Documento firmato digitalmente Sentenza n.
9632/2025
Il Relatore Depositata il 29/05/2025
GIUSEPPE TETI Il Segretario
NUNZIO MERCOGLIANO
Il Presidente
SALVATORE SBRIZZI
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di NAPOLI Sezione 26, riunita in udienza il 08/10/2024 alle
ore 09:00 con la seguente composizione collegiale:
SBRIZZI SALVATORE , Presidente
TETI GIUSEPPE , Relatore
ELEFANTE FRANCESCO , Giudice
in data 08/10/2024 ha pronunciato la seguente
SENTENZA
- sul ricorso n. 9592/2024 depositato il 30/04/2024
proposto da
Consept S.r.l. - 07871321217
Difeso da
Dario Desiderio - DSDDRA92C27F839I
ed elettivamente domiciliato presso [email protected]
contro
Ag. Entrate Direzione Provinciale I Di Napoli
Avente ad oggetto l'impugnazione di:
- AVVISO DI ACCERTAMENTO n. TF3032M01957/2023 IVA-ALTRO 2017
a seguito di discussione in pubblica udienza e visto il dispositivo n. 9715/2025 depositato il
22/05/2025
Richieste delle parti:
Ricorrente/Appellante : presente
Resistente/Appellato: presente
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
1.1) La società Consept S.r.l. (P.I./C.F. IT0387350726), elettivamente domiciliata in Giugliano in Campania
alla Via San Nullo n. 179 – Country Park, presso e nello studio dell’Avv. Dario Desiderio (Cod. Fiscale: DSD
DRA 92C 27F 839I) che la rappresenta e difende in virtù di giusta procura in calce al ricorso notificato
all’Agenzia delle Entrate e depositato il 30.4.2024, ha impugnato l’avviso di accertamento n.
TF3032M01957/2023, notificato il 9/02/2024, con cui l’Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale I di Napoli –
Ufficio Controlli – all’esito di accertamenti in contraddittorio, ha contestato, per insufficiente documentazione,
la competenza e la inerenza di una serie di fatture di acquisto i cui costi sono stati portati in deduzione o
detrazione, la mancanza del contratto attestante il rapporto e il servizio prestato, ovvero la tipologia e la
descrizione del servizio, o ancora la non corrispondenza tra il servizio prestato e l’attività svolta dal prestatore,
giungendo a determinare l’imponibile da recuperare ai fini IRES e Iva, rispettivamente in euro 258.925,01
e in euro 248.265,01. Ha quindi accertato il reddito d’impresa ai fini IRES in complessivi euro 269.625,00
(€ 10.700,00 in dichiarato + 258.925,00 in accertato), da ripartire in parti uguali tra i soci per trasparenza,
ed il valore della produzione ai fini IRAP in € 269.922,00, per una maggiore imposta accertata di euro
13.266,00. Ai fini IVA, ai sensi dell’art. 54 del D.p.r. 633/1972, l’Ufficio, dopo aver ridotto a euro 104.322,00
le operazioni passive per acquisti ammesse in detrazione, ha rideterminato l’imposta dovuta in euro 62.462,00
(rispetto al dichiarato di euro 7.866,00). Oltre sanzioni e accessori.
La società ricorrente, per i motivi appresso dedotti, ha concluso chiedendo, in accoglimento del ricorso,
previa sospensione dell’efficacia dell’accertamento, di: 1) accertare e dichiarare il decorso del termine
decadenziale per inapplicabilità ed inoperatività della proroga generalizzata di 85 giorni disposta dall’art. 67
del D.L. 18/2020 essendo l’accertamento formato e notificato in data successiva al 31/12/2023 e della
proroga di 120 giorni di cui il comma 3-bis dell’art. 5 del D. Lgs. n. 218/97 e, per l’effetto, dichiarare non
dovuta la somma di Euro 158.054,76; 2) accertare e dichiarare il difetto di sottoscrizione dell’avviso di
accertamento ex art. 42 co. 1 e 3 del D.p.r. n. 600/1973, in ordine all’omessa prova del conferimento del
potere di firma (rappresentanza) ad altro dirigente regolarmente previsto in un atto formalmente perfetto e
per l’effetto dichiarare la nullità dell’avviso di accertamento n. TF3032M01957/2023; 3) accertare e dichiarare
l’inerenza delle fatturazioni contestate dall’Amministrazione finanziaria e (la) deducibilità/detraibilità delle
stesse ai fini della formazione del reddito di impresa, non essendo stato assolto l’onere probatorio in capo
all’amministrazione finanziaria, ad eccezione della fattura n. 1260/1 del 28/02/2017 emessa da Passepartout
per il quale il contribuente formula adesione, chiedendo che siano rimodulati gli importi accertati dai quali
espungere, perché non dovuta, la restante somma integralmente giustificata; 4) conseguentemente e per
quanto sopra dichiarato, annullare l’avviso di accertamento n. TF3032M01957/2023, con vittoria di spese,
diritti ed onorari con attribuzione all’avvocato anticipatario.
