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CAPITOLO 1 IL SISTEMA FINANZIARIO E L’OFFERTA DI SERVIZI FINANZIARI

I concetti introduttivi: il sistema reale e il sistema finanziario


Il sistema economico è un insieme di soggetti, strumenti, attività e regole strettamente interrelati tra loro per la
produzione, lo scambio e il consumo di beni e servizi nel tempo e nello spazio.
Le principali categorie nelle quali tutti i soggetti vengono classificati sono:
-Famiglie
-Imprese
-Autorità di governo politico ed economico
-Pubblica amministrazione.

All'interno del sistema economico, da un lato si scambiano beni, servizi e forza lavoro, dando luogo al circuito (o
mercato o sistema) reale; dall'altro, in contropartita, si trasferisce la moneta o, in sua sostituzione, altri mezzi di
pagamento o strumenti finanziari, la cui complessiva gestione da luogo al circuito finanziario.

La struttura finanziaria dell'economia individua l'insieme dei circuiti diretti (mercati) e indiretti (intermediazione finanziaria)
attraverso i quali avviene il trasferimento delle risorse connesse al sistema dei pagamenti e al finanziamento degli
investimenti, in funzione delle preferenze e del comportamento degli agenti economici.
Il sistema finanziario, ossia la "sovrastruttura finanziaria dell'economia", costituisce l'ambito attraverso il quale si svolge
l'attività di intermediazione, cioè la produzione e l'offerta di mezzi di pagamento e di servizi e strumenti finanziari.
Il processo di trasferimento delle risorse è necessario in quanto nel sistema economico si registra la contemporanea
presenza di soggetti in avanzo finanziario (surplus) e in disavanzo finanziario (deficit).

Per realizzare in modo efficiente il trasferimento di risorse, il sistema finanziario deve:


-consentire ai datori di fondi lo smobilizzo degli strumenti finanziari acquistati anche prima della loro naturale scadenza;
-svolgere un'attività di diversificazione e riduzione (trasformazione) del rischio a vantaggio dei datori di fondi;
-elaborare e diffondere con continuità informazioni la cui disponibilità consenta una corretta gestione del rischio.

I cicli economici
I cicli economici rappresentano fluttuazioni che caratterizzano l'intero sistema. L'andamento del ciclo incide in misura non
omogenea su comparti e settori produttivi, i quali sono definiti ciclici, anticiclici, prociclici.

All'interno di un ciclo è possibile individuare:


-una tendenza di fondo (trend) che coglie l'andamento di lungo periodo, generalmente con un andamento sinusoidale e
frequenti inversioni;
-una componente ciclica ("congiuntura") caratterizzata da frequenti oscillazioni dovute al susseguirsi di periodi di
crescita e di flessione, il cui andamento è influenzato dal trend;
-una componente stagionale che si sovrappone a quella ciclica e che deriva dall'applicazione sistematica di strumenti di
misurazione non corretti per l'influenza di fattori esogeni;
-una componente accidentale che individua movimenti imprevedibili, non ciclici e puramente occasionali, che
influenzano fattori stagionali, ciclici e di trend.

Sulla base di questa classificazione si delineano alcune fasi tipiche del ciclo:
-Recessione: tecnicamente individuata quando vi sono due trimestri di crescita
negativa;
-Ripresa: breve fase (pochi mesi) durante la quale l'economia fa registrare una
inversione di tendenza (dopo un rallentamento o recessione;
-Espansione: fase di crescita inizialmente più lenta e poi con forte
accelerazione;
-Rallentamento: fase durante la quale la crescita della produzione decelera.

depressione economica viene utilizzato per definire una situazione


particolarmente grave, in cui il PIL di un Paese (Prodotto Interno Lordo) presenta un calo superiore al 10%. Questa
condizione di solito dura più di un anno, riflettendosi su tutte le attività socioeconomiche.

L'analisi temporale del ciclo consente di distinguerne e misurarne:


-Ampiezza
- Durata e Alternanza
-Diffusione generalizzata
-Ricorrenza delle alternanze
-Profilo

In un contesto fortemente globalizzato, è necessario considerare anche l'intersecarsi dei cicli caratteristici di ciascuna
economia governata da scelte differenti di politica economica. La crescita degli scambi internazionali e l'apertura delle
transazioni economiche e commerciali hanno progressivamente aumentato la sincronizzazione dei cicli, pur in presenza
di maggiori oscillazioni congiunturali; nel passato, al contrario, ciascuna economia mostrava un andamento proprio,
determinato da scelte individuali di politica economica e influenzato da variabili “esogene” riconoscibili in via generale nel
saldo della bilancia dei pagamenti e, ancor prima, della sola bilancia commerciale.
La politica economica deve essere in grado di selezionare gli strumenti più appropriati con riferimento agli obiettivi finali
perseguiti, ma tenendo conto della dinamica di breve periodo, e quindi del ciclo.

Schema di raccordo tra ciclo, condizioni


e strumenti di politica economica.

Perché esistono i mercati e gli intermediari finanziari?


Il sistema finanziario ha lo scopo primario di rendere più efficiente il processo di trasferimento delle risorse tra le unità
economiche; l'attività svolta da mercati e intermediari facilita la mobilità dei capitali poiché incide positivamente su:
-disponibilità di informazioni
-liquidità e negoziabilità degli strumenti
-possibilità, per tutti gli operatori, di trovare la desiderata combinazione rischio/rendimento.

Lo scambio finanziario può avvenire con modalità alternative:


-scambio diretto e autonomo
-scambio diretto e assistito
-scambio indiretto.

Nella teoria economica classica, nel presupposto della perfezione dei mercati, non si giustificano né la presenza né la
convenienza dell'attività svolta dagli intermediari.
L'inevitabile presenza di limiti e vincoli al trasferimento diretto ha, tuttavia, evidenziato progressivamente nel tempo la
convenienza economica dell'intervento degli intermediari, la cui capacità di ridurre le imperfezioni dovrebbe consentire di
accrescere in maniera rilevante qualità e dimensione degli scambi.
La necessità di disporre di soggetti deputati da un lato alla raccolta del risparmio e dall'altro all'allocazione delle risorse
finanziarie verso unità economiche meritevoli deriva, innanzitutto, dalla dissociazione tra risparmio e investimento.

I bisogni soddisfatti e le scelte finanziarie degli operatori economici.


Per comprendere la struttura e il funzionamento dei mercati finanziari, e del ruolo degli intermediari è necessario
focalizzare l’attenzione sull’oggetto dello scambio (le risorse finanziarie) e sugli attori (od operatori economici) degli
scambi (appartenenti ai diversi settori istituzionali tradizionalmente individuati in un sistema economico: famiglie, imprese
non finanziarie, pubblica amministrazione, estero, istituzioni finanziarie) . Si ricorda che le famiglie, da un lato, forniscono
all’economia i fattori produttivi lavoro e capitale, dall’altro ricevono in contropartita salari, rendite e profitti (il reddito) che in
parte utilizzano per acquistare beni e servizi dalle imprese (il consumo), in parte accumulano (il risparmio); le imprese, a
loro volta, da un lato producono e vendono beni di consumo e servizi, dall’altro effettuano investimenti.

FLUSSI
In entrata:
-ricavi da lavoro
-Interessi e dividendi ottenuti in funzione dell'impiego del risparmio
In uscita:
-costi per l'acquisto di beni di consumo e servizi
Differenza = Risparmio

STOCK
Fonti:
-Patrimonio (P)
-Indebitamento (PF)
Impieghi:
-Investimenti in attività reali (AR)
Investimenti in attività finanziaria (AF)
L'investimento in attività reali e finanziarie è reso possibile grazie al patrimonio detenuto e all'indebitamento effettuato

AR(attività reali) + AF(attività finanziarie) = P (patrimonio) + PF(passività finanziarie).

In termini di flussi, gli investimenti aggiuntivi in attività reali (I ) e la variazione delle attività finanziarie (DAF ) devono
essere coperti dal risparmio aggiuntivo (S ) e dalla variazione dell’indebitamento aggiuntivo (DPF ):
I + DAF = S + DPF
L’espressione può essere così riscritta:
SI = DAF DPF = SF (saldo finanziario)
Se il risparmio generato (S ) è maggiore dell’investimento reale effettuato (I ), il residuo viene definito saldo finanziario,
che in questo caso è positivo. Quindi, per ogni singola unità economica è possibile misurare il saldo finanziario (SI ) che,
per effetto delle decisioni assunte, può essere positivo (S > I ), negativo (S < I ) o nullo (S = I ).

Poiché la relazione tra i movimenti dei flussi reali e finanziari di un’unità economica deve anche considerare la possibilità
di compiere disinvestimenti (vendite) delle attività reali o finanziarie o riduzioni (rimborsi) delle passività finanziarie,
l’equazione del saldo finanziario si modifica e completa nel seguente modo:

I + DAF + rimborsi (-DPF) = S + DPF + disinvestimenti (-DAF - DAR)

Il saldo finanziario è espresso dal divario tra il risparmio e gli investimenti. Esso misura il surplus o il deficit di risorse
finanziarie di un'unità economica Sf = S - I
• Se Sf > 0 significa che il soggetto risparmia più reddito rispetto agli investimenti che effettua (unità in surplus). Questo
comporta un impiego (investimento) in attività finanziarie.
• Se Sf < 0 significa che gli investimenti superano il reddito prodotto (unità in deficit). Questo necessita un ricorso a
passività finanziarie.

In linea generale, gli operatori economici presentano le seguenti caratteristiche in termini di saldo finanziario aggregato:
Famiglie -> Avanzo finanziario -> Possibilità di investire;
Imprese -> Disavanzo finanziario -> Necessità di indebitamento;
Pubblica Amministrazione -> Disavanzo finanziario;
Estero -> dipende dai flussi derivanti da importazioni-esportazioni e dai movimenti dei capitali

MODALITA’ DI TRASFERIMENTO DEI SALDI FINANZIARI

Il trasferimento può avvenire con due differenti circuiti:


-circuito diretto= i mercati
-circuito indiretto= intermediari
Il ruolo dell’alfabetizzazione finanziaria e dell’educazione finanziaria
Di fronte a una realtà economica e finanziaria sempre più complessa e instabile, anche per effetto di ricorrenti e profonde
crisi di origine diversa, le conoscenze in campo finanziario assumono un’importanza crescente per garantire capacità di
adattamento e di risposta alle mutevoli situazioni.
Nel mondo si sono sviluppate politiche pubbliche volte a garantire un'adeguata alfabetizzazione finanziaria, attraverso lo
svolgimento e il coordinamento di iniziative di educazione finanziaria.

Funzioni, struttura, componenti e orientamento del sistema finanziario


Tradizionalmente, lo studio del sistema finanziario si fonda su due profili:
-l'approccio funzionale, ossia l'analisi delle funzioni "assegnate" al sistema e delle modalità (efficacia ed efficienza) con
cui vengono svolte;
-l'approccio strutturale, ossia l'analisi dei suoi elementi costitutivi per valutarne, singolarmente e nel loro reciproco
interagire, caratteristiche e logiche evolutive.
Le tre funzioni svolte dal sistema finanziario sono:
● la funzione monetaria: gestisce il sistema dei pagamenti
● la funzione creditizia e di mobilizzazione del risparmio
● la funzione di trasmissione della politica monetaria

ELEMENTI COSTITUTIVI DEL SISTEMA


FINANZIARIO

L’ordinamento delle attività finanziarie è l’insieme organico delle norme che disciplinano le attività e le istituzioni
dell’intermediazione finanziaria in un dato contesto politico-amministrativo. L’intervento pubblico (autorità europee e Stati
membri) si manifesta a livello legislativo, esecutivo, amministrativo.
-Normativa primaria: ordinamento complessivo del sistema finanziario basato su norme comunitarie e statali
-Normativa secondaria: ordinamento specifico del sistema finanziario, con finalità di vigilanza, attuato da organi
espressamente previsti e delegati dalla legge.
-Sistemi orientati alle banche: sistemi finanziari in cui le imprese finanziano i loro investimenti e le loro necessità a
breve facendo ampio e prevalente ricorso al credito bancario
-Sistemi orientati al mercato: sistemi finanziari in cui le imprese finanziano i mezzi propri e il debito esterno ricorrendo
al mercato dei capitali (emettendo azioni e obbligazioni)
-Sistemi orientati alla securitization: sistemi finanziari in cui le imprese si finanziano smobilizzando dall’attivo i crediti
presenti e futuri ricorrendo alla loro trasformazione in titoli negoziabili.

Transaction banking e relationship banking sono due modelli di business utilizzati dalle istituzioni finanziarie per offrire
servizi ai propri clienti. Le differenze tra i due modelli sono le seguenti:
Transaction banking:
-Si concentra sulla fornitura di servizi di transazione, come bonifici, pagamenti, depositi e prelievi.
-Si basa su soluzioni immediate e servizi "one-off".
-Attrae i clienti potenziali offrendo tariffe competitive per il servizio richiesto.
-Richiede meno tempo e risorse da parte degli istituti finanziari per servire un singolo cliente.
Relationship banking:
-Si concentra sulla costruzione di relazioni a lungo termine con i clienti.
-Si basa sulla conoscenza delle esigenze finanziarie dei clienti e sulla fornitura di soluzioni personalizzate.
-Si concentra sulla fidelizzazione dei clienti attraverso la fornitura di una vasta gamma di prodotti e servizi finanziari.
-Richiede un maggiore investimento di tempo e risorse da parte degli istituti finanziari per servire un singolo cliente.
In generale, le banche commerciali tendono ad adottare il modello di business del relationship banking, mentre le banche
d'investimento e le società di gestione del patrimonio tendono ad adottare il modello di business del transaction banking.
Tuttavia, molte istituzioni finanziarie offrono entrambi i modelli di business per soddisfare le esigenze dei propri clienti.

I problemi di regolamentazione
I problemi di regolamentazione e controllo sul sistema finanziario riguardano la necessità di garantire la stabilità,
l'efficienza e la trasparenza del sistema finanziario, nonché la protezione degli investitori e la comprensione dei
meccanismi di funzionamento dei mercati e degli intermediari finanziari.
Tra i problemi vi sono:
-Complessa architettura delle autorità di vigilanza a livello europeo (rischio di inaction bias:mancanza di azione o di
intervento ).
-Problema dell'accountability (la presenza di diverse autorità di regolamentazione e vigilanza può creare problemi di
coordinamento e di conflitto di interessi, che possono compromettere l'efficacia dei controlli sul sistema finanziario).
-Gestione delle crisi di singole istituzioni (soprattutto se di grandi dimensioni).

Il fenomeno FinTech
Il fenomeno FinTech è un recente sviluppo nel settore finanziario che combina finanza e tecnologia per offrire soluzioni
innovative ai clienti. Le aziende FinTech cercano di trasformare l'industria finanziaria attraverso l'uso di soluzioni online o
mobili per pagamenti, assicurazioni, trasferimenti, investimenti, strumenti di contabilità e credito, tra gli altri servizi.Le
aziende FinTech stanno attirando l'attenzione degli investitori, ma devono ancora affrontare le sfide delle normative e dei
quadri legali di ciascun paese, che spesso non supportano l'implementazione di nuovi modi di fare le cose.
Le istituzioni finanziarie tradizionali possono essere riluttanti ad adottare soluzioni FinTech a causa della preoccupazione
per la violazione della prevenzione delle frodi.

Sostenibilità ed eticità dei processi di intermediazione


Gli intermediari finanziari sostenibili sono quelli che cercano di integrare criteri ambientali, sociali e di governance (ESG)
nelle loro attività di intermediazione finanziaria. Questi intermediari cercano di promuovere investimenti sostenibili e di
ridurre l'impatto ambientale e sociale delle loro attività. La finanza etica, invece, si concentra sulla promozione di valori
etici e sociali nella gestione dei servizi finanziari. Gli intermediari finanziari etici cercano di promuovere la giustizia sociale,
la solidarietà e la responsabilità sociale delle imprese.
La misurazione della sostenibilità è complessa ma è diventata pratica comune per molte organizzazioni e influisce
sempre di più sulle scelte finanziarie.

CAPITOLO 2 LE TEORIE DELL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

I costi di transazione
Gli intermediari sfruttano le economie di scala e di diversificazione per ridurre i costi, facilitando le compravendite di titoli e
offrendo strumenti di investimento liquidi. Riducono anche I:
-costi di informazione: I costi di informazione riguardano la ricerca e la valutazione delle controparti per lo scambio e la
selezione delle migliori opportunità. Questi costi sono spesso impliciti e solo parzialmente oggetto di un prezzo esplicito.
-costi operativi : includono la definizione delle clausole contrattuali, la preparazione della documentazione e
l'effettuazione della transazione. Ci sono anche spese di trasporto sostenute dalle controparti per scambiarsi le
informazioni necessarie.
-costi di frazionamento: Nel contesto economico, il costo di frazionamento si riferisce ai costi associati alla suddivisione
di un'attività o di una produzione in diverse parti o segmenti separati. I costi di frazionamento possono includere: costi di
coordinamento, di comunicazione..
Esistono diverse tipologie di intermediari basate sulle diverse frazioni di costi che possono essere internalizzate da
soggetti diversi.

L'incertezza
L’incertezza è un elemento presente in ogni rapporto di scambio e assume un ruolo significativo nei contratti finanziari.
Gli intermediari finanziari si occupano di ridurre i rischi e risolvere le incompatibilità tra le parti coinvolte nelle transazioni,
sfruttando la loro capacità di gestire e trasformare i rischi attraverso la funzione creditizia. Grazie alle economie di scala
ottenute dalla gestione di un elevato numero di transazioni, gli intermediari sono in grado di affrontare diversi tipi di rischio
in modo più efficiente rispetto agli operatori singoli. Questa capacità di gestire i rischi si applica sia ai fornitori di fondi che
ai richiedenti di credito. Gli intermediari agiscono attraverso varie strategie, che vanno dalla semplice riduzione del rischio
senza assunzione diretta (come i fondi comuni di investimento) all'acquisizione, trasformazione e assunzione residuale
del rischio (come le banche e le compagnie di assicurazione). Gli intermediari sostituiscono il proprio grado di rischio a
quello dei prenditori di fondi. Inoltre, l'incertezza può essere ridotta anche tramite la redistribuzione dei rischi tra le parti di
un contratto di finanziamento, ad esempio utilizzando strumenti di copertura che trasferiscono parte dei rischi a soggetti
terzi. Gli intermediari finanziari, come i fondi comuni di investimento, le banche e le compagnie di assicurazione,
assumono diversi gradi di rischio e utilizzano strategie di diversificazione per rendere compatibili le preferenze dei
creditori e dei debitori. Tuttavia, l'approccio basato sull'incertezza presenta alcune limitazioni, come la mancata
considerazione di imperfezioni strutturali, normative, fiscali e di altri elementi che caratterizzano i sistemi finanziari,
l'offerta di strumenti di pagamento, la prestazione di servizi di consulenza da parte di diversi operatori e l'esistenza di
intermediari con funzione monetaria che minimizzano i costi, i tempi e i rischi del trasferimento dei saldi monetari.

Le asimmetrie informative
In un mercato con asimmetrie informative tra venditori e acquirenti, si verificano inefficienze nelle transazioni. L'esempio
dell'automobile usata di Akerlof illustra come la mancanza di informazioni possa portare a una diminuzione della qualità
media dei beni e al declino del mercato. Nel rapporto creditore-debitore, l'informazione limitata porta a una selezione
inefficiente dei prenditori di fondi e a un tasso di interesse medio che non riflette la qualità. Queste asimmetrie informative
possono portare al collasso degli scambi nel lungo termine.La presenza di asimmetrie informativa offre incentivi per
delegare i controlli agli intermediari, riducendo la necessità di valutazioni ripetute e consentendo una maggiore riduzione
delle asimmetrie informative. L'intermediario finanziario raccoglie informazioni sull'affidabilità dei clienti e le utilizza per
valutare i progetti di finanziamento e stabilire un tasso di interesse appropriato. Vi sono diversi strumenti utilizzati per
ridurre il gap informativo tra intermediari e investitori, come le informazioni fornite dalle Centrale dei Rischi, gli giudizi
delle agenzie di rating, i documenti informativi e le analisi fornite dagli intermediari.

Il ruolo di mercati e intermediari


Il sistema finanziario contribuisce alla riduzione delle imperfezioni attraverso diverse modalità. Gli intermediari
specializzati sono in grado di gestire diversi costi di transazione. Gli intermediari creditizi riducono l'incertezza tra
creditore e debitore, mentre gli intermediari assicurativi offrono protezione. Gli intermediari svolgono un ruolo chiave nel
ridurre le asimmetrie informative, selezionando controparti e strumenti di investimento e monitorando nel tempo. Questi
diversi tipi di intermediari lavorano in modo complementare e non alternativo per ridurre le imperfezioni del sistema
finanziario.

Costi di agenzia
La teoria del rapporto di agenzia è importante per comprendere l'intermediazione finanziaria. Questa teoria si basa sulla
delega di compiti da parte di un soggetto (principal o mandante) a un gestore (agente o mandatario) che si presume
svolga il compito in modo più efficiente, consentendo una specializzazione nella divisione del lavoro.
La teoria del rapporto di agenzia spiega i conflitti di interesse nell'intermediazione finanziaria. Gli agenti possono agire
contro gli interessi dei mandanti, generando costi di agenzia. Per mitigare questi costi, sono necessari incentivi e controlli
per garantire un comportamento adeguato degli agenti. Ciò si applica sia ai rapporti tra azionisti e aziende, investitori e
intermediari, che tra intermediari e debitori. I costi di agenzia includono i costi di controllo, l'assicurazione contro
comportamenti scorretti e le perdite dovute a comportamenti non ottimali degli agenti. Questi costi si manifestano sia nei
circuiti diretti, tra creditore e debitore, che nei processi di intermediazione, tra intermediario e mandante. Alcune soluzioni
per ridurre i costi di agenzia includono tariffe più elevate per i prestiti a rischio e contratti flessibili.

