra cui il titolo mondiale del 1983. Fu l'ultima auto a 2 ruote motrici a vincere il mondiale rally e fu anche l'unica a prevalere sulle più avanzate auto a trazione integrale.

Tuttavia si era resa nota la necessità di un'auto a quattro ruote motrici, di cui il gruppo era sprovvisto. Con l'approvazione di Cesare Fiorio, nel 1984, Giorgio Pianta, il noto collaudatore, nello stabilimento di Chivasso cercò di progettare un'auto a trazione integrale con i mezzi che c'erano in casa. Decise così di abbinare due trasmissioni e due motori all'interno di una Beta Trevi, dando origine alla Beta Trevi Bimotore. L'auto si dimostrò eccezionalmente prestazionale, ma era afflitta da un notevole surriscaldamento per il motore centrale e peso maggiore per la meccanica doppia, venendo presto accantonata in favore di un'auto 4x4 tradizionale.[13]

Per tale motivo, già all'inizio del 1983, a corso Marche, era in progetto, in massimo segreto, un veicolo a trazione integrale tradizionale, sotto la direzione dell’ingegnere Pier Paolo Messori, padre della Campagnola, unica 4x4 FIAT del tempo, che partendo da zero, avrebbe dato vita alla SE038, vettura dotata di nuovo motore, telaio e organi meccanici, che prenderà il nome di Delta S4. Solo però nel giugno '84, sarebbero partite le prove del primo prototipo 001, da parte del succitato Pianta. Alla fine la Delta S4 debuttò nel rally RAC del 1985, dotata di un 1.8 quattro cilindri sovralimentato da un turbo e un compressore volumetrico per evitare vuoti di potenza. Venne assemblata fra la Carrozzeria Savio, lo stabilimento Lancia di Borgo san Paolo con l'Officina Abarth di corso Marche, per una quantitativo di 200 esemplari stradali, al fine da poterne omologare la variante da competizione secondo le norme FIA Gruppo B, da utilizzare nel campionato del mondo rally.[14]

La Delta S4 ha gareggiato dall'ultimo evento del 1985 fino alla fine del 1986, con molti successi, quanti molte sfortune, come la morte di Henri Toivonen e Sergio Cresto, ma anche il mondiale piloti-costruttori che va a Peugeot grazie ad un ricorso.[14]

Vennero poi sviluppate vetture sperimentali dall'Abarth, per il Gruppo S, una categoria rally di altissimo livello; esse erano l'ECV ed ECV2, prototipi derivati dall'S4, ma con carrozzeria e telaio in materiali compositi, e medesimo motore ma dotato di due turbo e sistema Triflux. Tuttavia a causa della pericolosità delle vetture del Gruppo B, un ulteriore step più potente come il Gruppo S venne rigettato, in seno ad il nuovo Gruppo A, con automobili strettamente derivate da quelle di serie.

Nel 1986, dalle esperienze maturate con il progetto SE038, viene presa la Lancia Delta HF 4WD, già in produzione, e modificata sotto diversi punti di vista. Già ad Agosto alcuni muletti vengono testati alla Mandria.[15] Nome progetto SE043, la HF 4WD modificata appositamente dall'Abarth, debutta nel 1987, vincendo i titoli mondiali costruttori e piloti, e il titolo europeo; tuttavia l'auto non è esente da difetti. Nella stagione 1988 dopo l'inizio, debutta l'Abarth SE044, meglio nota come Delta Integrale, con 280cv e passaruota allargati, vincendo tra il 1988 e il 1989 14 rally (fra cui due volte il Safari), due titoli Costruttori, due Mondiali Piloti e due campionati europei. Al Rally di Sanremo 1989 viene svelata la SE045, una Integrale 16V (per l'appunto con quattro valvole per cilindro e 300cv); la nuova Delta nel 1990-91 vince due Titoli Costruttori, un Mondiale Piloti e in totale 13 rally, perdendo però un Mondiale Piloti 1990, andato a Carlos Sainz su Toyota. Il canto del cigno fu la Delta Evoluzione, SE050, che seppur non supportata dalla casa madre, nella stagione 1992 conquista il titolo costruttori.[16][17][18]

Le Fiat, nelle officine Abarth vengono rilegate ad un ruolo di secondo piano: viene preparata, a fianco alla Delta S4, la Fiat Uno Abarth Gruppo A, che monta il 1301cm³ della Turbo i.e. con 160/170cv e cambio a innesti frontali, una piccola bomba che pesava 885 kg; famose saranno quelle adottate dal Jolly Club, in livrea Totip nella stagione rally 1986.[19] Per sostituire il trofeo dedicato alla A112, poi, nel 1985 viene istituito un trofeo monomarca rally, in cui vengono utilizzate le Uno 70, affiancate nel 1987 dalle Turbo. [20][21]