1.2) Con comparsa di costituzione e risposta depositata il 7 ottobre 2024 si è costituita in giudizio l’Agenzia
delle Entrate che deposita documentazione e controdeduce resistendo al ricorso di cui chiede il rigetto con
vittori di spese come da nota allegata. Al riguardo, la società ricorrente, come risulta da verbale, ha contestato
la violazione dei termini per la costituzione in giudizio e per il deposito dei documenti.
1.3) Nel corso del procedimento, con ordinanza n. 5063/24 è stata accolta l’istanza di sospensione del
provvedimento impugnato.
1.4) Alla odierna udienza il ricorso è stato discusso riservandosi il Collegio la decisione.
MOTIVI DELLA DECISIONE
2.1) Con il primo motivo si eccepisce, in primo luogo, la decadenza dal potere accertativo per inapplicabilità
ed inoperatività della proroga generalizzata di 85 giorni disposta dall’art. 67 del D.L. 18/2020 essendo
l’accertamento formato e notificato in data successiva al 31/12/2023 e della proroga di 120 giorni di cui il
comma 3-bis dell’art. 5 del D. Lgs. n. 218/97. Sostiene il ricorrente che l’accertamento è pervenuto a mezzo
PEC il 9.2.2024, tardivamente rispetto al termine decadenziale (31.12.2023) di cinque anni a decorrere
dall’anno successivo alla presentazione della dichiarazione (art. 43 DPR 600/73).
Il motivo non è fondato.
Giova precisare che non è contestato tra le parti che l’avviso in contestazione scaturisce dall’esito di un
procedimento avviato con l’invito al contraddittorio preventivo ex art. 5 ter del D. lgs. n. 218/1997, notificato
il 19/07/2023, contenente il contenuto dell’accertamento poi riportato nell’avviso impugnato, contraddittorio
svoltosi con l’ufficio il 9/8/2023 con l’esibizione della documentazione richiesta, integrata con mail del
26/09/2023 e 23/10/2023, a conclusione del quale l’ufficio, in data 24/01/2024, formulava una proposta di
adesione che il 6/2/2024 la contribuente rifiutava contestando l’operato e le motivazioni addotte dall’ufficio.
Ciò detto, la norma da applicarsi al caso concreto è contenuta nell’art. 67, c. 1, del d.l. n. 18/2020 a tenore
del quale “Sono sospesi dall'8 marzo al 31 maggio 2020 i termini relativi alle attività di liquidazione, di
controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso, da parte degli uffici degli enti impositori”. Per lo
stesso periodo sono sospesi i termini di decadenza e di prescrizione a norma dell’art. 12, commi 1 e 3, del
decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 159. (u.c.).
La disposizione in argomento non consente di pervenire alla conclusione proposta dal ricorrente in quanto
il periodo di sospensione di 85 giorni, che è a beneficio dell’Ufficio impositore per lo svolgimento delle sue
attività “di liquidazione, di controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso”, non è circoscrivibile
alle predette attività se e in quanto “in scadenza” in detto periodo, ma si riferisce al periodo di sostanziale
fermo imposto agli Uffici in conseguenza delle misure di protezione dalla pandemia da Covid-19, con
recupero, su tutta la filiera delle attività, di un pari tempo da proiettarsi in avanti. Si osserva che in altre
disposizioni, invece, il legislatore ha fatto espresso riferimento al periodo “di scadenza” degli atti, come ad
esempio nell’art. 68, c. 1, che sospende, a beneficio dei contribuenti, i termini dei versamenti “in scadenza
nel periodo dall'8 marzo 2020 al 31 agosto 2021” derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti
della riscossione, o ancora il comma 4-bis del citato art. 68 che ha disposto la proroga di alcuni termini per
i carichi, relativi alle entrate tributarie e non tributarie, “affidati all'agente della riscossione durante il periodo
di sospensione” di cui al comma 1. La differenza tra le disposizioni citate è evidente e anche la formulazione
lettera dell’art. 67, in raffronto alle altre disposizioni, milita per una lettura che smentisce l’assunto critico del
ricorrente.
