FILOSOFIA
Filo-sofia: amicizia per la sapienza
LA PAROLA “FILOSOFIA”
Dal greco: φιλος-σοφια, amicizia
per la sapienza
Pitagora fu il primo ad utilizzarla
Egli paragona la vita alle grandi
feste di Olimpia, ed il filosofo è
colui che vi si reca unicamente
per godersi lo spettacolo
I FILOSOFI
I filosofi “contemplano” la realtà
in modo disinteressato cioè
gratuito, senza uno scopo pratico,
ma per rispondere alle proprie
esigenze di verità, bellezza,
conoscenza …
scopo TEORETICO (theoréin)
CHI È IL FILOSOFO
SAPIENTE: colui che conosce la
verità
FILOSOFO: colui che cerca la
verità, cosciente del
fatto che non potrà mai
possederla tutta.
VERITA’
È la realtà nel suo significato
Dal greco “alétheia”:
colei che non sta nascosta
↓
si può trovare, scoprire con la ragione
FILOSOFIA
MOTORE → Domande
STRUMENTO → Ragione
OGGETTO → Realtà,
Esistenza
MOTORE: LE DOMANDE
“La filosofia nasce dal rapporto di
alcuni uomini con il mistero della
Realtà: di fronte alla vita e al mondo
nascono in loro delle domande, alle
quali sentono il bisogno di trovare
risposte concrete attraverso la ragione,
poiché i miti non riempivano più
quella loro esigenza di Verità e di
Sapienza” (M.)
SECONDO NOI...
Questa esigenza di Verità accomuna
gli uomini di tutti i tempi, non è
propria solo dei filosofi. Quelle
domande sono anche le nostre.
Ecco perché sentiamo quegli uomini
“vicini” anche se vissuti tanto tempo
fa, a noi contemporanei. (M.)
I PROBLEMI DELLA FILOSOFIA
FISICO: il principio delle cose (archè,
fisis)
ANTROPOLOGICO: l’uomo (ànthropos)
ONTOLOGICO: l’essere (on,óntos)
TEOLOGICO: Dio (theós)
ETICO: il comportamento giusto (ethos)
EUDEMONOLOGICO: la felicità (eudàimonia)
STRUMENTO: LA RAGIONE
Fattore che distingue l’uomo
all’interno della natura; è coscienza
della realtà nella totalità dei suoi
fattori; è apertura alla realtà e
capacità di “ottenerla” (conoscerla)
secondo metodi adeguati, per
giungere a delle certezze.
“La ragione è lo strumento per
capire e conoscere la realtà. Solo gli
uomini sono dotati di essa, infatti la
ragione è ciò che ci differenzia dagli
animali, i quali vivono in ogni
istante incoscienti di sé e di ciò che
li circonda. Non è scontato saper
utilizzare in modo ragionevole
questo preziosissimo e unico
strumento” (Miriam)
USIAMO LA RAGIONE!
La RAGIONE è usata in modo
“ragionevole” quando è adeguata alle
circostanze e agli oggetti che si hanno
di fronte
Nel campo della conoscenza la
ragione può esser utilizzata secondo
diversi metodi, ogni ambito di realtà
ha il metodo giusto per essere studiato
ALCUNI METODI
Matematico
Scientifico
Logico
Certezza esistenziale
PREMESSE NELL’USO DELLA RAGIONE
1) REALISMO: saper utilizzare il
metodo adeguato all’oggetto da
conoscere
→è l’oggetto stesso che te lo suggerisce,
anzi te lo impone
(se sbagli metodo ti accorgi che non riesci
a conoscere l’oggetto!!)
PREMESSE NELL’USO DELLA RAGIONE
2) MORALITA’: essere disposti a
vedere l’oggetto per quello che è
veramente, non essere legati ai propri
pregiudizi o stati d’animo.
Occorre attenzione, libertà e “amare la
verità più di sé stessi”
PREMESSE NELL’USO DELLA RAGIONE
3) RAGIONEVOLEZZA: si
ottiene essendo realisti e morali; è la
capacità di utilizzare la ragione in
tutta la sua ampiezza in modo
adeguato alle circostanze
RAGIONE
logos= ragione umana, pensiero,
discorso
Logos= ragione universale, divina,
non umana.→ LEGGE della
realtà.
La ragione è apertura alla realtà,
capacità di afferrarla e affermarla
nella totalità dei suoi fattori.
COSMO
La REALTA’ è un COSMO
(ordine), NON un CAOS
(disordine)
Solo il cosmo si può studiare, è
intellegibile (intus-legere)
LA STORIA DELLA FILOSOFIA
Si afferma che la filosofia sia nata in
GRECIA, perché:
I greci risultano gli autori dei primi testi scritti
filosofici della civiltà europea
Siamo figli di una cultura dalle radici elleniche
I greci sono stati i primi ad impegnarsi in quel
tipo di indagine critica e razionale
PERCHE’ PROPRIO IN GRECIA…
Sviluppo delle poleis, a direzione prima
aristocratica poi democratica
Sviluppo di un ceto borghese facoltoso di
commercianti e artigiani cittadini
Isonomia: riconoscimento di uguali diritti a
diversi ceti
Scontro critico tra varie opinioni
(non basta più l’ossequio passivo e il rispetto
cieco delle tradizioni, dei miti)
Innanzitutto nelle colonie ioniche
LE SCUOLE FILOSOFICHE
Insieme si trova meglio la verità
(ricerca associata)
DIALOGO (dia-logo= discorso tra).
La scuola filosofica è vita in
comune tra un gruppo di amici
LE FONTI
DIRETTE: scritte direttamente dai
filosofi.
La maggior parte andate, almeno parzialmente,
perdute;
rimangono i frammenti (di Platone è rimasto quasi
tutto).
INDIRETTE: testimonianze di altri
filosofi o di dossografi.
Dossografi: uomini che scrivono le opinioni dei
filosofi, scrittori appartenenti principalmente al
tardo periodo della filosofia greca (Teofrasto).
→Le fonti vanno lette e interpretate
“UNA VITA SENZA
RICERCA NON È
DEGNA DI ESSERE
VISSUTA”
Apologia di Socrate
Le Poleis greche, i filosofi e i principali
luoghi di culto
Scuola
Scuoladidi
Mileto:
Mileto:
Talete,
Talete,
Anassimandr
Anassimandr
o,
o,
Anassimene
Anassimene
Eracli
Eracli Luogo
Luogodidi
to
to nascita
nascitadidi
Pitagora
Pitagora
I filosofi in Magna Grecia
La
La
scuola
scuola
eleatica
eleatica
::
Parmeni
Parmeni
de,
de, Scuola
Scuoladi di
Zenone Pitagora
Pitagora
Zenone
ARISTOTELE, Metafisica, A, 2, 982a-983a
… infatti gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno
preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare , poiche
dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni che erano a portata di
mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo
momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si
trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali i fenomeni della luna
e del sole e delle stelle e l'origine dell'universo. Chi è nell'incertezza
e nella meraviglia crede di essere nell'ignoranza (perciò anche chi
ha propensione per le leggende è, in un certo qual modo, filosofo,
giacche il mito è un insieme di cose meravigliose); e quindi, se è
vero che gli uomini si diedero a filosofare con lo scopo di
sfuggire all'ignoranza, è evidente che essi perseguivano la
scienza col puro scopo di sapere e non per qualche
bisogno pratico …
La scuola di Mileto
“Talete”
Presumibilmente possiamo collocare
la nascita di Talete negli ultimi
decenni del VII secolo e la morte
verso la metà del VI;
Talete iniziò a filosofare entro
un’altra dimensione rispetto
all’oralità e al linguaggio
immaginativo della tradizione
omerica;
Introdusse una nuova terminologia
più razionale e adatta alla (Mileto, 640
spiegazione di ciò che indagava. a.C./624 a. C. –
circa 547 a.C.)
TALETE
Egli visse tra la fine del VII secolo e la prima metà del
VI.
Fu il fondatore della scuola Ionica di Mileto.
• Uomo politico, astronomo, matematico e fisico, oltre
che filosofo.
• Talete per definire l’Archè prese argomento dal vedere
che il nutrimento d’ogni cosa è umido.
Arrivò a sostenere che l’origine di tutto sia l’acqua e che
anche la terra stia sopra l’acqua.
I cambiamenti della coscienza
Dopo secoli del cosiddetto pensiero orale e
immaginativo (XI – IX secolo a.C.) nell’VIII secolo a.C. i
greci adottano l’alfabeto fenicio alla loro lingua,
aggiungendo le vocali e adattando l’alfabeto alle
esigenze dei vari dialetti greci.
La filosofia inizia nel momento in cui la coscienza si
desta dal linguaggio immaginativo e di sogno fino ad
allora usato (tradizione omerica) e viene stimolata a
pensare in modo “meno partecipativo” e più astratto
→ inizia la formazione di un linguaggio (terminologie)
più distaccato, riflessivo, consapevole e critico;
Questo passaggio del pensiero venne decisamente
favorito dall’uso dell’alfabeto fonetico e dalla scrittura.
Talete
Il suo filosofare era ancora vicino al racconto e
all’immaginazione orale, tuttavia la sua indagine si
rivolge verso la natura introducendo una nuova
terminologia e una nuova sintassi;
I suoi messaggi fondamentali sono i seguenti: a) Per
primo affermò l’esistenza di un principio unico causa
di tutte le cose che sono; b)Sostenne che il mondo è
pieno di Dei; c) Disse che il magnete possedeva un
anima, perché è capace di muovere (quest’ultima
affermazione si discosta molto dalla tradizione
omerica) – ora l’anima è principio di movimento.
