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O Cameretta Che Già Fosti Un Porto

Il capitolo analizza il sonetto 'O cameretta che già fosti un porto' di Francesco Petrarca, evidenziando il tema del raccoglimento solitario che evolve da rifugio a fonte di dolore. Il poeta, inizialmente in cerca di consolazione nella sua cameretta, sperimenta un rovesciamento emotivo, temendo la solitudine e cercando la compagnia degli altri. La struttura del sonetto riflette un'alternanza tra passato e presente, sottolineando la trasformazione della sua esperienza interiore.
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Il capitolo analizza il sonetto 'O cameretta che già fosti un porto' di Francesco Petrarca, evidenziando il tema del raccoglimento solitario che evolve da rifugio a fonte di dolore. Il poeta, inizialmente in cerca di consolazione nella sua cameretta, sperimenta un rovesciamento emotivo, temendo la solitudine e cercando la compagnia degli altri. La struttura del sonetto riflette un'alternanza tra passato e presente, sottolineando la trasformazione della sua esperienza interiore.
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PARTE TERZA Autunno del Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, Chaucer (1310-1380)

CAPITOLO VII Il Canzoniere 1

T66 ON LINE Francesco Petrarca


«O cameretta che già fosti un porto»
[Canzoniere, CCXXXIV] È qui considerato un tema tipico del Canzoniere petrarchesco: il raccoglimento solitario. Esso era una
forma di difesa e di consolazione per il poeta, nelle fasi iniziali del proprio amore. Con il tempo, invece,
anche questo rifugio diviene impossibile, e il luogo emblematico del raccogliemento, la camera da letto,
si trasforma in un teatro di dolore. Si rovescia per questa ragione, eccezionalmente, la ricerca caratteri-
stica di solitudine, la fuga dalla presenza altrui (cfr. p. es. T12, p. 593, «Solo et pensoso i più deserti cam-
pi»); ora il poeta ha paura di essere solo perché sente dentro di sé la minaccia dell’angoscia, e per questo
cerca gli altri, come nuovo rifugio: un rifugio di distrazione e di fuga.
O cameretta che in passato sei stata un luogo
da F. Petrarca, Canzoniere, testo O cameretta che già fosti un porto dove mi rifugiavo dalle gravi angosce durante
critico di G. Contini, Einaudi,
Torino 1964. a le gravi tempeste mie dïurne, il giorno,
fonte se’ or di lagrime nocturne, ora sei forte di lacrime notturne,
che ’l dì celate per vergogna porto. che il giorno tengo nascoste per vergogna.
5 O letticciuol che requie eri et conforto O mio piccolo letto che eri riposo e conforto
in tanti affanni, di che dogliose urne In tanti affanni, di quante lacrime
ti bagna Amor, con quelle mani eburne,Ti bagna amore, con quelle mani d’avorio
solo ver’ me crudeli a sì gran torto! Che sono crudeli solo verso di me,
ingiustamente.
Né pur il mio secreto e ’l mio riposo Evito solamente il mio segreto e il mio riposo,
10 fuggo, ma più me stesso e ’l mio pensero, ma soprattutto me stesso e il mio pensiero, il
che, seguendol, talor levommi a volo; quale, seguendolo, mi sollevò in volo.

e ’l vulgo a me nemico et odïoso E cerco come rifugio la gente a me ostile e


(chi ’l pensò mai?) per mio refugio chero: odiosa: perché tanta è la paura di ritrovarmi
tal paura ò di ritrovarmi solo. solo.

