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Appunti Intermediari Finanziari Di La Torre Mario

Appunti intermediari finanziari

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Appunti Intermediari Finanziari di La Torre Mario

Economia degli intermediari finanziari (Sapienza - Università di Roma)

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INTERMEDIARI FINANZIARI
Ricchezza finanziaria e ricchezza reale
 RICCHEZZA FINANZIARIA  esprime rapporti di credito e debito fra soggetti e, quindi, mette in relazione
soggetti economici (es. azioni).  Ad ogni attività finanziaria corrisponde una passività finanziaria (il mutuo
rappresenta una passività finanziaria per il soggetto debitore ma un’attività finanziaria per il soggetto
creditore). *

 RICCHEZZA REALE  non mette in relazione soggetti economici (es. immobile).


*Le attività finanziarie che compaiono nello SP del creditore figurano come passività finanziarie nello SP del
debitore (se un soggetto ha un credito, un altro soggetto avrà un debito); questo non accade per le forme di ricchezza
reale (se un soggetto acquista un immobile, quest’ultimo figura nel suo SP ma non in quello di un altro soggetto).
Il sistema finanziario
SISTEMA FINANZIARIO  insieme organizzato di mercat, intermediari e strument finanziari che realizza il
trasferimento di disponibilità finanziarie da un operatore ad un altro.
Possiamo distinguere due tipi di trasferimento:
o trasferiment a ttolo di credito (obbligazioni)  danno luogo a rapporti creditizi;

o trasferiment a ttolo di capitale proprio (azioni)  fanno scaturire rapporti di partecipazione al capitale.
DISPONIBILITÀ FINANZIARIE  forme di ricchezza espresse da strument finanziari.
Il sistema finanziario si compone di diversi element:
 SOGGETTI  che si dividono in:
o Unità in surplus: coloro che hanno disponibilità finanziarie in eccesso (risparmiatori, es.
famiglie).
o Unità in deficit: coloro che hanno disponibilità finanziarie in difetto (investitori, es. imprese).
 STRUMENTI FINANZIARI  forme tecniche attraverso le quali è possibile concedere e ottenere finanziamenti
monetari (che possono essere a titolo di credito o a titolo di capitale).  Gli strumenti finanziari sono
contratti che incorporano diritti patrimoniali e diritti non patrimoniali.
 MERCATI FINANZIARI  tutti i luoghi fisici e non, regolamentati e non, in cui è possibile negoziare strumenti
finanziari.
 INTERMEDIARI FINANZIARI  soggetti con personalità giuridica (imprese) che facilitano il trasferimento di
disponibilità finanziarie dalle unità in surplus alle unità in deficit.
 INFRASTRUTTURE TECNICHE  rappresentano il supporto tecnologico che sostiene l’operatività di
intermediari e mercati.

 NORME  necessarie per regolamentare intermediari finanziari, strumenti finanziari e mercati (autorità di
vigilanza).
Le funzioni del sistema finanziario
Le funzioni (o obiettivi) del sistema finanziario sono:
 TRASFERIMENTO DI DISPONIBILITÀ FINANZIARIE (funzione prioritaria)  consiste nel realizzare il
trasferimento di risorse finanziarie dalle unità in surplus alle unità in deficit.
 REGOLAMENTO DEGLI SCAMBI  consiste nel fornire al sistema economico i mezzi di pagamento necessari
per regolare le transazioni.
 GESTIONE DEI RISCHI  il rischio costituisce l’essenza dell’attività finanziaria. Una componente essenziale di
questa attività è l’attività assicurativa.  La gestione dei rischi tramite una polizza assicuratva comporta il
trasferimento del rischio in capo ad un intermediario specializzato (compagnia di assicurazione).
Qual è il ruolo prioritario del sistema finanziario? Il sistema finanziario realizza prioritariamente il trasferimento di
risorse finanziarie (o ricchezza finanziaria) dalle unità in surplus alle unità in deficit (FUNZIONE ALLOCATIVA).

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Intermediari finanziari
Gli intermediari finanziari si distinguono in tre categorie:
o INTERMEDIARI CREDITIZI  specializzati nello svolgimento di attività di credito verso soggetti con
fabbisogno di fondi (banche, società di leasing o factoring).
o INTERMEDIARI MOBILIARI  specializzati nelle attività legate all’emissione, alla negoziazione e alla gestione
di strumenti mobiliari (SIM, SGR, SICAV).

o INTERMEDIARI ASSICURATIVI  specializzati nelle attività di gestione dei rischi (fondi pensione, imprese di
assicurazione).
La funzione allocatva del sistema finanziario
La funzione allocatva del sistema finanziario può realizzarsi in vari modi. A tal proposito distinguiamo:
 SCAMBIO DIRETTO E AUTONOMO  il trasferimento di mezzi finanziari avviene direttamente tra operatori
in surplus (famiglie) e operatori in deficit (imprese), senza fare ricorso ad alcun intermediario (poco costoso
ma espone il soggetto in surplus a un rischio maggiore).  Esempio: una persona fisica decide di finanziare
una piccola società (non interviene nessun intermediario).
 SCAMBIO DIRETTO E ASSISTITO  il trasferimento di mezzi finanziari avviene direttamente tra gli operatori,
assistiti da un intermediario finanziario che facilita la ricerca e la selezione delle controparti  In questo caso
gli intermediari vengono definiti INTERMEDIARI MOBILIARI (perché l’attività svolta dall’intermediario si
realizza su strumenti di mercato mobiliare).

 SCAMBIO INDIRETTO O INTERMEDIATO  il trasferimento di risorse finanziarie si realizza attraverso un


circuito indiretto (o intermediato), cioè mediante l’intervento di operatori finanziari che assumono il ruolo di
intermediario nello scambio (molto costoso ma il rischio è in capo all’intermediario).  In questo caso gli
intermediari vengono definiti INTERMEDIARI CREDITIZI (perché ricevono credito e accordano credito). 
Esempio: le famiglie depositano i propri risparmi presso una banca stipulando contratti di deposito a
risparmio.
Approccio funzionale e isttuzionale
Quando analizziamo il sistema finanziario possiamo distinguere due approcci:
 APPROCCIO ISTITUZIONALE  si concentra su come il mercato bancario e gli operatori bancari assolvono le
funzioni del sistema finanziario.
 APPROCCIO FUNZIONALE  fa riferimento al sistema finanziario nell’ottica delle sue funzioni.  Tali funzioni
sono poste in essere dalle diverse isttuzioni finanziarie al fine di soddisfare i bisogni degli operatori
economici.
Innovazione finanziaria
INNOVAZIONE FINANZIARIA  si ha quando le funzioni del sistema finanziario vengono svolte in maniera
innovativa.  Essa ci consente di capire come si è evoluto il sistema finanziario.
L’innovazione finanziaria distingue tre stadi di sviluppo dei sistemi finanziari:
 BANK ORIENTED STAGE  (o modello di Gurley and Shaw) è un modello di tipo banco-centrico, in cui vi è la
banca che intermedia tra unità in surplus e unità in deficit.  Gli strument tpici di questi mercati sono i
prestiti bancari.
 MARKET ORIENTED STAGE  è un tipo di modello in cui al centro del sistema finanziario non vi è solo la
banca, ma anche altri intermediari finanziari (società finanziarie, società di factoring).  Gli strument tpici
di questi mercati sono: i prestiti bancari, i prestiti non bancari, i prestiti sindacati (prestiti derivanti da insieme
di banche) e i back up facilities.

 STRONGLY MARKET ORIENTED STAGE  è un tipo di modello in cui le banche non avendo più un ruolo
centrale, offrono più servizi (in questo caso c’è una maggiore apertura al mercato).  Gli strument tpici di
questi mercati sono: i prestiti bancari, i prestiti non bancari, i prestiti sul mercato dei capitali e le operazioni
ad intermediazione leggera.