FinTech e le teorie dell’intermediazione


L'innovazione tecnologica nel settore finanziario ha portato a una maggiore raccolta e utilizzo delle informazioni. Gli
operatori FinTech possono elaborare grandi quantità di dati, compresi quelli non tradizionali, portando a un cambiamento
del paradigma informativo. Questo permette di rispondere meglio alle esigenze dei consumatori, migliorare l'abbinamento
delle controparti, aumentare la capacità di screening e migliorare l'efficienza operativa. Le innovazioni FinTech stanno
trasformando il rapporto tra intermediario e cliente verso un modello digitale. Questo potrebbe portare alla
disintermediazione delle banche tradizionali a favore dei nuovi attori e dei mercati specializzati.

I criteri di classificazione degli intermediari


Le diverse tipologie di intermediari finanziari sono analizzate attraverso una classificazione che considera criteri
sovrapponibili. Un primo criterio di distinzione riguarda la funzione monetaria svolta dagli intermediari, che può essere
monetaria o non monetaria. Tuttavia, con l'emergere degli Istituti di Moneta Elettronica questa distinzione ha perso parte
del suo significato. Un'altra distinzione riguarda il grado di delega concesso dall'investitore all'intermediario. Nei servizi di
supporto agli scambi diretti, la delega è quasi nulla, mentre nella gestione di patrimoni mobiliari e nella negoziazione in
proprio, l'investitore delega un grado maggiore di autorità e decisione all'intermediario finanziario.
Le banche, in particolare, attraverso la negoziazione in proprio, si assumono la parte residua del rischio, isolando il
depositante dai rischi legati all'erogazione di finanziamenti.
L'intermediazione creditizia si riferisce al circuito indiretto di scambio in cui gli intermediari assumono impegni verso i
datori di fondi e posizioni di credito verso i prenditori di fondi.
L'intermediazione mobiliare, invece, si riferisce al circuito diretto in cui gli intermediari forniscono servizi a coloro che
richiedono fondi e a coloro che offrono fondi (azioni, obbligazioni, derivati e fondi comuni di investimento)
L'intermediazione assicurativa riguarda l'assunzione di rischi definiti puri da parte delle compagnie di assicurazione,
mentre le altre due forme di intermediazione si occupano principalmente di attività finanziarie.
Negli anni Ottanta, l'innovazione, la diversificazione degli intermediari, lo sviluppo dei mercati mobiliari e la deregulation
hanno ridefinito le aree di attività degli intermediari. La distinzione tra intermediari creditizi e mobiliari è venuta meno,
consentendo alle banche di svolgere tutte le attività degli intermediari mobiliari. L'emissione di moneta non è più
monopolio delle banche. Al giorno d’oggi, la separazione rimane solo per le attività assicurative e pensionistiche.

CAPITOLO 3 I RISCHI E LA LORO GESTIONE


Anche all’interno del sistema finanziario si è costantemente sottoposti a rischi e spesso si ricorre all’uso della probabilità.
La disponibilità di informazioni riduce il rischio, esse sono necessarie sia al momento della selezione, cioè quando si
valutano le caratteristiche tecniche dell’operazione, sia nella fase di monitoraggio.
I mercati e gli intermediari devono ridurre l’asimmetria informativa tra il finanziatore e il finanziato, mediante l’utilizzo di
forme contrattuali standardizzate, all’interno delle quali vengono definiti i diritti e doveri delle controparti.

I rischi finanziari possono essere classificati in base alla loro natura e alle loro conseguenze. La distinzione principale
riguarda i rischi sistemici e i rischi non sistematici.
I rischi sistemici derivano da situazioni generali e dall'andamento delle variabili di mercato, indipendentemente dalla
situazione specifica di un intermediario finanziario. Si riferisce ai rischi imposti da interconnessioni e interdipendenze in
un sistema o mercato, in cui il fallimento di una singola entità o gruppo di entità può causare un fallimento a cascata, che
potrebbe potenzialmente mandare in bancarotta o far crollare l'intero sistema o mercato.
Nel contesto della vigilanza finanziaria europea, è stato istituito il Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB)
responsabile della vigilanza macroprudenziale e dell'identificazione dei rischi per la stabilità del sistema finanziario
europeo.
I rischi non sistemici, invece, dipendono dalle peculiarità della gestione di ciascun intermediario e possono essere di
natura operativa, di business, strategica o reputazionale.

Il rischio puro
Il concetto di "rischio puro" si riferisce al rischio intrinseco o fondamentale associato a un'attività o a un evento senza
alcuna possibilità di ottenere un guadagno. Si tratta di un rischio che comporta solo la possibilità di subire perdite o danni
senza alcuna potenziale ricompensa.
Il rischio puro è spesso considerato in contrasto con il concetto di rischio speculativo, che implica sia la possibilità di
guadagni che di perdite. Mentre nel rischio speculativo si assume un certo livello di incertezza nella speranza di ottenere
profitti, nel rischio puro non ci sono prospettive di guadagno.
Il concetto di rischio puro è spesso utilizzato nell'ambito dell'assicurazione e della gestione dei rischi, in cui l'obiettivo
principale è quello di proteggersi dalle potenziali perdite o danni, senza la prospettiva di un guadagno diretto.
Nella gestione del rischio puro, sono fondamentali due principi:
● Il principio della legge dei grandi numeri, Il principio della legge dei grandi numeri è un concetto fondamentale
nella teoria delle probabilità e della statistica. Afferma che, all'aumentare del numero di prove o osservazioni
indipendenti, la media dei risultati si avvicinerà sempre di più al valore atteso o alla probabilità teorica.
● Il principio della mutualità, che si basa sull'idea di mettere in comune i rischi tra un gruppo di soggetti che
potenzialmente potrebbero essere colpiti dallo stesso rischio. Questo implica una contribuzione proporzionale al
rischio e la copertura delle conseguenze negative dei rischi considerati.
Per l'applicazione del principio della mutualità, i rischi assicurativi devono soddisfare alcune condizioni:
● Devono essere dispersi geograficamente, in modo che il collettivo di soggetti esposti al rischio sia abbastanza
ampio e solo una frazione di essi subisca le conseguenze negative, evitando che gli effetti si verifichino tutti
contemporaneamente.
● Devono essere omogenei qualitativamente, cioè le conseguenze del rischio devono derivare dalle stesse fonti e
avere la stessa tipologia di manifestazione.
● Devono essere omogenei quantitativamente, il che significa che il rischio deve avere, in media, lo stesso impatto
su tutti i soggetti colpiti.

Il rischio finanziario
Il rischio finanziario è di natura speculativa in quanto si manifesta attraverso l'oscillazione del valore di mercato di un
titolo, di una posizione o di un portafoglio nel corso del tempo. Questo valore può aumentare o diminuire rispetto al valore
iniziale, fino a raggiungere lo zero. Sebbene il termine "rischio" sia spesso associato a una connotazione negativa, in
realtà un livello maggiore di rischio rappresenta sia una minaccia che un'opportunità e comporta l'incertezza dei risultati,
con una maggiore probabilità di ottenere sia perdite elevate che guadagni elevati. Il rischio finanziario viene tipicamente
misurato attraverso indicatori statistici di volatilità e distribuzione dei rendimenti intorno alla media.
La relazione diretta tra rischio e rendimento dovrebbe essere confermata nel medio-lungo termine su tutti i mercati
finanziari, anche se nel breve periodo possono verificarsi situazioni e andamenti diversi da quelli attesi, che sembrano
premiare gli investimenti meno rischiosi.
Poiché le persone hanno capacità diverse nel sopportare l'incertezza (tolleranza al rischio), la definizione degli obiettivi di
rendimento deve tenere conto della propensione al rischio basata su fattori oggettivi e soggettivi.
I fattori oggettivi includono le condizioni di investimento, come la situazione dei mercati, le tipologie delle asset class, la
liquidità, ecc. Inoltre, devono essere considerati fattori misurabili legati alle condizioni dell'investitore, come la capacità di
generare risparmio finanziario, la consistenza e la stabilità delle disponibilità patrimoniali, gli obiettivi dell'investimento e
l'orizzonte temporale.
I fattori soggettivi che possono influenzare la propensione al rischio includono le esperienze negative di investimento
passate, il livello di cultura finanziaria, l'età e l'orizzonte temporale prescelto.
La misurazione dell'incertezza associata alle previsioni dei rendimenti attesi (e quindi al rischio) può essere effettuata
utilizzando la deviazione standard dei rendimenti storici. Questo indicatore consente di calcolare la media degli
scostamenti dei rendimenti periodici rispetto al rendimento medio nel periodo considerato.
Il rendimento e il rischio possono essere misurati sia ex ante, prima dell'effettuazione dell'investimento, utilizzando valori
futuri ponderati per la probabilità di manifestazione, sia ex post, dopo il completamento dell'operazione, utilizzando i valori
effettivamente verificatisi e il loro scostamento rispetto ai valori previsti inizialmente.
Esistono diversi approcci e indicatori per misurare il rischio finanziario, compresi indicatori di rischio assoluto che
misurano la variabilità complessiva, indicatori di rischio relativo che confrontano l'andamento con un elemento esterno di
riferimento e indicatori di sensibilità che misurano la variabilità rispetto a un fattore di rischio specifico. La scelta degli
indicatori dipende dalle caratteristiche dell'attività, del portafoglio o della posizione finanziaria considerata.

I rischi di natura macro


-Il rischio sistemico
-rischio climatico che si riferisce all'impatto finanziario dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sul sistema
finanziario. Questo rischio può essere di natura fisica, legato agli eventi meteorologici estremi e ai mutamenti del clima, o
di natura di transizione, derivante dall'aggiustamento verso un'economia più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Le autorità di vigilanza finanziaria, tra cui la BCE, hanno emesso orientamenti e raccomandazioni per la gestione dei
rischi climatici e ambientali, al fine di promuovere decisioni di investimento consapevoli e di migliorare la resilienza del
sistema finanziario di fronte a tali rischi.

Rischi di natura micro


Le "fonti" principali dei rischi di natura micro, possono essere principalmente esterne o interne.
Le fonti esterne sono legate ai diversi rapporti che instaurano con le varie categorie di controparti: datori di fondi, mercati
mobiliari, prenditori di fondi, autorità di regolamentazione e vigilanza.
Le fonti interne, invece, derivano dalle scelte strategiche e gestionali che adottano e dalle modalità con cui svolgono
l'attività. Queste decisioni riguardano la propensione al rischio, le scelte di finanziamento e investimento, l'organizzazione
dei processi produttivi e le risorse umane coinvolte. A seconda della natura interna o esterna della fonte, si presentano
rischi di diverse tipologie, prevalentemente finanziarie o non finanziarie.
Rischio di provvista (funding risk)
Analizzando le diverse tipologie di rischio, si può notare che il rischio di provvista, o di approvvigionamento, è legato alla
capacità dell'intermediario di raccogliere continuativamente risorse finanziarie dalle diverse controparti. Queste risorse
includono depositi dalla clientela al dettaglio, obbligazioni collocate sul mercato, depositi interbancari e capitale proprio
dagli azionisti. È fondamentale garantire una quantità di risorse e prezzi (tassi di interesse) compatibili con gli obiettivi di
crescita, le scelte di composizione dell'attivo e il rendimento degli investimenti.
Rischi di controparte
I rischi di controparte, che comprendono il rischio di credito, il rischio di regolamento e il rischio di concentrazione del
portafoglio, sono invece legati ai rapporti che gli intermediari intrattengono con i soggetti finanziati. Questi rischi
esprimono la possibilità di insolvenza o inadempienza delle controparti, nonché il deterioramento della loro qualità nel
tempo (merito creditizio).
Rischi di mercato
I rischi di mercato identificano gli elementi di incertezza derivanti dalla molteplicità dei rapporti che gli intermediari hanno
con i mercati mobiliari, attraverso la detenzione e la gestione degli strumenti negoziabili. Questi rischi riguardano l'effetto
che la variabilità dei tassi di interesse, dei tassi di cambio e delle quotazioni degli strumenti negoziati sui mercati può
avere sul valore atteso delle attività incluse nel trading book e sulle passività emesse come azioni e obbligazioni.
Rischio di liquidità
Il rischio di liquidità è correlato alla necessità dell'intermediario di gestire eventuali squilibri improvvisi tra entrate e uscite
di denaro. In tali situazioni, potrebbe essere necessario effettuare operazioni di raccolta di risorse a condizioni
economicamente svantaggiose (rischio di funding). Allo stesso tempo, potrebbe essere necessario liquidare attività
facilmente negoziabili, come titoli, sostenendo eventuali perdite derivanti dalle fluttuazioni di prezzo sul mercato (rischio di
mercato). Pertanto, le conseguenze di una temporanea mancanza di liquidità dipendono dall'interazione mutevole tra
rischio di controparte, rischio di provvista e rischio di mercato.
Rischio di regolamentazione
Il rischio di regolamentazione riguarda gli effetti derivanti dall'introduzione di nuove norme che influenzano l'operatività
degli intermediari (rischio legislativo) e dalle eventuali violazioni delle regole interne (rischio di compliance), che possono
comportare azioni sanzionatorie da parte delle autorità di vigilanza.
Rischi interni
Infine, la categoria dei rischi interni comprende una vasta gamma di aspetti legati alla vita aziendale che possono avere
un impatto negativo sui risultati economici.
Le categorie di rischi interni si riferiscono ai rischi che sorgono all'interno di un'organizzazione stessa. Questi rischi sono
generalmente controllabili e dipendono dalle azioni, dalle politiche e dalle operazioni dell'organizzazione stessa. Di
seguito sono riportate alcune delle categorie comuni di rischi interni:
Rischi operativi: I rischi operativi riguardano le attività operative quotidiane di un'organizzazione, inclusi errori umani,
inefficienze dei processi, guasti tecnici, interruzioni delle forniture, frodi interne, problemi di sicurezza dei dati e
interruzioni delle operazioni
Rischi finanziari:riguardano la gestione delle finanze e delle risorse finanziarie di un'organizzazione. Ciò include rischi
come la gestione del flusso di cassa, l'indebitamento eccessivo, l'incapacità di ottenere finanziamenti, l'esposizione al
rischio di cambio valuta, l'instabilità dei mercati finanziari e la mancanza di controllo sulle spese. Questi rischi possono
influire sulla solidità finanziaria e sulla capacità di crescita dell'organizzazione.
Rischi di conformità: I rischi di conformità si riferiscono alla conformità legale, normativa e regolamentare. Le
organizzazioni devono rispettare le leggi e i regolamenti applicabili nel loro settore, come norme fiscali, normative
ambientali, leggi sul lavoro e norme sulla protezione dei dati. La mancata conformità può portare a multe, sanzioni legali,
perdita di reputazione e conseguenze finanziarie.
Rischi di governance: I rischi di governance riguardano l'adeguatezza delle strutture, dei processi decisionali e del
controllo interno all'interno di un'organizzazione. Questi rischi includono problemi di leadership, conflitti di interesse,
mancanza di trasparenza, cattiva gestione dei conflitti, decisioni scorrette e mancanza di responsabilità. La cattiva
governance può influire negativamente sulla direzione strategica dell'organizzazione, sulla gestione dei rischi e sulla
fiducia degli stakeholder.
Rischi del personale: I rischi del personale si riferiscono alle questioni legate al personale di un'organizzazione, come la
carenza di competenze, l'insoddisfazione dei dipendenti, l'alto turnover, il mancato rispetto delle politiche aziendali, le
violazioni dell'etica lavorativa e le questioni di sicurezza sul lavoro. Questi rischi possono influire sulla produttività, sulla
motivazione dei dipendenti e sulla cultura aziendale.
Rischi di reputazione: I rischi di reputazione riguardano la percezione dell'organizzazione da parte del pubblico, dei clienti
e degli stakeholder. Eventi negativi come scandali, controversie, cattiva qualità dei prodotti o servizi, comportamenti non
etici o violazioni delle norme possono danneggiare la reputazione aziendale.

Rischi esterni
I rischi esterni si riferiscono ai fattori o agli eventi al di fuori dell'organizzazione che possono influenzare le operazioni, le
prestazioni o la reputazione. Questi rischi sono al di là del controllo diretto dell'organizzazione stessa. Di seguito sono
riportate alcune delle categorie comuni di rischi esterni:
-Rischi di mercato: I rischi di mercato sono legati alle fluttuazioni dei mercati finanziari, come i cambiamenti nei tassi di
interesse, i movimenti dei prezzi delle materie prime, le fluttuazioni dei tassi di cambio e le condizioni economiche globali.
Questi rischi possono influire sulle entrate, sui costi, sulla redditività e sulla stabilità finanziaria dell'organizzazione.
-Rischi concorrenziali: I rischi concorrenziali derivano dalle azioni e dalle strategie dei concorrenti dell'organizzazione.
Questi rischi includono l'introduzione di nuovi concorrenti sul mercato, la competizione per il mercato e i clienti,
l'innovazione tecnologica dei concorrenti e la pressione sui prezzi. Questi rischi possono influire sulla quota di mercato,
sui ricavi e sulla sostenibilità dell'organizzazione.
-Rischi normativi e legali: I rischi normativi e legali riguardano le leggi, le normative e i requisiti normativi che
un'organizzazione deve rispettare nel suo settore o nella sua giurisdizione. Questi rischi includono cambiamenti
normativi, nuove leggi o regolamenti, contenziosi legali, azioni legali dei clienti o dei fornitori e questioni di conformità. La
mancata conformità può portare a multe, sanzioni legali e danni alla reputazione.
-Rischi di natura ambientale: I rischi di natura ambientale riguardano gli impatti ambientali o le catastrofi naturali che
possono influenzare l'organizzazione. Questi rischi includono cambiamenti climatici, inquinamento, deterioramento delle
risorse naturali, eventi meteorologici estremi e disastri naturali. Possono avere un impatto significativo sulle operazioni,
sulle infrastrutture, sulla reputazione e sulle responsabilità legali dell'organizzazione.
-Rischi geopolitici: I rischi geopolitici si riferiscono a eventi o situazioni politiche, sociali o economiche in determinate
regioni o paesi che possono influenzare l'organizzazione. Questi rischi includono instabilità politica, conflitti internazionali,
terrorismo, sanzioni internazionali, cambiamenti nelle politiche commerciali o restrizioni commerciali. Possono influenzare
l'accesso ai mercati, la catena di approvvigionamento, la reputazione e la sicurezza dell'organizzazione.
-Rischi tecnologici: I rischi tecnologici riguardano le minacce o gli impatti derivanti da cambiamenti o problemi
tecnologici. Questi rischi includono cyber-attacchi, violazioni della sicurezza informatica, malfunzionamenti dei sistemi
tecnologici, cambiamenti tecnologici rapidi o obsoleti e dipendenza da fornitori tecnologici.

La lettura del sistema dei rischi degli intermediari negli aggregati di bilancio
Gli intermediari finanziari, come le banche, sono esposti a diversi tipi di rischio legati alla loro attività.
Gli intermediari possono operare attraverso due modelli principali: l'intermediazione "leggera", che si concentra sulla
produzione di servizi e gestione di fondi per conto terzi, e l'intermediazione "pesante", che coinvolge l'acquisizione di
risorse tramite l'emissione di strumenti finanziari per effettuare investimenti per proprio conto.
Gli intermediari finanziari possono combinare diverse attività e offrire una gamma diversificata di prodotti e servizi. Ad
esempio, una banca può offrire servizi bancari, come conti correnti e pagamenti, e contemporaneamente raccogliere
fondi attraverso depositi e fornire prestiti generando interessi.
Le principali aree di rischio includono il rischio di interesse e credito associato alla concessione di finanziamenti e il
rischio di prezzo legato all'attività di negoziazione di strumenti finanziari. Inoltre, le normative di vigilanza influenzano la
gestione dei rischi e impongono vincoli e requisiti di adeguamento patrimoniale.
Lo stato patrimoniale e il conto economico delle banche sono documenti importanti che riflettono la loro situazione
finanziaria e l'andamento della gestione. Le voci principali in questi documenti forniscono informazioni sulle diverse aree
di attività e esposizione al rischio degli intermediari finanziari.

CAPITOLO 4 I CONTRATTI DELL’INTERMEDIAZIONE


Gli strumenti finanziari consentono di soddisfare le esigenze di scambio delle risorse monetarie e di allocazione delle
risorse finanziarie:
- i bisogni di trasferimento nello spazio e nel tempo alimentano i circuiti diretti (mercati) attraverso la circolazione di
primary securities (azioni e obbligazioni);
- le esigenze di trasformazione dettate dall'assenza di coerenza tra le preferenze di datori e prenditori di fondi alimentano
il circuito indiretto (intermediari) attraverso la formazione di secondary securities (depositi bancari e prestiti).
Lo strumento finanziario è un contratto che prevede un lag temporale tra la prestazione (monetaria) del datore di fondi e
la controprestazione (monetaria) del prenditore.

CRITERI ECONOMICI DI CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI


Finanza etica: al valore della ricchezza deve essere aggiunta anche la felicità: una persona è più ricca di un altra quando
è più felice ed ha una maggiore qualità della vita.

