Il Verismo
Il Verismo
: Il Verismo è una corrente letteraria che nasce in Italia nella seconda metà dell’Ottocento,
ispirata dal Naturalismo francese e dalla Scapigliatura (un movimento italiano ribelle e
anticonformista).
Come i naturalisti francesi, i veristi vogliono raccontare la vita delle classi più povere e
disagiate, ma con caratteristiche proprie e legate alla realtà italiana.
GIOVANNI VERGA
LA VITA
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 in una ricca famiglia di proprietari terrieri.
Abbandona gli studi universitari per fare lo scrittore: non studia però i classici italiani e latini
ma preferisce i romanzi popolari francesi del suo tempo con le loro storie di intrighi o
d'amore. Queste letture, con l'interesse per il romanzo storico italiano, influenzano i suoi
primi scritti, che hanno come tema storie di amore e patriottismo. Nel 1865 si trasferisce a
Firenze, per alcuni anni capitale d'Italia: qui conosce numerosi intellettuali tra cui lo scrittore
catanese Luigi Capuana, con cui stringe un lungo rapporto di amicizia e collaborazione.
Nel corso della sua vita ha pubblicato tante opere come per esempio il racconto di Rosso
Malpelo le novelle Vita dei Campi e Novelle rusticane il romanzo I Malavoglia e Mastro- Don
Gesualdo.
LA POETICA
Lo scrittore usa un linguaggio semplice ed essenziale, che intende riprodurre il modo di
pensare e raccontare della gente del popolo; Verga, pertanto, rinuncia a presentare al
lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, ma mantiene una rigorosa impersonalità. Questi
elementi di novità fanno per esempio di Rosso Malpelo la prima opera del Verismo.
la tecnica di Verga consiste nell’abbandonare il suo punto di vista di intellettuale borghese e
adottare quello dei personaggi del mondo che descrive
lui pensa che la letteratura debba rappresentare la realtà in modo oggettivo e documentato,
senza interventi personali dell’autore. Questo significa che lo scrittore non deve esprimere
giudizi o commenti soggettivi, come invece facevano i narratori delle epoche precedenti
lo scrittore deve “scomparire” dietro la storia, deve mettersi “nella pelle” dei suoi personaggi,
cioè pensare e parlare come loro. In questo modo, il lettore ha l’impressione di osservare i
fatti dal vivo, come se non ci fosse nessuno a raccontarglieli, ma li stesse vivendo
direttamente. Questa tecnica narrativa si chiama “metodo dell’impersonalità”.
Dal punto di vista delle idee, Verga ha una visione molto pessimista della vita. Prende
spunto dalle teorie di Charles Darwin (come l’evoluzione e la selezione naturale) e pensa
che anche la società umana sia dominata dalla “lotta per la vita”: i più forti vincono e i più
deboli vengono schiacciati. Gli esseri umani, secondo lui, sono spinti solo dall’egoismo,
dall’interesse economico e dal desiderio di potere. Questa è una legge naturale, e nessun
cambiamento sociale può cancellarla.
LE OPERE
VITA DEI CAMPI
Viene pubblicata nel 1880 la prima edizione, la seconda verrà pubblicata l’anno successivo
e contiene racconti come Rosso Malpelo e la Lupa che sono novelle ambientate nel
contesto agricolo, i protagonisti sono personaggi umili che lottano contro le difficoltà econom
iche e l’emarginazione sociale
-ROSSO MALPELO
La vera e propria svolta verista avviene con questa novella che racconta la storia di un
giovane ragazzo siciliano, Malpelo, emarginato dalla comunità per i suoi capelli rossi,
considerati simbolo di cattiveria. Lavora duramente in una cava di sabbia, affrontando
maltrattamenti e un'esistenza solitaria e dolorosa. Dopo la morte del padre, anch'egli
minatore, Malpelo diventa sempre più duro e disilluso. Alla fine, accetta una missione
pericolosa in un cunicolo della cava e scompare, lasciando un'immagine di destino
ineluttabile e tragico, tipica della poetica verista.
L'autore si ritira completamente dalla narrazione, lasciando che la storia si sviluppi
attraverso i fatti e i dialoghi, come se si raccontasse da sola. In Rosso Malpelo, la narrazione
e filtrata dalla mentalità collettiva dei personaggi che circondano il protagonista, come
dimostra l'incipit, dove il narratore adotta il punto di vista della comunità che etichetta
Malpelo, senza intervenire per smentire o giudicare.