Talete
Questo principio fu denominato da questi
primi filosofi, se non già da Talete stesso,
“Physis”, parola che nel senso del greco
arcaico sta per ‘realtà prima’, ‘realtà
originaria’, ‘realtà fondamentale’, in senso
moderno viene tradotta come “natura”;
Physis significa ciò che rimane identico a se
stesso nonostante la realtà sia soggetta a
mutamento e trasformazione e
nell’apparenza tutto divenga.
Talete e il principio-acqua
Il principio viene dall’acqua perché tutto
viene dall’acqua, tutto sorregge la propria
vita con l’acqua, tutto finisce nell’acqua;
Quindi non ci troviamo più, con Talete, di
fronte a figurazioni puramente fantastico-
poetiche ma di fronte a spiegazioni, a
descrizioni: siamo passati dal Mithos al
Logos e così è nata la filosofia;
La scuola Ionica di Mileto -
TALETE
esistenza di un principio unico che è causa
di tutte le cose, l’acqua:
principio/arché:
a) fonte e scaturigine
b) foce o termine ultimo
c) permanente sostegno (diremmo, con
termine successivo, sostanza di tutte le
cose;
Talete e il principio-acqua
Per Talete l’acqua non era un principio
strettamente fisico (l’acqua reale è simbolo del
principio-acqua) ma Divino un’essenza
fluida, dinamica e ingenerata che permea
tutte le cose, per questo egli afferma “tutto è
pieno di Dei”: tutto è pervaso dal principio
acqua.
Quindi per Talete: tutte le cose devono essere
vive e animate. → la calamita dovette essere
per lui prova di questa tesi.
Talete e il principio-acqua
Talete ha una visione che potremo
definire Panteistia e Monista della
realtà. Panteista, Dio nel tutto,
Monista perché vi è un’unica realtà di
cui ogni cosa è manifestazione.
Panteismo nel Seicento sarà definito
con un altro termine ovvero iolozoismo
→ la materia non ha nulla di statico
ma è vivente.
La scuola Ionica di Mileto -
TALETE
uno solo è l’argomento di Talete: la terra
sta sopra l’acqua = l’acqua è sostanza nel
senso primario che sta sotto e sostiene;
tale principio detto physis = non natura nel
senso moderno ma realtà prima,
originaria e fondamentale (in opposizione
a ciò che è secondario derivato e transitorio)
Anassimandro
Si calcola che Anassimandro
sia nato verso la fine del VII
secolo a.C. e morto intorno
alla prima metà del VI;
Compose un trattato che,
secondo le testimonianze,
costituisce il primo scritto
filosofico dell’Occidente dei
Greci ad ha il titolo: Sulla
Natura di cui ci rimane solo
un frammento. (610-547/546 A.C.)
Anassimandro: il principio - ápeiron
Anassimandro fu il primo a introdurre il termine “arché”
per designare il principio;
Contrariamente a Talete egli riteneva che tale principio (o
realtà prima e ultima delle cose) non fosse l’acqua, bensì
l’ápeiron ( “a” = privativo, “pèras” = limite) vale a dire
l’infinito o l’illimitato;
Per Anassimandro il principio non può che essere
l’infinito, l’indeterminato, l’ingenerato senza un inizio ne
fine, fuori dal tempo;
L’infinito abbraccia, regge, governa e ordina tutte le cose
e per questo può essere considerato come Divino;
Essendo infinito e indeterminato non coincide con
nessuno degli elementi.
La scuola Ionica di Mileto -
Anassimandro
Tutte le cose sono o principio o dal
principio: e dell'infinito non c'è principio,
perché avrebbe un limite. Poi, come
principio, è ingenerato e imperituro: che
ciò che è generato deve avere una fine, e la
fine è propria di ogni dissolvimento.
La scuola Ionica di Mileto -
Anassimandro
Perciò, noi diciamo, di esso non può esserci
principio, ma esso sembra essere principio delle
altre cose, e abbracciarle tutte e tutte reggerle,
come dicono tutti coloro che non pongono altre
cause oltre l'infinito [ ...]. E [l'infinito] appare
come il divino, perché è immortale e
indistruttibile, come dicono Anassimandro e la
gran parte dei fisiologi.
[ARISTOTELE, Fisica, 4, 203b 6 (= Diels-
Kranz, 12 A 15)]
La scuola Ionica di Mileto -
Anassimandro
àpeiron
privo di limiti esterni = infinito spaziale,
quantitativo
privo di limiti interni = qualitativamente
indeterminato
L’arché non è nell’acqua o nell’aria o in altro
elemento naturale, ma nell’àperiron, ovvero in
un principio infinito e indeterminato
La scuola Ionica di Mileto -
Anassimandro
Immagine della
terra come cilindro
= sostenuto da nulla
perché trovandosi
equidistante tra
tutte le parti non è
sollecitato e
muoversi da
nessuna di esse;
(immagine ardita di
un reggersi per
equilibrio di forze)
La scuola Ionica di Mileto -
Anassimandro
derivazione
delle cose =
eterno
movimento per
il quale si
separano da
essa i contrari
(caldo/secco;
freddo/umido);
Anassimandro, biografia
È geografo e cartografo: a
lui si deve la prima carina
geografica;
Sua è anche l’invenzione
dello gnomone solare
strumento con il quale egli
riusciva a calcolare gli
equinozi, i solstizi e
l’intervallo tra una stagione
e l’altra e, quindi, riusciva a
misurare il tempo.
Dal greco gnømøn-
gnømonos: conoscitore
La scuola Ionica di Mileto - Anassimandro
L’apeiron originale genera il mondo a partire
dalla separazione del caldo e del freddo; il caldo
divenne una sfera di fuoco che circondò l'aria che
circonda la Terra; a sua volta la sfera di fuoco si
ruppe in modo tale da originare gli astri che
consistono in anelli di fuoco disposti intorno
all'aria, dappertutto occultati da un involucro
opaco che li contiene meno che nei punti da dove
vediamo provenire luce (fori nell'involucro opaco
che, quando si chiudono, originano le eclissi); il
freddo rimase invece in basso dove risiedono la
terra, l'acqua e l'aria…
Anassimandro: il principio - ápeiron
Anassimandro fu il primo a introdurre il termine
“arché” per designare il principio;
Contrariamente a Talete egli riteneva che tale
principio (o realtà prima e ultima delle cose) non fosse
l’acqua, bensì l’ápeiron ( “a” = privativo, “pèras” =
limite) vale a dire l’infinito o l’illimitato;
Per Anassimandro il principio non può che essere
l’infinito, l’indeterminato, l’ingenerato senza un inizio
ne fine, fuori dal tempo;
L’infinito abbraccia, regge, governa e ordina tutte le
cose e per questo può essere considerato come Divino;
Essendo infinito e indeterminato non coincide con
nessuno degli elementi.
La genesi del modo
La realtà - le cose - derivano dall’infinito, da
una separazione da esso;
Questa separazione è stata, in origine,
determinata da una colpa, la quale ha generato
un movimento di distacco degli elementi
contrari che nell’infinito godevano di perfetta
armonia;
Questi elementi, che in origine erano in unità
sono tutte le coppie di contrari (caldo – freddo,
secco – umido, estate – inverno, notte – giorno,
ecc.)
Il “sopraffarsi” dei contrari
I contrari tendono istintivamente a sopraffarsi;
L’evidenza che in origine il distacco è avvenuto per una colpa è
l’ingiustizia che inevitabilmente pratica ogni elemento;
L’Ingiustizia è il “carattere essenziale” che ogni elemento
fatalmente portare in sé;
Il Tempo, per Anassimandro è il giudice di tale ingiustizia,
perché assegna un limite alla preminenza dell’uno sull’altro;
L’ingiustizia alla fine verrà completamente espiata dalla fine e
dalla morte stessa del mondo, secondo determinati cicli di
tempo;
Infinito è il principio e infiniti sono i mondi che si genereranno,
moriranno e si succederanno.
La Terra
Non solo per Anassimandro il
mondo morirà e si genererà
un’altra volta, ma esistono
spazialmente e
contemporaneamente a questo
mondo altri infiniti cosmi
invisibili e visibili;
La Terra è letteralmente
sospesa nello spazio ed è di
forma cilindrica, rimane
sospesa perché la sua posizione
rimane equidistante da tutto
ciò che la circonda.
La scuola Ionica di Mileto - Anassimandro
Collega la nascita ad una
colpa ed alla necessità di
espiarla = sembrano
innegabili influenze orfiche
Anassimene
Anassimene nativo di Mileto fu
discepolo e successore di
Anassimandro. Dalle
indicazioni delle fonti antiche si
può congetturare che sia nato
nei primi decenni del VI secolo
a.C. e morto negli ultimi
decenni del medesimo secolo.
Scrisse egli pure un libro Sulla
Natura. Di questo abbiamo a
disposizione solo 2
frammenti. 586 a.C – 528-525 a.C.
Anassimene – il principio aria
Anassimene corregge la teoria del maestro in questo senso:
a) Il principio primo è si infinito, ma non è indeterminato:
esso è “aria infinita”;
b) L’aria come pneuma (spirito in senso fisico, soffio vitale),
andrebbe considerata come principio perché si presta meglio
di qualsiasi altro elemento come capace di generare tutto;
c) Anassimene lo desume dalla considerazione che il respiro è
fondamentale per ogni essere vivente.