Distinguiamo la liquidità in:


● Liquidità naturale: grado di liquidità degli strumenti finanziari che dipende dai termini contrattuali che ne
disciplinano la durata al momento dell'emissione o quella residua, le modalità di rimborso del capitale e le
clausole relative al pagamento di interessi.
● Liquidità Artificiale: grado di liquidità degli strumenti finanziari che dipende dai comportamenti che i possessori
possono adottare al fine di trasformarli in denaro contante prima della scadenza contrattualmente prevista.
CRITERI GIURIDICI DI CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI
In base alla nuova disciplina, gli strumenti finanziari sono distinti in 3 macroclassi:
1. AZIONI: Rappresentano una quota di proprietà in una società per azioni e conferiscono ai detentori diritti di
partecipazione agli utili, diritti di voto nelle assemblee degli azionisti e diritti residui in caso di liquidazione della società.
2. OBBLIGAZIONI: Sono titoli di debito emessi da un'entità (governativa o aziendale) al fine di ottenere finanziamenti.
L'emittente si impegna a rimborsare il capitale prestato entro una data stabilita (scadenza) e a pagare interessi periodici
(coupon) agli investitori.
3. ALTRI STRUMENTI FINANZIARI "SPECIALI”

ELEMENTI DI CLASSIFICAZIONE
DEI TITOLI AZIONARI

ELEMENTI DI CLASSIFICAZIONE
DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI

Mentre il termine "prodotto finanziario" si riferisce a una categoria generale di strumenti di investimento o veicoli
finanziari, lo "strumento finanziario" indica uno specifico tipo di asset o contratto che rappresenta un diritto o un obbligo
finanziario per l'investitore.

Le ABS (Asset-Backed Securities) sono strumenti finanziari che vengono creati combinando diversi tipi di prestiti, come i
prestiti per case o per auto. Questi prestiti vengono raggruppati insieme per formare un gruppo di prestiti chiamato "pool".
Quindi, il pool di prestiti viene trasformato in titoli chiamati ABS.
Quando acquisti un ABS, stai essenzialmente acquistando una piccola parte di questo gruppo di prestiti. In cambio, ricevi
dei pagamenti regolari, come interessi e rimborsi del capitale, che sono generati dai pagamenti dei debitori dei prestiti
inclusi nel pool.
Gli ABS sono utilizzati per diversi motivi. Per esempio, permettono alle banche di ottenere liquidità immediata vendendo i
prestiti invece di aspettare che i debitori li ripaghino. Inoltre, gli ABS permettono agli investitori di investire in un insieme di
prestiti diversificati, riducendo così il rischio complessivo.
Le ABS possono essere classificate in base al tipo di attività sottostante, ad esempio Mortgage-Backed Securities (MBS)
per prestiti ipotecari o Collateralized Loan Obligations (CLO) per prestiti aziendali.
Tuttavia, è importante capire che durante la crisi finanziaria del 2008, alcuni ABS legati a prestiti immobiliari rischiosi
hanno subito perdite di valore significative. Ciò ha portato a una maggiore attenzione e regolamentazione per garantire
che gli ABS siano trasparenti e basati su prestiti di qualità.

I covered bond sono titoli emessi dalle banche che hanno una "doppia protezione" per gli investitori.
In caso di insolvenza della banca emittente, gli investitori possono rivendicare sia gli attivi del pool che la garanzia
generale della banca. Ciò li differenzia da altri strumenti finanziari, come gli ABS, in cui gli investitori dipendono
esclusivamente dai flussi di cassa generati dagli attivi sottostanti.

-Strumenti di capitale: Gli strumenti di capitale rappresentano la proprietà di un'azienda o di un'entità. Chi investe in questi
strumenti diventa un azionista o un socio dell'azienda. Alcuni esempi comuni di strumenti di capitale sono le azioni
ordinarie e le azioni privilegiate. Gli investitori che acquistano azioni di una società diventano proprietari e partecipano ai
profitti e alle perdite dell'azienda. Inoltre, gli azionisti possono avere diritti di voto e partecipare alle decisioni chiave
dell'azienda durante le assemblee degli azionisti.
-Strumenti di debito: Gli strumenti di debito rappresentano un prestito che un'azienda o un'entità riceve da investitori o
istituzioni finanziarie. L'azienda emette un titolo di debito, noto anche come obbligazione, e gli investitori che acquistano
queste obbligazioni diventano creditori dell'azienda. L'azienda si impegna a restituire il capitale e a pagare gli interessi sul
debito entro determinate scadenze. A differenza degli azionisti, i detentori di obbligazioni non partecipano alle decisioni
aziendali e non hanno diritti di voto, ma ricevono pagamenti regolari di interessi durante la durata del prestito.

Ci sono due approcci principali per il pricing degli strumenti finanziari:

1. Approccio basato sul processo di scambio: In questo approccio, il prezzo degli strumenti finanziari è determinato
dal processo di scambio sul mercato. Si considerano le condizioni di efficienza tecnica e informativa del mercato,
e gli operatori stabiliscono i valori di domanda e offerta. Attraverso la contrattazione, si raggiunge un prezzo di
equilibrio che soddisfa entrambe le parti.
2. Approccio basato sui flussi di pagamento futuri: Questo approccio si concentra sulla valutazione degli strumenti
finanziari indipendentemente dal processo di scambio. Si considera il prezzo come la somma dei flussi di
pagamento futuri generati dall'investimento, scontati utilizzando un tasso di sconto. Questo approccio è spesso
utilizzato per la rappresentazione contabile degli strumenti finanziari. Tuttavia, può essere limitato
dall'assunzione di stabilità dei tassi di interesse nel tempo e dalla difficoltà di determinare i flussi di pagamento
per strumenti finanziari caratterizzati da incertezza o variabilità.

Il fair value rappresenta il valore teorico del titolo, che viene confrontato con la sua quotazione di mercato (valore
effettivo). L'analisi ha, infatti, la finalità di valorizzare i titoli rispetto ai risultati economici e, di conseguenza, di verificare se
la loro quotazione è sovrastimata (fair value minore del prezzo di mercato) o sottostimata (fair value maggiore prezzo di
mercato).
L'impairment test verifica che le attività in bilancio siano iscritte ad un valore non superiore a quello effettivamente
recuperabile. La stima del valore recuperabile delle attività iscritte in bilancio è definita sul maggiore tra il valore d'uso
(value in use) e il fair value meno i costi di vendita, come previsto dal principio contabile internazionale IAS 36.

I rating sono utilizzati dagli investitori e dagli operatori di mercato come strumento di valutazione del rischio e di
orientamento nella selezione degli investimenti. Gli investitori possono utilizzare i rating come indicatore della qualità del
credito di un'entità o di un titolo e come base per prendere decisioni di investimento informate. Tuttavia, è importante
considerare che i rating sono soggetti a revisioni e possono cambiare nel tempo in base alle condizioni economiche,
finanziarie e al miglioramento o peggioramento della situazione dell'entità valutata.

GLI STRUMENTI DI RACCOLTA DELLE BANCHE


Gli strumenti di raccolta delle banche sono i mezzi attraverso i quali le banche ottengono finanziamenti per svolgere le
proprie attività di prestito e investimento. Questi strumenti consentono alle banche di raccogliere fondi da parte dei
depositanti e di altre fonti esterne, al fine di sostenere le loro operazioni e fornire prestiti e servizi finanziari.
I principali strumenti di raccolta utilizzati dalle banche includono: Depositi, Prestiti interbancari, Obbligazioni emesse dalla
banca, Prestiti da istituzioni finanziarie, Finanziamenti dalla banca centrale.
Gli strumenti di raccolta delle banche si concentrano sulla raccolta di fondi attraverso la raccolta di depositi e l'emissione
di titoli di debito, mentre GLI STRUMENTI DELL’INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA si riferiscono agli strumenti finanziari
utilizzati dalle banche per concedere prestiti e finanziamenti a imprese e individui.

I pronti contro termine


La raccolta pronti contro termine (PCT) è un'attività svolta dalle banche e da altre istituzioni finanziarie in cui vengono
raccolti fondi dai clienti attraverso l'emissione di contratti PCT. In sostanza, le banche offrono ai clienti la possibilità di
depositare denaro per un determinato periodo di tempo a un tasso di interesse concordato.
Durante il periodo di raccolta dei fondi, le banche utilizzano gli importi depositati per finanziare altre attività, come
l'erogazione di prestiti o l'investimento in titoli. Le banche emettono quindi contratti PCT ai clienti, in cui si impegnano a
restituire il capitale e pagare gli interessi concordati al momento della scadenza del contratto.
La raccolta PCT può essere un'opzione interessante per i clienti che desiderano ottenere un rendimento sulle loro risorse
finanziarie a breve termine. Offre loro una maggiore flessibilità rispetto ai tradizionali depositi a vista o a termine, in
quanto possono depositare fondi per un periodo specifico e ricevere un rendimento più alto rispetto ai tassi di interesse
standard.
Per le banche, la raccolta PCT rappresenta un'opportunità di finanziamento e di generazione di entrate. Utilizzano i fondi
raccolti per sostenere le loro attività di prestito e investimento, generando profitti dagli interessi che pagano ai clienti in
cambio dei loro depositi.
È importante notare che la raccolta PCT comporta rischi per entrambe le parti coinvolte. I clienti potrebbero non essere in
grado di ritirare i loro fondi prima della scadenza del contratto o potrebbero subire una penalità per il recesso anticipato.
Inoltre, le banche devono affrontare il rischio di credito nel caso in cui i prestiti o gli investimenti sostenuti con i fondi
raccolti non vengano ripagati.

Strumenti di finanziamento del capitale circolante

In sintesi, il factoring è uno strumento finanziario mediante il quale le imprese possono ottenere anticipi di liquidità
cedendo i propri crediti commerciali a una società specializzata, il factor, che si assume il rischio del credito e fornisce
liquidità immediata all'impresa cedente.Nel factoring pro solvendo l'impresa cedente mantiene un certo grado di
responsabilità e rischio di credito, mentre nel factoring pro soluto l'impresa cedente si libera completamente dalla
responsabilità e dal rischio di insolvenza del debitore.

Strumenti di finanziamento del capitale fisso


La differenza principale tra leasing finanziario e leasing operativo riguarda l'intenzione di acquisto del bene. Nel leasing
finanziario, l'impresa locataria ha l'intenzione di acquistare il bene alla fine del contratto, mentre nel leasing operativo,
l'impresa locataria non ha tale intenzione e restituisce il bene al locatore alla fine del contratto.

Il credito al consumo è una forma di finanziamento offerta dalle istituzioni finanziarie ai consumatori per consentire loro
di acquistare beni o servizi e pagare in seguito, spesso a rate mensili. Questo tipo di credito è ampiamente utilizzato per
l'acquisto di automobili, elettrodomestici, arredi, elettronica di consumo, vacanze e altre spese personali.
1. Stipula di un accordo tra il venditore del bene (per esempio, A produttore o il distributore di beni e/o servizi) e la società
finanziatrice, volto a finanziare i clienti del venditore
2. Il consumatore procede all'acquisto del bene/servizio e richiede un finanziamento direttamente presso i locali del
venditore
3.Il venditore trasferisce la richiesta di finanziamento e tutta la documentazione necessaria alla società finanziatrice per la
valutazione del merito creditizio
4. in caso di accettazione della richiesta di finanziamento, la società finanziatrice eroga d finanziamento al venditore del
bene/servizio
5. Il venditore del bene/servizio procede alla consegna del bene e/o all'erogazione del servizio acquistato dal
consumatore
6. Il consumatore procede al pagamento periodico delle rate del finanziamento
Nel credito al consumo non finalizzato, il consumatore ha più flessibilità nell'utilizzo dei fondi, mentre nel credito al
consumo finalizzato, i fondi sono specificamente destinati all'acquisto di un bene o servizio specifico

Gli strumenti di debito di mercato


I titoli di debito (obbligazioni) sono strumenti finanziari emessi da soggetti in deficit finanziario per soddisfare il proprio
fabbisogno di finanziamento e sottoscritti da soggetti in surplus finanziario che, impiegando il loro momentaneo potere di
acquisto in eccesso, finanziano le esigenze di investimento dei soggetti in deficit, aspettandosi in cambio una
remunerazione.
ll soggetto in surplus finanziario, acquistando un titolo di debito, diviene creditore dell'emittente per l'importo nominale
indicato sul titolo, maggiorato degli interessi che matureranno nel lasso di tempo che intercorre fra il momento di acquisto
del titolo e la sua scadenza.
-Titoli con cedola (coupon bond): pagano un interesse (la cedola), che comincia a maturare in corrispondenza delle
cosiddette date di godimento e viene corrisposto a date di stacco (o di regolamento) periodiche
-Titoli senza cedola (zero-coupon): non prevedono date di godimento degli interessi prima della scadenza; la
remunerazione per il rischio sopportato è corrisposta alla data di scadenza ed è misurata dalla differenza tra il prezzo di
acquisto del titolo e il suo valore di rimborso.

BOT (Buoni Ordinari del Tesoro): titoli di debito privi di cedola emessi dallo Stato a breve termine
CTZ (Certificati del Tesoro Zero Coupon): titoli di debito privi di cedola emessi dallo Stato a medio termine.
CCT (Certificati di Credito del Tesoro): titoli di debito con cedole variabili emessi dallo Stato a medio-lungo termine
BTP (Buoni del Tesoro Poliennali): titoli di debito con cedole fisse emessi dallo Stato a lungo termine.

L'emissione dei TITOLI DI STATO risponde all'esigenza di finanziare il debito pubblico e avviene mediante collocamento
tramite aste alle quali possono partecipare solo intermediari autorizzati. Nel mercati secondari, questi titoli sono negoziati
sul MOT (Mercato Obbligazionario Telematico) e, per quantitativi all'ingrosso, sull'MTS (Mercato Telematico dei titoli di
Stato).

OBBLIGAZIONE SOCIETARIE
LE OBBLIGAZIONI BANCARIE
Le Istruzioni della Banca d'Italia stabiliscono che:
1. il taglio minimo non deve essere inferiore a 10.000 euro;
2. è consentito un taglio minimo di 1.000 euro se l'emissione è pari o superiore a 150 milioni di euro e se la banca
emittente presenta le seguenti caratteristiche:
(a) un patrimonio di vigilanza almeno pari a 25 milioni di euro;
(b) i bilanci degli ultimi tre esercizi in utile;
(c) l'ultimo bilancio certificato. Le obbligazioni bancarie devono avere durata originaria minima pari ad almeno 36 mesi,
ovvero inferiore a 36 mesi, purché la durata media non risulti inferiore a 24 mesi.
Alle banche si applicano le norme previste dal Testo Unico della Finanza per l'appello al pubblico risparmio, che
prevedono l'obbligo di redigere un prospetto informativo in caso di emissione di prestiti obbligazionari. Sono contemplati,
tuttavia, alcuni casi di esenzione

Gli strumenti di partecipazione


I titoli azionari (o titoli di capitale) sono strumenti finanziari che rappresentano la partecipazione al capitale di una società;
attribuiscono al possessore il diritto alla condivisione degli utili e dei rischi di un'impresa.
Ogni azione rappresenta un 'uguale frazione del capitale sociale e tutte le azioni hanno un uguale valore nominale:
• valore nominale: porzione di capitale sociale corrispondente alla singola azione
• valore contabile: rapporto fra il numero di azioni in circolazione e il patrimonio netto
• valore di mercato (o prezzo) dell'azione: dato dall'incontro sul mercato fra l'offerta e la domanda del titolo

Le azioni di risparmio: emesse solo dalle società quotate in mercati regolamentati italiani o di Paesi dell'UE; presentano
privilegi di natura patrimoniale ma scontano un'assenza totale del diritto di voto.
Le azioni privilegiate: garantiscono al possessore alcuni privilegi nella ripartizione degli utili e nella restituzione del
capitale in caso di liquidazione della società, ma hanno una limitazione dei diritti amministrativi.

- se il prezzo dell'azione sul mercato supera il suo valore intrinseco, l'azione è sopravvalutata, quindi il suo valore è
destinato a scendere;
- in caso contrario, l'azione è sottovalutata e si formeranno aspettative di apprezzamento del suo valore di mercato.

E’ possibile confrontare il valore dell'azione di una azienda con quelle di imprese simili, mediante il calcolo dei cosiddetti
"multipli":
- price to earnings ratio (P/E): il prezzo dell'azione è rapportato all'utile unitario
- price to book value ratio (P/BV): rapporta il prezzo dell'azione al valore contabile(PN/numero azioni);
- price to sales ratio (P/S): il prezzo dell'azione è rapportato ai ricavi delle vendite

Da che cosa dipende la volatilità dei prezzi?


1. Rischio specifico (o non sistematico): è eliminabile, nell'ambito di un portafoglio, mediante un'adeguata politica di
diversificazione;
2. Rischio sistematico: non è eliminabile attraverso la diversificazione, perché interessa allo stesso modo tutti i titoli
quotati nello stesso mercato o le imprese operanti nello stesso sistema di mercato e può dipendere da diversi fattori
macroeconomici che non è possibile controllare.

Limitandoci a valutare la rischiosità di un unico titolo azionario in portafoglio, l'indicatore che sintetizza la variabilità dei
rendimenti è la deviazione standard (o)
Gli strumenti derivati
Gli strumenti derivati sono contratti a termine, il cui valore dipende (deriva) dall'andamento del prezzo di una o più attività
sottostanti. Il sottostante di uno strumento derivato (anche definito underlying asset) può avere natura reale (commodity
derivative), oppure avere natura finanziaria (financial derivative).
II TUF propone una classificazione nelle seguenti macrocategorie in cui sono:
1. contratti a termine: (Forward): Sono accordi tra due parti per acquistare o vendere un'attività sottostante a un prezzo
prefissato in una data futura. Questi contratti sono personalizzabili e non sono negoziati su mercati regolamentati.
2. contratti futures: I financial futures sono contratti a termine standardizzati, trattati sui mercati regolamentati, mediante
i quali acquirente e venditore si impegnano a scambiarsi una determinata quantità di un certo strumento finanziario a un
prezzo prefissato, con liquidazione differita a una data futura prestabilita. A differenza dei Forward, qui interviene un
garante dell'operazione.
L'unità garante è la cosiddetta CH (Clearing House) : istituzione dei mercati future e option che funge da diretta
controparte nei contratti tra operatori, segue l’andamento dei prezzi e controlla la congruità dei margini. Poiché tutti gli
acquisti e tutte le vendite sono fatti con la CH, essa consente di ridurre sensibilmente il rischio di credito nelle transazioni.
La CH limita, mediante una selezione preventiva, i soggetti ammessi ad accedere alle negoziazioni, i quali sono chiamati
a diventare soci della CH a versare un 'margine iniziale”.
L’organismo analogo in Italia è rappresentato dalla Cassa di Compensazione e Garanzia.
3. contratti di opzione Con il contratto di opzione una parte si riserva la facoltà di effettuare un acquisto o una vendita a
termine, in cambio del pagamento di un premio alla controparte. Colui che si riserva la facoltà di eseguire l'operazione è
detto buyer. Il soggetto che incassa il premio e rimane vincolato alla decisione della controparte è detto writer.
Le opzioni si distinguono in call e put:
- un'opzione call conferisce al buyer la facoltà di acquistare a termine a un prezzo prefissato, detto strike price (o prezzo
di esercizio);
- un'opzione put, invece, conferisce al buyer la facoltà di vendere a termine a un prezzo prefissato detto anche in questo
caso strike price (o prezzo di esercizio).
L’opzione può essere negoziata sia sui mercati ufficiali sia su quelli OTC.
A seconda delle tipologie contrattuali, inoltre, è possibile distinguere:
- le opzioni europee : la facoltà di acquisto o di vendita può essere esercitata solo in determinati periodi di tempo;
- le opzioni americane in cui l'esercizio del diritto può essere compiuto in qualsiasi momento fino alla scadenza
4. contratti swap sono strumenti finanziari derivati in cui due parti si accordano per scambiarsi flussi di cassa o
rendimenti finanziari basati su un determinato sottostante. I contratti swap sono spesso utilizzati per gestire il rischio
finanziario, speculare sui movimenti dei tassi di interesse o delle valute, o per ottenere determinati vantaggi finanziari.
Ci sono diversi tipi di contratti swap, tra cui:
1. Swap di tasso di interesse:
2. Swap valutario
I contratti swap sono negoziati privatamente tra le parti coinvolte e non su mercati regolamentati. Questo offre flessibilità
e personalizzazione nella struttura e nelle condizioni del contratto. Tuttavia, comporta anche il rischio di controparte,
poiché le parti dipendono dal rispetto degli obblighi contrattuali dell'altra parte.

I fondi comuni d'investimento sono veicoli di investimento collettivo in cui i partecipanti (investitori) combinano le
proprie risorse finanziarie per formare un pool di denaro gestito da una società di gestione del fondo. Questi fondi
raccolgono denaro da diversi investitori al fine di investirlo in una varietà di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni,
titoli di Stato, liquidità e altri asset finanziari.
Le SICAV (Société d'Investissement à Capital Variable) sono una forma di veicolo d'investimento collettivo molto
diffusa in diversi paesi, specialmente in Europa. Sono organizzazioni di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM)
che offrono agli investitori la possibilità di partecipare a un portafoglio diversificato di strumenti finanziari.
Gli ETF (Exchange-Traded Fund) sono fondi di investimento che replicano l'andamento di un indice di mercato
specifico. Gli ETF sono diventati molto popolari tra gli investitori per diversi motivi, tra cui la facilità di negoziazione, la
diversificazione, i costi relativamente bassi e la trasparenza. Offrono agli investitori la possibilità di partecipare a un'ampia
gamma di mercati e settori con un unico strumento di investimento. Tuttavia, è importante considerare attentamente gli
obiettivi di investimento, la performance storica e i costi associati agli ETF prima di prendere una decisione di
investimento.
Sindacati
Le imprese di solito si avvalgono della collaborazione di più intermediari finanziari organizzati in sindacati di collocamento
per raccogliere le adesioni degli investitori. I sindacati possono essere di puro collocamento (senza garanzie) o di
collocamento e garanzia, che garantiscono il collocamento integrale dei titoli. La struttura dei sindacati può prevedere un
capofila, manager e collocatori. Le emissioni di maggiori dimensioni richiedono la partecipazione di più sindacati, con un
coordinatore globale che gestisce il coordinamento tra di essi. L'offerta può essere organizzata con una responsabilità
individuale o solidale per l'accollo dell'invenduto.