metrica Sonetto con rime ABBA, ABBA; CDE, CDE. tenenti lacrime] ti bagna Amore, con [: per mezzo di] guendol), talora mi sollevò (levommi) in alto (a volo); e
quelle mani [: di Laura] bianche (eburne<e>), crudeli so- cerco (chero) come (per) mio rifugio il popolo (’l vulgo) a
1-4 O [mia] cameretta che in passato (già) sei stata (fo- lo nei miei confronti (ver’ me; ver’ = verso) così del tutto me fastidioso (nemico) e odioso (chi lo crederebbe mai
sti) un porto [: un rifugio] [davanti ] alle mie gravi tem- a torto (a sì gran torto)! L’immagine dei vv. 5-8 è piutto- (chi ’l pensò mai; ’l = il = lo)?); così grande (tal) paura ho
peste [: angosce] giornaliere (dïurne), ora sei una fon- sto complessa: è come se Amore versasse nel letto del di ritrovarmi solo. Ancora un rovesciamento, rispetto al pas-
te di lagrime notturne [: versate durante la notte], che poeta i recipienti che contengono le lacrime di questi, sato: anziché fuggire la folla e cercare la solitudine, ora il
di giorno (’l dì; ’l = il) porto nascoste (celate) per ver- servendosi delle mani di Laura, quelle stesse mani che el- poeta fugge se stesso e i propri pensieri e cerca compa-
gogna. Prima nella propria camera (il dimin. è affettuo- la nega al suo amante. Urne: recipiente adoperato con di- gnia, per non restare solo con la propria angoscia. Il mio
so) il poeta trovava rifugio e consolazione, ora invece, verse funzioni; qui indica per *metafora gli occhi del poe- secreto: si può anche spiegare «il trovarmi solo» (Leopar-
essendo la passione cresciuta, vi dà disperatamente ta, diventati due contenitori di lacrime. Solo…torto!: so- di); ma è meglio forse rispettare la simmeria secreto =
sfogo al pianto represso durante il giorno. Il raccogli- no possibili varie spiegazioni. Sapegno propone un’inter- «cameretta», riposo = «letticciuol»; tanto più che la fuga
mento nella cameretta è legato alla notte, e in ogni ca- pretazione generica (le mani di Laura sarebbero crudeli dalla solitudine è dichiarata subito dopo, al v. 10. Che,
so presenta un contrasto con la condizione diurna. Ma con il poeta perché lo farebbero soffrire per amore sen- seguendol…volo: cioè: il poeta evita di concentrarsi sul-
rispetto ai vv. 1-2 il contrasto è tempeste / porto; ri- za che egli lo meriti). Altri commentatori ricordano l’abi- la propria interiorità, evita di pensare, benché da queste at-
spetto ai vv. 3-4, invece, è “nascondere il pianto” / “pian- tudine francese delle donne di dare la mano in segno di tività abbia in passato a volte ricavato spunto per fare
gere”. Fonte: non tanto ‘sorgente, origine’ quanto ‘luo- saluto; ciò che Laura non accetterebbe di fare con il poe- opere di valore, per innalzarsi. E ’l vulgo…odïoso: è tema
go in cui nasce abbondanza di liquido’, e in questo ca- ta per evitare fraintendimenti (e quindi mancando di fi- frequente in Petrarca, tra i fondatori moderni di un atteg-
so di lacrime, cioè ‘luogo in cui si piange’. ducia nella onestà di lui). giamento aristocratico: la specializzazione della poesia li-
5-8 O [mio] piccolo letto (letticciuol) che eri [per me] il ripo- 9-14 E non (né) evito (fuggo) solamente (pur) il mio rifugio rica si accompagna a una specializzazione (e a una con-
so (requie) e la consolazione (et conforto) in tante an- (secreto) e il mio riposo, ma più [ancora evito] me stesso seguente restrizione) del pubblico dei lettori, degli interlo-
gosce (affanni), da quali (di che) recipienti (urne) [: con- e il mio pensiero, il quale (che), allorché io lo seguii (se- cutori possibili del poeta e della sua attività.

guida alla lettura !


Struttura del testo
Il sonetto presenta una struttura basata sull’alternanza passato/pre- to per arrivare al doloroso presente, ma dal presente per evocare una
sente. Nella prima quartina si parte dalla considerazione del significa- dimensione, quella del passato, considerata con rimpianto (nella pri-
to che la «cameretta» ebbe in passato per il poeta per giungere a quel- ma terzina: «fuggo», v. 10; «levommi», v. 11) o con incredulità e dolo-
lo che ha nel presente («fosti», v. 1»; «se’» e «porto», vv. 3 e 4); la stes- roso stupore (nella seconda terzina: «chero», v. 13, «ò», v. 14; «pensò»,
sa successione temporale, che poi rispecchia una mutata condizione v. 13). Nel passaggio dalla prima alla seconda quartina veniva intro-
esistenziale, è replicata nella seconda quartina («eri», v. 5; «bagna», v. dotta una variante (l’uso dell’imperfetto al posto del passato remo-
7), ma con l’introduzione di una variante: l’imperfetto «eri» in luogo to); lo stesso avviene nel passaggio dalla prima alla seconda terzina,
del passato remoto «fosti». Nelle terzine ritorna la stessa oscillazione in cui il punto di vista è sempre quello del presente, ma il passato è
temporale, ma con una inversione dei tempi: non si parte dal passa- evocato in forma interrogativa e all’interno di una parentesi.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

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