È credibile che Anassimene abbia chiamato il principio aria
“Dio” o “Divino” e divine sono tutte le realtà che derivano
dall’aria;
La scuola Ionica di Mileto –
Anassimene
Egli vede nell’aria anche la forza che anima il mondo
“come la nostra anima, che è aria, ci sostiene e ci
governa, così il soffio e l’aria abbracciano il cosmo
intero”
L’aria attraverso il processo di rarefazione e
condensazione determina la trasformazione delle cose.
Rarefacendosi, l’aria diventa fuoco; condensandosi,
diventa vento, poi nuvola e, condensandosi ancora,
acqua, terra e quindi pietra.
Pitagora
Pitagora e i pitagorici
Il numero principio di tutte le cose
“… poiché vedevano che le note e gli accordi
musicali consistevano nei numeri; e, infine, poiché
tutte le altre cose, in tutta la realtà, pareva a loro
che fossero fatte a immagine dei numeri e che i
numeri fossero ciò che è primo in tutta la realtà,
pensarono che gli elementi del numero fossero
elementi di tutte le cose e che tutto l’universo fosse
armonia e numero”
(Aristotele)
Pitagora e i pitagorici
Di Pitagora sappiamo molto poco. Nacque a
Samo probabilmente nel 571- 570 a. C.; venne in
Italia e morì intorno al 490. A Crotone fondò
una scuola. Probabilmente non scrisse nulla. La
sola dottrina filosofica che gli si può attribuire con
certezza è quella della metempsicosi, cioè la
trasmigrazione delle anime. La via per liberare
l’anima dal corpo era per lui la filosofia.
La setta dei pitagorici praticava un certo numero
di regole ascetiche e anche la comunione dei
beni.
Pitagora e i pitagorici
La fondazione scientifica della matematica.
Ai pitagorici si deve l’elaborazione della
matematica come scienza.
I pitagorici cominciarono a trattare la
matematica come vera e propria scienza,
elaborandone concettualmente gli elementi
fondamentali (quantità, punto, linea, superfice,
angolo e corpo).
Essi stabilirono un carattere rigoroso della
dimostrazione matematica
Pitagora e i pitagorici
Il numero come principio del cosmo. La tesi
fondamentale della loro filosofia come riflesso dei
numeri è che il numero è la sostanza delle cose.
Il numero è considerato come un insieme di unità
e l’unità è considerata identica al punto
geometrico. Ad esempio il numero 10 come il
numero perfetto.
La musica ha un ruolo primario nell’identificazione
del principio come numero. Infatti sia la melodia,
cioè la successione delle note, sia l’armonia, cioè
l’esecuzione contemporanea di più suoni,
Pitagora e i pitagorici
Il numero si divide in dispari e pari; questa
opposizione fondamentale si riflette in tutte
le cose. Il dispari è un’entità limitata,
ovvero terminata e compiuta. Il pari è
un’entità illimitata, ossia non compiuta e
non terminata.
Il pitagorismo è una filosofia dualistica,
poiché intende spiegare la realtà di una
contrapposizione di un principio tra limite
e illimitato, tra dispari e pari.
Fantasticando un po’potremmo scoprire che….
1 E’ il numero del “principio”, l’essenza per eccellenza…
ciò che da vita ciò che “accende”, a questo numero
corrisponde infatti il Sole.
2 E’ il numero della meditazione, della riflessione, della
capacità di scegliere nella doppiezza delle cose, ad esso si
associa la Luna.
3 E’ il numero della fortuna, della capacità di essere al
posto giusto al momento giusto, ad esso è associato Giove.
4 E’ il numero della pigrizia ma anche della bellezza, è un
numero affascinante che attrae a sé gli eventi, ad esso è
associato Urano.
5 E’ il numero dell’umorismo dell’allegria e della capacità
di sdrammatizzare, ad esso è associato Mercurio.
Fantasticando un po’potremmo scoprire che….
6 E’ il numero del sentimentalismo, della timidezza
e riservatezza interiore, ad esso è associato Venere.
7 E’ il numero della sensibilità e della fantasia, e
anche del sesto senso ad esso è associato Nettuno.
8 E’ il numero della calma interiore, della capacità
di analisi degli avvenimenti, ad esso è associato
Saturno.
9 E’ il numero dell’occultismo, del mistero, della
ricerca, dei fatti impiegabili, ad esso è associato
Plutone.
Pari e dispari
Se nel mondo si distinguono cose diverse e
anche opposte tra loro, ciò è dovuto alla loro
diversità numerica. Volendo classificare, la
principale e fondamentale diversità fra i
numeri è quella fra pari e dispari. Essa si
riflette dappertutto perché è qualcosa che
oltrepassa il semplice concetto di divisibilità.
Dispari
Il numero dispari, infatti, è per essenza
qualcosa di limitato, compiuto e quindi
perfetto.
La sua rappresentazione è la seguente
3: . 5: .. 7: … dove il punto in mezzo tra le due
metà segna la loro «chiusura»
. . . cioè la loro finitezza, quindi, in
un’ottica squisitamente greca, la
. .. … loro perfezione.
Pari
Il numero pari rappresenta l’illimitato, il non
chiuso, l’aperto e quindi l’imperfetto.
Eccone la rappresentazione:
2: . 4: .. 6: …
. .. …
Le altre opposizioni e la loro conciliazione
L’opposizione fra pari e dispari, cioè fra ciò che è LIMITATO e ciò
che è ILLIMITATO, così come è stata definita, fonda tutte le altre
opposizioni riscontrabili nella realtà, di cui Pitagora ci indica le più
generali:
unità-molteplicità; destra-sinistra; maschio-femmina; quiete-
movimento; retta-curva; luce-tenebra; bene-male; quadrato-
rettangolo.
Tuttavia la possibilità di combinare i numeri è segno che le
opposizioni si possono conciliare e che sulle opposizioni regna
comunque un più vasta armonia, di cui la musica è il carattere
sensibile. La musica consta infatti di una struttura matematica in cui i
numeri non si oppongono più, ma nell’insieme si armonizzano.
Per comprendere questo passaggio bisogna considerare che
i pitagorici rappresentavano i numeri attraverso
insiemi di punti disposti geometricamente. Raffigurando
in questo modo i numeri pari, che possono essere divisi
in due metà equivalenti, si nota che il processo di
divisione (rappresentato dalla freccia) non incontra
nessun limite. Questo rende i numeri pari imperfetti e
difettosi, perché indefiniti.
- - → Nei numeri dispari, al contrario, la divisione
trova un punto di arresto nell'unità, e questo li rende
limitati e dunque perfetti.
- - → notiamo che il numero pari lascia un campo vuoto
alla freccia che passa in mezzo e non trova un limite, e
quindi mostra la sua difettosità (illimitatezza), mentre nel
numero dispari, per contro, rimane sempre una unita in più,
che de-limita e de-termina.
Il numero arché
dell’ordine del mondo
Il mondo è dunque un cosmo ordinato perché
nato da un relazione numerica, cioè dall’incontro
di ciò che è illimitato e la sua misura. Ogni cosa ha
un’identità, cioè dei confini ben definiti, una sua
forma e tutte le caratteristiche che la
contraddistinguono, perché è una sorta di materia
illimitata (numero pari) contenuta in un forma
limitante (numero dispari). Quest’ordine e questa
misura sono l’armonia numerica di tutte le cose.
Una matematica simbolica e qualitativa
Da quanto abbiamo detto, si evince che l’aritmo
geometria pitagorica ha dunque un carattere non solo
quantitativo ma anche qualitativo in cui i numeri
simboleggiano anche le qualità dei corpi (maschio-
femmina, luce-tenebra) fino ad arrivare ad avere un
significato morale (bene e male).
I numeri stessi hanno una qualità: sono perfetti quelli
dispari e imperfetti quelli pari. In particolare il
numero perfetto, avente anche dei significati religiosi,
è il 10.
La tetraktis, la sfera e la cosmologia pitagorica
Il 10, numero perfetto è rappresentabile nella figura
perfettamente simmetrica e regolare di un triangolo
equilatero in cui ciascun lato misura 4 punti e nel quale è
segnato il punto centrale d’incontro tra le rette bisettrici di
ogni angolo. Questa è la più perfetta tra le figure piane e si
affianca alla più perfetta tra le figure solide, la sfera che ha tutti
i punti equidistanti dal centro. Quest’ultima diviene
significativamente modello cosmologico per definire la forma
della terra, dei corpi celesti e delle loro orbite attorno ad un
centro chiamato Hestia (focolare o altare dell’universo), così da
costruire un modello assai interessante e «moderno» della
struttura dell’universo.
La tetraktis
La tetraktýs o tetrattide (dal greco τετρακτύς, più
comunemente traslitterato tetraktys) o numero quaternario
o sacra decade rappresentava per i pitagorici la successione
aritmetica dei primi quattro numeri naturali (o più
precisamente numeri interi positivi), un «quartetto» che
geometricamente «si poteva disporre nella forma di un
triangolo equilatero di lato quattro», ossia in modo da formare
una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale fra le
prime quattro cifre e la decade: 1+2+3+4=10 (somma teosofica).
«A dimostrazione dell'importanza che il simbolo aveva per
Pitagora, la scuola portava questo nome e i suoi discepoli
prestavano giuramento sulla tetraktys.»