2.2) Sotto altro profilo, il ricorrente contesta l’applicabilità e l’operatività al termine di decadenza della proroga
di 120 giorni di cui il comma 3-bis dell’art. 5 del D. Lgs. n. 218/97, (“Qualora tra la data di comparizione, di
cui al comma 1, lettera b), e quella di decadenza dell'amministrazione dal potere di notificazione dell'atto
impositivo intercorrano meno di novanta giorni, il termine di decadenza per la notificazione dell'atto impositivo
è automaticamente prorogato di centoventi giorni, in deroga al termine ordinario”) sostenendo che l’avviso
impugnato non sconta la proroga di 120 giorni del termine di decadenza, in quanto, l’invito all’accertamento
con adesione perveniva in data 19/07/2023, mentre la data di comparizione era concordata per il 9/8/2023,
così come riportato nell’atto di accertamento impugnato, sicché, avendo fissata la comparizione del
contribuente con un margine di oltre 90 giorni prima del termine di decadenza, non troverebbe applicazione
la proroga di 120 giorni.
In motivo si appalesa inconferente al caso in esame, oltreché infondato.
Per l’anno di imposta 2017 il termine per l’accertamento scade, naturalmente e salvo le proroghe di legge,
il 31.12.2023.
Se, com’è pacifico e non contestato, la comparizione delle parti, a seguito dell’invito all’accertamento con
adesione, era fissata per il 9 agosto 2023 e successivamente il contraddittorio si è svolto fino al 12.10.2023 –
come si legge nell’avviso in contestazione – è vero che non trova applicazione la proroga di 120 giorni per
l’accertamento prevista dall’art. 5, c. 3-bis, d.lgs. n. 218/1997, ma di tale proroga l’Ufficio non ha usufruito,
avendo invece usufruito della proroga ex d.l. n. 18/2020, come sopra precisato.
3.) Con il secondo motivo il ricorrente lamenta la nullità dell’avviso, a norma dell’art. 42, DPR 600/73, per
difetto di sottoscrizione dell’avviso di accertamento in ordine all’omessa prova del conferimento del potere
di firma (rappresentanza) ad altro dirigente regolarmente previsto in un atto formalmente perfetto. L’avviso
risulta essere stato firmato dal “Capo Area Dott. Luigi Dilettevole” su delega n. 20/2021 prot. n. 116364 del
26/05/2021 del “Direttore provinciale Miriam Clemente”, ma l’amministrazione finanziaria non ha provato né
allegato qualsivoglia documentazione in ordine alla regolarità della predetta sottoscrizione, in palese
violazione dell’art. 42 co. 1 e 3 del D.p.r. n. 600 del 1973.
Il motivo è fondato quanto all’omessa e tempestiva prova del potere di firma apposta dal Capo Area delegato.
Va detto che l’Ufficio si è costituito in giudizio e ha prodotto documenti a riprova dell’esistenza della delega
solo il giorno antecedente l’udienza di discussione, così incorrendo nelle decadenze di legge tra cui la
possibilità di produrre documenti entro il termine perentorio (cfr. Cass. n. 5585/2023) dell’art. 32, c. 1, d.lgs.
n. 546/1992, come peraltro ha fatto rilevare il ricorrente, di guisa che la prova dell’esistenza delle delega e
la prova della qualifica del delegato, pure contestata e non provata, non può più essere spesa in questo
giudizio. Ne consegue la nullità dell’avviso impugnato con assorbimento degli altri motivi.
4.) Le spese seguono la soccombenza e sono liquidate in dispositivo.
P.Q.M.
La Corte di Giustizia Tributaria di I grado di Napoli, a scioglimento della riservata decisione, accoglie il
ricorso e condanna l’Agenzia delle Entrate al pagamento delle spese di giudizio che si liquidano in
complessivi euro 3.000,00, di cui euro 500 per la fase cautelare, oltre spese forfettarie del 15%, accessori
di legge se dovuti e CU se versato, con attribuzione al difensore del ricorrente, anticipatario.