Merchant banking: Gli intermediari diventano partner delle imprese target attraverso la sottoscrizione di una
partecipazione azionaria. L'obiettivo è valorizzare l'azienda e ottenere profitti elevati al momento del disinvestimento. Se
l'investitore apporta anche esperienza professionale e competenze manageriali, si parla di private equity.
Corporate finance: Gli intermediari offrono servizi di consulenza per ottimizzare le scelte finanziarie delle imprese in
situazioni di crescita o ristrutturazione. Questa attività si concentra sulla consulenza strategica. Include l'assistenza nelle
operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A) e nella ristrutturazione aziendale, come la rinegoziazione del debito (debt
restructuring) e la vendita di attività non strategiche (asset restructuring).

CAPITOLO 5 IL SISTEMA E I SERVIZI DI


PAGAMENTO
Il sistema dei pagamenti è l'insieme di strumenti di
pagamento, di standard tecnici, di infrastrutture
tecniche, di norme e di sistemi di compensazione e
regolamento fondi preposti alla circolazione della
moneta tra diversi soggetti.

Per eseguire i pagamenti si utilizza la moneta nella


sua funzione di mezzo di scambio generalmente
accettato all'interno del sistema economico e
trasferibile a costi minimi. L'accettabilità può essere
conseguenza di diversi fattori: valore intrinseco; legge
dello Stato; convenzione tra le parti. Esistono diversi
generi monetari:
I servizi e gli strumenti di pagamento
● Servizi di pagamento documentali
-Assegno bancario
-Assegno circolare
-Vaglia cambiario
L'assegno bancario e l'assegno circolare sono entrambi emessi da banche, ma l'assegno bancario proviene da un conto
specifico e richiede fondi disponibili sul conto, mentre l'assegno circolare è garantito dalla banca stessa. Il vaglia
cambiario, d'altra parte, non richiede un conto bancario ed è emesso da una banca o un ufficio postale per trasferire
denaro tra luoghi diversi. L’assegno bancario è protestabile, quello circolare no.
● Servizi di incasso avvisati
-Addebiti diretti
-Ricevute bancarie
-Mav e Rav sono sistemi di pagamento che semplificano il processo di pagamento di bollette, tasse o altre spese
verso enti pubblici (MAV) o privati (RAV) Consentono ai debitori di effettuare i pagamenti in modo più comodo e
tracciabile, riducendo il rischio di errori o smarrimenti di denaro.
-Bollettini di conto corrente
● Servizi digitali e automatizzati
-Bonifici
-Disposizioni di pagamento
● Carte di pagamento
-Carta di debito Una carta di debito è collegata direttamente al conto corrente bancario o postale del titolare. Le
transazioni effettuate con una carta di debito vengono addebitate direttamente sul saldo disponibile nel conto
corrente associato. Il titolare può spendere solo fino all'importo disponibile sul conto, senza creare debiti o
accedere al credito.
-Carta di credito Una carta di credito è un tipo di carta di pagamento che permette al titolare di effettuare
acquisti o prelievi utilizzando il credito concesso dalla società emittente della carta. Il titolare può spendere oltre
al proprio saldo disponibile, fino a un limite di credito prestabilito. Ogni transazione effettuata con la carta di
credito crea un debito che deve essere rimborsato successivamente, solitamente mensilmente.
-Carta prepagata Una carta prepagata è un tipo di carta di pagamento che richiede al titolare di caricare
anticipatamente i fondi sulla carta prima di poter effettuare transazioni. Il titolare può utilizzare solo l'importo
disponibile caricato sulla carta e non può creare debiti o accedere al credito. Le carte prepagate possono essere
ricaricabili o monouso.

Mobile payments
Gli anni più recenti sono stati caratterizzati da un'evoluzione e da un ampliamento delle possibilità attraverso le quali
disporre un pagamento. In particolare, sono state introdotte tecnologie che consentono di far ricorso ad un dispositivo
mobile (smartphone, smartwatch, tablet ...) per disporre pagamenti digitali in mobilità.
I device, dotati di tecnologia NFC (near fear communication), possono utilizzare attraverso apposite applicazioni carte di
pagamento e fungono da portafogli virtuali (digital wallet). Tra i più diffusi vi sono Apple Pay, Samsung Pay, Google pay.
Insieme ai pagamenti NFC si stanno sviluppando soluzioni alternative che sfruttano la geolocalizzazione e il qr code.

II sistema dei pagamenti interbancario


Target2 è un sistema di pagamento di proprietà dell'Eurosistema, che ne cura anche la gestione. E’ la principale
piattaforma europea per il regolamento di pagamenti di importo rilevante; viene utilizzata sia dalle banche centrali sia
dalle banche commerciali per trattare pagamenti in euro in tempo reale.
Funzionamento:
- La banca A e la banca B hanno entrambe un conto presso la banca centrale
- Un pagamento in euro deve essere effettuato dalla banca A alla banca B
- La banca A immette le istruzioni di pagamento in Target2
- Il pagamento è regolato mediante un addebito sul conto della banca A e un accredito su quello della banca B
- Target2 trasferisce le informazioni sul pagamento alla banca B

Produttori tradizionali: Banca Centrale, banche e poste


Nuovi produttori: istituti di moneta elettronica (IMEL) e istituti di pagamento (IP) , oltre alle cosiddette «terze parti.

CAPITOLO 6 I MERCATI
Le funzioni dei mercati finanziari
Il mercato finanziario è uno spazio in cui domanda e offerta di strumenti e servizi finanziari si incontrano per soddisfare gli
obiettivi dei vari attori economici. Le principali funzioni del mercato finanziario sono:
1. Trasferimento delle risorse finanziarie.
2. Semplificazione degli scambi
3. Contenimento dei costi di transazione
4. Formazione dei prezzi
5. Informazione su strumenti e operatori finanziari
6. Trasferimento dei rischi
L’efficienza dei mercati finanziari
I mercati finanziari offrono diversi benefici che devono essere valutati in termini di efficienza economica. Le diverse
funzioni dei mercati finanziari corrispondono a definizioni diverse di efficienza. Il trasferimento delle risorse finanziarie e
dei rischi può avvenire in condizioni di efficienza allocativo-funzionale. La formazione dei prezzi e la produzione e
diffusione di informazioni determinano l'efficienza informativa (debole, semi-forte e forte) . Il contenimento dei costi di
transazione e la semplificazione degli scambi realizzano l'efficienza tecnico-operativa e viene misurata in base a
parametri come l'ampiezza, lo spessore, l'immediatezza e l'elasticità.

● efficienza debole, in cui i prezzi incorporano soltanto informazioni di tipo storico;


● efficienza semi forte, in cui i prezzi sintetizzano tutte le informazioni di dominio pubblico;
● efficienza forte, in cui i prezzi sono la risultante di tutte le informazioni disponibili, di tipo storico, prospettico, di
dominio pubblico e private.
L’ipotesi di efficienza forte rappresenta una condizione ideale cui i mercati dovrebbero tendere ma, di fatto, difficilmente
perseguibile negli scambi, caratterizzati, come visto, da una distribuzione asimmetrica delle informazioni di varia natura
tra le controparti.

Se molte ricerche supportano l’ipotesi di efficienza dei mercati (soprattutto nella forma debole e semi-forte) in letteratura
esistono tuttavia altrettanti studi i cui risultati sembrano invece mettere in dubbio l’ipotesi di efficienza dei mercati nelle
sue varie forme. La presenza di anomalie, specie se persistenti, infatti, mina l’ipotesi di efficienza dei mercati, come vista
fino ad ora. In letteratura, sono state identificate diverse forme di anomalie: le anomalie fondamentali, tecniche e di
calendario.
1. Anomalie fondamentali: Le anomalie fondamentali si riferiscono alle discrepanze tra il valore fondamentale di
un titolo (determinato da fattori come utili, flussi di cassa, fondamentali aziendali) e il suo prezzo di mercato.
Queste anomalie possono verificarsi quando i prezzi dei titoli non riflettono pienamente le informazioni
fondamentali. Alcuni esempi di anomalie fondamentali includono l'effetto value (titoli con valutazioni basse
tendono a sovraperformare quelli con valutazioni alte) e l'effetto momentum (titoli con buone performance
passate tendono ad avere anche buone performance future).
2. Anomalie tecniche: Le anomalie tecniche si basano sull'analisi dei modelli e dei dati storici dei prezzi per
individuare opportunità di profitto. Queste anomalie si basano sull'idea che i prezzi dei titoli seguano determinati
schemi o tendenze nel breve termine. Ad esempio, l'analisi tecnica si concentra sull'identificazione di modelli
grafici, indicatori e altre caratteristiche dei prezzi al fine di prevedere le future direzioni dei prezzi e prendere
decisioni di trading.
3. Anomalie di calendario: Le anomalie di calendario si riferiscono a modelli osservati nei rendimenti dei titoli in
determinati periodi di tempo o eventi stagionali. Queste anomalie possono essere basate su fattori psicologici,
comportamentali o regolamentari che influenzano i prezzi dei titoli. Ad esempio, l'effetto del mese di gennaio
suggerisce che i rendimenti azionari tendono ad essere più alti nel mese di gennaio rispetto ad altri mesi. Altri
esempi di anomalie di calendario includono l'effetto giorno della settimana (rendimenti diversi in base al giorno
della settimana) e l'effetto festività (rendimenti diversi durante periodi di festività).

La classificazione dei mercati


I principali mercati finanziari sono:
-mercato creditizio, gli intermediari specializzati raccolgono fondi e concedono prestiti per soddisfare le esigenze dei
partecipanti.
-mercato mobiliare, vengono negoziati strumenti finanziari come valori mobiliari, e gli intermediari facilitano l'emissione e
la negoziazione di tali strumenti.
-mercato assicurativo, gli operatori si coprono dai rischi trasferendoli a imprese di assicurazione attraverso polizze.
-mercato dei servizi di pagamento, gli operatori regolano i pagamenti delle transazioni utilizzando strumenti e
procedure dedicate.
I mercati finanziari si differenziano anche per il grado di standardizzazione e personalizzazione dei contratti. I mercati
creditizi e assicurativi sono basati sulla negoziazione diretta e sono più personalizzati, mentre il mercato mobiliare è di
tipo aperto e fortemente standardizzato. Nel mercato dei servizi di pagamento, la standardizzazione dei prodotti facilita gli
scambi tra le parti interessate.
I mercati finanziari possono essere classificati anche in base al collegamento tra le unità che partecipano. Nel mercato
mobiliare, il collegamento è diretto, mentre nel mercato creditizio, assicurativo e dei servizi di pagamento, avviene
attraverso l'interposizione degli intermediari finanziari.
Inoltre, i mercati mobiliari possono essere suddivisi in mercato primario e mercato secondario. Il mercato primario
riguarda le operazioni di emissione di nuovi strumenti finanziari, mentre il mercato secondario comprende gli scambi di
strumenti finanziari già in circolazione.

Le forme organizzative dei mercati


I mercati possono assumere diverse forme organizzative, tra cui:
1. Mercati a ricerca autonoma ( market maker) : In questo tipo di mercato, gli investitori indipendenti conducono
ricerche e analisi per identificare opportunità di investimento e prendere decisioni di trading in modo autonomo.
Gli investitori possono utilizzare risorse come notizie finanziarie, dati di mercato, analisi fondamentali e tecniche
per formulare le proprie strategie di investimento. Questo tipo di mercato può essere associato a piattaforme di
trading online o a servizi di consulenza finanziaria indipendenti.
2. Mercati di broker : In un mercato di broker, gli investitori si affidano a un intermediario, noto come broker, per
eseguire le loro operazioni di compravendita. Il broker agisce come rappresentante dell'investitore e si occupa di
eseguire gli ordini di acquisto o vendita dei titoli desiderati. Il broker può fornire consulenza sugli investimenti,
eseguire le transazioni e fornire servizi di custodia dei titoli. Questo tipo di mercato può essere associato a
società di brokeraggio o banche d'investimento che offrono servizi di intermediazione finanziaria.
L'asta può essere utilizzata come un metodo di determinazione del prezzo per la negoziazione di determinati
strumenti finanziari.
3. Mercati di dealer : un intermediario, noto come dealer, espone quotazioni a cui è disposto a comprare o
vendere strumenti finanziari specifici secondo un meccanismo definito di market making. tale intermediario
ricopre un ruolo chiave nella formazione dei prezzi degli strumenti. .Quando l’intermediario ha l'obbligo di quotare
in maniera continuativa e non discrezionale prezzi in acquisto e vendita per specifici strumenti finanziari, in modo
da garantire la negoziabilità di determinati strumenti, il dealer prende il nome di market maker. La figura del
market maker è quindi molto simile a quella del dealer in quanto entrambi i soggetti si impegnano a esporre
proposte impegnative di acquisto e vendita su determinati titoli; tuttavia, mentre al dealer è consentito, in via del
tutto discrezionale, di sospendere per un certo periodo l’esposizione delle proposte negoziali, il market maker non
ha tale facoltà.

Diversamente dal broker, il dealer opera nel mercato come controparte diretta dello scambio: dispone, infatti, di un
portafoglio di proprietà che varia in funzione delle operazioni di acquisto e vendita condotte sul mercato. L’intermediario
diffonde due tipologie di prezzo: il prezzo bid (o “prezzo denaro”) e il prezzo ask (o “prezzo lettera”). Il primo (prezzo bid)
rappresenta il prezzo al quale l’intermediario è disposto ad acquistare lo strumento finanziario oggetto della negoziazione;
il secondo (prezzo ask) è invece il prezzo al quale l’intermediario è disposto a vendere lo stesso strumento (ed è sempre
più alto del prezzo bid). La differenza fra i due prezzi costituisce il c.d. bid-ask spread (o “forbice denaro-lettera”) e
rappresenta la remunerazione per il dealer. L’ampiezza di questa differenza tende ad aumentare quando la volatilità dei
prezzi degli strumenti negoziati è elevata, in ragione del maggior rischio a carico del dealer.
Esistono, infine, mercati che combinano le caratteristiche delle due tipologie appena descritte e per questo sono definiti
come “ibridi”.

Le fasi di funzionamento dei mercati


Gli scambi finanziari seguono una serie di fasi comuni che possono essere sintetizzate come segue:
1. Ammissione alla contrattazione: L'istituzione o l'organo di vigilanza preposto verifica le condizioni per l'ingresso
di un emittente e degli strumenti finanziari nel mercato regolamentato. Le condizioni riguardano le caratteristiche
dello strumento e dell'emittente.
2. Conferimento dell'ordine: Un soggetto economico conferisce a un intermediario abilitato l'incarico di eseguire
un'operazione finanziaria, fornendo le istruzioni relative all'oggetto, alla quantità, al tempo e alle condizioni
economiche dell'operazione.
3. Esecuzione dell'ordine: L'intermediario assume l'impegno di eseguire l'operazione secondo le istruzioni del
cliente. Può avvenire un' esecuzione diretta sul mercato o un'instradamento dell'ordine a un altro intermediario
per l'esecuzione.
4. Liquidazione: È la fase successiva all'esecuzione dell'operazione finanziaria, in cui vengono definiti gli obblighi
delle controparti. Può avvenire attraverso la liquidazione lorda (ogni operazione è liquidata individualmente) o la
liquidazione netta (viene calcolato un saldo tra le operazioni di acquisto e vendita).
5. Regolamento: È il momento dello scambio effettivo degli strumenti finanziari tra le controparti. Il regolamento
può avvenire secondo il modello rolling settlement (le operazioni sono regolate entro un numero di giorni
prestabilito) o account settlement (le transazioni relative a un periodo di tempo specifico sono regolate in una sola
giornata).

Il mercato monetario
Il mercato monetario è un segmento del mercato finanziario in cui vengono negoziati strumenti finanziari a breve termine,
di solito con scadenze di un anno o meno. Il suo obiettivo principale è facilitare la gestione delle riserve di liquidità degli
operatori economici e garantire la stabilità finanziaria del sistema.
a. Gli strumenti finanziari a breve termine sono negoziati tra banche, imprese, istituzioni finanziarie e governi, sotto la
supervisione della banca centrale.
Caratteristiche del mercato monetario:
1. Strumenti finanziari a breve termine
2. Liquidità e negoziabilità: Gli strumenti del mercato monetario sono altamente liquidi e negoziabili, consentendo agli
operatori di convertire rapidamente gli investimenti in denaro liquido senza perdita significativa di valore.
3. Bassi rischi: Gli strumenti del mercato monetario sono generalmente considerati a basso rischio, poiché sono emessi
da entità finanziariamente solide come governi, banche e società ben valutate.
4. Importi elevati: Le transazioni nel mercato monetario coinvolgono spesso importi elevati, poiché sono destinati a
soddisfare le esigenze di liquidità delle grandi istituzioni finanziarie e degli investitori istituzionali.

Il mercato dei titoli di Stato e delle obbligazioni corporate


Il mercato obbligazionario riguarda la vendita e la negoziazione di titoli di debito emessi da vari enti, tra cui governi,
agenzie locali, imprese e intermediari finanziari. I titoli emessi dai governi sono noti come titoli di Stato o Government
bond, mentre quelli emessi da entità private sono chiamati corporate bond.
In Italia, il mercato obbligazionario è caratterizzato dalla significativa presenza di emittenti del settore pubblico in termini
di volume, regolarità e sistematicità delle emissioni rispetto ai emittenti privati. Il mercato obbligazionario può essere
suddiviso tra mercato primario, che riguarda la vendita di nuovi titoli, e mercato secondario, che riguarda la negoziazione
di titoli già emessi.
Per i titoli di Stato nelle economie sviluppate, è comune utilizzare il meccanismo delle aste. Per i corporate bond, invece,
l'emissione può avvenire attraverso modalità di collocamento private, coinvolgendo intermediari finanziari.
Per quanto riguarda i titoli di Stato, è importante fare ulteriori distinzioni in base alla loro durata e caratteristiche, poiché il
meccanismo delle aste può variare. In Italia, ad esempio, i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro), che sono titoli a breve
termine, vengono emessi tramite asta competitiva ( gli investitori presentano offerte specificando sia la quantità
desiderata di titoli che il prezzo che sono disposti a pagare. L'ente emittente successivamente valuta tutte le offerte
ricevute e determina il prezzo di emissione sulla base dell'offerta che massimizza l'ammontare di titoli collocati. Gli
investitori che hanno presentato offerte a un prezzo uguale o superiore al prezzo di emissione saranno assegnati dei titoli
al prezzo determinato) , mentre gli altri titoli vengono collocati attraverso il meccanismo dell'asta marginale (la banca
centrale o l'ente emittente stabilisce un prezzo di partenza e successivamente accetta tutte le offerte dei titoli al prezzo
più alto possibile fino a quando l'importo desiderato di titoli viene collocato. In sostanza, il prezzo finale è determinato
dall'offerta più alta accettata).

Il mercato primario dei titoli di stato


In Italia, i titoli di Stato possono essere collocati attraverso diverse modalità, tra cui l'asta pubblica, il collocamento
sindacato tramite un consorzio di banche e le piattaforme di negoziazione elettroniche. Di solito, per le emissioni sul
mercato interno italiano, si privilegia il metodo dell'asta pubblica. Il collocamento sindacato viene utilizzato principalmente
per i nuovi strumenti di recente introduzione, come i Btp.
Le aste di collocamento dei titoli di Stato in Italia sono gestite dalla Banca d'Italia, con la presenza di un funzionario del
Ministero dell'Economia come garante della regolarità dell'asta. L'asta avviene attraverso mezzi telematici e solo gli
intermediari finanziari autorizzati, come banche italiane, banche comunitarie, società di intermediazione mobiliare e
imprese di investimento, possono partecipare. Gli investitori e le imprese possono acquistare i titoli pubblici solo nel
mercato secondario, quindi devono rivolgersi a uno degli intermediari autorizzati. Gli intermediari, in base alle richieste dei
loro clienti, presenteranno le proprie offerte e successivamente cederanno i titoli acquistati nel mercato primario.
Esistono due modalità di emissione tramite asta: le aste competitive, utilizzate per i collocamenti dei BOT (Buoni Ordinari
del Tesoro), e le aste marginali, utilizzate per i titoli a medio e lungo termine come CTZ(Certificato del tesoro
zero-coupon), BTP, CCTEU. Per comprendere meglio il meccanismo di formazione del prezzo e il suo ruolo informativo, è
necessario analizzare separatamente le due modalità di emissione.
Nell'asta competitiva, gli operatori presentano offerte di acquisto in termini di rendimento anziché di prezzo. Il prezzo di
aggiudicazione corrisponde al prezzo calcolato a partire dal rendimento richiesto nella domanda. Le domande vengono
soddisfatte a partire da quelle con il rendimento più basso e procedono in ordine crescente fino a esaurimento della
quantità emessa. Attualmente, questo meccanismo viene utilizzato per il collocamento dei BOT. Al termine della
procedura, si calcola un prezzo medio ponderato delle domande aggiudicatarie, che viene utilizzato come riferimento per
le negoziazioni nel mercato secondario.
Nell'asta marginale, le offerte dei partecipanti vengono ordinate in base al prezzo proposto, dall'offerta più alta a quella
più bassa. I titoli vengono quindi allocati partendo dall'offerta più alta e scendendo fino a quando la quantità di titoli
disponibili si esaurisce. Il prezzo determinato dall'offerta marginale rappresenta il prezzo al quale verranno venduti tutti i
titoli assegnati nell'asta. Questo significa che tutti i partecipanti che hanno presentato offerte a un prezzo uguale o
superiore a quello dell'offerta marginale otterranno i titoli al prezzo dell'offerta marginale.