La tetraktis
A sua volta il dieci rimanda all'Unità poiché 10=1+0=1
secondo il metodo della riduzione teosofica. Inoltre
«nella decade "sono contenuti egualmente il pari
(quattro pari: 2, 4, 6, 8) e il dispari (quattro dispari: 3,
5, 7, 9), senza che predomini una parte". Inoltre
risultano uguali i numeri primi e non composti (2, 3,
5, 7) e i numeri secondi e composti (4, 6, 8, 9). Ancora
essa "possiede uguali i multipli e sottomultipli: infatti
ha tre sottomultipli fino al cinque (2, 3, 5) e tre
multipli di questi, da sei a dieci (6, 8, 9)".
La tetraktis
Infine, "nel dieci ci sono tutti i rapporti numerici,
quello dell'uguale, del meno-più e di tutti i tipi di
numero, i numeri lineari, i quadrati, i cubi. Infatti
l'uno equivale al punto, il due alla linea, il tre al
triangolo, il quattro alla piramide".»[3] Forse «è nata
così la teorizzazione del "sistema decimale" (si pensi
alla tavola pitagorica)»,[4] tuttavia per quanto
riguarda la Grecia e non per l'intera storia della
civiltà e della matematica, che attesta la preesistenza
di tale intuizione rispetto ai Pitagorici.
La tetraktis
1º livello. Il punto superiore: l'Unità fondamentale, la
monade, la compiutezza, l'unità, l'indiviso (padre-
madre), il Fuoco
2º livello. I due punti: la dualità, gli opposti
complementari, il femminile e il maschile, l'androgino, il
principio dei numeri pari, la linea, l'Aria
3º livello. I tre punti: la misura dello spazio e del tempo,
la dinamica della vita, la creazione, la somma dell'Uno
con la Diade, il primo dei numeri dispari, l'Acqua
4º livello. I quattro punti: la base delle figure solide, la
materialità, gli elementi strutturali, la Terra
Pitagora e i pitagorici
In astronomia, i pitagorici sostennero per primi la
sfericità della Terra e dei corpi celesti in genere.
Filolao fu il primo ad abbandonare l’ipotesi che la Terra
fosse il centro fisso del mondo e ad ammettere piuttosto
che essa e tutti gli altri corpi celesti si muovevano intorno a
un fuoco centrale. Filolao riteneva inoltre che intorno a tale
fuoco si muovesse, da occidente a oriente, dieci corpi
celesti.
Ecfanto di Siracusa fu il primo a riconoscere la rotazione
della Terra intorno al sua asse.
Aristarco di Samo l’ipotesi pitagorica del movimento
della Terra si trasformerà in vera e propria ipotesi
eliocentrica, poihè egli, al posto del fuoco centrale,
collocherà il Sole.
Pitagora e i pitagorici
realtà e fenomeni
naturali
traducibili in rapporti
numerici e
rappresentabili in
modo matematico
primi cultori delle
matematiche
Pitagora e i pitagorici
il numero è cosa reale e come tale può essere
principio costitutivo delle cose;
Rappresentato come un insieme di sassolini, o
disegnato come insieme di punti, quindi visto
anche come figura solida /
numero come spazialmente esteso.
I numeri sono raggruppabili in due specie:
pari e dispari (tranne l’uno che è capace di
generare entrambi)
Pitagora e i pitagorici
Illimitato e limitante sono i principi primi;
da essi hanno origine i numeri che sono sintesi
dell’uno e dell’altro;
sintesi che vede nel pari un prevalere
dell’illimitato e nel dispari un prevalere
dell’elemento limitante
Pitagora e i pitagorici
Introdussero termine e nozione di
cosmo = ordine;
universo in cui gli elementi contrastanti sono
pacificati in armonia;
universo costituito dal numero, col numero e
secondo il numero.
L’ordine dice numero e il numero dice razionalità,
conoscibilità e permeabilità al pensiero.
Pitagora e i pitagorici
… pensavano che i
cieli, ruotando
secondo numero e
armonia,
producessero
bellissimi concerti,
una celeste musica
di sfere che noi non
udiamo
Pitagora e i pitagorici
Astronomia =
sfericità della terra e dei
corpi celesti (sfera più perfetta
tra le figure solide perché tutti
suoi punti equidistanti dal
centro, è l’immagine stessa
dell’armonia.
Filolao (V secolo) abbandonò
l’ipotesi che la terra sia il centro
fisso del mondo; la terra e altri
corpi celesti si muovono intorno
ad un fuoco centrale, detto
Hestia, focolare o altare
dell’Universo.
Pitagora e i pitagorici
con Aristarco di Samo (fil
peripatetico del III sec.) l’ipotesi
pitagorica del movimento della
terra si trasformò i ipotesi
eliocentrica poiché egli al posto
del fuoco centrale pose il Sole,
anticipando Copernico.
Ma la sua voce fu sommersa
dall’imperante teoria geocentrica
di tipo aristotelico-tolemaica.
Pitagora e i pitagorici
Uomo (antropologia)
L’anima è immortale, preesiste al corpo e sussiste
dopo;
la sua unione al corpo è contraria alla sua natura
la natura dell’anima è divina ed eterna
metempsicosi = anima costretta a reincarnarsi
per espiare una originaria colpa (dall’orfismo)
Pitagora e la sua scuola
La dottrina dell’anima di Pitagora è ispirata
alla religione misterica orfica (Orfismo)
Per approfondire la dottrina pitagorica
occorre:
Conoscere l’Orfismo
Capire l’importanza sociale e culturale
dell’Orfismo
Ricostruire le origini dell’Orfismo
Origini dell’Orfismo: Orfeo
I misteri orfici prendono il nome da Orfeo,
poeta realmente esistito che nel mito è
rappresentato come
Poeta e musicista capace di incantare gli
animali e soggiogare la natura col suo canto
Cultore del potere della parola e inventore
della retorica (secondo Platone)
Orfeo fu forse figlio di Apollo e della Musa
Calliope e nacque in Tracia
Orfeo e la Tracia
La Tracia rappresentava un’origine misteriosa
che collegava Orfeo allo sciamanesimo:
Erodoto testimonia dell’opera degli sciamani
traci che
› Mettevano in rapporto il mondo dei vivi
con quello dei morti
› Avevano poteri magici
› Con la musica producevano negli
ascoltatori uno stato di trance
Orfeo, Apollo e Dioniso
Oltre che “figlio” di Apollo,
archetipo dell’artista e del sapiente che
domina la natura con la razionalità
Orfeo è sacerdote del culto di Dioniso,
dio dell’impulso irrazionale,
dell’emozione,
della simpatia immediata con la natura,
della conoscenza intuitiva
Apollo
La simbologia di Apollo è legata:
Alla medicina
Alla musica
Alle arti (a lui facevano capo le Muse)
Alla profezia (l’oracolo di Delfi, a lui
dedicato, tramite la sacerdotessa Pizia
rivelava il futuro agli umani)
Al sole, alla luce, alla solarità, alla limpida
conoscenza della realtà , alla razionalità
Dioniso e Zagreo
Dioniso sarebbe la reincarnazione di Zagreo
Zagreo:
Era figlio di Zeus e Persefone, dea del mondo
ultraterreno e sotterraneo
Era una divinità ctonia, cioè simboleggiava la
terra
Destinato da Zeus a regnare su tutto l’universo,
fu ucciso per invidia dai Titani
Ma il suo cuore, salvato da Atena, fu inghiottito
da Zeus che lo fece rivivere in Dioniso
Dioniso e Zagreo
La simbologia di Zagreo è legata alla sua morte
e rinascita e indica
il ciclico alternarsi delle stagioni,
lo sfiorire della vita in inverno e il rifiorire in
primavera
Dioniso come reincarnazione di Zagreo è
associato alla fertilità (simboleggiata dalla dea
Demetra, la Madre Terra, che è forse sua madre)
Dioniso e Zagreo
Il mito di Zagreo/Dioniso ha molte analogie e
probabili legami con
la religione egizia di Osiride e con
quella babilonese di Tammuz
Dioniso è il dio più popolare e il più estraneo alla
struttura aristocratica dell’Olimpo della tradizione
greca
È il più umano e terreno degli dèi,
legato alla terra e
all’emotività carnale e passionale
L’orgia dionisiaca
Tra i rituali dionisiaci grande importanza
aveva l’orgia:
una cerimonia rituale in cui si attuava una
momentanea sospensione delle norme
sociali
e simboleggiava la liberazione e
l’espressione delle energie occulte, che si
agitano nei recessi dell’anima (G. La Porta)
Apollo e Dioniso
Apollo è il simbolo
della conoscenza razionale ,
dell’arte,
della poesia e
della misura “soggettiva” (arte e
poesia come forma, armonia ed
equilibrio)
Apollo e Dioniso
Dioniso è il simbolo
della conoscenza intuitiva,
della creatività,
del genio “folle”,
dell’estasi erotica e
del mistero della natura e della divinità, conoscibili
soltanto
con la perdita della soggettività e
la fusione mistico - estatica con il tutto (estasi e
misticismo ulteriori approfondimenti)
Orfeo ed Euridice
Torniamo al mito di Orfeo e vediamo la sua
tragica storia d’amore con la ninfa Euridice:
Ella morì per il morso di un serpente
Orfeo discese negli inferi per cercarla
Incantò Caronte e Cerbero con la sua
musica
Persefone, commossa, tramite il dio Ade, gli
concesse di riavere Euridice
Orfeo ed Euridice
Ma Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice
senza mai voltarsi
Il poeta però, timoroso che la sua sposa non
lo seguisse, si voltò e così la perse per sempre
O forse si voltò perché Euridice lo chiamava non
sapendo della condizione posta da Ade
Tornato sulla terra, Orfeo rinunciò al culto di
Dioniso e rifiutò l’amore eterosessuale per
sempre, anche per fedeltà alla sua sposa
La morte di Orfeo
Per questa sua rinuncia, le Menadi (o
Baccanti), sacerdotesse di Dioniso,
infuriate, lo uccisero sbranandolo
Ma la sua testa fu salvata dalle Ninfe e
affidata alle Muse
Trasportata e sepolta a Lesbo vi risuona
eternamente e la sua arte è immortale
Orfeo e l’Orfismo
Orfeo ha osato vedere l’invisibile (Ade)
Ha avuto accesso ai segreti più profondi
visitando il regno dei morti
È divenuto il simbolo dell’iniziazione
spirituale e della conoscenza dei misteri,
cioè delle realtà inaccessibili a chi non
percorre un itinerario di purificazione
A lui si ispirano i misteri orfici
L’Orfismo
I fondamenti dell’Orfismo:
L’anima o psyché è un daimon, cioè una realtà
semi-divina ed immortale
A causa di un originario peccato d’orgoglio l’anima
viene sepolta in un corpo (soma = custodia)
La morte perciò è vista come possibilità di
liberazione dai limiti della corporeità
Ma l’anima legata al corpo non è pura e dopo la
morte deve scontare una pena
La metempsicosi
L’anima trasmigra allora in un nuovo corpo
(metempsicosi o, meglio, metemsomatosi)
umano, animale o vegetale, in base alla gravità
delle colpe accumulate nella vita precedente (cfr.