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Decisioni e informazioni finanziarie delle famiglie e delle imprese


La modellizzazione classica relativa alle scelte finanziarie delle famiglie riconduce alla teoria del ciclo vitale.
 TEORIA DEL CICLO VITALE  secondo questa teoria gli individui pianificano il loro risparmio in modo da
assicurare una stabilizzazione nel tempo dei consumi.
Le decisioni finanziarie delle famiglie e delle imprese dipendono dalle informazioni di cui essi dispongono.
INFORMAZIONE  ogni dato riferito alla singola attività finanziaria ed al suo emittente oppure all’economia nel suo
complesso. Si distinguono diverse tipologie di informazioni: informazioni specifiche e informazioni generali;
informazioni pubbliche e informazioni private.
 Il sistema produce informazioni attraverso: gli emittent, le società di ratng e di certficazione, le banche centrali,
gli isttut di statstca e le ret di informazioni.
La moneta
MONETA  strumento di regolamento degli scambi.
La moneta svolge 3 funzioni:
 RISERVA DI VALORE  consente di trasferire il suo valore nel tempo (cioè di risparmiare una parte del
reddito corrente per spenderlo in futuro).
 MEZZO DI SCAMBIO  viene utilizzata per effettuare le transazioni.
 UNITÀ DI CONTO  rappresenta l’unità di misurazione degli scambi (prezzi).

Moneta = moneta legale + moneta bancaria (o fiduciaria)


Moneta legale (C) = Circolante dei privati
Moneta bancaria o fiduciaria (D) = Depositi dei privati presso le banche
Saldo finanziario come equilibrio tra grandezze finanziarie
SALDO FINANZIARIO  esprime la differenza tra attività e passività finanziarie.  Sebbene sia più corretto
affermare che esso corrisponde alla differenza tra attività finanziarie e passività (senza dire finanziarie, in quanto
esistono solo le passività finanziarie e non le passività reali).
 ATTIVITÀ FINANZIARIE  possiamo distinguere tra attività finanziarie e attività reali.
 PASSIVITÀ FINANZIARIE  non possiamo distinguere tra passività finanziarie e passività reali perché esistono
solo le passività finanziarie (debiti).
Il saldo finanziario, rappresentato da un valore, può essere:
 Positvo (surplus)  attività finanziarie > passività
 Negatvo (deficit)  passività > attività finanziarie
Dal punto di vista teorico, il saldo finanziario può essere = 0. Tuttavia, dal punto di vista pratco, avere attività
finanziarie = passività (cioè un saldo finanziario = 0) è molto complicato.
Domande: Se ho un saldo finanziario positivo posso dire che sono ricco? No.
Se ho un saldo finanziario positivo posso dire che sono finanziariamente ricco? Si, perché le attività
finanziarie sono maggiori delle passività e questo riguarda soltanto la ricchezza finanziaria (non sto
includendo la ricchezza reale).
Il sistema reale e il sistema finanziario si possono collegare tramite la relazione Y = PIL ovvero C+S = C+I ovvero S=I.
Dal punto di vista macroeconomico, possiamo esprimere il risparmio come:
Y-C=S  Reddito - Consumi = Risparmio
Se al risparmio si sottraggono gli investimenti, rimane il saldo finanziario:
SF = S – I  Risparmio – Investimenti = Saldo finanziario
Dal punto di vista aziendale, possiamo notare che:
o S > I  VAR AF > VAR PF  se il risparmio è maggiore dell’investimento, la variazione delle AF è maggiore
della variazione delle PF.
o S < I  VAR AF < VAR PF  se il risparmio è minore dell’investimento, la variazione delle AF è minore della
variazione delle PF.

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Saldo finanziario come equilibrio tra grandezze reali


Il saldo finanziario può essere visto:
 sia come equilibrio tra GRANDEZZE REALI (risparmio e investment);
 sia come equilibrio tra GRANDEZZE FINANZIARIE (variazioni di attività finanziarie e di passività).
Per definire il concetto di saldo finanziario è utile conoscere lo schema degli IMPIEGHI e delle FONTI, che rappresenta
l’equilibrio patrimoniale.

 RISPARMIO  variabile flusso (misura di un fenomeno in un intervallo di tempo).


 PATRIMONIO  variabile stock (misura di un fenomeno in un dato momento).
Il saldo finanziario è dato dalla differenza tra risparmio (S) e attività reali (AR).
SF = S - ∆AR
Per quanto riguarda le unità:
 unità in surplus (SF > 0)  hanno una capacità di risparmio superiore all’investmento reale;
 unità in deficit (SF < 0)  hanno una capacità di risparmio inferiore all’investmento reale e, quindi,
accumulano passività finanziarie al fine di finanziarie le attività di investimento.
Perché calcoliamo il saldo finanziario? Calcolando il saldo finanziario individuiamo quale dei settori è in
surplus/deficit di ricchezza.  Di conseguenza, ciò determina il trasferimento delle risorse all’interno del sistema
finanziario.
Il saldo finanziario è quindi dato dalla seguente relazione:
SF= S - ∆AR = ∆AF - ∆PF
S = Risparmio
∆AR = Investimenti in attività reali
∆AF = Variazione delle attività finanziarie
∆PF = Variazione delle passività finanziarie
I settori isttuzionali
Il saldo finanziario può essere analizzato per singolo operatore, per categorie di operatori o per settori (famiglie,
imprese, Stato e Estero).
 SETTORI ISTITUZIONALI identificano un gruppo omogeneo di persone fisiche e giuridiche (unità
istituzionali) che dispone di autonomia e capacità decisionale in campo economico-finanziario.
Tra i vari settori isttuzionali, distinguiamo:
 FAMIGLIE (F)  individui o gruppi di individui che producono reddito e consumano.  Settore in surplus
strutturale.
 SOCIETÀ NON FINANZIARIE (SNF)  società, private o pubbliche, che producono beni e servizi non
finanziari.  Settore tpicamente in deficit (tipicamente le imprese commerciali hanno bisogno di indebitarsi
per finanziare gli investimenti).
 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (PA)  entità pubbliche che erogano servizi destinati alla collettività
(costituita dall’amministrazione centrale, locale e dagli enti di previdenza).  Settore tpicamente in deficit.

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 ISTITUZIONI FINANZIARIE (IF)  insieme di soggetti che costituiscono il sistema finanziario e che raccolgono,
trasformano e impiegano le disponibilità finanziarie degli altri operatori economici.  Settore con saldo
finanziario non caratterizzato da un segno specifico.
 ESTERO (W)  soggetti non residenti che effettuano transazioni economiche e finanziarie con quelli
residenti.  Per determinare il saldo del settore bisogna indagare importi e segno della parte corrente della
bilancia dei pagament.
Bilancia dei pagament
BILANCIA DEI PAGAMENTI  documento contabile nazionale che registra le transazioni economiche che avvengono,
in un determinato periodo di tempo, fra resident e non resident di un determinato Paese.
Si compone di tre sezioni:
 Conto delle partte corrent  comprende le transazioni relative a beni o servizi (esportazioni e
importazioni).
 Conto capitale  comprende i trasferimenti relativi ad attività di investmento (cessione o acquisizione di
brevetti, avviamento commerciale).
 Conto finanziario  comprende i moviment di capitale a breve e lungo termine (acquisto o vendita di
partecipazioni finanziarie).
BP = Conto corrente + Conto capitale + Conto finanziario

Saldo corrente = Esportazioni (X) – Importazioni (M)