Trama→ Malpelo è un ragazzino con i capelli rossi. All'epoca in cui è ambientata
la novella di Verga, per via delle superstizioni popolari, i capelli rossi erano indice
di malizia e per questo motivo il ragazzo viene trattato male dai concittadini.
Preferisce, quindi, starsene per conto suo. Neanche la madre lo ama molto: non
ha mai accettato il fatto che abbia deciso di andare a lavorare nella cava e non si
fida di lui, pensa che rubi i soldi dello stipendio che porta a casa. Pure la sorella
lo accoglie sempre picchiandolo.
L'unico con cui sembra andare d'accordo è il padre, Mastro Misciu, il cui soprannome è
Bestia. Anche il padre lavora alla cava ed è l'unico ad avergli dimostrato un po' di affetto. Per
questo motivo quando gli altri operai cercano di prendere in giro il padre, Malpelo lo difende
sempre. Un giorno Mastro Misciu, su ordine del padrone accetta di abbattere un vecchio
pilastro inutile: il lavoro è pericoloso, gli altri operai si sono rifiutati, ma Mastro Misciu ha
bisogno di soldi.
Prevedibilmente il pilastro cade addosso all'uomo e Malpelo, disperato, comincia a scavare
a mani nude sotto le macerie, si spezza le unghie, chiede aiuto, ma quando gli altri arrivano
il padre è ormai morto.
Se prima Malpelo era scorbutico e ringhioso, dopo la morte del padre il suo carattere
peggiora. Inoltre comincia a lavorare proprio nella galleria dove il padre era morto.
Un giorno alla cava arriva a lavorare Ranocchio, un ragazzino che si è lussato il femore e
che non può più fare l'operaio a causa della sua zoppia. Malpelo lo prende subito di mira e
cerca di farlo reagire a suon di insulti e botte. Ranocchio non si difende e Malpelo lo picchia
sempre di più: vuole che Ranocchio impari a reagire e che capisca che la vita non è facile,
bensi una sfida continua.
In realtà Malpelo si è affezionato a Ranocchio e spesso gli dà parte del suo cibo e lo aiuta
nei lavori più pesanti.
Finalmente viene recuperato il cadavere di Mastro Misciu e Malpelo tiene come un tesoro i
pochi oggetti posseduti dal padre. Purtroppo ben presto anche Ranocchio muore, di tisi,
Malpelo è sempre più solo (la madre si è risposata e non vuole avere a che fare con lui e
anche la sorella si è trasferita in un altro quartiere) e finisce per scomparire nella cava dopo
che gli era stato assegnato il compito di esplorare una galleria sconosciuta.
Nessuno avrebbe mai accettato un compito così pericoloso, ma Malpelo ormai non ha più
niente da perdere: prende pane, vino, attrezzi e vestiti del padre ed entra nella galleria per
non uscirne mai più. La sua unica vendetta da morto è aver instillato il terrore negli altri
operai che hanno sempre paura di vederlo spuntare fuori all'improvviso con i suoi capelli
rossi e i suoi occhiacci.
-LA LUPA
Ambientata in un piccolo paese siciliano, La Lupa racconta di una donna, gna Pina,
soprannominata la Lupa dalla gente del posto per il suo comportamento e il suo aspetto: è
una donna non più giovane, "randagia", provocante e sensuale, che non va mai in chiesa e
seduce gli uomini del villaggio. Ha una figlia, Maricchia, "buona e brava", che non può che
piangere di nascosto per il suo destino infelice, infatti, con una madre del genere nessuno la
prenderà in moglie.
Un giorno la Lupa si innamora di Nanni, un giovane appena rientrato dal servizio militare con
cui lavora nei campi, ma il ragazzo, che ridendo rifiuta la donna, dichiara di desiderarne
invece la figlia. Cosi, dopo qualche mese, la Lupa costringe Maricchia a sposarlo e accetta il
matrimonio a una condizione: che i due vadano a vivere in casa di lei, lasciandole un angolo
per dormire.
Con questo stratagemma la donna, ancora follemente innamorata, può restare a contatto
con il genero e portare avanti con successo la sua bramosa opera di seduzione.Maricchia
arriva disperata a denunciare la madre in commissariato. Nanni confessa l'adulterio, ma la
denuncia non ha alcun risultato: le forze dell'ordine chiedono alla donna di lasciare la casa,
ma la Lupa rifiuta di farlo.Le cose non cambiano nemmeno quando Nanni, poco dopo, viene
colpito al petto dal calcio di un mulo e, ritenuto in punto di morte, confessa ancora i suoi
peccati e si pente. Ma una volta guarito “il diavolo torna a tentarlo” e non ha intenzione di
smettere. Al colmo della follia, Nanni capisce che l’unica soluzione per liberarsi della donna
è ucciderla
Pubblicato nel 1878 e contiene romanzi come i Malavoglia e mastro Don Gesualdo che sono
gli unici due romanzi completi.