Anni '90: le Alfa Romeo e le Corse

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Nel 1987 però, la Fiat acquisisce Alfa Romeo, famoso per il suo target sportivo; insieme al marchio eredita anche l'Alfa Corse, il reparto sportivo della casa del Biscione, al cui vertice viene posizionato Giorgio Pianta. Inizialmente indipendente, si instaura man mano una collaborazione con l'Abarth, fino a che nel 1996 lo Scorpione e il Biscione si fondono in Fiat Corse. Nel frattanto però, l'attività dei Rally, e così del marchio Lancia nel mondo delle competizioni va ad estinguersi, non vedendo di buon occhio l'effetto pubblicitario dei rally, e concentrando tutti gli sforzi nel marchio milanese.[22]

La collaborazione Alfa-Abarth però, aveva già dato i suoi frutti: già nel 1987 venne ri-acquistato dal Team Mussatto un telaio LC2, e modificato esteticamente per motivi tecnici, a causa della sostituzione del V8 Ferrari Biturbo con il V10 3.5 Alfa-Brabham. Il nuovo sport-prototipo, conosciuto come Alfa Romeo SE048, viene progettato sotto il controllo dell'ingegner Lombardi. Sempre per decisione del medesimo ingegnere, viene accantonato il V10 milanese, per un V12 proveniente da Maranello, lo stesso montato sulle Ferrari F1 del tempo. Il progetto verrà però abbandonato in favore di campionati turismo e vetture derivate da quelle stradali.

Avendo rinunciato allo sviluppo di Lancia sportive, nel '91 inizia lo sviluppo dell'Alfa Romeo 155 GTA, basata sull'omonima 155 Q4, a sua volta discendente dalle Delta Integrali. Anche la GTA erediterà molto dalle Delta, come organi meccanici e motori, adeguatamente modificati. Vincerà facilmente il campionato italiano Superturismo 1992. Ulteriore evoluzione sarà la 155 V6 TI, che monterà prima il V6 Busso, e poi dal '96 il V6 PRV di derivazione Thema, collezionando 38 vittorie nel DTM, e la 155 D2, dotata di 2.0 TwinSpark, che correrà nel BTCC e nel CET.

La Abarth oggi

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Nel 2007 il gruppo Fiat rilancia Abarth. Il primo modello del nuovo corso fu la Abarth 500, dotata di un motore T-Jet 1.4 Turbo 16v da 135 CV, ulteriormente potenziabile a 160 CV tramite i kit di elaborazione: "esseesse", "esseesse Koni", "Abarth Elaborazione 595" e "695 Abarth Brembo Koni". Nel 2008 viene lanciata la Abarth Grande Punto, mentre nel giugno del 2009 la Grande Punto "Abarth Supersport". Caratteristiche base di questa versione sono il kit "esseesse" già installato dalla casa madre con il motore potenziato fino a 180 CV e gli interni sportivi con sedili Abarth by Sabelt. Si approfitta del lancio di questa versione per riproporre tra i colori disponibili lo specifico tono di grigio denominato Grigio Campovolo, già appannaggio delle vecchie Abarth.

Questi modelli sono affiancati dalle due elaborate di serie, una da 160 CV denominata "595 Turismo" e l'altra da 180 CV chiamata "595 Competizione". Successivamente la casa ha proposto numerose versioni in serie limitata, tra cui le più potenti "695" con motore potenziato a 180 CV, fino a giungere nel 2014 a una versione "estrema" da 190 CV denominata 695 Biposto. Dopo il grande successo riscontrato dalla 695 Biposto è nata la serie speciale 695 Biposto Record, presentata in anteprima all'IAA di Francoforte 2015.

Allo stesso salone è stata anche presentata l'Abarth 595 Yamaha Factory Racing, un'edizione speciale nata per celebrare la partnership con la Yamaha Motor per l'edizione 2015 della MotoGP. Inoltre, le concessionarie autorizzate Abarth sono anche delle vere e proprie officine dove possessori di una Abarth possono aumentare le prestazioni tramite l'installazione di un kit, personalizzare il proprio stile con elementi quali cerchi da 18 pollici, molle ribassate, freni maggiorati e migliorare l'estetica installando ad esempio sedili racing, copripedali specifici o poggiapiede in alluminio.