In particolare:
 Saldo positvo  un saldo positivo delle partite correnti corrisponde ad un saldo finanziario negativo
dell’estero.
 Saldo negatvo  un saldo negativo delle partite correnti corrisponde ad un saldo finanziario positivo
dell’estero.
NOTA BENE: in economie chiuse agli scambi con l’estero in cui quest’ultimo registra SF = 0 il totale del risparmio dei
diversi settori equivale alla variazione registrata degli investimenti (Y=C+S con S=I).
Classificazione delle operazioni
Y = Reddito: Stipendi, Salari, Cedole, Dividendi, Interesse Attivi.
C = Consumi: Spese correnti, Imposte, Tasse, Interessi Passivi.
AR = Investment in attività reali: Acquisto immobile, acquisto terreno.
∆AF+ = Variazione positva delle attività finanziarie (investimenti finanziari): acquisto titoli azionari, acquisto quote
di fondi, acquisto titoli di stato, acquisto titoli obbligazionari.
∆AF- = Variazione negatva delle attività finanziarie (disinvestimenti finanziari): vendita titoli azionari, vendita quote
di fondi, vendita titoli di stato, vendita titoli obbligazionari.
∆PF+ = Variazione positva delle passività finanziarie (indebitamento finanziario): accensione mutuo, accensione
prestito personale.
∆PF- = Variazione negatva delle passività finanziarie: rimborso quota capitale mutuo, rimborso prestito personale.
La funzione obiettivo degli investtori
Gli investtori (creditori) nel compiere le loro scelte finanziarie considerano diversi elementi:
 RISCHIO  impossibilità di prevedere il risultato di una determinata operazione.  Vi sono diverse tipologie
di rischio a cui è soggetto l’investitore: rischio di insolvenza, rischio di prezzo, rischio di cambio, rischio di
tasso d’interesse.
 RENDIMENTO  espressione del risultato economico dell’operazione.
 RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO  tra i due fattori esiste una relazione diretta, poiché l’investitore è
disposto ad accettare un rischio più alto con una remunerazione più alta e viceversa.  Per fare un
investmento bisogna guardare al rendimento, poiché il rendimento spinge l’investitore a fare l’investimento.
Tuttavia, un investitore razionale, contemporaneamente, valuta il rischio del rendimento (maggiore è il
rischio, maggiore è il rendimento; minore è il rischio, minore è il rendimento).

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 FATTORI DI NATURA COMPORTAMENTALE, AMBIENTALE E SOCIALE  alcuni investitori, nel fare un


investimento, guardano fattori di natura sociale e ambientale (es. investimento green o meno, positivo o
meno da un punto di vista sociale ecc.).
La funzione obiettivo dei prenditori di fondi
I prenditori di fondi (debitori) nel compiere le loro scelte finanziarie considerano diversi elementi:
 COSTO  costo dell’operazione di finanziamento, comprensivo dei cost di transazione, finanziari e fiscali.
 RISCHIO  impossibilità di prevedere il risultato di una determinata operazione.  Vi sono diverse tipologie
di rischio a cui è soggetto il prenditore di fondi: rischio di cambio, rischio di tasso d’interesse, rischio di
solvibilità (o bancarotta).

 RELAZIONE TRA COSTI E RISCHI  tra i due fattori esiste una relazione inversa, poiché il prenditore di fondi
ha la possibilità di utilizzare forme di finanziamento che consentono una maggiore protezione dai rischi
sostenendo un costo maggiore (es. forme contrattuali che consentono al prenditore di proteggersi dai rischi
di tasso).
I prenditori possono scegliere quale strumento utilizzare per prendere i fondi. Queste scelte devono tenere conto dei
diritti e delle caratteristiche che assicurano questi strumenti.
Caratteristche degli strument finanziari e fabbisogni
Gli strument finanziari possono essere classificati in base a:
DIRITTI CHE INCORPORANO, che possono essere:
 amministratvi  diritto di voto, diritto di impugnativa, diritto di recesso e diritto di opzione (diritto dei soci
di essere preferiti, rispetto ai terzi, nella sottoscrizione di aumento di capitale sociale);
 economici  diritto di partecipazione alla distribuzione degli utili, diritto al rimborso (totale o parziale) del
patrimonio netto della società in misura proporzionale alla propria quota di partecipazione (es. in caso di
recesso del socio o di liquidazione della società).

CARATTERISTICHE CHE PRESENTANO, in termini di: trasferibilità, negoziabilità, liquidità, rendimento e rischio.
Lo spazio economico per l’intermediazione finanziaria
Il costo del trasferimento fondi è spiegato da tre fattori:
 Search costs (costi di ricerca)  ricerca delle controparti con posizioni opposte.
 Verificaton costs (costi di verifica)  valutazione del progetto di investimento del prenditore.

 Monitoring costs (costi di monitoraggio)  monitoraggio del rating del debitore.


In assenza di una banca gli economics del trasferimento fondi possono essere espressi da:
 Ritorno investtore: Rs = R – Ts (Tasso interesse – costo sostenuto dall’investitore)  (5 – 2) = 3
 Costo debitore: Rb = R + Tb (Tasso interesse + costo debitore)  (5 + 2) = 7
 Spread: Rb – Rs = Tb + Ts  (7-3) = (2+2) = 4

Dove: Rs = ritorno dell’investitore; R = tasso di interesse; Ts = costo sostenuto dall’investitore; Tb = costo del debitore

L’esistenza di uno spread crea spazio economico per l’intervento di un intermediario che intermedia razionalizzando i
costi. Supponiamo che una banca sostenga costi pari a C = 1. Avremo quindi:
 Ritorno investitore: Rs = R’ – T’s  (5 –1) = 4
 Costo debitore: Rb = R’ + T’b  (5 +1) = 6

 Spread = Rb – Rs = T’b + T’s  (6-4) = (1+1) = 2


Il passaggio da 4 a 2 introduce efficienza nel mercato, poiché fa lavorare il mercato con spread può ridotti. Infatti
l’efficienza a livello di singola banca implica efficienza nel mercato.
L’intervento dell’intermediario trova spazio economico solo se:
(Tb + Ts) – (T’b + T’s) > C

SPAZIO ECONOMICO  gap tra il ritorno dell’investmento e il costo.

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Quanto più la banca riesce a svolgere al meglio il ruolo di intermediario, e quindi abbassare il valore di C, tanto più
questo trasferimento avverrà in maniera efficiente.
Attività bancaria
ATTIVITA’ BANCARIA  l’art. 10 T.U.B. stabilisce che “la raccolta del risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito
costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere d’impresa” (imparare a memoria).  Ciò significa che le banche
possono svolgere queste due attività: l’esercizio del credito e la raccolta del risparmio tra il pubblico.
Cosa si intende per esercizio del credito e raccolta del risparmio?

1) RACCOLTA DEL RISPARMIO:


 RACCOLTA DEL RISPARMIO  l’art. 11 T.U.B. (comma 1) stabilisce che “è raccolta del risparmio
l’acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, sia sotto forma di deposit, sia sotto altra forma” (imparare a
memoria).

Analizzando l’articolo, notiamo che gli aspet più importanti sono il fatto che:
• L’ACQUISIZIONE DI FONDI AVVIENE CON OBBLIGO DI RIMBORSO  c’è un PATTO tra banca e cliente depositante
(il cliente deposita una certa somma di denaro in banca e quest’ultima dovrà essere in grado di restituirla
qualora il soggetto dovesse richiederla).
• LA RACCOLTA PUÒ ESSERE FATTA SOTTO FORMA DI DEPOSITI (es. depositi a risparmio) O SOTTO QUALSIASI ALTRA
FORMA (es. prestito obbligazionario).

• SI TRATTA DI UNA RACCOLTA DIFFUSA  la raccolta non è rivolta ad un numero limitato di persone, bensì ad
un numero elevato di potenziali investitori.  Inoltre, ogni forma di contrattazione è standardizzata (se la
banca ha un contratto di conto corrente per gli studenti universitari, questo varrà per tutti gli studenti
universitari).
L’art. 11 T.U.B (comma 2) stabilisce ancora che: “la raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi
dalle banche” (cioè può essere svolta solo dalle banche)  In questo caso il legislatore pone una riserva di legge a
favore delle banche; tuttavia il successivo comma 4 chiarisce che il divieto posto dal 2 comma non si applica:
 agli Stat, agli organismi internazionali, agli ent territoriali (altrimenti lo Stato non avrebbe potuto emettere
i titoli obbligazionari in quanto essi costituiscono raccolta di risparmio);
 alle società per azioni, alle società in accomandita per azioni e alle società cooperatve per la raccolta
effettuata tramite obbligazioni;
 agli ent con ttoli negoziat in un mercato regolamentato per la raccolta effettuata tramite obbligazioni;
 alle imprese per la raccolta effettuata tramite banche;

 agli ent sottoposti a forme di vigilanza prudenziale.