M. Vegetti)
Ne deriva la necessità di condurre una vita di
purificazione, per ricongiungersi alla dimensione
divina attraverso la conoscenza e l’estasi mistica:
All’orgia dionisiaca, al vino e alla carne
gli adepti dell’Orfismo sostituiscono una dieta
vegetariana e danze e canti rituali, in forma di inni
Orfismo: Apollo e Dioniso
Orfeo , tornato dall’Ade, abbandona il culto di Dioniso e
si volge ad Apollo
Nell’Orfismo si delineano due aspetti:
› Le pratiche dionisiache di iniziazione conducono
all’estasi mistica, al ricongiungimento con il divino
L’estasi (= uscire da sé, perdere l’individualità) è un
“sovrappiù di conoscenza” (G. Colli)
› Le pratiche poetiche e retoriche apollinee preparano
alla sapienza divinatoria dell’oracolo
La divinazione è conoscenza del destino futuro, del fato (caso
e necessità insieme) che governa gli eventi
Orfismo: Apollo e Dioniso
Nell’Orfismo si congiungono:
Dioniso, dio e simbolo della “visione” mistica (di
ciò che è misterioso)
Apollo, dio e simbolo della conoscenza razionale
Misticismo e razionalità non si oppongono ma
appaiono come aspetti strettamente collegati
Lo stesso dilaniamento di Orfeo è simbolo della
sua duplicità interiore, della sua anima posseduta
dai due dèi (cfr. G. Colli)
Apollo e Dioniso
All’Orfismo, sintesi di apollineo e dianosiaco, sono
legati
Sia il culto di Apollo nel santuario di Delfi, dove si
trovava l’oracolo che concedeva agli uomini la
conoscenza del destino futuro
Sia i Misteri dionisiaci di Eleusi (nel santuario di
Demetra, la Madre-Terra, madre di Persefone - a
sua volta madre di Dioniso -, sposa del dio
dell’oltretomba), feste della conoscenza e della
“visione” mistica
Fonti dell’Orfismo
Le fonti primarie dell’Orfismo sono:
Gli Inni orfici (cfr. G. Ricciardelli)
Le lamine d'oro, datate fra il IV e il II secolo
a. C., rinvenute a partire dagli Anni '60 in
vari sepolcri di Magna Grecia, Creta e
Tessaglia
Esse recano le “istruzioni destinate a guidare nel
suo itinerario oltremondano l'anima che è stata
debitamente iniziata a una dottrina misterica”
La scuola pitagorica
Anche per Pitagora e i suoi seguaci l’anima ha
natura cosmica e divina
Il dualismo anima/corpo
Fu ricondotto nell’alveo del dualismo tra
limite e illimitato, tra ordine e caos
Diede origine, nella comunità scientifica,
religiosa e politica, fondata da Pitagora a
Crotone, ad un principio morale e ad una
norma di vita comunitaria.
La scuola pitagorica
Lo scopo è quello di purificare l'anima dai
suoi contatti con la corporeità per ricondurla
alla sua condizione divina durante la stessa vita
terrena
L’anima immortale va sottratta al ciclo delle
trasmigrazioni e innalzata alla dimensione del
divino
[per la dimostrazione logica che diedero i
pitagorici dell’immortalità dell’anima
Sezione 1, Unità 1, Capitolo 4, Paragrafo 2]
La scuola pitagorica
Religione, filosofia e scienza non
sono separabili
ma costituiscono un solo insieme di
principi e di pratiche di
perfezionamento individuale e sociale,
rituali di purificazione (catarsi)
dell’anima dal corpo
La scuola pitagorica
Il principio fondamentale è che
l'ordine cosmico va trasferito
nella vita individuale e collettiva degli
uomini
C'era
un ordine degli astri,
un ordine delle stagioni,
un ordine della natura,
mentre nella vita degli uomini regnava un
grande disordine
La scuola pitagorica
Riflettendo su questo conflitto
(cosmo-natura vs società),
una tradizione di tipo religioso, come
quella di Delfi,
e riflessioni più propriamente morali,
filosofiche e politiche,
si incontrarono.
La scuola pitagorica
Il sacerdozio delfico tendeva a diffondere
una sapienza dell'ordine: motti come
“nulla di troppo” e
“conosci te stesso”
invitavano gli uomini a rispettare l’ordine
cosmico e divino
Perciò i pitagorici tentarono di realizzare
un programma di riforma morale e politica
della vita sociale (cfr. M. Vegetti)
Pitagora, Apollo e Dioniso
Nella scuola pitagorica, misticismo e razionalità
trovano una sintesi ulteriore, potenziando quella
orfica.
› Gli acusmatici, (gli allievi ascoltatori, giunti al
primo grado di iniziazione) erano “spirituali puri”
e incarnarono le tendenze religiose della
comunità
› Ai matematici (gli allievi giunti al più alto grado
di iniziazione, “coloro che imparavano”) fu
affidato lo sviluppo dei presupposti scientifici
della scuola
Pitagora, Apollo e Dioniso
Lo stesso Pitagora riuniva in sé gli attributi
della conoscenza razionale, scientifica,
matematica e di quella mistico-estatica, magica,
teologica
Pitagora fu venerato come un dio e chiamato a
Crotone Apollo Iperboreo
Il riferimento ad apollo Iperboreo fa risalire il
culto del Dio agli sciamani del Nord Europa,
alle loro capacità profetiche e magiche (G.
Colli)
Diffusione del pitagorismo
L’Orfismo era già diffuso nella Magna Grecia
quando vi giunse Pitagora
Formazione pitagorica ebbe Parmenide, che
accolse e sublimò filosoficamente la dottrina
della “divinità” dell’anima ( ulteriori
approfondimenti)
Anche Empedocle ebbe formazione
pitagorica ed accolse la dottrina della
metempsicosi ( ulteriori approfondimenti)
Diffusione del pitagorismo
Il più importante seguace del pitagorismo
fu Platone che accolse ed elaborò in una
grande sintesi anche il pensiero di
Parmenide ed Empedocle (e non solo)
Sulla dottrina della metempsicosi fondò
una nuova gnoseologia, una nuova
ontologia metafisica ed una visionaria
escatologia filosofica, con il «mito di Er»
( Unità didattica 3)
ORFISMO
Orfeo, letteralmente Colui che solo, il nome del
mitico poeta figlio di Apollo e della Musa
Calliope, fondatore della setta Orfica, nata in
Tracia nel V-IV sec. a.C.. Al centro della
riflessione orfica (come in genere nei Misteri ed in
particolare nei culti dedicati a Dioniso) stava
l’enigma della morte e della risurrezione.
L’epilogo del mito, infatti, in cui vediamo Orfeo
che, pur sventrato, continua a cantare il suo
amore, un messaggio di fede nella salvezza eterna.
ORFISMO
Le idee basilari dell’Orfismo furono:
in ogni individuo esiste un’anima, preesistente
alla nascita e sopravvivente alla morte
(l’Orfismo fece propria la teoria della
reincarnazione).
l’uomo definito dal dualismo fra anima e
corpo, principi in irresolubile contrasto.
all’anima, dopo la morte, riservato un giudizio,
alternativamente un castigo o un premio.
Caratteristiche del culto
Essenziale per l'orfismo è la concezione del corpo e della
sua necessità di trasmigrare finché non raggiunge la
perfezione secondo le regole di vita rese comprensibili dal
culto orfico. L'anima, che risiedeva nei cieli, compie un
peccato e cade dal regno dei cieli sulla terra reincarnandosi
in un corpo, che utilizza per espiare la propria colpa. Con la
morte, l'anima (il Daimon dei greci) trasmigra e si
ricompone, non sulla base di un principio individuale ma
su nuova aggregazione per qualità magnetiche, in un altro
corpo che può anche non essere quello di una persona
(questo dipendeva anche dal comportamento che il
daimon aveva tenuto nella vita precedente).