Il mercato primario dei titoli delle imprese


Il collocamento dei titoli obbligazionari emessi da soggetti privati può essere suddiviso in tre tipologie: collocamento a
fermo, collocamento a rubinetto e collocamento privato (private placement).
Nel collocamento a fermo, l'emittente comunica tutte le caratteristiche dei titoli, compresa la quantità e il prezzo (e quindi
anche il rendimento). Le domande degli investitori vengono raccolte in un breve periodo di tempo e vengono soddisfatte
fino all'esaurimento della quantità offerta. Questa modalità può comportare rischi per l'emittente, come un'errata
valutazione del prezzo e del rendimento, che potrebbero portare a una mancata raccolta dei fondi necessari o a un costo
più alto del finanziamento.
Nel collocamento a rubinetto, l'emittente comunica il prezzo e il rendimento dei titoli e si impegna a offrirli senza limiti di
quantità. Le richieste degli investitori possono pervenire in un periodo di tempo solitamente più ampio e l'emittente è
disponibile a soddisfare qualsiasi livello di domanda. In questo caso, i rischi per l'emittente riguardano principalmente la
quantità del finanziamento, ma non la sua onerosità. Questo tipo di collocamento è tipicamente utilizzato per buoni postali
e certificati di deposito bancari.
Il collocamento privato, coinvolge uno o più intermediari finanziari che facilitano l'incontro tra domanda e offerta dei titoli
obbligazionari emessi. Solitamente viene creato un consorzio di collocamento, guidato da una banca capofila, che si
impegna a garantire la massima diffusione dei titoli emessi. A seconda delle fasi del processo e delle garanzie offerte
dagli intermediari, i consorzi possono essere di tre tipi:
● Selling group: il consorzio aiuta nella diffusione dei titoli offrendo ai propri clienti e potenziali investitori
l'opportunità di sottoscriverli.
● Underwriting group: il consorzio fornisce una garanzia di completa sottoscrizione. Gli intermediari si impegnano
ad acquistare i titoli non collocati presso il pubblico, garantendo all'emittente la raccolta delle risorse finanziarie
necessarie.
● Purchase group: il consorzio acquista preventivamente i titoli dall'emittente e si impegna a collocarli presso il
pubblico in un secondo momento. In questo caso, il consorzio assume completamente il rischio dell'operazione,
beneficiando della differenza tra il prezzo pagato all'emittente e il prezzo di collocamento. L'emittente ha la
certezza del collocamento e può utilizzare i finanziamenti immediatamente senza dover attendere le procedure di
collocamento.
Queste diverse modalità di collocamento consentono agli emittenti privati di raccogliere fondi in modo efficace e adatto
alle loro esigenze, tenendo conto dei rischi e delle opportunità legate a ciascuna opzione.

Il mercato secondario dei titoli obbligazionari


Una volta emessi, i titoli obbligazionari possono essere scambiati nei mercati secondari, che possono essere sia over the
counter che regolamentati. In Italia, il mercato obbligazionario regolamentato è il Mercato Telematico delle Obbligazioni
(MOT), gestito da Borsa Italiana.
Il MOT è diviso in due segmenti: il DomesticMOT e l'EuroMOT.
La presenza di specialisti, intermediari finanziari che supportano le negoziazioni, contribuisce alla liquidità di mercato.
L'Italia è uno dei paesi con un debito pubblico più elevato al mondo. La presenza di numerose emissioni di obbligazioni di
varie tipologie consente di soddisfare le preferenze degli investitori in termini di durata, flussi di cedola e orizzonte
temporale. La regolarità delle emissioni e la quantità significativa di titoli garantiscono liquidità sul mercato per tutte le
scadenze desiderate.
Il mercato secondario dei titoli di Stato italiani è il terzo più grande al mondo per dimensioni e volume di scambi.
È importante sottolineare che una parte significativa delle transazioni avviene attraverso il cosiddetto "mercato di
sportello", ossia al di fuori dei mercati regolamentati, negli uffici delle filiali bancarie. Questo metodo di negoziazione
caratterizza principalmente la circolazione delle obbligazioni bancarie.

Il mercato dei titoli azionari


Il mercato azionario può essere suddiviso in tre categorie: il mercato delle Initial Public Offerings (IPO), il mercato
primario e il mercato secondario. In Italia, Borsa Italiana SpA gestisce il mercato dei titoli azionari, che è stato ampliato
nel corso degli anni diventando un gruppo complesso attivo nei mercati finanziari.
I principali circuiti di negoziazione azionari gestiti da Borsa Italiana SpA sono: Euronext Milan EXM (negozia titoli di
società di media e grande capitalizzazione che desiderano attrarre risorse per finanziare il proprio business) e Euronext
Growth Milan EGM (è dedicato alle piccole e medie imprese italiane e offre un processo semplificato di quotazione
rispetto al mercato principale EXM).
In entrambi i mercati, sono presenti requisiti specifici che le società devono soddisfare per essere ammesse alla
quotazione. La capitalizzazione della società, il flottante delle azioni e la libera trasferibilità dei titoli sono alcuni dei criteri
considerati.
Il prezzo delle azioni è influenzato dalla domanda e dall'offerta sul mercato, che dipendono dalle decisioni degli investitori
basate sulle informazioni disponibili.
L'accesso ai mercati finanziari è reso possibile attraverso intermediari finanziari e piattaforme di trading, ma è necessario
un ulteriore sforzo per aumentare le azioni di alfabetizzazione finanziaria al fine di garantire una corretta comprensione
dei rischi da parte degli investitori.

Gli indici di mercato: la serie FTSE Italia


Gli investitori nei mercati finanziari utilizzano gli indici di riferimento per confrontare i prezzi attuali con quelli passati e
valutare l'andamento del mercato nel tempo. Tra i principali indici si trovano il Dow Jones Industrial Average (DJIA) negli
Stati Uniti e il FTSE MIB in Italia. Il DJIA comprende le 30 società più grandi quotate negli USA. Il FTSE MIB rappresenta
le 40 società più rappresentative della Borsa di Milano, coprendo circa l'80% della capitalizzazione totale. Le società sono
selezionate in base a diverse variabili come la capitalizzazione, il settore, la liquidità e la solidità finanziaria.

Il mercato degli strumenti derivati


I derivati vengono scambiati sia nei mercati regolamentati che in quelli non regolamentati (OTC). I mercati OTC offrono
un elevato grado di personalizzazione per soddisfare le esigenze degli operatori, mentre per i derivati sulle commodity i
mercati regolamentati sono ancora importanti per l'alto contenuto informativo dei prezzi che si formano in essi.
L'evoluzione dei mercati regolamentati di derivati è avvenuta parallelamente a quella dei mercati azionari.

Le strategie con i derivati


Gli strumenti derivati sono utilizzati per scopi di speculazione e copertura. La speculazione consente ai trader di trarre
vantaggio dall'effetto leva finanziaria e dalla velocità di negoziazione, grazie alla possibilità di negoziare a margine. I
derivati offrono la possibilità di formulare previsioni e assumere posizioni su una vasta gamma di sottostanti. Ciò permette
agli investitori di trarre profitto da movimenti di prezzo favorevoli o sfavorevoli. Le operazioni di copertura, invece,
vengono utilizzate per mitigare il rischio associato ad altri investimenti. Ad esempio, un investitore può aprire una
posizione corta su un contratto futures se prevede una diminuzione del valore dell'indice FTSE MIB. Le operazioni di
copertura bilanciano le perdite registrate su un investimento originale con i profitti ottenuti dalle posizioni di copertura. Le
operazioni di speculazione e copertura possono essere effettuate sia con contratti futures che con opzioni. Le opzioni, in
particolare, consentono di strutturare strategie complesse basate su specifiche aspettative. Ad esempio, la strategia Long
Straddle prevede l'acquisto simultaneo di un'opzione call e un'opzione put con lo stesso prezzo di esercizio e la stessa
data di scadenza. Questa strategia offre profitti illimitati in caso di aumento della volatilità del prezzo del sottostante,
indipendentemente dalla sua direzione, ma comporta perdite limitate alla somma dei premi pagati per le opzioni.

Il mercato valutario
Il mercato valutario, noto come Forex, è dove avviene lo scambio di valute tra di loro. Il prezzo al quale avviene lo
scambio viene chiamato "tasso di cambio". Ci sono due modalità di quotazione delle valute: la prima è "certo per incerto",
che indica la quantità di valuta estera in cambio di una unità di valuta domestica; la seconda è "incerto per certo", che
indica la quantità di valuta domestica in cambio di una unità di valuta estera. L'euro e il dollaro statunitense sono
generalmente quotati secondo il metodo "certo per incerto", tranne quando sono scambiati con altre valute come la
sterlina inglese e il dollaro australiano.
Ad esempio, se il tasso di cambio tra euro e dollaro è 1,2015, possiamo ottenere il tasso di cambio "incerto per certo"
calcolando 1 diviso 1,2015, che è uguale a 0,8323.
Quando una valuta aumenta di valore rispetto a un'altra, si parla di apprezzamento, mentre se diminuisce di valore si
parla di deprezzamento. Ad esempio, se il tasso di cambio euro-dollaro sale da 1,20 a 1,21, l'euro si apprezza rispetto al
dollaro, mentre se scende a 1,18 l’euro si deprezza. In altre parole, quando il tasso di cambio sale, l'euro si apprezza
perché corrisponde a una maggiore quantità di dollari, e viceversa.
Il mercato valutario è il mercato più importante a livello internazionale per volumi e numero di transazioni. È un mercato
globale non regolamentato, dove le transazioni avvengono in diverse valute internazionali 24 ore al giorno, ad eccezione
della domenica. Gli scambi avvengono tra intermediari collegati tra loro, iniziando con l'apertura dei mercati asiatici,
seguiti da quelli europei e statunitensi.
È importante notare che il prezzo di una valuta dovrebbe essere uguale indipendentemente dalla posizione geografica in
cui viene negoziata. Se ci fossero disallineamenti evidenti nelle quotazioni, potrebbero verificarsi opportunità di
arbitraggio. A causa della numerosità delle valute negoziate e dell'alta liquidità del mercato, gli operatori hanno sviluppato
un gergo per riferirsi alle principali valute e ai tassi di cambio.
Le coppie di valute più comuni nel mercato valutario sono quelle che coinvolgono il dollaro statunitense. Tuttavia, se una
coppia di valute non è immediatamente disponibile sul mercato, è possibile determinare il valore del tasso di cambio
"certo per incerto" utilizzando il dollaro come valuta di riferimento e calcolando il tasso di cambio incrociato.
Le transazioni nel mercato valutario possono avvenire secondo due modalità: operazioni a pronti (spot) e operazioni a
termine (forward). Nel caso delle operazioni a pronti, le transazioni vengono effettuate immediatamente ai tassi di cambio
correnti. Le operazioni a termine, invece, prevedono la fissazione di un tasso di cambio oggi per una transazione futura,
che avverrà a una data specifica.
Le oscillazioni dei tassi di cambio sono influenzate da diversi fattori, tra cui i tassi di interesse, l'inflazione, la politica
economica, gli eventi geopolitici e le aspettative dei partecipanti al mercato.

CAPITOLO 7 L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA


Le attività di intermediazione possono essere suddivise in tre categorie principali: creditizia, mobiliare e assicurativa. In
Italia, queste attività sono svolte da diversi tipi di intermediari, in conformità alle norme europee recepite a livello
nazionale. Ciò che conta sia dal punto di vista della domanda che della regolamentazione è principalmente l'attività di
intermediazione stessa, piuttosto che l'intermediario che la svolge. La digitalizzazione ha introdotto nuovi concorrenti nel
settore dei servizi finanziari.

L’intermediazione creditizia
L'intermediazione creditizia comprende diverse forme di attività finanziaria, oltre a quella bancaria. Queste attività
consistono nella concessione di finanziamenti sotto varie forme, inclusi prestiti ipotecari, crediti al consumo, finanziamenti
legati a locazioni finanziarie, acquisti di crediti e rilascio di fideiussioni. Gli intermediari finanziari, diversi dalle banche,
sono autorizzati a svolgere queste attività e si avvalgono di forme di raccolta di fondi diverse da quella dei risparmiatori
pubblici, il che può comportare costi più elevati. Inoltre, la definizione di intermediazione creditizia si è evoluta, includendo
anche forme come il peer-to-peer lending (è un modello di finanziamento in cui gli individui possono prestare denaro
direttamente ad altri individui o piccole imprese senza l'intermediazione di istituzioni finanziarie tradizionali, come banche
o istituti di credito).

Le peculiarità e l’articolazione della gestione creditizia


L'intermediazione creditizia facilita il trasferimento di risorse finanziarie nel tempo e nello spazio attraverso il cosiddetto
"circuito indiretto". Questo trasferimento avviene con il coinvolgimento di uno o più intermediari.
Gli intermediari creditizi agiscono come intermediari tra coloro che hanno risorse finanziarie disponibili e coloro che hanno
bisogno di liquidità. I soggetti in surplus di denaro si rivolgono agli intermediari per investire i loro risparmi, mentre i
prenditori di risorse finanziarie dipendono dagli intermediari per ottenere liquidità. Gli intermediari assumono impegni
verso i datori di fondi e posizioni di credito verso i prenditori di fondi.
I contratti nell'intermediazione creditizia sono adattabili alle mutevoli esigenze di domanda e offerta di risorse finanziarie.
Questi contratti sono altamente personalizzati rispetto a quelli negoziati sui mercati mobiliari organizzati.
L'intermediazione creditizia è nata per ridurre le asimmetrie informative presenti tra datori e prenditori di risorse
finanziarie nel circuito diretto. Gli intermediari creditizi dispongono di competenza ed esperienza per garantire un
adeguato livello di informazione su datori e prenditori di risorse finanziarie. Tuttavia, asimmetrie informative e rischi morali
possono ancora essere presenti nelle attività di intermediazione creditizia, motivo per cui sono oggetto di intervento da
parte delle autorità di vigilanza.
La fiducia è un elemento centrale nell'intermediazione creditizia. Deve esserci fiducia reciproca tra gli intermediari e gli
altri operatori con cui si scambiano risorse finanziarie. La solvibilità degli intermediari è controllata e divulgata dalle
autorità per mantenere un livello adeguato di fiducia e consentire lo svolgimento dell'intermediazione creditizia.
Esistono intermediari creditizi diversi dalle banche, come società di leasing, factoring, credito al consumo, Confidi, Cassa
Depositi e Prestiti e veicoli per la cartolarizzazione. Questi intermediari raccolgono risorse finanziarie necessarie per
soddisfare le esigenze dei prenditori di fondi.

I bisogni soddisfatti dagli intermediari creditizi e i loro stakeholder


Le attività d’intermediazione creditizia soddisfano i bisogni d’investimento, di finanziamento, e degli incassi di pagamenti,
condizioni che solo le banche sono in grado di assolvere. Offrono una varietà di strumenti finanziari e si specializzano
nella concessione di finanziamenti a breve e lungo termine, utilizzando contratti come la locazione finanziaria. Le banche
possono anche svolgere attività di intermediazione mobiliare e coprire i rischi finanziari attraverso contratti a termine o
derivati.
Il ruolo centrale delle banche nel sistema finanziario le rende soggette a un attento controllo da parte delle autorità di
vigilanza e monetarie. Il loro svolgimento congiunto dei servizi di liquidità e finanziamento riduce i costi di transazione
rispetto agli scambi diretti, ma può comportare il rischio di contagio finanziario se i rischi di credito e liquidità non vengono
adeguatamente gestiti. Tale contagio potrebbe minacciare i depositanti delle banche coinvolte e potenzialmente avere un
impatto sistemico che coinvolge le autorità e i governi. L’intermediario creditizio, deve garantire diritti e attese dei clienti
dal lato del passivo e dal lato dell’attivo. Su quest’ultimo lato, l’intermediario deve fronteggiare adeguatamente i rischi
assunti, evitando che essi si scaricano sul valore dell’attivo e quindi mettano in pericolo gli impegni assunti nei confronti
dei datori di risorse finanziarie e della parte sana dei prenditori, oltre che il valore che gli azionisti si attendono.
L’intermediario creditizio in generale agisce in conto proprio, quindi assumendo su di sé i rischi di solvibilità e liquidità. Dal
punto di vista gestionale, perciò, l’intermediazione creditizia non è caratterizzata da delega, che invece connota le attività
svolte dagli intermediari sui circuiti diretti (e quindi nell’ambito dell’intermediazione mobiliare). Si osservi infine che la
funzione pubblica degli intermediari creditizi giustifica la rete di sicurezza che viene stesa sotto di essi, devono svolgere la
propria attività di impresa considerando che l’ottenimento del valore per gli azionisti deve essere perseguito rispettando
interessi che sono più diffusi, e in questo senso pubblici.

Elementi essenziali di regolamentazione


Nello scambio di risorse finanziarie tra il datore di fondi e l'intermediario creditizio si verifica la presenza di una simmetria
informativa o costi sociali legati al fallimento dell'intermediario che giustificano l'intervento dell'autorità di controllo per
questo sono state varate delle regolamentazioni.
I soggetti abilitati e l’autorizzazione per poter esercitare l'attività di intermediario finanziario bisogna essere iscritti all’albo,
possedere un capitale di almeno 10 milioni, essere una società per azioni o una cooperativa per azioni, presentare un
programma di attività nell'atto costitutivo o nello statuto con documenti previsionali, possedere requisiti di onorabilità e
professionalità. La Banca d'Italia dovrà valutare se il soggetto che intende acquisire abbia i requisiti di onorabilità
correttezza esperienza e solidità finanziaria.

L’intermediazione mobiliare
Imprese d’investimento
Le imprese di investimento possono offrire una vasta gamma di servizi finanziari al pubblico, come negoziazione per
conto terzi, gestione di portafogli, consulenza in materia di investimenti e altri. La normativa comunitaria ha introdotto
regole specifiche per la prestazione del servizio di consulenza su base indipendente, che richiede la valutazione di una
gamma diversificata di strumenti finanziari disponibili sul mercato, evitando limitazioni agli strumenti emessi o forniti dal
prestatore del servizio o da entità con stretti legami. Inoltre, sono vietati benefici monetari o non monetari provenienti da
terzi, tranne se di entità minima che migliorano la qualità del servizio e sono comunicati ai clienti.
Le imprese di investimento dell'UE e dei Paesi terzi possono operare in Italia, previa autorizzazione della CONSOB.
Viceversa, le imprese italiane devono notificare la loro intenzione di operare all'estero. La CONSOB pubblica un elenco di
imprese autorizzate, e le imprese autorizzate devono seguire le regole riguardanti i servizi finanziari.

Banche e intermediazione mobiliare


Prima degli anni Ottanta, il settore bancario italiano era poco competitivo e dominato da banche con alti tassi di interesse
e barriere all'ingresso. Negli anni successivi, diversi fattori, come l'evoluzione della domanda dei risparmiatori,
l'innovazione finanziaria, lo sviluppo tecnologico, l'unificazione monetaria europea e i cambiamenti normativi, hanno
portato a una maggiore concorrenza nel settore. Le banche italiane hanno dovuto adattarsi a queste nuove condizioni
cercando fonti di profitto diverse dal solo margine di interesse. L'intermediazione mobiliare ha guadagnato importanza e i
ricavi da servizi sono diventati una componente significativa dei profitti delle banche.

I gestori del risparmio collettivo


I servizi di gestione collettiva del risparmio possono essere esercitati in via professionale solo da società di gestione del
risparmio (SGR), società di investimento a capitale variabile (SICAV) e società di investimento a capitale fisso (SICAF).
Le società di gestione del risparmio offrono una vasta gamma di servizi, tra cui la gestione di fondi comuni d'investimento,
la gestione di patrimoni di SICAV o SICAF, la creazione e gestione di fondi pensione, la gestione individuale di portafogli,
la consulenza sugli investimenti e la commercializzazione di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del
risparmio (OICR), propri o di terzi.

Mercati regolamentati funzionamento


Le società di gestione del mercato regolamentato, controllate dalla CONSOB e dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze, stabiliscono le regole del mercato. La Cassa di compensazione e garanzia SpA è l’unica controparte centrale
autorizzata in Italia, che evita il rischio di inadempienza nelle transazioni. Il regolamento EMIR promuove la trasparenza e
la sicurezza nei mercati dei prodotti derivati, mentre il Testo Unico della Finanza (TUF) disciplina le società di gestione
accentrata, con la CONSOB per la tutela degli investitori e la Banca d’Italia per la stabilità e il rischio sistemico.

Intermediazione assicurativa
Previdenza complementare
I tre pilastri della previdenza.
Il sistema previdenziale italiano si basa su tre pilastri: la previdenza pubblica di base, la previdenza complementare
collettiva e la previdenza complementare individuale. Il primo pilastro è rappresentato dal sistema pensionistico
pubblico obbligatorio, gestito principalmente dall'INPS. Il sistema si basa sul meccanismo della ripartizione, in cui i
contributi dei lavoratori attivi vengono utilizzati per pagare le pensioni dei pensionati. Tuttavia, l'invecchiamento della
popolazione e i cambiamenti demografici hanno generato preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema. L'Italia presenta
una situazione demografica particolarmente critica, con un'età mediana più elevata rispetto alla media europea. La
riforma Dini del 1995 ha introdotto il metodo contributivo, che calcola le pensioni in base ai contributi effettivamente
versati e alla speranza di vita del soggetto. Tuttavia, il sistema pensionistico pubblico continua a funzionare sulla base
della ripartizione, utilizzando i contributi correnti per pagare le pensioni attuali.
Le pensioni pubbliche sono state ridotte a causa delle riforme successive e delle misure di spending review. Il tasso di
sostituzione, che rappresenta il rapporto tra la pensione e la retribuzione percepita, è diminuito ulteriormente. Di
conseguenza, lo Stato promuove l’adesione alla previdenza complementare, che è volontaria e si basa sul principio della
capitalizzazione.
La previdenza complementare collettiva e individuale mira a soddisfare le esigenze previdenziali dei lavoratori in modo
più personalizzato. La previdenza complementare può essere a contribuzione definita o a prestazione definita, con
diverse modalità di calcolo delle pensioni e dei contributi.