2) ESERCIZIO DEL CREDITO:
 ESERCIZIO DEL CREDITO  Il T.U.B. non chiarisce la natura dell’attività dell’ “esercizio del credito”. Tuttavia,
l’art. 1 (comma 2) elenca tutte le attività ammesse al mutuo riconoscimento, e la dottrina tende ad
individuare, tra queste, quelle riconducibili all’esercizio del credito nelle seguenti atvità:
 Operazioni di prestto (credito al consumo, factoring, cessioni pro-soluto e pro-solvendo);
 Leasing finanziario;

 Rilascio di garanzie e credit di firma.


 Per ESERCIZIO DEL CREDITO si intendono, quindi, tutte le forme di concessione di finanziament comprese il
rilascio di garanzie sosttutve del credito e i credit di firma (o prestiti di firma).
La riserva posta dall’art. 10 T.U.B. concerne, quindi, l’esercizio congiunto delle attività di raccolta del risparmio e di
esercizio del credito e non l’esercizio separato delle due attività.  Le banche sono gli unici intermediari che
possono svolgere le due attività congiuntamente. Infatti, gli altri intermediari finanziari, che svolgono attività
creditizia, non possono raccogliere risparmio tra il pubblico.

Qual è la differenza tra la banca e gli altri intermediari finanziari?

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 BANCHE  svolgono la funzione di intermediazione creditizia (cioè di raccolta del risparmio congiunta
all’esercizio del credito).
 ALTRI INTERMEDIARI FINANZIARI  svolgono la funzione creditizia (cioè di solo esercizio del credito, che
consiste nella concessione di prestiti, ma non di raccolta del risparmio).
Attività finanziarie delle banche
L’art. 10 T.U.B. (comma 3) stabilisce ancora che: “le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività
finanziaria, nonché attività connesse e strumentali. Sono salve le riserve di attività previste dalla legge.”  Il
legislatore stabilisce, quindi, che la banca può svolgere non solo attività bancaria ma anche altre attività finanziarie
(che vengono svolte anche da altri intermediari finanziari, nel rispetto delle riserve di legge).
Quali sono le altre attività finanziarie le banche possono svolgere? Tra le altre attività finanziarie che le banche
possono svolgere, rientrano i servizi di investmento e i servizi di pagamento.
Con riguardo alle attività connesse e strumentali (servizi accessori), possiamo notare che:
 ATTIVITÀ CONNESSE  attività svolte in via accessoria rispetto all’attività principale (es. locazione di cassette
di sicurezza).
 ATTIVITÀ STRUMENTALI 
attività ausiliarie rispetto a quelle
esercitate (es. gestione del
sistema informatico della banca,
formazione del personale).
Attività degli intermediari finanziari non
bancari
L’art. 106 T.U.B. stabilisce che “l’esercizio
nei confronti del pubblico delle ATTIVITÀ
DI CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI,
sotto qualsiasi forma, e di NEGOZIAZIONE
E GESTIONE IN VALUTA sono riservate ad
intermediari finanziari autorizzati iscritti in
un apposito albo tenuto dalla Banca
d’Italia”.  Ciò significa che gli intermediari finanziari non bancari possono svolgere sia attività di concessione di
finanziament sia attività di negoziazione e gestone in valuta.  Peraltro, essi possono anche prestare servizi di
investmento (se autorizzati dalla legge).
Quale è la nuova classificazione delle atvità finanziarie secondo il nuovo T.U.B.?

Differenza tra agent e mediatori:


 AGENTE  ha un mandato diretto da parte di un intermediario finanziario ed è colui che ha il compito di
promuovere e concludere contratti di finanziamento.

 MEDIATORE CREDITIZIO  ha il compito di mettere in relazione le banche e gli altri intermediari finanziari con la
potenziale clientela al fine di concludere un contratto di finanziamento.  Il contratto, ovviamente, non viene
concluso dal mediatore.
I CONFIDI, invece, sono intermediari finanziari specializzati nell’attività di garanzia collettiva dei fidi.
Servizi di investmento

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 SERVIZI DI INVESTIMENTO  attività, prestate da determinati soggetti (come banche, SIM), attraverso le
quali è possibile impiegare, sotto varie forme, i propri risparmi in strument finanziari.
I servizi e le attività di investmento, elencati dal T.U.F., sono:
 NEGOZIAZIONE PER CONTO PROPRIO (o DEALING)  si ha quando l’intermediario compra o vende
strumenti finanziari ponendosi come controparte diretta del cliente (in questo caso l’intermediario opera in
qualità di dealer, assumendosi i relativi rischi).
 NEGOZIAZIONE PER CONTO TERZI/DELEGATA (o BROKERAGE)  si ha quando l’intermediario compra o
vende strumenti finanziari sul mercato in esecuzione di ordini che derivano dalla propria clientela (in questo
caso l’intermediario opera in qualità di broker, assumendosi rischi più limitati).
 COLLOCAMENTO CON O SENZA ASSUNZIONE DI GARANZIA NEI CONFRONTI DELL’EMITTENTE  si ha
quando l’intermediario, operando per conto di un emittente, fa acquistare ai risparmiatori titoli già emessi,
attraverso la loro distribuzione.  Il collocamento può avvenire con garanzia (cioè l’intermediario assume il
rischio dell’operazione di collocamento) o senza garanzia (cioè l’intermediario non assume il rischio
dell’operazione di collocamento).
 GESTIONE SU BASE INDIVIDUALE DI PORTAFOGLI  si ha quando l’intermediario gestisce il patrimonio
mobiliare del cliente attraverso l’investimento in strumenti finanziari.
 RICEZIONE E TRASMISSIONE DI ORDINI  si ha quando l’intermediario che riceve un ordine di acquisto o
vendita, invece di eseguirlo direttamente, lo trasmette a un altro intermediario per l’esecuzione (la banca
“gira” l’ordine ad un altro intermediario).
 CONSULENZA IN MATERIA DI INVESTIMENTI  si ha quando l’intermediario fornisce ad un cliente delle
indicazioni su operazioni riguardanti strumenti finanziari.

 GESTIONE DEI SISTEMI MULTILATERALI DI NEGOZIAZIONE  consiste nella gestione di una piattaforma di
negoziazione, aperta ad una pluralità di operatori che immettono i loro ordini di acquisto e vendita.
Chi può svolgere i servizi di investmento?
SOGGETTI ABILITATI ALLO SVOLGIMENTO DEI SERVIZI DI INVESTIMENTO:
 Negoziazione c/proprio  imprese di investimento, banche, intermediari elencati all’art. 107 T.U.B.
 Negoziazione c/terzi  imprese di investimento, banche, agenti di cambio.
 Collocamento  imprese di investimento, banche, intermediari elencati all’art. 107 T.U.B., agenti di cambio.
 Gestone individuale  imprese di investimento, banche, agenti di cambio, SGR.

 Ricezione, trasmissione, mediazione di ordini  imprese di investimento, banche, agenti di cambio.


 Ai servizi di investimento, si aggiungono i servizi accessori, quali: 1) custodia e amministrazione di strument
finanziari, 2) locazione di cassette di sicurezza, 3) finanziament strumentali, 4) servizi connessi all’emissione.
La gestone collettiva del risparmio
 GESTIONE COLLETTIVA DEL RISPARMIO  significa riunire “in monte” gli apporti di una moltitudine di
risparmiatori per essere gestiti in forma unitaria da un intermediario specializzato.
Secondo il T.U.F., la gestone collettiva del risparmio è  “l’attività che si realizza attraverso la gestone del
patrimonio di Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR)* e dei relativi rischi”.
Quindi, gli aspet fondamentali della gestione collettiva del risparmio sono:
 la gestone di un patrimonio;
 la gestone dei rischi;
 il carattere collettivo dell’attività  in quanto i patrimoni risultano dalla raccolta di fondi da una pluralità di
investitori.
Chi può svolgere l’atvità di gestone collettiva del risparmio?
La gestone collettiva del risparmio è oggetto di riserva di legge, infatti è previsto che essa possa essere svolta solo
dagli OICR, ovvero: 1) SGR; 2) SICAV; 3) SICAF.
Qual è la differenza tra la gestone collettiva del risparmio e la gestone individuale?