Pitagora e i pitagorici
Uomo (antropologia)
vivere una vita che sia capace di purificare
l’anima
=
“bios theoretikòs” = vita contemplativa
indicarono nella scienza la via della
purificazione
Pitagora e i pitagorici
Uomo (antropologia)
le regole di purgazione e le regole ascetiche
di astinenza miravano a purificare il corpo
per renderlo docile all’anima
vivere una vita che sia capace di purificare
l’anima, ossia scioglierla dai suoi legami col
corpo (carcere, prigione), che essa aveva
contratto a causa della colpa
Pitagora e i pitagorici
Etica
Morale = armonia
giustizia come un numero quadrato
= uguali colpe, uguali pene;
Eraclito di Efeso 540 480 a.c.
Eraclito, olio su tavola
HENDRICK TER BRUGGHEN,
1628,
RIJKMUSEM (AMSTERDAM)
ERACLITO
AFFERMA CHE
OGNI COSA SI TRASFORMA NEL SUO
L’UNIVERSO OPPOSTO
È IN ACQUA
CONTINUO IN NATURA VI E ‘ALTERNANZA DI
ARIA
DIVENIRE ELEMENTI CONTRARI
TERRA
FUOCO
CHE
IN SOCIETA’ VI E’ UN CONFLITTO TRA LE DIVERSE CLASSI
SEMBRA CAOTICO RIVELA E SCISSO
RAZIONALE
AI DORMIENTI CHE SONO AGLI SVEGLI CHE
NELL’ERRORE SONO IN GRADO DI
ORDINE
RAGIONE
COGLIERE LA
VERITA’ INTESO COME DISCORSO
OSSIA IL
LOGOS
La vita
“ Eraclito, figlio di Blosone o, secondo altri, di Eraconto,
nacque ad Efeso. Raggiunse l'acme negli anni della
sessantanovesima olimpiade. Fu altero e superbo come
pochi altri, come risulta chiaramente dal suo scritto, là
dove dice: "Sapere molte cose non insegna ad essere
intelligenti, …"; e poi: "Essere saggi è solo questo,
comprendere la ragione che governa tutto attraverso tutto".
Con tono di rimprovero si esprime anche nei confronti
dei cittadini di Efeso perché avevano bandito il suo amico
Ermodoro. Ad un certo punto i suoi concittadini gli
proposero di dar loro nuove leggi: egli rifiutò, sostenendo
che la città era ormai in preda al malcostume politico.
La vita
Una volta si ritirò nel tempio di Artemide e si
mise a giocare a dadi con i bambini ; agli Efesii,
che lo guardavano stupiti, disse: "Perché vi
meravigliate, gente malvagia? Non è meglio far
questo che occuparsi di politica in mezzo a voi?".
Alla fine, non sopportando più la compagnia
degli esseri umani, si ritirò dal consesso civile e
andò a vivere sui monti.”
(DIOGENE LAERZIO, Vite dei filosofi )
Eraclito
Di Eraclito sappiamo molto poco: visse
ad Efeso tra il 6° e il 5°sec. a.C.,
appartenne forse al ceto aristocratico della
sua città (in lotta contro il démos). Scrisse
un’opera in prosa intitolata «Intorno alla
natura», probabilmente in stile aforistico.
La filosofia
La filosofia secondo Eraclito distingue l’uomo
che ha fatto un percorso personale e
razionale di conoscenza da colui che si
accontenta dell’opinione (dòxa) dei più.
Questi ultimi vivono nell’illusione di sapere
e nella realtà della loro totale ignoranza,
vivono come dormienti, mentre la filosofia
costituisce la sveglia del sapere e della
consapevolezza.
Indagare se stessi
«Ho indagato me stesso» dice
Eraclito facendo un bilancio della sua
filosofia. Ma indagare se stessi
significa indagare la totalità delle
cose. Infatti l’anima non ha confini e
la ragione è in grado da sé di
abbracciare il tutto comprendendone
le leggi.
Contro la polymathia
Polymathia significa sapere molte cose.
L’anima del filosofo non abbraccia tutte
le cose nel senso di un’erudizione
enciclopedica e tuttavia superficiale (come
quella dei poeti), bensì nel senso della
profondità e della capacità di sintesi. Il
filosofo sa capire il nesso tra le cose e
soprattutto individuare il loro LOGOS,
la loro ragione ultima.
Svegli e dormienti
Distingue tra Svegli e Dormienti.
I primi sono i filosofi, i secondi quelli che non
pensano con la propria testa e vivono come in
sogno
Scopo della filosofia è cogliere il Logos nascosto
che consente di comprendere la realtà.
Solo i filosofi sono capaci di questo per cogliere il
Logos occorre andare al di là dell’apparenza delle
cose e cogliere con gli occhi della ragione il logos
nascosto
Svegli Filosofi verità realtà logos
Dormienti Uomo Comune opinione apparenza
illusione
Eraclito
Uomo
i dormienti – “i più” che vivono come in un
sogno incapaci di comprendere le
autentiche leggi del mondo
“gli svegli” i filosofi = cogliere il nocciolo
segreto delle cose / che abbandona il mondo
ingannevole delle idee comuni, delle false
evidenze
Eraclito
Uomo
Filosofo è chi sa elevarsi ad una veduta
complessiva dell’essere,
in antitesi ai cultori delle tecniche e discipline
particolari prigionieri di un’ottica parziale
Eraclito
Etica
condotta di vita indipendente dai gusti e
dalle predilezioni degli uomini volgari
“Se la felicità s’identifica con i piaceri del
corpo, diremo felici i buoi quando trovano
piante leguminose da mangiare”
Eraclito
Il principio
“Panta rei” “Non è possibile discendere due volte
nello stesso fiume … per la velocità del
movimento, tutto si disperde e si ricompone di
nuovo, tutto viene e va”
= principio delle cose è il fuoco, elemento
mobile e distruttore che simboleggia una visione
del cosmo come energia in perpetua
trasformazione, in cui tutto proviene dal fuoco e
ritorna al fuoco
L’arché e il mondo
Il principio di tutte le cose è per Eraclito il fuoco. La sua
osservazione non è però banale né superficiale, né apodittica. Si tratta di
partire dalla constatazione che il mondo è caratterizzato da un
divenire incessante.
«Tutto scorre» ebbe a dire il suo allievo Cratilo, nel senso che niente
è stabile nel mondo ma soggetto a continuo mutamento (di forma, di
luogo, di identità). Ora, il fuoco, come abbiamo già visto in
Anassimandro, è simbolo di mobilità e dinamicità, dunque finisce
per essere l’elemento che più di tutti dà ragione della natura della realtà
nel suo complesso. Dal fuoco tutto proviene secondo una duplice
via:
In giù: il fuoco condensandosi diventa aria, acqua e poi terra
In su: la terra rarefacendosi diventa acqua, aria e poi fuoco.
Nel fiume
Se tutto è in perenne divenire, Eraclito può
con diritto affermare che «nello stesso fiume
non si può discendere due volte» (fr. 91a D)
nel senso che la mobilità delle acque fa sì che
il fiume in cui si è discesi la seconda volta
non sia più il fiume in cui si è discesi la
prima volta. Così avviene in tutta la realtà, in
cui dunque non vi può essere esperienza di una
ripetizione di qualcosa di identico.
La guerra dei contrari
Il divenire del mondo tuttavia non appare come un flusso
tranquillo, ma come il prodotto di un continuo contrasto tra
elementi della realtà opposti fra loro: «la guerra di tutte le
cose è madre e regina». Ma la cosa interessante è che se noi
diciamo guerra, diciamo inimicizia e separazione. Invece, in
realtà, c’è una segreta corrispondenza tra i «belligeranti», che
li tiene uniti, proprio nel conflitto. Potremmo dire che un
conflitto distrugge una relazione di amicizia, ma non
distrugge ogni relazione, proprio perché nella lotta, la lotta
stessa mette in una relazione, seppur conflittuale, i nemici. Per
lottare con Tizio devo pur sempre entrare in relazione con
lui, visto che senza di lui non posso lottare con nessuno.
L’unità dei contrari
Quindi in virtù di tale relazione, ogni elemento della
realtà in conflitto con un altro, dipende da quello.
Quindi non c’è sazietà senza fame, salute senza malattia,
giustizia senza torto, amore senza odio etc. I contrari
sono allora tenuti assieme dal loro stesso esser-
contrari. Questo è il loro LOGOS, la segreta armonia
e razionalità che presiede al divenire di tutta la
realtà, che è dunque divenire di contrari
necessariamente legati con il loro contrario. Questa è la
legge dell’interdipendenza e dell’inscindibilità degli
opposti.
Chi dice pace
Chi dice pace, alla luce di quello che
pensa Eraclito, dice morte, fine delle
cose. Se, come auspica Omero, la
discordia sparisse tra gli dei e gli
uomini, tutto sparirebbe, stante che la
discordia mantiene assieme le cose
nell’universo quale noi lo vediamo.