Forme di previdenza complementare e posizione previdenziale


Italia ci sono quattro forme di previdenza complementare:
• I fondi pensione negoziali o chiusi (FPN) sono istituiti attraverso accordi tra rappresentanti dei lavoratori e datori di
lavoro. Gestiti da organi come l'Assemblea dei delegati e il Consiglio di Amministrazione, questi fondi hanno lo scopo
di gestire le risorse destinate alla pensione dei lavoratori. Durante la fase di accumulo, le risorse vengono investite.
Durante la fase di erogazione, le risorse vengono conferite a compagnie di assicurazione per la conversione in
rendita.
• I fondi pensione preesistenti. Questi fondi possono avere una struttura con soggettività giuridica o essere costituiti
come patrimonio separato all’interno delle imprese istitutrici.
• I fondi pensione aperti a adesione collettiva individuale sono istituiti dai soggetti gestori come SGR, SIM, banche e
compagnie di assicurazione. Non hanno soggettività giuridica, ma la salvaguardia degli interessi dei lavoratori è
garantita dal Responsabile della forma pensionistica. Ogni lavoratore aderente può definire le proprie scelte in
materia di contribuzione, investimento e prestazione. Possono essere fondi aperti a adesione individuale o, se scelti
di comune accordo dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, fondi aperti ad adesione collettiva.
• I piani individuali sono istituiti dalle imprese assicurative. I PIP costituiscono un patrimonio separato all’interno della
compagnia di assicurazione. Possono essere PIP “vecchi” non conformi alla normativa del 2005 o PIP “nuovi” che
rispettano le disposizioni e offrono una maggiore tutela agli aderenti.

La regolamentazione della previdenza complementare in Italia


Il D.lgs. 252/2005 Introduce importanti elementi di novità:
- evoluzione dei poteri di vigilanza della COVIP
- Introduzione della figura del Responsabile del fondo o del piano - conferimento tacito del TFR
- principio della portabilità
CONIP (Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione). Autorità di vigilanza per i fondi pensione. Si occupa della tarata
dall'Albo dei fondi pensioni e di tutti gi adempimenti legati ai processi di autorizzazione all'istituzione di forme
previdenziali.
Il Legislatore assegna alla COVIP Il compito di regolamentare gli aspetti connessi al funzionamento delle forme di
previdenza complementare

L'equilibrio patrimoniale, economico e finanziario e la valutazione delle performance


Nel settore degli intermediari finanziari, l'equilibrio patrimoniale è fondamentale per mantenere il valore degli investimenti
al di sopra del valore delle passività e garantire un patrimonio netto positivo. Questo equilibrio assicura la solvibilità
dell'intermediario e la capacità di rimborsare i creditori in caso di liquidazione. Tuttavia, l'incertezza e il rischio presenti
nell'attività finanziaria rendono difficile il mantenimento dell'equilibrio patrimoniale.
D'altra parte, l'equilibrio finanziario riguarda la gestione dei flussi monetari in entrata e in uscita. È essenziale bilanciare
questi flussi per garantire la stabilità e la fiducia delle controparti dell'intermediario. La gestione della tesoreria si occupa
di assicurare la liquidità necessaria per far fronte agli impegni di pagamento. Un adeguato equilibrio finanziario richiede la
corretta gestione delle attività e delle passività, nonché il mantenimento di flussi monetari costanti nel tempo.
In sintesi, l'obiettivo di creazione di valore negli intermediari finanziari richiede un equilibrio simultaneo tra gli aspetti
economici, patrimoniali e finanziari. Questi tre equilibri sono interdipendenti e inseparabili nel processo di gestione
aziendale. L'analisi dei bilanci degli intermediari finanziari e l'uso di indicatori specifici consentono di valutare e monitorare
questi equilibri, distinguendo i diversi aspetti gestionali e valutando i risultati raggiunti.
EQUILIBRIO REDDITUALE (ECONOMICO) = valore dei ricavi almeno sufficiente a coprire a prezzi di mercato i costi
sostenuti per l'acquisizione dei fattori della produzione utilizzati.
EQUILIBRIO PATRIMONIALE = attitudine dell'azione gestionale di mantenere il valore delle attività/investimenti
costantemente e ampiamente al di sopra del valore delle passività, ovvero di determinare un patrimonio netto positivo
EQUILIBRIO FINANZIARIO = capacità dei gestori di mantenere in equilibrio, con relativa continuità, i flussi monetari in
entrata e quelli in uscita.

CAPITOLO 8 LA FINTECH E LA NASCITA DEL FENOMENO COMPETITIVO


Il fenomeno FinTech riguarda l'applicazione dell'innovazione tecnologica nei servizi finanziari.
Le aziende FinTech utilizzano la tecnologia per ridurre le asimmetrie informative, i costi di produzione e migliorare la
qualità della relazione tra fornitori di servizi finanziari e clienti. Questi nuovi attori del mercato rappresentano una minaccia
per gli attori tradizionali, spingendoli a rivedere e migliorare i loro modelli di business e servizi. La crescita del settore
FinTech ha suscitato un forte interesse da parte degli investitori verso il potenziale dell'innovazione tecnologica
nell'intermediazione finanziaria. Le aziende FinTech si concentrano su settori specifici dell'attività bancaria tradizionale e
offrono soluzioni che semplificano l'utilizzo dei servizi finanziari e migliorano l'esperienza del cliente. Gli intermediari
finanziari tradizionali devono adattarsi all'innovazione tecnologica per competere con le aziende FinTech, spesso
attraverso collaborazioni e strategie di "coopetizione".
Le nuove tecnologie, come la blockchain e l'intelligenza artificiale, stanno ridefinendo il mercato dell'intermediazione
finanziaria, consentendo lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e promuovendo la sostenibilità sociale e ambientale. La
maggiore competizione porterà a una riduzione dei costi e a una migliore esperienza d’uso.

Le nuove tecnologie
La blockchain è una delle nuove tecnologie a maggiore impatto nell'industria finanziaria. Essa rientra all'interno delle
Distributed Ledger Technologies (DLTs), meccanismi tecnologici che consentono Il trasferimento di Informazioni e di valori
tra due o più soggetti, senza un'autorità centrale di riferimento che possiede, autorizza e certifica l'annotazione all'interno
di un registro proprietario (processo «peer to peer»). L'interesse verso questa tecnologia e la sua notorietà nell'ambito dei
servizi finanziari si deve prevalentemente alla diffusione del fenomeno Bitcoin.
La blockchain può essere rappresentata come un registro digitale all'interno del quale sono trascritte tutte le informazioni
in forma anonima delle transazioni avvenute, le cui "pagine" sono definite in gergo tecnico «blocchi».
I blocchi contengono le informazioni delle transazioni concluse all'interno della blockchain in ordine temporale. Ogni
blocco è identificato in modo univoco da un "hash", cioè una stringa di codice.
Le regole di funzionamento per la scrittura di un nuovo blocco sono contenute all'interno del "protocollo” della
blockchain. Le entità che partecipano alla blockchain si definiscono “nodi".

Esistono diverse classificazioni delle blockchain. Rispetto alla natura della proprietà, essa si distingue in:
-pubblica: una volta rilasciato il codice, chiunque può partecipare come nodo alla blockchain, secondo un protocollo non
modificabile. Non esistono privilegi tra i nodi della rete e il registro delle transazioni è trasparente e consultabile da tutti in
ogni istante;
-privata: una rete gestita da un’autorità centrale che può identificare e autorizzare i nodi che partecipano alla blockchain,
secondo un protocollo proprietario – sprovvisto di meccanismi di consenso distribuito – e che può essere oggetto di
modifica unilaterale;
-consortile: l’accesso alla blockchain è selettivo ed eterogeneo, cioè i nodi anche di diverse entità sono identificati e
autorizzati ex ante e partecipano alla blockchain attraverso un protocollo modificabile con il consenso delle parti, le quali
operano sulla rete con una finalità comune.

Applicazioni della blockchain nel campo dell'intermediazione finanziaria


-pagamenti e trasferimento di valore (criptovalute e ICO);
-tokenizzazione degli asset: la rappresentazione di frazioni del valore di asset fisici o digitali attraverso un “gettone”,
appunto un token;
-automazione dei processi;
-notarizzazione: con la quale è possibile verificare l’originalità di un documento digitale e la sua esistenza a una certa
data e ora.

La finanza decentralizzata
La DeFi (Decentralized Finance) è un sistema finanziario basato su smart contract che mira a sostituire gli intermediari
finanziari tradizionali. Gli smart contract fungono da controparti alternative, consentendo il trasferimento di valore tra i
nodi della blockchain. Tuttavia, ci sono rischi legati alla fiducia basata sul codice e alla mancanza di regolamentazione e
identificazione degli utenti. La DeFi ha portato alla creazione dei mercati decentralizzati (DEX), dove gli asset digitali
vengono scambiati direttamente tra gli utenti. Tuttavia, i mercati decentralizzati hanno ancora sfide da affrontare, come
inefficienze strutturali e rischi di sicurezza.

L'open banking è un modello di interazione aperto e regolamentato che consente la condivisione dei dati finanziari tra
soggetti esterni e interni al settore bancario. Questi dati rappresentano informazioni sensibili e di alto valore commerciale,
in quanto consentono di ottenere una panoramica dettagliata delle abitudini finanziarie e di consumo delle persone. In
questo modo si migliora il livello di relazione e fidelizzazione con i clienti. L'open banking beneficia anche i consumatori,
che possono avere una visione più completa del loro risparmio, degli investimenti e delle transazioni bancarie, nonché
usufruire di servizi aggiuntivi. Inoltre, la maggiore concorrenza generata da un ecosistema di servizi aperto può portare a
una riduzione dei costi per i clienti.
Le API (Application Programming Interfaces) fungono da protocolli per consentire l'interazione tra diverse applicazioni
software. Nell'ambito dell'open banking, le API consentono il trasferimento di dati tra le parti coinvolte, consentendo, ad
esempio, la consultazione di informazioni o l'esecuzione di azioni come la configurazione di servizi personalizzati o l'avvio
di transazioni.

Campi di applicazione delle open banking


● Account Aggregation: Consente di collegare e visualizzare in un'unica interfaccia più conti di pagamento detenuti
presso diversi intermediari. Questo permette agli utenti di tenere traccia delle entrate e delle uscite finanziarie in
modo integrato, e offre servizi di gestione finanziaria personale
● Pagamenti: Le API aperte consentono a terze parti di accedere ai dati e ai conti di pagamento degli utenti per
inizializzare pagamenti o verificare i saldi. Questo permette ai fornitori di pagamenti di offrire servizi di pagamento
veloci, digitali, convenienti e sicuri, sia attraverso l'accesso al conto corrente bancario dell'utente che attraverso
l'iniziativa di pagamenti da parte delle banche stesse.
● Smart Lending: L'open banking permette l'accesso a nuove fonti di dati, come notizie pubblicate dai media o dati
dai social network, che combinati con dati tradizionali (come il conto corrente) consentono di creare modelli
predittivi per valutare il merito di credito in tempi estremamente brevi. Questo campo si propone di offrire prestiti
rapidi a soggetti tradizionalmente non bancabili, utilizzando criteri di valutazione alternativi.
● Distribuzione dei servizi finanziari: Le banche possono utilizzare le API per raggiungere nuovi clienti attraverso
canali distributivi di terze parti, come piattaforme o marketplace. Ad esempio, l'acquisto di un'auto o di un viaggio
può essere accompagnato dalla richiesta di finanziamento tramite una banca che agisce come fornitore di
prodotti finanziari.
● Investimenti: Gli asset manager possono beneficiare dell'aggregazione di informazioni provenienti da diverse fonti
per creare nuove strategie di investimento e comprendere il profilo di rischio del cliente.
● Assicurazioni: L'open banking può essere applicato nel settore assicurativo, consentendo la vendita di polizze
attraverso canali diversi. Ad esempio, durante l'acquisto di un'auto o di un viaggio, è possibile acquistare
un'assicurazione per coprire i relativi rischi. Inoltre, le soluzioni basate sulle API possono integrare dati
provenienti da sensori, droni o satelliti per monitorare in tempo reale determinati mezzi di trasporto e offrire una
tariffazione basata sui modelli comportamentali degli utilizzatori.

Strategie open banking


Le banche devono valutare attentamente la propria strategia nell'ambito dell'open banking. Un approccio passivo
potrebbe comportare la perdita di posizione competitiva e la riduzione del valore della licenza bancaria, mentre un
approccio attivo, basato su piattaforme aperte e collaborazione con terze parti, offre opportunità di crescita,
valorizzazione dei dati e fidelizzazione del cliente.

Banche digitali
Le banche digitali sono aziende FinTech che offrono servizi finanziari digitali senza filiali fisiche.
Le challenger bank sono banche digitali con una licenza bancaria, mentre le neobank sono aziende FinTech senza una
licenza bancaria che offrono prodotti e servizi finanziari di base simili a quelli delle banche tradizionali.
Queste banche digitali sono emerse nel contesto di sfiducia verso le banche tradizionali a seguito della crisi finanziaria
del 2007 e sono state influenzate dalla crescita della sharing economy e dalle aspettative dei clienti nei confronti dei
servizi finanziari.

Le Criptovalute
L'innovazione tecnologica nel settore finanziario ha portato alla creazione di nuovi strumenti finanziari digitali, tra cui le
criptovalute e i token digitali. Le criptovalute, come il Bitcoin, sono valute virtuali negoziate sulla blockchain che
consentono transazioni senza intermediari finanziari. I token digitali possono essere classificati in base alla loro funzione:
i token di pagamento sono utilizzati per effettuare transazioni, i token di investimento sono strumenti di investimento e i
token di utilizzo consentono l'accesso a servizi o prodotti digitali.
Questi strumenti hanno suscitato un crescente interesse da parte del pubblico e del mercato finanziario, sia per
motivazioni tecniche e speculative che per l'influenza dei media e di importanti personalità. La criptovaluta non esiste in
forma fisica (anche per questo viene definita 'virtuale'), ma si genera e si scambia esclusivamente per via telematica. La
criptovaluta, ove ci sia consenso tra i partecipanti alla relativa transazione, può essere scambiata in modalità peer-to-peer
(ovvero tra due dispositivi direttamente, senza necessità di intermediari) per acquistare beni e servizi (come fosse moneta
a corso legale a tutti gli effetti).
Un'altra classificazione in uso prevede la suddivisione tra moneta virtuale 'chiusa', 'unidirezionale' e 'bidirezionale'. La
differenza tra le tre fattispecie risiede nella possibilità o meno di poter scambiare la criptovaluta con moneta a corso
legale (o valuta 'ufficiale' o 'moneta fiat', secondo altre comuni denominazioni) e nella tipologia di beni/servizi acquistabili.
Il bitcoin, ad esempio, è una moneta virtuale bidirezionale in quanto può essere facilmente convertita con le principali
valute ufficiali e viceversa.

Crowdfunding
Il fintech ha avuto un grande impatto nel settore della raccolta di capitali attraverso forme alternative di finanziamento,
principalmente tramite il crowdfunding. Il crowdfunding è definito come una richiesta di finanziamento pubblica, effettuata
attraverso piattaforme online, da parte di soggetti che necessitano di fondi per sviluppare progetti personali o aziendali.
Queste piattaforme facilitano l'incontro tra coloro che richiedono fondi e coloro che sono disposti a finanziare i progetti,
che possono essere individui, imprese o associazioni senza scopo di lucro. Gli investitori possono fornire fondi come
donazione o in cambio di una ricompensa specifica. Il crowdfunding è considerato un'alternativa ai canali di
finanziamento tradizionali come banche, fondi di private equity, venture capital o business angels, ed è particolarmente
importante per famiglie e piccole imprese che hanno difficoltà ad ottenere finanziamenti dalle fonti tradizionali. Internet ha
reso possibile il crowdfunding riducendo i costi di diffusione delle informazioni e di transazione, grazie allo sviluppo dei
pagamenti elettronici e dei sistemi di pagamento smart.

Il FinTech nella gestione del risparmio


Attualmente, la forma più comune di digitalizzazione nella gestione del risparmio è rappresentata dai servizi di
robo-advisory. Questi servizi forniscono consulenza finanziaria attraverso una piattaforma digitale che utilizza algoritmi
per offrire un portafoglio di investimenti adatto al profilo rischio/rendimento del cliente. I robo-advisor utilizzano parametri
socio-demografici dell'investitore, come il patrimonio, il reddito e l'età, per personalizzare il servizio. Esistono diversi
modelli di business nel settore dei robo-advisor, che si differenziano per il grado di automazione e per i meccanismi di
profilazione dei clienti. I tre modelli principali sono:
1. Robo-advisor "puro": in cui l'intero processo di consulenza è automatizzato e il cliente interagisce direttamente
solo con la piattaforma, ad esempio tramite chatbot.
2. Robo-advisor "ibrido": in cui l'automazione viene utilizzata in diverse fasi del servizio, ma è prevista anche la
possibilità di interazione con un consulente finanziario fisico, sia per chiarimenti sia su richiesta specifica del
cliente.
3. Robo-for-advisor: in cui l'automazione è rivolta al consulente finanziario, supportandolo nell'assunzione delle
decisioni di investimento attraverso l'individuazione dei prodotti ottimali in base al profilo di rischio del cliente.
I primi due modelli sono di tipo B2C (business to consumer), mentre il modello robo-for-advisor è di tipo B2B (business to
business), influenzando principalmente l'attività del consulente mentre la relazione con il cliente rimane sostanzialmente
invariata. In generale, i robo-advisor offrono un servizio di investimento a costi inferiori rispetto alla consulenza
tradizionale grazie all'automazione dei processi.

Il comparto assicurativo: l'Insurtech


Insurtech può essere comunemente inteso come l'impiego della tecnologia digitale nel settore assicurativo, nelle diverse
fasi di:
1) progettazione del servizio assicurativo
2) vendita e distribuzione del prodotto assicurativo
3) post-vendita

CAPITOLO 9 LA STRATEGIA E L’ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA


Le scelte strategiche
È possibile distinguere in vario modo le attività di intermediazione finanziaria.
In base ad una prospettiva strategica e organizzativa:
-Area Strategica di Affari (ASA): ogni operatore sceglie di agire in una o più aree di affari definite dai prodotti e dai
servizi offerti, dai segmenti di clientela serviti, dalla tecnologia utilizzata;
-Strategia di Business: strategie seguite da un operatore dell'offerta in una specifica area strategica di affari;
-Strategia di Leadership dei Costi: mira a comprimere il costo unitario del prodotto e quindi a usare il prezzo come leva
competitiva è molto usata nel caso di prodotti standardizzati;
-Strategia di Differenziazione: mira a offrire vantaggi competitivi attraverso la conquista delle preferenze della domanda,
diminuendo la sensibilità della domanda stessa al prezzo (es. Spiccata personalizzazione del servizio;
-Strategia di Segmentazione: focalizzare l'offerta su segmenti di domanda omogenei in base a determinate
caratteristiche;
-Strategia Corporate di portafoglio: seguita da imprese diversificate operanti in più aree strategiche di affari;

Le attività di intermediazione finanziaria


Le attività di intermediazione finanziaria possono essere suddivise in diverse categorie in base a diversi criteri. Uno di
questi criteri è quello che considera i soggetti che svolgono tali attività in modo professionale e continuativo, come gli
operatori dell'offerta, che includono banche, intermediari finanziari e imprese non finanziarie. Un altro criterio è basato sui
soggetti che utilizzano i prodotti e i servizi finanziari, ossia gli operatori della domanda, che comprendono famiglie,
imprese, enti pubblici, paesi e gli stessi intermediari finanziari.
Le attività di intermediazione finanziaria sono diverse e coinvolgono una vasta gamma di operatori, servizi e modelli
organizzativi. Gli intermediari finanziari tradizionali devono adattarsi alle tendenze innovative e diversificare le loro attività
per rimanere competitivi e soddisfare i bisogni dei loro clienti. L'evoluzione del quadro normativo, tecnologico e di
contesto influisce sulle scelte degli operatori e può portare a una riconfigurazione del settore dei servizi finanziari a livello
globale.

Le scelte di progettazione organizzativa


Vengono identificati sei ambiti di scelta organizzativa per gli intermediari finanziari:
1. Progettazione dell'organizzazione del lavoro
2. Progettazione dei processi di lavoro
3. Progettazione della struttura organizzativa
4. Progettazione dei sistemi informativi
5. Progettazione della gestione del personale
6. Progettazione di altri sistemi operativi
Le scelte organizzative sono influenzate da stimoli esterni ma rappresentano sempre più un disegno imprenditoriale
autonomo.

Scelte organizzative relazioni clienti


La gestione delle relazioni di clientela nel settore dei servizi finanziari è un elemento chiave nella strategia competitiva
delle aziende, poiché coinvolge contratti finanziari che prevedono prestazioni future. L'obiettivo principale è assicurare
fiducia e soddisfare le aspettative dei clienti. Questa gestione può essere vista come un processo suddiviso in diverse
fasi, che includono l'origine (iniziativa del cliente o dell'azienda), lavorazioni interne (back e middle office), delivery o
erogazione dei servizi, e gestione successiva del rapporto con il cliente. Durante queste fasi, possono essere coinvolti sia
risorse e competenze interne dell'azienda, con un approccio di integrazione verticale, sia attori esterni, come fornitori o
partner di collaborazione. Le scelte organizzative riguardano la progettazione delle diverse fasi, l'attribuzione di
competenze specifiche, l'eventuale esternalizzazione delle attività, l'utilizzo di supporti fisici o tecnologici, le interazioni
personali o digitali. Nel settore bancario, si fa spesso riferimento ai canali distributivi, che includono sportelli fisici, ATM,
POS, internet e strumenti mobili. L'interazione digitale è diventata sempre più diffusa, influenzando l'esperienza del
cliente e consentendo una comunicazione personalizzata tramite i canali preferiti, migliorando la soddisfazione e la
fedeltà al marchio. In conclusione, le aziende dei servizi finanziari devono considerare le scelte organizzative che
favoriscono interazioni personali o digitali, tenendo conto della crescente adozione delle tecnologie digitali da parte dei
clienti, ma anche delle preferenze di coloro che prediligono esperienze.