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La differenza tra la gestione collettiva e la gestione individuale è che  la GESTIONE INDIVIDUALE è gestita
nell’interesse del singolo investtore; la GESTIONE COLLETTIVA è gestita nell’interesse di una pluralità di investtori.
Gli organismi di Investmento collettivo del risparmio
*Gli OICR sono rappresentati da:
 Fondi comuni di investmento (FCI);
 Società di investmento a capitale fisso (SICAF);
 Società di investmento a capitale variabile (SICAV).
Fondi comuni di investmento
 FONDO COMUNE D’INVESTIMENTO (FCI) è un patrimonio autonomo, suddiviso in quote, raccolto da una
pluralità di investitori, istituito e gestito in monte (gestione collettiva) da un gestore: la SGR.
 La SGR distribuisce QUOTE DI FONDI e non azioni (diversamente da quanto accade nelle SICAV e SICAF).
In relazione ai fondi comuni d’investimento, assumono rilevanza 3 soggetti:
 INVESTITORI  apportano i propri risparmi nel fondo.
 SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO  istituisce, gestisce e amministra il fondo comune d’investimento.

 BANCA DEPOSITARIA  detiene e custodisce materialmente le disponibilità del fondo. Inoltre, la banca
verifica la conformità delle operazioni rispetto: allo Statuto, alle norme di legge e alle norme di attuazione
della Banca d’Italia.
La partecipazione a un FCI è possibile mediante la sottoscrizione di quote rappresentate da appositi certificati emessi
dal fondo stesso. Le quote sono tutte di uguale valore e ogni quota attribuisce uguali diritti.  Ciascun partecipante
acquisisce il diritto solo su una quota del patrimonio, proporzionale al proprio conferimento.

Il rapporto fra risparmiatori e società di gestone è regolato dalle norme e dal regolamento del fondo.

I fondi comuni si possono distinguere:

IN BASE ALLA FORMA


FCI APERTI  in cui il patrimonio e il numero delle quote FCI CHIUSI  in cui il patrimonio e il numero delle quote
non sono prefissati. Quindi, i partecipanti possono sono prefissati, quindi i partecipanti non possono entrare e
sottoscrivere e richiedere il rimborso delle quote in uscire liberamente.  Pertanto:
qualsiasi momento.  Pertanto:  il capitale del fondo è fissato al momento della sua
 il capitale del fondo varia con l’ingresso dei costituzione e non varia;
partecipanti;
 il numero di quote è fisso;
 il numero di quote è variabile;
 il valore di ogni quota dipende dalla domanda e
 il valore di ogni quota si ottiene dal rapporto tra dall’offerta della quota stessa.
patrimonio e numero di quote.
IN BASE ALLA COMPOSIZIONE DEL PORTAFOGLIO DEL FONDO
FONDI COMUNI MOBILIARI  in cui, a fronte delle quote FONDI COMUNI IMMOBILIARI  in cui, a fronte delle
emesse e collocate, investono in valori mobiliari. quote emesse e collocate, investono in beni immobili.
IN BASE ALLA DESTINAZIONE DEI PROVENTI
FONDI AD ACCUMULAZIONE  in cui i proventi* non FONDI A DISTRIBUZIONE DEI PROVENTI  in cui i
vengono distribuiti ai possessori delle quote, ma reinvestiti proventi* vengono distribuiti ai possessori delle quote.
nel fondo stesso.
*I proventi possono derivare da interessi, dividendi azionari e plusvalenze realizzate.
Il patrimonio del fondo
Il patrimonio del fondo comune è costituito dal complesso di beni (strumenti finanziari, crediti, liquidità o altri beni)
conferiti dai partecipanti.  Si tratta di un patrimonio “AUTONOMO” poiché rappresenta un’entità giuridicamente
distinta sia dal patrimonio dei singoli partecipant sia dal patrimonio del gestore (separazione patrimoniale).

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Il patrimonio netto dei fondi comuni d’investimento è dato dalla differenza tra le attività e le passività del fondo
stesso.  Si modifica continuamente, cresce o diminuisce, in relazione a:
 QUOTAZIONI DEI TITOLI
 RISCATTI DELLE QUOTE
 NUOVE SOTTOSCRIZIONI

 MATURAZIONE DEI “FRUTTI”

PN finale = PN iniziale + S - R + P (- M) + I

PN finale = patrimonio netto al tempo 1/1/n+1; PN iniziale = patrimonio netto al tempo 1/1/n; P = plusvalenze
conseguite nell’anno n; M = minusvalenze conseguite nell’anno n; S = sottoscrizioni nel corso dell’anno n; I =
interessi maturati nel corso dell’anno n; R = riscatti nel corso dell’anno n.
La differenza tra la sottoscrizione e i riscatti equivale alla “raccolta netta”  Raccolta netta = sottoscrizione – riscatti.
Pertanto, possiamo riscrivere la relazione nel modo seguente:

PN finale = PN iniziale + Rn + P (- M) + I

Rn = raccolta netta

L’investimento in un fondo comune risponde a due esigenze fondamentali:


o ottenere una diversificazione ottimale del portafoglio investto;

o affidare il proprio patrimonio ad operatori dotati di elevata professionalità ed esperienza in materia.


 Distinguiamo, infine, tre tipologie di “FONDI ETICI” (cioè fondi che hanno un impatto positivo in termini sociali,
ambientali e di governance) e sono: 1) Fondi socialmente responsabili; 2) Fondi ESG; 3) Fondi a impatto ambientale
e sociale.
Le commissioni
Ovviamente, il risparmiatore che investe in un fondo comune è chiamato a pagare le COMMISSIONI per il servizio
che riceve.  Le commissioni si distinguono in:
 COMMISSIONI DI ENTRATA  prelevate dalla SGR all’atto di sottoscrizione delle quote emesse. Queste
commissioni sono diverse da fondo a fondo e variano in funzione dell’entità del versamento.  Sono
calcolate in misura percentuale sul versamento lordo.
 COMMISSIONI DI GESTIONE  prelevate dalla SGR al fine di remunerare la loro attività di gestione del
fondo.  Sono calcolate in misura percentuale sul patrimonio netto del fondo.

 COMMISSIONI DI PERFORMANCE  prelevate dalla SGR in base ai risultati conseguiti dal fondo
(performance).  Sono calcolate in misura percentuale sul patrimonio netto del fondo.
Società di gestone del risparmio
 SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO (SGR)  società per azioni (autorizzate dalla Banca d’Italia) che
svolgono prevalentemente il servizio di gestione collettiva del risparmio.
Le SGR possono svolgere anche altri servizi, quali:
 la gestone su base individuale di portafogli;
 l’isttuzione e la gestone di fondi pensione;

 la consulenza in materia di investment.


La Banca d’Italia, sentita la CONSOB, autorizza le SGR all’esercizio della gestione collettiva del risparmio (oltre che alle
attività correlate) quando ricorrono le seguenti condizioni: 1) la forma di società per azioni; 2) il capitale sociale
versato non inferiore al minimo stabilito dalla legge; 3) la sede legale e amministratva situate in Italia; 4) il
possesso di requisit di professionalità, onorabilità e indipendenza per i soggetti che svolgono funzioni di
amministrazione e gestione.
STATO PATRIMONIALE DELLA SGR:

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Lo stato patrimoniale della SGR evidenzia:


 all’ATTIVO  le attività reali e finanziarie della società (in genere titoli di stato);

 al PASSIVO  i mezzi propri e i debiti strumentali alle proprie attività.