Eraclito
LOGOS
Pensiero umano in generale cioè la ragione che è
comune a tutti
Verità che la ragione deve comprendere, cioè
quella legge universale secondo cui accadono tutte
le cose
legge della interdipendenza e inscindibilità degli
opposti = Logos = legge universale che governa il
cosmo di cui il Fuoco è principio fisico
Eraclito
Cosmologia
Visione cosmologica sfocia in una
identificazione panteistica dell’Universo con
Dio,
inteso come Unità di tutti i contrari,
mutamento continuo e Fuoco generatore
Scuola di Elea
fondatore = Parmenide di Elea (costa della
Campania a sud di Paestum (Velia)
visse tra il 550 e 450 a.C.
Opera in versi “Intorno alla natura” di cui
restano 154 versi
Nel Proemio del poema, Parmende
immagina di essere trasportato al cospetto
di una dea, la quale rivela <<il solido cuore
della ben rotonda Verità>>
Secondo Parmenide, di fronte all’uomo si aprono due
verità:
Il sentiero della verità basato sulla ragione, che ci
porta a conoscere l’essere vero;
Il sentiero dell’opinione (doxa), basato sui sensi, che ci
porta a conoscere l’essere apparente.
Il filosofo deve imboccare la via della verità. Parmenide
ci dice fondamentalmente che l’essere e non può non
essere.
Con questa tesi egli afferma che solo l’essere esiste,
mentre il non essere, per definizione, non esiste e non
può essere penato.
Abbiamo visto che come egli fondi la sua dottrina
sull’affermazione che l’essere si può pensare e
dire, mentre il non essere non si può né pensare e
né dire. Questo significa che per lui la sfera
dell’essere (ontologica) è quella del pensiero (o
quella della conoscenza) formano un tutt’uno con
quella linguistica. Ora in questa identificazione
senza residui tra l’essere, il pensiero e il linguaggio
fa evidentemente pensare a una concezione
«naturalistica« di quest’ultimo, secondo la quale il
linguaggio non può non riflettere la realt à.
A questo punto sembrerebbe di poter affermare che le
vie prospettate da Parmenide, più che due, siano tre:
A via dell’assoluta verità (che dice che l’essere è);
La via dell’opinione ingannevole (la doxa fallace, che
dice che l’essere non è);
La via dell’opinione plausibile (la doxa plausibile, che
offre una spiegazione verosimile della realtà percepita
con i sensi.
Fallce, quando nei suoi ragionamenti include il non essere,
violando il principio di non-contraddizione
Plausibile, quando nei suoi ragionamenti esclude in non essere,
riconducendo il dualismo luce-notte alla superiore unità
dell’essere.
Parmenide di Elea
L’essere
Nel poema parmenideo si parla dell’essere come soggetto,
trattando questo termine come un sostantivo, a cui si attribuiscono
una serie di caratteri:
ingenerato (se nascesse o perisse implicherebbe il non essere)
eterno (se fosse nel tempo implicherebbe il non essere del
passato e del futuro)
immutabile e immobile (altrimenti si troverebbe in condizioni
in cui prima non era)
unico e omogeneo (se fosse molteplice o differenziato
implicherebbe degli intervalli di non essere)
finito (per la mentalità greca il finito è sinonimo di compiutezza e
perfezione – immagine della sfera
Parmenide di Elea
… si è accorto che il crescere e il diminuire della luna (le
fasi lunari) sono solo delle apparenze, inganni che si
rinnovano nel tempo.
La luna è una sfera perfettamente rotonda e
immutabile. Infatti, durante il suo periodo di rivoluzione,
essa, mostrando alla terra la stessa faccia, ha fasi calanti e
crescenti. Anche se è presente in tuta la sua metà sferica,
viene illuminata solo in parte dal sole, e nell'altra
adombrata. L'ombra, che fa credere che l'altra parte del
satellite non ci sia, è quindi irreale. L'inganno si rinnova
nel tempo e, dunque, anche il tempo deve essere a sua
volta illusorio.
Parmenide di Elea
Parmenide è un razionalista radicale, che
trova la verità solo percorrendo la via della
dimostrazione logica, ripudiando
l'osservazione empirica.
Parmenide di Elea
la sua scoperta deve essere argomentata a priori, con una
dimostrazione coerente e conseguente:
a) solamente ciò che è, è;
b) il nulla non esiste, perché dal nulla non può nascere
nulla;
c) non esiste lo spazio vuoto;
d) il mondo (l'Essere) è pieno;
e) il movimento e il mutamento sono impossibili;
f) se il mondo è pieno non c'è spazio né per il
movimento, né per il mutamento.
Parmenide di Elea
se il non essere non è, non può
inframmezzarsi all'essere e dividerlo in
parti; né può essere qualcosa da cui l'essere
sorga o in cui si dissolva.
Parmenide di Elea
Parmenide fa notare che è logicamente
contraddittorio affermare che il non essere
ci sia,
che il nulla esista,
perché il non essere è il contrario dell'essere e
affermare della stessa realtà un carattere e
il carattere contrario è un errore logico: un
nonsenso.
Parmenide di Elea
In questa argomentazione di Parmenide,
viene utilizzato un fondamentale principio
logico detto
di "non contraddizione",
secondo il quale non vengono accettati
contemporaneamente di una stessa realtà
un carattere ed il suo contrario
Parmenide di Elea
Il divenire dell'essere è quindi
un'opinione senza verità,
un'apparenza illusoria di cui si convincono
i "mortali", che invece di prestare ascolto
ad essa seguono il percorso della non-
verità , ovvero ciò che è apparenza
Parmenide di Elea
il nulla non può esistere come tale e nessuna cosa può
derivare dal nulla o nel nulla terminare la sua esistenza,
per la semplice ragione che il nulla non c’è.
Parmenide sostiene che il nulla non è neppure
pensabile, perché se lo fosse penseremmo qualcosa;
dunque pensare e pensare l’essere e non il nulla significa
dire la stessa cosa.
Quindi ogni proposizione che implichi l’esistenza del
non-essere non può essere vera, e anzi non può neppure
essere pensata.
Parmenide di Elea
pensare = essere
la nostra mente può riferirsi solo all’essere
mentre il non essere risulta impensabile ed
inesprimibile
“non mai questo può venir imposto, che le cose
che non sono siano…”
“è la stessa cosa pensare ed essere”
Parmenide di Elea
La conoscenza
Alétheia = “ciò che non è nascosto”, e fa
riferimento alla realtà dell’essere.
Gli esseri umani sono, però, limitati nella loro
conoscenza dai sensi, quindi non sono in grado
di cogliere la verità e rimangono relegati alla
sfera dell’opinione (dóxa).
Parmenide di Elea
La conoscenza
dóxa = indicare qualsiasi conoscenza umana e
quindi qualsiasi proposizione che la esprime, che
implica l’esistenza del non-essere. Tutto il
mondo della esperienza ricade sotto questa
definizione, perché i nostri sensi ci mostrano un
mondo diviso in realtà diverse in movimento.
Il vedere è un vedere oggettivo … ??
Il vedere è un vedere oggettivo … ??
Il vedere è un vedere oggettivo … ??
Il vedere è un vedere oggettivo … ??
Paradossi di Zenone di Elea
Amico e scolaro di Parmenide, nacque intorno al 489
a.C. /
Zenone vuole ridurre all’assurdo le teorie che
ammettono la molteplicità e il mutamento e così
portare conferma alle tesi di Parmenide
metodo della dialettica = ammettere in via ipotetica
l’affermazione dell’avversario per ricavarne le
conseguenze che la confutano
Paradossi di Zenone di Elea
1. se le cose sono molte il loro numero è insieme finito
(perché non possono essere né più né meno di quante
sono) e infinito (perché tra 2 cose ce ne sarà sempre
una terza e così all’infinito)
2. se si ammette che ogni cosa è costituita da molte unità
a) se queste unità non hanno grandezza le cose da esse
composte non avranno grandezza –
b) se le unità hanno grandezza le cose composte da
infinite unità avranno infinita grandezza
Paradossi di Zenone di Elea
il paradosso di Achille egli, pur
essendo il “piè veloce”, non
raggiungerà mai una tartaruga partita
prima di lui. Questo accade poiché
lui dovrà, innanzi tutto, giungere
sempre al punto in cui questa si
trovava prima, mentre questa, nel
frattempo, è già avanzata
(la raggiunge, perciò,
solo in apparenza)
Paradossi di Zenone di Elea
paradosso dello stadio o la
dicotomia, l’argomento dello STADIO
dice che per arrivare da un estremità di
uno stadio all’altra estremità
bisognerebbe prima arrivare alla metà
dello stesso stadio, prima ancora alla
metà della metà, prima di ciò alla metà
della metà della metà, e così via
all’infinito. Dunque non si arriverà mai
dall’altra parte, perché in un tempo finito
non si possono percorrere porzioni
infinite di spazio.
Il terzo argomento contro il movimento
(la freccia)
L’argomento ci dice che se io scaglio una
freccia verso un bersaglio, se potessi dividere
il tempo che essa ci mette per giungere al
bersaglio stesso in tutti gli ISTANTI di cui è
composto, vedrei IN OGNI ISTANTE la
freccia FERMA. Ma una somma di quantità
zero di moto non può dare alcun movimento.
Dunque la freccia è ferma.