Nel 2017, Abarth, in collaborazione con i Cantieri del Gruppo Ferretti, che realizza Yacht di lusso, presenta la nuova 695 Rivale. Disponibile in versione Cabrio o Berlina, è dotato di un motore 1.4 sovralimentato da 180 CV.

Nel 2019, Abarth festeggia i primi 70 anni e lo fa con eventi organizzati in tutta Italia e con una gamma rinnovata. Nello stesso anno presenta l'esclusiva Abarth 695 70 anniversario, in serie limitata di 1949 esemplari ed equipaggiata con il nuovo spoiler ad assetto variabile, studiato nella galleria del vento di FCA ad Orbassano (Torino), che migliora le prestazioni aerodinamiche della vettura, aumentando la tenuta nel misto veloce e la stabilità alle alte velocità. Regolabile manualmente in 12 posizioni, con un’inclinazione da 0° a 60°, consente di aumentare il carico aerodinamico fino a 42 kg (nella posizione di massima inclinazione, 60°, a una velocità di 200 km/h).

Il 2020, inizia per Abarth con una pioggia di premi a conferma di quanto sia grande l’entusiasmo per lo Scorpione. Infatti, oltre alle vittorie conseguite a febbraio in Ungheria e Slovenia nell’ambito del progetto internazionale “Best Cars 2020”, il design Abarth si aggiudica tre primi posti in altrettante categorie del concorso “The Best Brands 2020” indetto dalla rivista automobilistica AUTO BILD. Inoltre i modelli Abarth 595 e Abarth 695 hanno conquistato anche i voti dei lettori di MOTORSPORT AKTUELL, tedeschi, austriaci e svizzeri, che hanno voluto premiare la strategia di Abarth di impegno nel motorsport finalizzato all’implementazione di soluzioni tecnologiche racing nella produzione di serie[23][24][25].

Abarth 500e

Nel 2022 viene presentata la Abarth 500e, prima elettrica del marchio dotata di motore da 113,7 kW/155 cv e batteria da 42 kWh[26].

La Abarth Driving Academy

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L'Abarth Driving Academy è la scuola ufficiale di guida sportiva Abarth, nata in collaborazione con il "Centro Internazionale Guida Sicura", creato nel 1991 da Andrea De Adamich. La scuola ha sede presso l'autodromo Riccardo Paletti di Varano de' Melegari, a 25 km da Parma. L'iniziativa nasce con l'intento di offrire la possibilità di apprendere tecniche di guida con una particolare attenzione alla sicurezza e all'uso ottimale delle vetture sportive. Il corso si divide in lezioni pratiche e teoriche, sotto la guida di un team di piloti e istruttori esperti ed è suddiviso in due livelli: base e advanced.[27]

Furono inoltre importanti anche i popolari kit di trasformazione Abarth per la vecchia Fiat 500, che la rendevano più aggressiva e sportiva, senza limitarne la circolazione alla sola "pista": nel 1963 fu presentata la 595 Abarth, prodotta prima su base Fiat 500 D e poi su Fiat 500 F sino alla fine del 1971, mentre nel 1964 venne invece presentata la Fiat Abarth 595 SS. Nello stesso anno furono presentate anche la Fiat Abarth 695 e la Fiat Abarth 695 SS, entrambe con una cilindrata totale di 689 cm³. Le parti speciali caratterizzanti le versioni elaborate da Abarth erano composte da cruscotto (con strumentazione specifica provvista di tachimetro, contachilometri, contagiri, indicatore livello benzina e indicatore temperatura olio), volante a 3 razze, carburatore doppio corpo Solex C 28 PBJ montato su apposito alloggiamento in alluminio, coppa olio in alluminio, sistema di aspirazione e scarico dei gas specifici, ecc. Da menzionare anche il fatto che su queste versioni il portellone posteriore, che chiudeva il motore posto nel retro della vettura, veniva rialzato con dei fermi per aumentare il raffreddamento del motore stesso e quindi la sua efficienza.

La Abarth produsse molti dei modelli FIAT ed anche dei modelli Autobianchi (A112 Abarth) in versione sportiva.