Società di intermediazione mobiliare
 SOCIETÀ DI INTERMEDIAZIONE MOBILIARE (SIM)  società per azioni a cui è riservato l’esercizio
professionale dei servizi di investmento previsti dall’ordinamento (insieme alle banche e alle imprese di
investimento).
La CONSOB, sentita la Banca d’Italia, autorizza le SIM all’esercizio dei servizi di investmento quando ricorrono le
seguenti condizioni: 1) la forma di società per azioni; 2) il capitale sociale versato non inferiore al minimo stabilito
dalla legge; 3) la sede legale e amministratva situate in Italia; 4) il possesso di requisit di professionalità,
onorabilità e indipendenza per i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione e gestione, 5) la denominazione
sociale che comprenda le parole “società di intermediazione mobiliare”.
Le SIM svolgono attività di:
 Negoziazione ttoli per conto proprio (dealing)
 Negoziazione ttoli per conto terzi (brokerage)
 Collocamento dei ttoli con garanzia di sottoscrizione (underwritng)
 Collocamento dei ttoli senza garanzia di sottoscrizione (selling)
 Gestone su base individuale di portafogli
 Ricezione e trasmissione di ordini
 Consulenza in materia di investment
 Gestone di sistemi multlaterali di negoziazione

Possiamo meglio classificarle come: SIM DI SERVIZIO e SIM DI INVESTIMENTO.

SIM DI INVESTIMENTO SIM DI SERVIZIO


 Negoziazione per conto proprio
 Collocamento di valori mobiliari senza garanzia di
 Negoziazione per conto proprio sottoscrizione
 Gestione su base individuale di portafogli
 Collocamento di valori mobiliari con garanzia di
 Ricezione e trasmissione di ordini
sottoscrizione
 Consulenza in materia di investimenti
 Gestione di sistemi multilaterali di negoziazione
 Servizi accessori

Le funzioni della banca


BANCA  impresa autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria.  La banca è un intermediario creditzio.
Le funzioni della banca moderna, all’interno del sistema finanziario sono:
 la funzione di intermediazione creditzia;
 la funzione di erogazione dei servizi;
 la funzione monetaria;
 la funzione di canale di trasmissione degli impulsi di politca monetaria.

FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA  consiste nell’attività di intermediazione dei trasferiment finanziari


tra operatori in surplus e operatori in deficit. Questa funzione è esercitata attraverso la raccolta di fondi e la
concessione di prestiti. La banca non si limita a mettere in contatto operatori in surplus ed operatori in deficit
finanziario, ma stabilisce con essi rapporti diret.  La funzione di intermediazione creditzia corrisponde all’attività
bancaria.
L’attività di intermediazione può presentare delle distorsioni: doppia intermediazione, disintermediazione
(fenomeno in cui le banche sono disintermediate dal circuito per via dell’attrattività di nuovi intermediari finanziari),
credit crunch.

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FUNZIONE DI EROGAZIONE DI SERVIZI  consiste nel fornire servizi alla propria clientela. I servizi si distinguono in:
 Servizi di pagamento: servizi che permettono alla clientela della banca di effettuare pagamenti o di ottenere
incassi (bonifici, pagamenti di bollette e utenze ecc.);
 Servizi di custodia: servizi legati alla sicurezza (deposito titoli in amministrazione e servizio di cassetta di
sicurezza);
 Servizi di consulenza: servizi offerti al cliente con l’obiettivo di aiutarlo nella scelta delle varie opzioni
finanziarie che gli si presentano.
 Servizi finanziari (da T.U.B. e T.U.F.)  comprendenti i servizi di investimento e di gestione del risparmio.

FUNZIONE MONETARIA  consiste nella creazione di nuova moneta e nel trasferimento di moneta (sistema dei
pagamenti). La creazione di nuova moneta si basa sul “PROCESSO DI MOLTIPLICAZIONE DEI DEPOSITI”.  Tale
processo distingue le banche da qualsiasi altro intermediario finanziario e le rende canali di trasmissione degli
impulsi di politica monetaria.
Come funziona il processo di moltplicazione dei deposit?
Rossi deposita presso la banca X €1.000. La banca X trattiene come riserva liquida il 20% (€200) mentre il restante
80% (€800) decide di impiegarlo, concedendo un prestito a Bianchi. Bianchi deposita questi €800 presso la banca Y, la
quale, a sua volta, trattiene come riserva liquida il 20% (€160), mentre il restante 80% (€640) decide di impiegarlo,
concedendo un prestito a Verdi. Verdi deposita questi €640 presso la banca Z, la quale, a sua volta, trattiene come
riserva liquida il 20% (€128), mentre il restante 80% (€512) decide di impiegarlo, concedendo un prestito a Gialli. 
questo processo tende a proseguire all’infinito e notiamo che la moneta legale (emessa dalla BCE) è pari a €1.000,
mentre la moneta bancaria (creata dalle banche commerciali) è data da: €1.000 + €800 + €640 + €512.  la moneta
bancaria è superiore alla moneta legale.  Il sistema bancario crea moneta, non ricchezza: i prestiti bancari danno ai
privati nuova moneta ma anche un uguale ammontare di nuovi debiti
I fattori-chiave del processo di moltplicazione dei deposit sono:
o l’ammontare della moneta depositata presso il sistema bancario (M);
o l’ammontare delle riserve di liquidità (RIS) detenute dalle banche e il rapporto tra esse e l’ammontare dei
deposit (RIS/DEP);

o l’ammontare del fondo cassa (FC) (circolante) e il rapporto tra questo e l’ammontare dei deposit (FC/DEP)
 ovvero la propensione del pubblico a detenere contanti e ad impiegarli negli scambi.
Il moltplicatore dei deposit si può esprimere con la seguente formula:

a = RIS/DEP

b = FC/DEP

Le condizioni necessarie al processo di moltiplicazione dei depositi sono:


 deve esserci domanda di credito  tale condizione dipende dall’interesse delle imprese, delle famiglie e
dello Stato ad indebitarsi.
 la clientela della banca non deve utlizzare contant (o non soltanto contanti), ma assegni e altri strument
bancari di pagamento (bonifici, trasferimenti elettronici di fondi, ecc.)  tale condizione dipende:
dall’abitudine a impiegare moneta legale negli scambi, dalla fiducia del pubblico nell’accettare gli assegni e
dalla comodità nell’uso di particolari strumenti di pagamento.

FUNZIONE DI CANALE DI TRASMISSIONE DEGLI IMPULSI DI POLITICA MONETARIA  le banche sono il canale di
trasmissione verso l’economia reale.  I canali di trasmissione della politica monetaria sono due: il canale della
moneta e il canale creditzio.
L’efficienza dei mercat finanziari
Per quanto riguarda l’efficienza dei mercati finanziari possiamo distinguere:
 EFFICIENZA ALLOCATIVO-FUNZIONALE  consiste nel trasferire risorse finanziarie dalle unità in surplus alle
unità in deficit.  L’efficienza allocativa presuppone che le informazioni relative ai richiedenti di fondi siano
disponibili a tutti i potenziali investitori.

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 EFFICIENZA INFORMATIVA  strumentale e necessaria perché le risorse finanziarie siano distribuite in modo
ottimale.  Un mercato può essere definito efficiente sotto il profilo informativo se i prezzi riflettono tutte le
informazioni disponibili. Possiamo distinguere tre stadi di efficienza informativa:
 Efficienza debole  implica che i prezzi incorporino tutte le informazioni storiche. Ciò significa che
non c’è informazione relativa al passato dell’emittente e alla storia dei prezzi che possa consentire di
trarne un beneficio di prezzo; solo chi disponesse di informazioni prospettiche potrebbe trarre profitto
da operazioni di arbitraggio (es. investitori istituzionali).
 Efficienza semi-forte  implica che i prezzi riflettano l’informativa pubblica. Ciò significa che non è
possibile conseguire profitti basati su aspettative di variazione dei prezzi. I prezzi hanno infatti già
incorporato il valore dell’informazione disponibile.

 Efficienza forte  implica che i prezzi incorporino tutta l’informativa sia pubblica che privata e questo
nega la possibilità di antcipare il mercato e di negoziare valori mobiliari a condizioni vantaggiose sul
piano economico.
 EFFICIENZA TECNICO-OPERATIVA  attraverso la quale l’allocazione delle risorse avviene con il minor costo
di trasferimento (in funzione delle diverse forme organizzative). Le forme organizzatve possono essere
analizzate sulla base di tre parametri:
 spessore  (di mercato) dipende dall’esistenza di ordini di acquisto e vendita dei prezzi sia superiori
che inferiori a quello corrente;
 ampiezza  (di mercato) dipende dalla consistenza del volume di ordini da eseguire per ogni possibile
livello di prezzo;

 elastcità  (di mercato) dipende dalla tempestività di reazione ai segnali impliciti di variazione dei
prezzi.
Broker
BROKER  mediatore che svolge due funzioni essenziali (senza mai assumere posizioni in proprio):
 ricerca della controparte per conto del cliente;

 contrattazione del prezzo per conto del cliente.