CAPITOLO 10 IL CONTROLLO SUL SISTEMA FINANZIARIO NEL QUADRO DELL’UNIONE BANCARIA EUROPEA

Il controllo sul sistema finanziario


Il controllo del sistema finanziario è parte dell'intervento pubblico nell'economia, che mira a garantire stabilità, equità ed
efficienza nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse. È necessario correggere gli effetti delle imperfezioni e delle
incompletezze del mercato (noti come "market failures"). Alcuni sostenitori del libero mercato negano la necessità di una
Banca centrale e della regolamentazione nel settore finanziario, ma l'esperienza storica ha dimostrato i limiti di questa
visione. Le deviazioni temporanee possono avere conseguenze destabilizzanti sull'economia reale, come dimostrato
dalla Grande Depressione degli anni Trenta e dalla crisi finanziaria globale del 2008.
La regolamentazione nel settore finanziario è stata storicamente adottata da tutti i paesi. Tuttavia, rimangono domande
aperte riguardo alla sua intensità, diffusione ed efficacia. Gli scambi finanziari e i relativi contratti sono caratterizzati da
un'alta incertezza, poiché coinvolgono il trasferimento di ricchezza immediato in cambio di una prestazione futura incerta.
Ciò crea un'asimmetria informativa che danneggia il lato che fornisce le risorse. La regolamentazione può aumentare le
informazioni disponibili e disciplinare il comportamento degli intermediari finanziari per facilitare l'incontro tra coloro che
offrono e coloro che cercano risorse finanziarie. È anche necessario proteggere i piccoli investitori e il loro risparmio per
evitare un crollo della fiducia nel sistema finanziario.
I controlli sulle banche sono particolarmente importanti dato che i depositi bancari sono comunemente accettati come
mezzi di pagamento e rappresentano una parte significativa dell'offerta di denaro.Inoltre, il fallimento di un'intermediaria
finanziaria, in particolare di una banca, può avere conseguenze negative per l'intero sistema. Ciò è aggravato dai legami
interbancari, che possono causare il contagio di altre istituzioni finanziarie.

Gli obiettivi della regolamentazione e della vigilanza


L'impianto complessivo dei controlli pubblici sul sistema finanziario può essere suddiviso in due parti principali:
-la gestione della politica monetaria si concentra sul controllo della quantità di moneta e dei tassi di interesse per
raggiungere gli obiettivi della politica economica, come la stabilità dei prezzi.
-l'esercizio dei poteri di regolamentazione e vigilanza riguardano invece le regole che governano il funzionamento
dell'industria dei servizi finanziari e l'attività di controllo per verificare il loro rispetto, efficacia ed efficienza.
La regolamentazione riguarda le norme che disciplinano l'attività degli intermediari finanziari e il funzionamento dei
mercati, mentre la vigilanza è l'attività di controllo svolta dalle autorità per garantire l'applicazione effettiva di tali norme.
Gli obiettivi generali della regolamentazione e della vigilanza finanziaria sono la stabilità, l'efficienza e l'equità.

I modelli e gli assetti istituzionali della vigilanza


Esistono due approcci principali nel dibattito sulla vigilanza: l'approccio basato sulle regole (rule-based) e l'approccio
basato sui principi (principle-based). Nel primo caso, le autorità stabiliscono in modo dettagliato le regole che gli
intermediari finanziari devono seguire. Nel secondo caso, gli intermediari hanno il compito di valutare autonomamente il
loro grado di conformità ai principi stabiliti (avendo quindi più flessibilità) , mentre le autorità di vigilanza devono verificare
il rispetto di tali principi attraverso un processo di trasparenza.
Esistono diversi modelli di vigilanza, come il
-modello istituzionale, che prevede diverse autorità per i settori bancario, mobiliare e assicurativo, ma può portare a una
frammentazione dei controlli.
-modello per attività, invece, prevede una disciplina uniforme indipendentemente dalla natura istituzionale
dell'intermediario, ma può rendere difficile una visione complessiva del soggetto vigilato.
-modello per finalità prevede che ogni autorità persegua uno specifico obiettivo, garantendo la parità concorrenziale, ma
richiede un coordinamento stretto tra le autorità.
-modello integrato mira a superare i limiti dei modelli precedenti, integrando le funzioni di vigilanza all'interno di un'unica
autorità.
In conclusione, la regolamentazione e la vigilanza nel settore finanziario sono complesse e soggette a cambiamenti. È
necessario trovare un equilibrio tra un approccio basato sulle regole e uno basato sui principi, valorizzando l'autonomia
degli intermediari finanziari ma garantendo al contempo una supervisione adeguata.

Gli strumenti della vigilanza

VIGILANZA OBIETTIVI STRUMENTI

STRUTTURALE incidere direttamente sulla struttura del settore in termini ● condizioni di entrata
di: numero degli operatori, concentrazione delle quote di ● vincoli all’operatività
mercato, condizioni di entrata e uscita, gamma di attività ● interventi amministrativi sulla quantità
esercitabili da ciascun intermediario, grado di e sui prezzi
differenziazione dei prodotti e servizi offerti

PRUDENZIALE verificare il rispetto dei corretti principi di gestione al fine di ● requisiti minimi di capitali
limitare i rischi assunti dagli intermediari, garantendo il ● limiti alla concentrazione dei rischi
mantenimento di condizioni di solvibilità e liquidità ● requisiti di onorabilità per coloro che
svolgono funzioni di direzione
● separatezza organizzativa e contabile
per contrastare le situazioni di conflitto
di interesse

INFORMATIVA attività conoscitiva nei confronti dei soggetti sottoposti al ● strumenti per garantire la trasparenza
controllo. e la correttezza delle informazioni
fornite agli investitori e ai clienti

ISPETTIVA verifica condotto direttamente presso l'intermediario per ● ispezioni periodiche o disposte sulla
valutare anche gli aspetti più soft e qualitativi, difficili da base di necessità specifiche
cogliere mediante una comunicazione di tipo documentale
PROTETTIVA prevenire la crisi e limitarne le conseguenze ● Sistemi di early warning
● credito di ultima istanza
● amministrazione straordinaria
● liquidazione coatta amministrativa
● sistemi di amministrazione

Il nuovo assetto della vigilanza europea


La crisi finanziaria del 2008 ha messo in luce alcune lacune nel sistema di vigilanza. Si è evidenziata una mancanza di
coordinamento tra le autorità nazionali e una scarsa attenzione ai rischi sistemici che possono diffondersi a livello
transfrontaliero. Come risposta a queste sfide, è stato istituito il Sistema Europeo di Vigilanza Finanziaria (SEVIF).
Questo sistema è composto da diverse istituzioni, tra cui il Consiglio Europeo per i Rischi Sistemici (ESRB), le tre autorità
europee di vigilanza (ESA) per il settore bancario, assicurativo e dei valori mobiliari e le autorità nazionali di vigilanza.

L’unione bancaria europea


L'Unione Bancaria è un'iniziativa dell'Unione Europea per rafforzare la stabilità finanziaria nell'area dell'euro attraverso tre
fasi interconnesse:
-un sistema centralizzato di supervisione bancaria,
-un'entità unica per la risoluzione delle crisi
-un regime unitario di garanzia dei depositi.
La prima fase ha creato il Meccanismo Unico di Vigilanza (SSM), che conferisce alla BCE il potere di supervisione sulle
banche dell'area dell'euro. La seconda fase ha istituito il Meccanismo Unico di Risoluzione (SRM) per affrontare le crisi
bancarie in modo coordinato, evitando i salvataggi con fondi pubblici. La terza fase prevede l'istituzione di un regime
unitario di garanzia dei depositi (EDIS) per proteggere i depositanti in tutti gli Stati membri.
Il Mercato Unico dei Capitali (CMU) mira a creare un mercato finanziario integrato nell'UE, promuovendo l'accesso al
finanziamento per le imprese al di là delle tradizionali fonti bancarie. L'implementazione completa del CMU ha subito
ritardi a causa delle sfide di armonizzazione delle regole e delle normative tra gli Stati membri. L'obiettivo finale di
entrambe le iniziative è promuovere la stabilità finanziaria, la crescita economica e un ambiente finanziario più integrato
nell'UE.

CAPITOLO 11 La regolamentazione, la supervisione, la governance e i controlli interni

Il quadro normativo di riferimento


● Testo Unico Bancario (TUB, D.lgs. 385/1993) detta la disciplina dell'attività d'intermediazione creditizia svolta
dalle banche e dagli intermediari finanziari
● Testo Unico della Finanza (TUE, D.lgs. 58/1998) contiene la disciplina dell'attività di intermediazione mobiliare,
per quanto riguarda la prestazione di servizi d'investimento, la gestione collettiva del risparmio e il funzionamento
dei mercati mobiliari
● Codice delle Assicurazioni Private (CAP, D.lgs. 209/2005), per le disposizioni in materia di assicurazioni ramo
vita e ramo danni

LE AUTORITA’ DI VIGILANZA
La Banca d’Italia è competente per quanto riguarda il contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e
prudente gestione degli intermediari.
La CONSOB è competente per quanto riguarda la trasparenza e la correttezza dei comportamenti.
La Banca d’Italia e la CONSOB esercitano i poteri di vigilanza nei confronti dei soggetti abilitati; ciascuna vigila
sull’osservanza delle disposizioni legislative e regolamentari secondo le rispettive competenze.
La Banca d’Italia e la CONSOB operano in modo coordinato anche al fine di ridurre al minimo gli oneri gravanti sui
soggetti abilitati e si danno reciproca comunicazione dei provvedimenti assunti e delle irregolarità rilevate nell’esercizio
dell’attività di vigilanza.
L’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) è l'autorità di vigilanza italiana responsabile della regolamentazione
e supervisione del settore assicurativo e riassicurativo in Italia. È un'agenzia indipendente che opera sotto la supervisione
del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
La COVIP svolge un ruolo fondamentale nella vigilanza e regolamentazione dei fondi pensione in Italia, garantendo la
trasparenza, la corretta gestione e la tutela degli aderenti e dei loro risparmi destinati alla previdenza complementare.
L’AGCM è un'autorità indipendente che promuove la concorrenza leale e tutela i consumatori, monitorando intese
restrittive della concorrenza, abusi di posizione dominante e operazioni di concentrazione, nonché contrastando pratiche
commerciali scorrette e pubblicità ingannevole.
IL CONTROLLO PRUDENZIALE DI BANCHE E ASSICURAZIONI

Il frazionamento dei rischi e l’adeguatezza patrimoniale


Il PRIMO PILASTRO: la determinazione del requisito patrimoniale minimo Ai fini della misurazione del requisito
patrimoniale minimo, l’assorbimento è determinato dal rischio di credito, dal rischio di mercato e dal rischio operativo
secondo un approccio building block, in base al quale il requisito totale è pari alla somma delle tre componenti
RISCHIO DI CREDITO
1. Metodologia Standardizzata: Questa metodologia è una forma semplificata di valutazione dell'adeguatezza
patrimoniale. Gli intermediari finanziari applicano ponderazioni di rischio predefinite, stabilite dalle autorità
regolamentari, alle diverse categorie di esposizioni finanziarie. Queste ponderazioni di rischio sono basate su
rating emessi da istituzioni di valutazione esterna del merito creditizio.
2. Metodologia basata sui rating interni (IRB): Questa metodologia consente agli intermediari finanziari di
utilizzare i propri modelli interni per calcolare il rischio di credito e le esposizioni ponderate per il rischio. La
metodologia IRB si divide in due approcci:
● IRB Fondazione (Foundation IRB): Gli intermediari finanziari utilizzano i propri modelli interni per
calcolare la probabilità di default (PD) e altre misure di rischio di credito per ciascuna esposizione
finanziaria. Tuttavia, le autorità regolamentari forniscono i parametri per calcolare l'esposizione ponderata
per il rischio (RWA) e il requisito minimo di capitale.
● IRB Avanzato (Advanced IRB): In questo caso, gli intermediari finanziari hanno una maggiore flessibilità
nel calcolare sia la PD che l'RWA. Possono utilizzare i propri modelli interni per stimare la perdita attesa
(EL) e la perdita inaspettata (UL) per ciascuna esposizione finanziaria. Tuttavia, gli intermediari finanziari
devono ottenere l'approvazione delle autorità regolamentari per utilizzare l'approccio IRB avanzato.
RISCHIO OPERATIVO
1. Metodo di Base: Il metodo di base è il metodo più semplice per calcolare le riserve di capitale per il rischio
operativo. In questo approccio, gli intermediari finanziari applicano una percentuale fissa ai redditi operativi lordi
come misura del rischio operativo. Questa percentuale può essere stabilita dalle autorità regolamentari o può
essere basata su dati di settore.
2. Metodo Standardizzato: Nel metodo standardizzato, le autorità regolamentari forniscono categorie di attività
commerciali predefinite e tassi di ponderazione del rischio operativo associati a ciascuna categoria. Gli
intermediari finanziari calcolano le riserve di capitale moltiplicando il reddito operativo lordo per il tasso di
ponderazione del rischio appropriato per la loro attività commerciale. Questo approccio offre un maggiore livello
di personalizzazione rispetto al metodo di base, ma è ancora basato su parametri fissi forniti dalle autorità
regolamentari.
3. Metodi Avanzati (AMA - Advanced Management Approach): Questi metodi sono basati sui modelli interni
delle istituzioni e richiedono l'approvazione delle autorità regolamentari. Gli approcci AMA possono includere
modelli statistici, analisi storiche delle perdite, analisi di scenario e altre tecniche quantitative per stimare il rischio
operativo in modo più preciso e personalizzato.
RISCHIO DI MERCATO
1. il metodo standardizzato basato su valori di mercato e definito dall’AdV;
2. il metodo interno fondato sulla stima del VAR determinato dall’intermediario sulla base dei dati interni sulle
perdite.

Per ridurre l'esposizione complessiva e mitigare il rischio, è stata introdotta la leva finanziaria ratio (Leverage Ratio), che
rappresenta il rapporto tra mezzi propri (Tier 1) e il totale attivo, inclusi gli elementi fuori bilancio. Questo indicatore è
semplice da calcolare, difficile da eludere e di immediata interpretazione. Il requisito minimo della Leverage Ratio è del
4% (3% per le banche con un rating elevato). Inoltre, sono stati introdotti vincoli di liquidità per evitare l’illiquidità delle
banche e le sue ripercussioni sul mercato interbancario. Il Liquidity Coverage Ratio (LCR) richiede che le banche
detengano attività liquide di elevata qualità in grado di coprire i flussi di cassa previsti per un periodo di 30 giorni. Il Net
Stable Funding Ratio (NSFR) impone che le banche mantengano un ammontare minimo di finanziamento stabile in
relazione al grado di liquidità delle loro attività.

⦁ Buffer di conservazione del capitale, costituito da azioni ordinarie e riserve da utili pari al 2,5% di RWA;
⦁ Buffer anticiclico, applicabile qualora si ritenga che la crescita del credito possa determinare un eccessivo accumulo di
rischio sistemico, fino al 2,5%.

Inoltre, le banche sistemiche, che presentano un elevato grado di interconnessione e rischio sistemico, sono soggette a
requisiti patrimoniali aggiuntivi in base alla loro rilevanza sistemica. Questi requisiti variano da 1% a 2,5% delle
esposizioni ponderate per il rischio.

IL SECONDO PILASTRO

L'ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process) è un processo interno che le istituzioni finanziarie devono
seguire per valutare e gestire il proprio capitale in relazione ai rischi a cui sono esposte. Si tratta di un approccio di
gestione del rischio volto a garantire che le istituzioni dispongano di un capitale sufficiente per coprire le perdite attese e
non attese derivanti dalle proprie attività.
Le principali fasi del processo ICAAP:
1. Identificazione dei rischi:
2. Valutazione del capitale
3. Analisi delle lacune di capitale
4. Piani di mitigazione del rischio
5. Monitoraggio e reporting
6. Revisione e audit
Il SREP (Supervisory Review and Evaluation Process) è un processo di revisione e valutazione da parte delle autorità di
vigilanza per valutare la solidità finanziaria e la gestione dei rischi delle istituzioni finanziarie. L'obiettivo principale del
SREP è garantire che le banche e altre istituzioni siano in grado di gestire i rischi in modo adeguato e di mantenere un
adeguato livello di capitale per far fronte a tali rischi.

Il SREP è un processo di valutazione esterna, L'ICAAP è un processo interno.


Primo pilastro
Il primo pilastro di Solvency II riguarda la determinazione del requisito patrimoniale minimo per le compagnie di
assicurazione. Questo pilastro stabilisce i principi di base per il calcolo delle riserve tecniche, del portafoglio di copertura
e del requisito patrimoniale di solvibilità.
Le riserve tecniche sono costituite per garantire l'adempimento delle obbligazioni della compagnia verso i contraenti e i
beneficiari.
Il portafoglio di copertura è un elemento importante per garantire la solvibilità dell'impresa di assicurazione. Deve
essere gestito secondo il principio della persona prudente, che richiede l'identificazione, la misurazione, il monitoraggio,
la gestione, il controllo e la segnalazione dei rischi legati agli investimenti.
Il requisito patrimoniale di solvibilità, noto come Solvency Capital Requirement (SCR), copre le perdite inattese
derivanti da quattro principali rischi: rischio di mercato, rischio di inadempimento, rischio di sottoscrizione nel ramo vita e
rischio di sottoscrizione nel ramo danni. L'Minimum Capital Requirement (MCR) rappresenta il valore soglia dell'SCR, al
di sotto del quale l'autorità di vigilanza interviene

Secondo pilastro
Il secondo pilastro del controllo prudenziale nell'ambito delle compagnie di assicurazione si basa sul monitoraggio della
solvibilità da parte della compagnia stessa e dell'autorità di vigilanza competente. Questo approccio è simile a quello
adottato per le banche.
Ciascuna compagnia di assicurazione deve effettuare un processo di autovalutazione chiamato ORSA (Own Risk and
Solvency Assessment) per valutare l'adeguatezza e il profilo di rischio assunto in relazione alle sue strategie aziendali.
L'obiettivo dell'ORSA è ottenere una valutazione interna indipendente del livello di rischio e dell'efficacia della solvibilità,
che si integri con il requisito patrimoniale.

Terzo pilastro
ll Report to Supervisor (RTS) che contiene le informazioni da trasmettere periodicamente all'Autorità di vigilanza sul
sistema di governance e organizzazione interna, sulle attività esercitate e I rischi sopportati, sui principi di valutazione
utilizzati ai fini di vigilanza e sulla gestione del capitale;
Il Solvency and Financial Condition Report (SFCR) redatto annualmente per il mercato, che contiene, oltre ai dettagli
sulle valutazioni di bilancio e il calcolo del requisiti patrimoniali, anche una descrizione del business, della struttura
societaria, dell'ambiente esterno, degli obiettivi e delle strategie.

GESTIONE DELLA CRISI


Si fa riferimento al concetto di "vigilanza protettiva", che corrisponde alla gestione delle crisi. Inizialmente, le banche
erano principalmente responsabili della gestione delle crisi, ma con l'introduzione del SRM (Single Resolution
Mechanism), il quadro normativo si è complesso, prevedendo interventi articolati.
Le norme si applicano alle banche e alle SIM (Società di Intermediazione Mobiliare) che presentano un potenziale rischio
di contagio nel sistema finanziario. La gestione delle crisi si suddivide in diverse fasi: preventiva, intervento precoce,
ristrutturazione (risoluzione) e liquidazione coatta amministrativa.
Durante la fase preventiva, le banche devono preparare un piano di risanamento che contenga misure per ripristinare la
situazione patrimoniale e finanziaria in caso di crisi. Le autorità di vigilanza possono adottare misure di intervento precoce
quando la crisi è ancora nella fase iniziale, al fine di evitare che si aggravi. La ristrutturazione mira a ripristinare la
sostenibilità economica dell'intermediario in crisi, mentre la liquidazione coatta amministrativa è una procedura speciale
che sostituisce il fallimento per le banche e gli intermediari finanziari.
Le autorità di risoluzione hanno a disposizione diversi strumenti per gestire le crisi, come la vendita di attività, il
trasferimento temporaneo di attività e passività a entità create dalle autorità, la creazione di una "bad bank" per gestire le
attività deteriorate e l'applicazione del bail-in per assorbire le perdite e ricapitalizzare l'intermediario in crisi.
È stato istituito un Fondo nazionale di risoluzione per consentire alla Banca d'Italia di realizzare gli obiettivi della
risoluzione. Le misure di risoluzione sono state applicate a diverse banche italiane a partire dal 2015.

In Italia, ci sono due sistemi di garanzia: il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e il Fondo di Garanzia dei
Depositi del Credito Cooperativo (FGDCC). Questi fondi intervengono in caso di crisi delle banche per garantire il
rimborso dei depositi.

La vigilanza sulle attività mobiliari


la vigilanza sulle attività mobiliari riguarda la regolamentazione e il controllo degli intermediari finanziari, dei servizi di
investimento, dei gestori collettivi del risparmio, dei mercati finanziari e degli emittenti. Questa vigilanza è svolta da
diverse istituzioni come la Banca d'Italia e la CONSOB, e sono state introdotte diverse normative per aumentare
l'efficienza del sistema e garantire la trasparenza e la tutela degli investitori.