1955 Abarth 209A Coupe Boano (versione con capote della 207A)
Fiat Abarth 1000 del 1961
Fiat Abarth 1000SP del 1968

Modelli del passato

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Abarth 124 Spider (2016 - 2019)

Altre monoposto

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Serie Speciali

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Abarth 595 (2017)
  • 500 Opening Edition - 200 esemplari (2008)
  • Zerocento - 100 esemplari (2009)
  • 695 Tributo Ferrari - 1696 esemplari (2010)
  • 500 Cabrio Italia - 150 esemplari (2011)
  • Grande Punto Scorpione - 199 esemplari (2011)
  • 695 Edizione Maserati - 480 esemplari (2012)
  • 595 50 anniversary - 390 esemplari (2013)
  • 124 Spider 2016 Edition - 2500 esemplari (2016)
  • 695 XSR Yamaha Edition - 1390 esemplari (2017)
  • 695 Rivale 175 Anniversary - 350 esemplari (2017)
  • 695 70 anniversary -1949 esemplari (2019)
  • 595 Scorpioneoro - 2000 esemplari (2020)

Modelli in produzione (2024)

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L’archivio della casa automobilistica è conservato presso il Centro storico Fiat[30] nel fondo Abarth (estremi cronologici: 1930 - 1970)[31].

  1. ^ Abarth, su autotoday.it. URL consultato il 23 dicembre 2017 (archiviato il 9 agosto 2017).
  2. ^ a b c d Abarth - L'azienda, su www.fcaheritage.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  3. ^ a b History | Berni Motori | Abarth, su www.bernimotori.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  4. ^ a b Abarth - Le vetture, su fcaheritage.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  5. ^ a b c Abarth 2400 Coupé Allemano: la GT di Carlo, su fcaheritage.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  6. ^ Inventory Listing of Carrozzieri Italiani - Abarth 1600 Coupé and Spider, su carrozzieri-italiani.com.
  7. ^ Fiat 500 Abarth, storia di un piccolo grande mito, su it.motor1.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  8. ^ THE HISTORY OF ABARTH, su abarthcarsuk.com. URL consultato il 1º agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2014).
  9. ^ 1967 T140 6000 | Berni Motori | Abarth, su www.bernimotori.com. URL consultato il 1º agosto 2022.
  10. ^ Abarth Tipo SE027, su bernimotori.com.
  11. ^ Nuccio Bertone e il suo soprannome per l'X1/9, su ruoteclassiche.quattroruote.it.
  12. ^ Fiat Abarth SE 035 (1979): “MOSTRUOSA”, su Motorionline.com. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  13. ^ Lancia Trevi Bimotore, su www.fcaheritage.com. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  14. ^ a b Lancia Delta S4 Gruppo B, eccellenza italiana, su www.automobilismo.it. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  15. ^ Facebook, su www.facebook.com. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  16. ^ Storia Sportiva, su Lancia Club. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  17. ^ Lancia e i rally: la storia di un mito, su iconwheels.it, 27 novembre 2016. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  18. ^ Lancia Delta Gruppo A: la regina dei rally, su iconwheels.it, 21 giugno 2013. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  19. ^ Fiat Uno e rally: 40 anni di amore diventano leggenda » Storie di Rally, su Storie di Rally. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  20. ^ Trofei Fiat nei rally: una grande fucina di campioni » Storie di Rally, su Storie di Rally. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  21. ^ Ottieni link, Facebook, Twitter, Pinterest, Email, Altre app, Fiat Uno 70 S “Trofeo”, su passioneautoitaliane.com. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  22. ^ AlfaSport Club, su web.archive.org, 12 luglio 2010. URL consultato il 5 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2010).
  23. ^ Pioggia di premi internazionali per Abarth, su media.stellantis.com. URL consultato il 27 aprile 2022.
  24. ^ Q. N. Motori, Abarth nel 2020 fa incetta di premi internazionali, su QN Motori, 2 aprile 2020. URL consultato il 27 aprile 2022.
  25. ^ Abarth, inizio anno con il pieno di premi internazionali - Attualità, su ANSA.it, 7 aprile 2020. URL consultato il 27 aprile 2022.
  26. ^ Abarth 500e: tutto quello che c’è da sapere sull’elettrica sportiva, su quotidianomotori.com, 23 Novembre 2022. URL consultato il 24 Novembre 2022.
  27. ^ Abarth Driving Academy, su abarth.it. URL consultato il 18 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2013).
  28. ^ (EN) Abarth 207A Boano Spider, su ultimatecarpage.com. URL consultato il 24 marzo 2020 (archiviato il 3 aprile 2018).
  29. ^ (EN) Fiat Abarth 750 Zagato Coupe, su ultimatecarpage.com. URL consultato il 24 marzo 2020 (archiviato il 21 marzo 2015).
  30. ^ Fiat Group Marketing & Corporate Communication spa. Archivio storico Fiat, su SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 12 giugno 2018 (archiviato il 12 giugno 2018).
  31. ^ Fondo Abarth, su SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 12 giugno 2018 (archiviato il 12 giugno 2018).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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