La remunerazione de broker è data dalle commissioni che egli percepisce dai clienti. Inoltre, il broker non garantisce
l’esecuzione delle transazioni, ma solo la ricerca della controparte  Ha solo l’obiettivo di facilitare incontro tra
domanda ed offerta, tra acquirente e venditore di un titolo.
L’investitore ha convenienza a ricorrere al broker solo se il costo delle commissioni dovute al broker è
inferiore ai costi che avrebbe dovuto sostenere per la ricerca diretta.
BROKER  non prende posizione in proprio DEALER  prende posizione in proprio.
Mercat finanziari
MERCATI FINANZIARI  tutti i luoghi fisici e non, regolamentati e non, in cui è possibile negoziare strumenti
finanziari.
Possiamo distinguere i mercat finanziari secondo diverse classificazioni:
MERCATO PRIMARIO: mercato in cui si scambiano ttoli di MERCATO SECONDARIO: mercato in cui si scambiano ttoli
nuova emissione – tra emittente e investitore iniziale – già emessi e, pertanto, in circolazione (es. MTA).
(es. asta in cui vengono collocat i ttoli emessi dal Tesoro).
MERCATO MONETARIO: mercato in cui si scambiano MERCATO DEI CAPITALI: mercato in cui si scambiano
strumenti finanziari di breve termine, cioè entro 12 mesi strumenti finanziari di medio/ lungo termine, cioè oltre 12
(es. BOT). mesi (es. obbligazioni, azioni).

MERCATI AL DETTAGLIO: mercato in cui non vige l’obbligo MERCATI ALL’INGROSSO: mercato in cui vige l’obbligo di
di acquistare un importo minimo elevato (es. mercato al acquistare un importo minimo elevato (es. MTS).
dettaglio dei Titoli di Stato).

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MERCATI PUBBLICI: mercato istituito dalle autorità MERCATI PRIVATI: sistema di scambi organizzato e gestito
pubbliche e gestito da un ente di diritto pubblico.  L’idea da una società privata.  Proprio perché gestito da società
di fondo è che sia necessario che un mercato abbia una privata, deve ricercare un proprio spazio di operatività in
natura pubblica per meglio tutelare l’interesse generale. concorrenza con altri mercati e per fare questo deve offrire
performance competitive (costi di transazione bassi, servizi
di alta qualità) (es. Borsa Italiana S.p.A.).

MERCATI FISICI: mercato in cui sussiste la presenza fisica MERCATI TELEMATICI: mercato in cui non sussiste la
degli operatori e su cui non è possibile operare presenza fisica degli operatori e su cui è possibile operare
simultaneamente su più piazze (es. Borsa in Piazza Affari). simultaneamente su più piazze (es. MTA).
MERCATI CREDITIZI: mercato in cui si scambiano strumenti MERCATI MOBILIARI: mercato in cui si scambiano
finanziari personalizzati e non trasferibili (es. mutui, strumenti finanziari standardizzati e trasferibili (es. azioni,
leasing). obbligazioni).

MERCATI REGOLAMENTATI: mercato che l’ordinamento MERCATI NON REGOLAMENTATI (o OTC): mercato in cui
riconosce espressamente e che è oggetto di autorizzazione non esistono regole fissate da un’autorità, ma esse
a operare (es. Borsa Italiana S.p.A.). derivano implicitamente dalla concorrenza tra operatori. 
Si caratterizzano per un maggior grado di personalizzazione
e di flessibilità nelle modalità di conclusione delle
negoziazioni (es. Forex).

MERCATI AD ASTA: mercato in cui si svolge un processo di MERCATI CON MARKET MAKING: mercato in cui si svolge
pricing “order driven”  prevede che gli scambi un processo di pricing “quote driven”  prevede che gli
avvengano attraverso un meccanismo d’asta, che fa scambi avvengano attraverso la presenza di intermediari
incontrare domanda e offerta (es. MTA). (dealer) che espongono le proposte di prezzo e quantità a
cui sono disposti a comprare o vendere e a cui gli altri
operatori devono fare ricorso qualora intendano negoziare.

* MTA = Mercato Telematico Azionario; MTS = Mercato Telematico dei titoli di Stato.

Mercat ad asta
Le negoziazioni ad asta possono avvenire secondo due modalità:
 ASTA A CHIAMATA  prevede che gli scambi avvengano solo durante la chiamata che viene effettuata ad
intervalli di tempo predefiniti.

 ASTA CONTINUA  prevede che le contrattazioni avvengano con continuità e, quindi, i negoziatori possono
concludere transazioni durante l’intero periodo di apertura del mercato.
In un mercato ad asta (a chiamata o continua) il problema maggiore è rappresentato dalla LIQUIDITÀ DEL MERCATO:
non vi è la certezza che la quantità domandata e offerta all’asta, e i relativi prezzi, siano destinati a combinarsi
reciprocamente dando così luogo allo scambio dei ttoli.
 I mercati ad asta, sia contnua sia a chiamata, sono order driven.
I ttoli obbligazionari
OBBLIGAZIONE  titolo che rappresenta un debito dell’emittente (ttolo di debito) nei confronti dell’investitore
(ttolo di credito).  Tale strumento finanziario garantisce all’acquirente il rimborso del capitale e, generalmente,
una remunerazione sotto forma di tasso di interesse.
Le obbligazioni rappresentano uno strumento di raccolta per l’attività bancaria.
Le obbligazioni trattate nel mercato dei capitali si distinguono in due macro categorie: TITOLI DI STATO (emessi da
enti sovrani) e OBBLIGAZIONI SOCIETARIE (emesse da emittenti privati).
Altre tpologie di obbligazioni sono le seguenti:
 Obbligazioni semplici
 Obbligazioni strutturate
 Obbligazioni ibride

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 Asset Backed Securites (ABS)


In Italia, per poter emettere un prestito obbligazionario, le imprese emittenti devono essere costituite nella forma di
S.p.a.; dal 1°gennaio 2004 il legislatore ha esteso tale possibilità di finanziamento anche per le S.r.l.
In relazione ai titoli, possiamo distinguere due valori:
 VALORE DI EMISSIONE (o prezzo di acquisto)  prezzo a cui il titolo viene emesso.
 VALORE NOMINALE  valore dell’obbligazione a scadenza.  Tipicamente coincide con il valore di
rimborso.
Esempio: Si consideri un’obbligazione del valore nominale di €100 e prezzo di emissione di €98,5  il soggetto che
sottoscrive questa obbligazione (investitore) dovrà pagare un importo di €98,5.
Le obbligazioni possono essere emesse:
 ALLA PARI  prezzo di emissione = valore nominale.
 SOTTO LA PARI  prezzo di emissione < valore nominale.
 SOPRA LA PARI  prezzo di emissione > valore nominale.
Obbligazioni semplici
OBBLIGAZIONI SEMPLICI (o ORDINARIE)  possono essere senza cedola (o zero coupon) o con cedola (a tasso fisso
o variabile):
 Obbligazioni zero coupon  obbligazioni senza cedola. In questo caso, il loro rendimento è dato dallo
SCARTO DI EMISSIONE (differenza tra valore nominale e prezzo di emissione). Il titolo sarà emesso sotto la
pari, per compensare il risparmiatore del fatto di non ricevere alcun guadagno.
 Obbligazioni a tasso fisso  obbligazioni che remunerano l’investimento a un tasso d’interesse fisso,
prestabilito prima dell’emissione.
 Obbligazioni a tasso variabile  obbligazioni che remunerano l’investimento a un tasso d’interesse
variabile.
Obbligazioni strutturate
OBBLIGAZIONI STRUTTURATE  sono obbligazioni complesse, costituite da una componente obbligazionaria e da
una componente derivata. Esempi di obbligazioni strutturate sono: equity linked, reverse floater.