La vigilanza sui mercati


La vigilanza sui mercati mobiliari e le attività ad essi connesse è affidata alla CONSOB (Commissione Nazionale per le
Società e la Borsa) in base al Testo Unico della Finanza (TUF).

La CONSOB svolge la vigilanza sui seguenti ambiti:

1. Mercati organizzati e regolamentati: La CONSOB si occupa di garantire la trasparenza e l'ordinato svolgimento


delle negoziazioni nei mercati regolamentati al fine di tutelare gli investitori. La CONSOB ha il potere di adottare
misure per garantire il rispetto degli obblighi previsti e può introdurre disposizioni specifiche per i mercati
all'ingrosso dei titoli di Stato.
2. Società di gestione dei mercati regolamentati (SGMR): La CONSOB esercita la vigilanza sulle SGMR e sulle
attività da esse svolte. La vigilanza si estende agli aspetti strutturali, prudenziali, informativi e ispettivi delle
SGMR. La CONSOB può anche adottare provvedimenti straordinari in caso di crisi delle SGMR.
3. Controparti centrali e depositari centrali di titoli: La CONSOB svolge la vigilanza sulle controparti centrali e i
depositari centrali di titoli. L'obiettivo è creare un mercato unico per i servizi di gestione accentrata e regolamento
dei titoli, nonché mitigare i rischi di regolamento delle transazioni in strumenti finanziari.

La MIFID (Markets in Financial Instruments Directive) ha introdotto diverse novità riguardanti il funzionamento dei mercati
mobiliari e le attività delle società di gestione. Alcune delle principali novità sono:
● Abolizione dell'obbligo di concentrazione degli scambi: Prima della MIFID, era obbligatorio negoziare ogni
strumento finanziario all'interno del mercato ufficiale di negoziazione. Questo obbligo è stato eliminato per
favorire la concorrenza tra diverse soluzioni di negoziazione e consentire l'attività anche a nuove figure
professionali.
● Introduzione di MTF (Multilateral Trading Facilities) e IS (Internalizzatori Sistematici): La MIFID ha introdotto
nuove forme di negoziazione, come gli MTF, che sono sistemi multilaterali di negoziazione gestiti da imprese di
investimento o gestori di mercato. Gli IS sono invece imprese di investimento che negoziano per conto proprio al
di fuori di un mercato regolamentato o di un MTF.
● Nuove norme di trasparenza "pre-trade" e "post-trade": La MIFID ha introdotto requisiti di trasparenza sia prima
che dopo la negoziazione.

Organi di governance: complesso degli organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo. In
relazione ai diversi modelli di amministrazione e controllo e alle scelte statutarie, più funzioni possono essere svolte dallo
stesso organo e più organi possono condividere la stessa funzione.
Funzioni di controllo: strutture di supporto agli organi di amministrazione e controllo i cui compiti si riferiscono a tre
distinti livelli:
1. controlli di linea;
2. gestione dei rischi e conformità delle attività svolte rispetto agli obiettivi aziendali e alla normativa vigente;
3. certificazione di adeguatezza rispetto all’operatività del complessivo sistema dei controlli interni degli intermediari
finanziari.
Funzione internal auditing: funzione che si occupa di verificare l’efficienza del sistema dei controlli interni e di individuare,
eventualmente, le azioni correttive ai problemi che si presentano.
Funzione risk management: funzione che si occupa della gestione e del controllo dei rischi al fine di orientare l’attenzione
degli organi preposti alla formulazione delle strategie e della gestione corrente.
Funzione compliance: funzione che si occupa di assicurare l’idoneità delle specifiche procedure e dei codici di
comportamento adottati, nonché il rispetto di tutte le norme di riferimento, allo scopo di preservare e rafforzare l’immagine
aziendale verso tutti gli stakeholder.
-Organo con funzione di supervisione strategica: organo che svolge attività di indirizzo della gestione dell’impresa
mediante la determinazione delle strategie e la verifica della loro attuazione.
Organo con funzione di gestione: organo cui spettano o sono delegati compiti di gestione corrente, mediante la
conduzione dell’operatività aziendale volta a realizzare le strategie deliberate nell’ambito della funzione di supervisione
strategica.

La trasparenza e la tutela del consumatore di servizi finanziari


Bisogna perseguire, obiettivi di Integrità, obiettivi di efficacia ed efficienza dei processi aziendali (obiettivi operativi);
obiettivi di informazione e obiettivi di conformità.
I comportamenti devono essere improntati a:
● diligenza, che attiene allo scrupoloso adempimento della prestazione dovuta;
● correttezza che attribuisce a ciascuna delle parti il dovere di adottare comportamenti tali da preservare
l'interesse del proprio interlocutore;
● lealtà, ossia l'impegno a sviare o correggere l'errore del proprio interlocutore;
● trasparenza, intesa come risultato di una rappresentazione fedele, completa e intelligibile di elementi inerenti
all'operazione finanziaria giudicati rilevanti affinché le parti possano compiere scelte

Gli intermediari finanziari devono diffondere strumenti di comunicazione per consentire ai cittadini di comprendere meglio
alcuni prodotti finanziari comuni. Questi strumenti includono guide pratiche, fogli informativi, annunci pubblicitari (se
riguardano finanziamenti con il costo del credito dichiarato, devono riportare il TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale, e il
suo periodo di validità) e documenti di sintesi.

Il sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie comprende l'Arbitro Bancario Finanziario (ABF) istituito
dalla Banca d'Italia nel 2009 e l'Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) istituito dalla CONSOB nel 2016.
Entrambi sono organi terzi che prendono decisioni basate sui documenti presentati dalle parti coinvolte.
L'ABF si occupa delle controversie relative a operazioni bancarie, servizi finanziari e servizi di pagamento fino a un limite
massimo di 200.000 euro, mentre l'ACF affronta le controversie riguardanti prodotti, servizi o attività con finalità di
investimento fino a un limite massimo di 500.000 euro. Le decisioni prese da questi organi non sono giuridicamente
vincolanti e le parti possono comunque rivolgersi al giudice ordinario. L'IVASS sta inoltre lavorando alla creazione di un
sistema simile per le controversie assicurative al fine di ampliare la protezione dei consumatori.

CAPITOLO 12 LO POLITICA MONETARIA E IL RUOLO DELLA BCE


La politica monetaria quale componente della politica economica
La politica economica è l'insieme di regole e azioni attraverso le quali il governo di un Paese cerca di raggiungere i suoi
obiettivi economici e sociali. I quattro principali obiettivi sono l'efficienza, l'equità, la stabilità e la crescita.
L'efficienza si riferisce al soddisfacimento delle preferenze dei cittadini, cercando di produrre ciò che desiderano a costi
minimi. L'equità riguarda la distribuzione del reddito e della ricchezza in modo socialmente desiderabile. La stabilità
comprende aspetti monetari, finanziari e reali, come mantenere l'inflazione a livelli moderati e prevenire il fallimento degli
intermediari finanziari. La stabilità reale implica mantenere l'economia vicina al suo "potenziale" e evitare cicli di boom e
recessione. La crescita è misurata dalla variazione annua del PIL e dipende dall'impiego dei fattori produttivi e
dall'aumento della loro produttività.
Per raggiungere gli obiettivi di reddito, occupazione, stabilità dei prezzi ed equilibrio della bilancia dei pagamenti, è
necessario un coordinamento tra
-politica di bilancio riguarda le decisioni sulle entrate e le spese pubbliche attraverso il bilancio dello Stato.
-Politica dei redditi mira a garantire una crescita equilibrata dei salari e dei profitti aziendali, in linea con la produttività.
-politica monetaria comprende le azioni volte a regolare gli aggregati monetari e creditizi per garantire la stabilità
monetaria, l'occupazione e lo sviluppo nel breve termine, e favorire gli obiettivi di politica fiscale e dei redditi nel lungo
periodo.

È importante fissare obiettivi specifici e utilizzare indicatori per monitorare il progresso nel tempo. Ad esempio, il PIL,
l'occupazione, i prezzi al consumo e la bilancia dei pagamenti sono alcuni degli indicatori utilizzati. Tuttavia, spesso esiste
un trade-off tra gli obiettivi, ad esempio tra inflazione e occupazione o tra crescita economica e equità nella distribuzione
del reddito.
La globalizzazione rappresenta una sfida per l'efficacia delle decisioni di politica economica nazionale, e le aspettative dei
soggetti economici devono essere considerate. Inoltre, la politica monetaria richiede il supporto di politiche di bilancio
sane, politiche strutturali efficaci e una gestione responsabile delle trattative salariali.
Infine, la politica monetaria può influenzare gli aggregati reali nel breve periodo, ma nel lungo periodo il reddito e
l'occupazione sono determinati da fattori non monetari come il progresso tecnologico, la crescita della popolazione, le
preferenze degli operatori economici e il quadro economico-istituzionale.
È importante valutare l'efficacia della politica monetaria nel medio termine e garantire un equilibrio e coordinamento tra le
diverse politiche economiche.

L’Unione Economica e Monetaria e il Sistema Europeo delle Banche centrali


L'UEM (Unione Economica e Monetaria) è un accordo tra i Paesi dell'Unione Europea (UE) che hanno adottato l'euro
come loro moneta. Per aderire all'UEM, i Paesi devono soddisfare alcune condizioni di convergenza economica e
finanziaria, come la stabilità dei prezzi e una situazione finanziaria pubblica sostenibile. Il Trattato di Maastricht ha
stabilito limiti per l'inflazione, il deficit pubblico e il debito pubblico che devono essere rispettati.
L'attuazione della politica monetaria unica è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle Banche centrali), composto dalla
BCE (Banca Centrale Europea) e dalle Banche Centrali Nazionali dei Paesi aderenti all'UEM. Le Banche Centrali dei
Paesi non aderenti all'UEM hanno un ruolo consultivo.
Sebbene tutti i paesi dell'UE facciano parte dell'Unione economica e monetaria (UEM), 20 di essi hanno sostituito le loro
valute nazionali con la moneta unica, l'euro. Vi sono invece paesi che non hanno ancora adottato la moneta unica, ma
aderiranno all'area dell'euro una volta soddisfatte le condizioni necessarie (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Polonia,
Romania, Svezia).
Occasionalmente gli Stati membri possono negoziare una clausola di non partecipazione per una parte della legislazione
o del trattati dell'Unione europea e decidere di non aderire a determinate politiche dell'UE.

La base monetaria e il moltiplicatore della moneta


La base monetaria, M1, M2 e M3 sono diverse misure dell'offerta di denaro in un'economia e riflettono il grado di liquidità
degli strumenti finanziari inclusi in ciascuna categoria. Ecco una breve spiegazione di ciascuna:
Base monetaria: La base monetaria è l'ammontare di denaro emesso dalla banca centrale di un paese ed è costituita da
banconote, monete metalliche e riserve bancarie. Rappresenta la forma più liquida di denaro nell'economia ed è
controllata dalla banca centrale attraverso operazioni di mercato aperto, politiche monetarie e altre azioni.
M1 rappresenta una misura più ampia dell'offerta di denaro rispetto alla base monetaria.
Include: circolante, assegni e depositi in conti correnti liberi
M2 è la somma di M1 + depositi con scadenza entro 2 anni
M3 è la somma di M2+ strumenti finanziari a lungo termine come certificati di deposito bancari, fondi comuni di
investimento del mercato monetario e obbligazioni a breve termine.

Il moltiplicatore della moneta: capacità del sistema bancario di moltiplicare la moneta ma non la ricchezza.
Moltiplicatore della moneta = 1 / rapporto di riserva
Dove il rapporto di riserva è il rapporto tra le riserve bancarie richieste e i depositi bancari. Ad esempio, se il rapporto di
riserva è del 10% (0,10), il moltiplicatore della moneta sarà di 10 (1 / 0,10), il che significa che ogni unità di base
monetaria può essere moltiplicata per generare 10 unità di denaro nella forma di prestiti o nuovi depositi.
Tuttavia, è importante notare che il processo di moltiplicazione della moneta non è lineare e può essere influenzato da
vari fattori, come la domanda di prestiti, la capacità delle banche di attrarre depositi e la politica monetaria della banca
centrale. Inoltre, nei sistemi finanziari moderni, dove possono esistere strumenti finanziari complessi e diverse istituzioni
finanziarie, il moltiplicatore della moneta potrebbe essere influenzato da fattori aggiuntivi al di fuori del rapporto di riserva.

La trasmissione a 1 o 2 stadi
Esistono due schemi di base per le strategie di politica monetaria:
Schema a 1 stadio: la banca centrale si concentra principalmente sul controllo diretto di una variabile economica
specifica, come il tasso di interesse o la quantità di moneta in circolazione. Questo schema si basa sull'idea che il
controllo di una variabile chiave possa indurre gli effetti desiderati sull'economia nel suo complesso.
Schema a 2 stadi: In questo schema, la banca centrale utilizza una variabile intermedia per raggiungere gli obiettivi di
politica monetaria. Questa variabile intermedia può essere ad esempio la quantità di credito, la crescita dei prestiti o il
tasso di cambio. Questo schema si basa sull'idea che l'intermediazione finanziaria e altri canali di trasmissione possano
essere utilizzati per ottenere gli effetti desiderati sulla politica monetaria.

Gli strumenti a disposizione della BCE


La Banca Centrale Europea (BCE) ha come obiettivo influenzare i tassi di interesse di mercato e comunicare il proprio
orientamento agli operatori economici. Per raggiungere questi obiettivi, la BCE utilizza strumenti come:
-Tassi di interesse ufficiali: La BCE può modificare i tassi di interesse ufficiali per influenzare il costo del denaro e
l'accesso al credito. Il tasso di interesse principale è il tasso di rifinanziamento principale, che viene utilizzato per fornire
liquidità alle banche commerciali. La BCE può anche utilizzare il tasso sui depositi, che influisce sui tassi di interesse a
breve termine, e il tasso di prestito marginale, che influenza i tassi di interesse a breve termine sui prestiti alle banche.
-Operazioni di mercato aperto: La BCE può condurre operazioni di mercato aperto, che consistono nell'acquisto o nella
vendita di titoli di debito pubblici e privati sul mercato. Queste operazioni influenzano l'offerta di moneta e i tassi di
interesse sul mercato.
-Fornitura di liquidità alle banche: La BCE fornisce liquidità alle banche commerciali attraverso operazioni di
rifinanziamento a lungo e breve termine. Queste operazioni consentono alle banche di ottenere prestiti dalla BCE,
influenzando così la disponibilità del credito nell'economia.
-Riserve obbligatorie: La BCE richiede alle banche di mantenere una determinata percentuale delle loro passività sotto
forma di riserve obbligatorie presso la BCE stessa. Questo strumento influenza la liquidità delle banche e la disponibilità
del credito.
-Comunicazione e orientamento della politica monetaria: La BCE utilizza la comunicazione pubblica, come
dichiarazioni e conferenze stampa del presidente e dei membri del Consiglio direttivo, per trasmettere le proprie intenzioni
e aspettative sulla politica monetaria. Questo orientamento può influenzare le aspettative dei mercati finanziari e delle
imprese, influenzando di conseguenza le decisioni di spesa e investimento.

Il meccanismo di trasmissione della politica monetaria


è un processo complesso attraverso il quale le decisioni di politica monetaria adottate dalla Banca Centrale influenzano
l'economia reale. Esistono diversi canali di trasmissione attraverso i quali gli impulsi della politica monetaria si propagano
nell'economia. Di seguito sono riportati i principali canali di trasmissione:
-Canale del tasso di interesse: Un'azione di politica monetaria che modifica i tassi di interesse ufficiali influisce sui tassi
di interesse di prestiti e depositi bancari. Questo a sua volta influenza le decisioni di spesa e di investimento delle
imprese e delle famiglie. Ad esempio, una riduzione dei tassi di interesse può incentivare gli investimenti e il consumo,
stimolando l'attività economica.
-Canale del credito: Le modifiche nei tassi di interesse influenzano l'accesso al credito delle imprese e delle famiglie.
Tassi di interesse più bassi possono favorire l'indebitamento e la domanda di prestiti, sostenendo gli investimenti e la
spesa delle famiglie. Al contrario, tassi di interesse più alti possono limitare l'indebitamento e ridurre la disponibilità di
credito, frenando l'attività economica.
-Canale del canale patrimoniale: Le variazioni dei tassi di interesse possono influenzare il valore degli asset finanziari,
come le azioni e i titoli di debito. Ad esempio, una riduzione dei tassi di interesse può aumentare il valore degli asset
finanziari, stimolando la spesa delle famiglie e la fiducia degli investitori. Inoltre, i cambiamenti nei tassi di interesse
possono influenzare i tassi di cambio, che a loro volta hanno effetti sul commercio estero e sull'attività economica.
-Canale dell'effetto reddito: Le modifiche dei tassi di interesse possono influenzare i redditi e la disponibilità di denaro
delle famiglie. Ad esempio, una riduzione dei tassi di interesse può ridurre i costi dei prestiti e dei mutui, aumentando il
reddito disponibile delle famiglie. Ciò può portare a un aumento della spesa e del consumo.
-Canale delle aspettative: Le azioni e le dichiarazioni della Banca Centrale possono influenzare le aspettative degli
operatori economici e degli investitori riguardo alle future politiche monetarie e alle condizioni economiche. Le aspettative
possono influenzare il comportamento di spesa e investimento delle imprese e delle famiglie, determinando l'efficacia
della politica monetaria.

È importante notare che l'efficacia del meccanismo di trasmissione può variare in base alle condizioni economiche,
finanziarie e istituzionali. Inoltre, la politica monetaria non agisce immediatamente sull'economia, ma richiede del tempo
affinché gli effetti si manifestino pienamente. Pertanto, la Banca Centrale deve monitorare attentamente l'economia e
adottare misure adeguate per raggiungere i propri obiettivi di stabilità dei prezzi e crescita economica.

Il comportamento e le scelte della BCE


La politica monetaria nella UEM è complessa e coinvolge la Banca Centrale Europea (BCE) nel perseguimento
dell'obiettivo principale di controllo dell'inflazione. Nel corso degli anni, la BCE ha adottato diverse politiche monetarie per
gestire l'economia dell'area dell'euro.
Durante il primo ciclo congiunturale (1999-2003), la BCE ha aumentato i tassi di interesse durante le fasi di espansione
economica per frenare la domanda e prevenire l'inflazione, e li ha ridotti durante le fasi di debolezza economica. Nel
periodo successivo (2003-2005), a causa di una minore crescita del PIL, la BCE ha implementato una politica espansiva
mantenendo i tassi di interesse bassi. Tuttavia, c'era il rischio di creare liquidità in eccesso e alimentare bolle speculative.
Dal 2005, l'economia ha registrato una crescita significativa, ma è stata rallentata dall'aumento del prezzo del petrolio e
dall'impatto sull'inflazione. La BCE ha quindi aumentato i tassi di interesse.
A partire dal 2008, con la crisi finanziaria globale, la BCE ha adottato misure non convenzionali per affrontare la
recessione. Ha ridotto i tassi di interesse, fornito finanziamenti straordinari alle banche e attuato operazioni di acquisto di
titoli di Stato e altre attività finanziarie, conosciute come quantitative easing, per stimolare l'espansione economica.
Tuttavia, la crisi ha evidenziato i limiti della politica monetaria e l'importanza di combinare altre politiche economiche,
come la politica fiscale, per affrontare le sfide economiche in modo efficace.

In sintesi, la BCE ha adottato politiche monetarie espansive e misure non convenzionali per affrontare la crisi finanziaria e
stimolare l'economia dell'area dell'euro, ma ha anche riconosciuto la necessità di coordinare le politiche monetarie con
altre politiche economiche per ottenere risultati efficaci.

I limiti della politica monetaria


La politica monetaria ha avuto successo nel contenere la crisi finanziaria e sostenere le economie fragili attraverso
misure espansive, come tassi di interesse bassi e acquisti massicci di titoli. Tuttavia, è importante riconoscere i limiti della
politica monetaria da sola nel risolvere i problemi strutturali dell'economia.
Le banche centrali devono affrontare la sfida di bilanciare le aspettative degli investitori con la loro effettiva capacità di
agire. La politica monetaria è strettamente legata alla politica economica e all'attività di vigilanza, creando circoli viziosi
difficili da rompere rapidamente.
È necessario intervenire con misure che affrontino le cause di fondo della fragilità finanziaria e della debolezza
economica, come politiche prudenziali, di bilancio e riforme strutturali. Il riequilibrio delle politiche è essenziale per
raggiungere una crescita economica più solida e sostenibile e affrontare le vulnerabilità accumulate.
Le innovazioni tecnologiche nel settore finanziario stanno influenzando la trasmissione della politica monetaria. La
creazione di valute digitali da parte delle banche centrali potrebbe offrire una trasmissione più diretta e controllabile della
politica monetaria. Allo stesso tempo, le garanzie e il ruolo delle banche stanno subendo cambiamenti, sollevando
domande sull'operatività delle banche centrali e sull'accesso alle riserve.
Inoltre, l'aumento delle pressioni inflazionistiche solleva la questione di come le banche centrali gestiranno una potenziale
necessità di abbandonare rapidamente le politiche ultra-espansive a causa di un aumento sostenuto dei prezzi. Sarà
necessaria una gestione delicata per evitare reazioni eccessive e instabilità nei mercati finanziari e reali.
In sintesi, la politica monetaria ha dei limiti e richiede l'integrazione di altre politiche economiche per affrontare
efficacemente le sfide strutturali. Le banche centrali devono considerare la necessità di riequilibrare le politiche e
affrontare le nuove sfide derivanti dalle innovazioni tecnologiche e dalle pressioni inflazionistiche.

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