Fisici pluralisti
Eraclito e scuola ionica: idea del divenire incessante
delle cose
Parmenide: concetto dell’eternità e immutabilità
dell’Essere “vero”
= distinguono tra:
composti (mutevoli)
elementi (immutabili)
Empedocle
n. ad Agrigento verso il 492 e morì a 60 anni circa /
medico taumaturgo, scienziato /
seguaci sostengono che fu levato in cielo la notte <-->
avversari sostengono che si sia gettato nell’Etna per
essere creduto un dio /
due poemi in versi “Sulla natura” e “Purificazioni”
Empedocle
come Parmenide ritiene che l’essere non possa nascere nè
perire;
spiega l’apparenza della nascita (=unione) e morte
(disunione) ricorrendo al combinarsi degli elementi che
compongono la cosa;
4 sono le radici di tutte le cose (fuoco, aria, acqua, terra)
forze cosmiche opposte animano le cose: Amore che
unisce; la Contesa che disunisce.
Empedocle
Conoscenza
Principio: il simile si conosce col simile
= avviene mediante l’incontro tra l’elemento che è
nell’uomo e lo stesso elemento al di fuori dell’uomo. Gli
efflussi che provengono dalle cose producono la sensazione
quando si adattano ai pori degli organi di senso per la loro
grandezza; altrimenti rimangono inavvertiti;
= non distingue tra conoscenza dei sensi e dell’intelletto:
anche questa avviene per incontro di elementi esterni ed
interni
Anassagora
Nativo di Clazomene,
introdusse la filosofia nell’Atene di Pericle;
nato fra il 500 e il 496.
Restano pochi frammenti di un’opera “Sulla natura”
Anassagora
Gli elementi che si separano e uniscono sono i semi
particelle piccolissime e invisibili di materia di diverse
qualità (pietra, carne, ossa ecc.)
da osservazioni biologiche: mangiamo un nutrimento di
una sola specie e da questo si formano tutte le parti del
nostro corpo (ossa, sangue, carne, ecc.)
Anassagora
Da quelle particelle si generano tutte le cose (come dai
semi...)
Aristotele le chiamò omeomerie = cioè parti simili;
“Tutte le cose sono in ogni cosa”;
semi sono infinitamente divisibili
Anassagora
Forza che muove e ordina i semi:
intelligenza divina
Noûs
Anassagora
Conoscenza
= sensazione prodotta non già da cose simili (come
Empedocle) ma da cose dissimili (sentiamo il freddo con il
caldo, il dolce con l’amaro)
Anassagora
Antropologia
“L’uomo è il più intelligente degli animali in virtù
del possesso delle mani”
Inportanza delle tecniche, in cui si concretizza il sapere, e
che consente all’uomo di di distinguersi dagli animali e dare
origine alla civiltà
Atomismo di Leucippo e Democrito
Scarse sono le notizie del fondatore Leucippo di Mileto /
suo discepolo fu Democrito di Abdera n. ca. 460/459 a.C.
Atomismo di Leucippo e Democrito
Assume la distinzione eleatica apparenza/realtà
= occhio del filosofo deve andare oltre la variopinta scena
del mondo per raggiungere la “realtà” autentica delle cose.
Atomismo di Leucippo e Democrito
antitesi:
a) conoscenza sensibile “oscura”
b) conoscenza razionale detta “genuina”
Atomismo di Leucippo e Democrito
Conoscenza
1. parte dalla constatazione delle cose attraverso i sensi;
2. si sviluppa mediante una elaborazione intellettuale o
logica dei dati
3. perviene ad una teoria in grado di “spiegare” ciò che i
sensi si limitano a “mostrare”
Atomismo di Leucippo e Democrito
Conoscenza
diversamente dal razionalismo estremo degli Eleati (= la
ragione, senza tener conto dei dati, anzi ignorandoli,
può raggiungere la verità)
l’atomismo ritiene che il compito dell’intelletto consista nel
“dar ragione” di ciò che i sensi si limitano ad attestare.
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
Essere/pieno <--> non essere/vuoto
=
pieno è la materia / vuoto è lo spazio in cui essa si muove.
Atomismo di Leucippo e Democrito
capovolto razionalismo di Parmenide.
1) C'è il movimento, quindi il mondo non è pieno;
2) c'è lo spazio vuoto: il nulla, dunque, esiste;
3) il mondo consiste così del pieno impenetrabile e del
vuoto: degli atomi e del vuoto
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
Materia = costituita da particelle indecomponibili
(a-tomo)
deduzione razionale = deriva da una riflessione sulla
divisibilità all’infinito sollevata da Zenone (divisibilità
vale solo nel campo logico; non è pensabile dividere
all’infinito la realtà perché si dissolverebbe nel nulla)
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
Atomi (come l’essere parmenideo) =
pieni,
immutabili,
ingenerati ed
eterni
non differenze qualitative
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
con unione/separazione
rapporti d’ordine e di posizione
determinano la molteplicità delle cose
come le lettere dell’alfabeto:
NA – AN per ordine
Z/N per posizione
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
Se c’è il movimento deve esserci il vuoto
Materia = movimento
(postulato del movimento originario / materia ha in sè
stessa la sua causa motrice)
Atomismo di Leucippo e Democrito
Sistema della natura
vortici atomici :
particelle + grandi al centro e + piccole in periferia
infinite possibilità di combinazione
infiniti mondi che perpetuamente nascono e muoiono.
Atomismo di Leucippo e Democrito
MATERIALISMIO RADICALE
Postulato eleatico =
nulla viene dal nulla e nulla ritorna al nulla
= sostanza materiale eterna =
Materialismo ateismo
= non c’è alcuna Intelligenza ordinatrice
Atomismo di Leucippo e Democrito
Meccanicismo
meccanicismo finalistico o teleologico =
spiega la realtà mediante la nozione di “fine” “scopo”,
“progetto divino”
comprendere significa chiedersi: per quale scopo?
Atomismo di Leucippo e Democrito
Meccanicismo di Democrito
meccanicismo naturalistico = spiega le cose in virtù di
cause efficienti naturali che le producono
indipendentemente dal concetto di scopo /
comprendere significa chiedersi: in virtù di quale causa?
Atomismo di Leucippo e Democrito
Meccanicismo di Democrito
necessità meccanica = la natura spiegata con la sola
natura senza ricorrere
ai concetti popolari di “volontà degli dei”
o alle nozioni semimitiche di “Amore Discordia” come in
Empedocle
Atomismo di Leucippo e Democrito
Anima – conoscenza
Modello materialistico dell’uomo = anima corporea
ma composta di atomi “psichici” di natura ignea, mobile
e sottile
Atomismo di Leucippo e Democrito
Anima – conoscenza
Sensazione = prodotta nell’anima dagli effluvi di atomi
che provengono dagli oggetti, penetrano nel corpo
umano e vengono a contatto con gli atomi dell’anima
Atomismo di Leucippo e Democrito
Contro ogni ingenuità gnoseologica sostiene che non tutte le
proprietà che attribuiamo alle cose esistono veramente
negli oggetti ma distingue:
proprietà oggettive = figura, numero, movimento
appartengono agli oggetti in quanto tali;
proprietà soggettive = altre caratteristiche esistono solo
in relazione ai nostri organi percettivi (es. sapori, odori)
– esistono solo in relazione al soggetto conoscente.
Atomismo di Leucippo e Democrito
Etica
razionalismo etico di D. = elegge la ragione a giudice e
guida dell’esistenza e fa dell’equilibrio e della misura
l’ideale di condotta /
Il bene più alto è nella felicità che risiede non nei bene ma
nell’interiorità dell’anima (--> dove la mente difetta non
si sa godere la vita e si è preda di turbamenti irrazionali,
di smodate paure, di desideri irrealizzabili)
Atomismo di Leucippo e Democrito
Etica fondata sul rispetto verso se stessi. Massime di D.:
“Colui che fa ingiustizia è più infelice di chi soffre”
“Non devi aver rispetto per gli altri hs più che per te stesso,
né agir male quando nessuno lo sappia più che quando
lo sappiano; ma devi avere per te stesso il massimo
rispetto e imporre alla tua anima questa legge: non fare
ciò che non si deve fare”.
Atomismo di Leucippo e Democrito
Cosmopolitismo = “Per l’uomo saggio tutta la terra è
praticabile, perché la patria dell’anima eccellente è tutto
il mondo”
Valore dello stato = Niente è preferibile al buon governo
/dice che è meglio vivere povero in una democrazia
piuttosto che ricco e servo in un’oligarchia.
Atomismo di Leucippo e Democrito
= fondata la morale sull’interiorità della persona anziché
sui costumi della polis (= autonomia critica del singolo
nei confronti della società) --> incipiente crisi delle città
stato che si radicalizzerà nell’età ellenistica
rottura con un mondo basato sui valori del corpo, del
potere, della ricchezza, della violenza:
aneddoto per cui si sarebbe accecato = esasperata fedeltà
alla propria missione conoscitiva, per meglio
concentrarsi su se stesso.
Atomismo di Leucippo e Democrito
Origine della civiltà
originariamente gli hs vivevano senza leggi come gli animali;
spinti dall’utilità e dal timore si riunirono in società
nacque il linguaggio (= convenzione per cui si fa corrispondere ad un
oggetto, un nome)
nascono arti e tecniche con cui l’h. si difende dagli animali feroci e dagli
elementi naturali
nascita della religione: deriva dallo sbigottimento di fronte alle forze
della natura --> preghiere e doni per ottenere grazie e protezioni
= uomo soggetto della storia
= civiltà non conseguenza di una decadenza da una felice età dell’oro
mitica ma il risultato di una conquista a partire dalla ferinità