Lo scopo di questa raccolta era quella di descrivere la società passando per tutte le classi
sociali dei ceti popolari alla borghesia di provincia. Il tema principale e la lotta per la
sopravvivenza
Verga non si concentra sui vincitori ma sui vinti.
I MALAVOGLIA (1881)
La prefazione si può dividere in due parti. Nella prima Verga indica gli obiettivi del suo
lavoro; nella seconda parte espone le sue idee sul progresso. Il tema centrale dell’opera è la
rottura dell’equilibrio che si verifica in una famiglia di pescatori, quando questi si accorgono
che la loro condizione economica potrebbe migliorare. Attraverso questa vicenda, Verga
focalizza la sua attenzione sulla lotta per i bisogni materiali che caratterizza la vita degli strati
più bassi della società, nel momento in cui anche qui comincia a diffondersi l’idea del
progresso, cioè di un miglioramento delle condizioni di vita, che si genera grazie
all’innalzamento del generale tenore di vita di fine Ottocento.
Nella seconda parte della prefazione, Verga definisce il progresso, chiarendo al lettore quali
interessi lo hanno indotto a progettare il ciclo di romanzi. Inizia sottolineando la positività dei
risultati raggiunti dal progresso: se si valuta il progresso osservando l’insieme delle
conquiste scientifiche, il giudizio è positivo, ma se si osserva quali conseguenze produce il
progresso nella vita dei singoli, la valutazione cambia, perché nella lotta per la ricerca del
meglio molti vengono sopraffatti da meccanismi che non riescono a padroneggiare, vengono
emarginati e calpestati da coloro che riescono ad affermarsi e che, molto spesso, saranno a
loro volta sopraffatti da altri vincitori. L’interesse di Verga si concentra sui costi umani del
progresso e in particolare sul dramma dei vinti generato dalle trasformazioni innescate dal
progresso.
Figure chiave del romanzo sono padron ‘Ntoni e il giovane nipote ‘Ntoni, che rappresentano i
due opposti: i loro comportamenti muovono infatti, il meccanismo della narrazione. Con il
tentativo di diventare commerciante di lupini, padron ‘Ntoni prende un’iniziativa volta a
migliorare le condizioni della famiglia: è una scelta che testimonia come la storia e il mondo
stiano cambiando l’esistenza del villaggio; nonostante ciò, egli rimane all’interno di una
realtà regolata dalle leggi della tradizione. Il giovane ‘Ntoni invece aspira a un cambiamento
radicale: l’esperienza della modernità che ha vissuto in città, ha prospettato nuovi orizzonti di
benessere che non si conciliano più con l’ordine prefissato della vita del villaggio. La scelta
di ‘Ntoni porta però il giovane alla sconfitta, che subisce due volte: la pris prima quando
torna al paese «lacero e pezzente»; la seconda nell’ultima pagina del romanzo, quando
sente di non poter più appartenere al luogo dove è nato: ha trasgredito il codice di
comportamento del paese e, dunque, deve andarsene.
Don Gesualdo ha fatto propria la legge dell’utilità e del successo economico, che sconta con
la solitudine. Già agli inizi della carriera Gesualdo spezza i tradizionali rapporti all’interno
delle famiglie patriarcali arrivando a un duro conflitto con il padre. Rinuncia poi a Diodata,
legata a lui da un affetto tenace e disinteressato, per sposare una donna che gli sarà
sempre estranea.. Gesualdo accetta questa condizione e si rende presto conto che deve
scontare l’affermazione sociale con il fallimento nella vita privata; ma non mette mai in
discussione la necessità di subordinare tutto alla logica del profitto economico, fino a quando
la malattia gli rivelerà l’assurdità di questa scelta. Ciò nonostante nell’animo di Gesualdo
resta un legame con le antiche leggi morali della tradizione, che emerge, ad esempio, in
occasione della morte del padre, dove è l’unico della famiglia sinceramente addolorato.
Questo momento, insieme ad altri che testimoniano la consapevolezza del personaggio
quando riflette sul fallimento della sua vita, mettono in luce la complessità psicologica del
protagonista.