Obbligazioni ibride
OBBLIGAZIONI IBRIDE  strumenti di debito che si pongono come una via di mezzo tra il debito puro e il capitale di
rischio (ovvero le azioni). Si tratta di titoli che comportano più rischi rispetto alle normali obbligazioni ma possono
anche risultare più remuneratvi.
Asset Backed Securites
ASSET BACKED SECURITES (o ABS)  sono strumenti finanziari, emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione, del
tutto simili alle normali obbligazioni; come queste, infatti, pagano al detentore una serie di cedole a scadenze
prefissate per un ammontare determinato sulla base di tassi di interesse fissi o variabili.
---
I principali tipi di obbligazioni societarie sono: le obbligazioni convertbili, le obbligazioni cum-warrant, le
obbligazioni subordinate e le obbligazioni callable.
Obbligazioni convertbili
OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI  sono obbligazioni che danno il diritto al possessore di poterle trasformare in azioni
in determinati periodi stabiliti nel regolamento di emissione del prestito.  La conversione può essere DIRETTA
(azioni della società emittente) o INDIRETTA (azioni di un’altra società).
Obbligazioni cum-warrant
OBBLIGAZIONI CUM-WARRANT  sono obbligazioni, a tasso fisso o variabile, a cui viene agganciato un “warrant” 
Il “warrant” è uno strumento finanziario che dà la facoltà di acquistare azioni a un prezzo prefissato, entro una

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determinata scadenza.  Chi acquista un’obbligazione cum-warrant, oltre a comprare un’obbligazione che frutta
interessi periodici, ha il diritto di ottenere azioni a un prezzo prefissato a una determinata scadenza.
Obbligazioni callable
OBBLIGAZIONI CALLABLE  obbligazioni che prevedono clausole di rimborso anticipato dell’obbligazione, rispetto
alla sua naturale scadenza, a favore dell’emittente.
Obbligazioni subordinate
OBBLIGAZIONI SUBORDINATE  sono obbligazioni il cui rimborso, in caso di liquidazione o fallimento dell’emittente,
è subordinato al previo pagamento di altri creditori  Pertanto l’offerta di tali titoli è configurati per investitori più
propensi al rischio e attratti da un maggior rendimento.

Titoli di stato
TITOLI DI STATO  emessi dal dipartimento del Tesoro.  Sono titoli non esposti a rischio di insolvenza per via
dell’“infallibilità dello Stato”.
I ttoli di stato si distinguono sulla base di due caratteristiche: la frequenza cedolare (cedola semestrale, annuale) e il
tasso cedolare (fisso o variabile).
Le principali tpologie di ttoli di stato sono:

BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)  titoli che hanno scadenza nel breve termine (entro 3, 6 o 12 mesi). I BOT
rientrano nella tipologia di titoli “zero coupon” (senza cedola).  La remunerazione dell’investimento è data dallo
scarto di emissione del titolo (valore nominale – valore di emissione ): i titoli vengono emessi sotto la pari (prezzo
di emissione < valore nominale).  Dal rendimento lordo deve essere sottratta la ritenuta fiscale, attualmente pari
al 12,5%, in via anticipata (cioè al momento dell’emissione).  I BOT sono emessi con il meccanismo dell’ASTA
COMPETITIVA.
CTZ (Certificati del Tesoro Zero Coupon)  titoli con scadenza a 24 mesi. I CTZ rientrano nella tipologia di titoli
“zero coupon” (senza cedola).  La remunerazione dell’investimento è data anche qui dallo scarto di emissione
del titolo (valore nominale – valore di emissione ): i titoli vengono emessi sotto la pari (prezzo di emissione < valore
nominale).  Dal rendimento lordo deve essere sottratta la ritenuta fiscale, attualmente pari al 12,5%, in via
posticipata (cioè al momento del rimborso).  I CTZ sono emessi con il meccanismo dell’ASTA MARGINALE.
CCT (Certificati di Credito del Tesoro )  titoli a tasso variabile della durata di 7 anni. Sono caratterizzati dal
pagamento di cedole semestrali indicizzate al rendimento dei BOT a 6 mesi, maggiorato di uno spread (cioè una
differenza positiva).  Dal rendimento lordo deve essere sottratta la ritenuta fiscale, attualmente pari al 12,5%, in
via posticipata (cioè al momento del rimborso).  I CCT sono emessi con il meccanismo dell’ASTA MARGINALE.
BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)  titoli a scadenza pluriennale (pari a 3, 5,10, 15 e 30 anni). L’investitore riceve,
durante la vita dell’obbligazione, un flusso cedolare periodico (interessi) oltre al rimborso a scadenza del valore
nominale del titolo. Le cedole sono determinate applicando al valore nominale del titolo un tasso di interesse
fisso, predeterminato al momento dell’emissione del prestito.  Dal rendimento lordo deve essere sottratta la
ritenuta fiscale, attualmente pari al 12,5%, in via posticipata (cioè al momento del rimborso).  I BTP sono emessi
con il meccanismo dell’ASTA MARGINALE.

Meccanismo di collocamento delle obbligazioni


Ci sono diverse modalità attraverso cui può avvenire il collocamento delle obbligazioni sul mercato primario:
 PRIVATE PLACEMENT  modalità che consiste nella ricerca privata della controparte con cui si negoziano
tutte le modalità del contratto obbligazionario.  I vantaggi del private placement sono: minori cost di
transazione e maggiore flessibilità contrattuale.
 COLLOCAMENTO A CONDIZIONI PRESTABILITE ( o A FERMO)  modalità tipica degli emittenti privati
(banche) che definiscono le condizioni dell’emissione; agli investitori rimane solo la scelta se aderire o meno
all’offerta in un lasso di tempo definito.  Questa modalità ha lo svantaggio di prestarsi a errori di
valutazione da parte dell’emittente, infatti:
o se domanda < offerta  rischio del mancato integrale collocamento;

o se domanda > offerta  perdita dell’opportunità di collocamento a prezzo più elevato.

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 COLLOCAMENTO A RUBINETTO  modalità con cui si fissano le condizioni dell’offerta, in particolare il


prezzo, ma non la quantità che è regolata in funzione della domanda evitando gli eccessi.  Questa modalità
ha il vantaggio di avere una minor incertezza sul costo e sulla quantità di finanziamento.
 ASTA MARGINALE  metodo con cui vengono fissate le quanttà di titoli di stato da porre all’asta ma non il
prezzo, il quale è calcolato sulla base delle offerte pervenute e ordinate in maniera decrescente. Ogni
intermediario fa delle offerte (indicando per ciascuna offerta il quantitativo richiesto e il prezzo di
sottoscrizione).  Le richieste accolte vengono soddisfatte tutte allo stesso prezzo, che coincide con quello
più basso, ovvero l’ultimo prezzo pervenuto.
 ASTA COMPETITIVA  meccanismo simile a quello dell’asta marginale, con cui le richieste provenienti dagli
intermediari vengono sempre ordinate in maniera decrescente e vengono soddisfatte in questo ordine fino al
completo esaurimento della quantità richiesta.  Ne deriva che ciascuna richiesta accolta viene aggiudicata
al prezzo proposto dall’operatore.

Tres
In riferimento alle obbligazioni con cedola possiamo definire il concetto di TRES (Tasso di Rendimento Effettivo a
Scadenza).
Il TRES si basa su due presupposti:
 che il titolo venga mantenuto fino alla scadenza;
 che i flussi intermedi vengano reinvestiti ad un tasso costante pari al TRES stesso.
TRES  tasso di rendimento che consente di eguagliare il prezzo pagato per acquistare un titolo con la somma dei
valori attuali di tutti i flussi attesi futuri.
Accanto al TRES possiamo definire alcuni indicatori sintetici di rendimento di titoli a cedola fissa come: il TREN (Tasso
di Rendimento Nominale) ed il TRI (Tasso di Rendimento Immediato).
Il TREN si calcola:

Il TRI si calcola:

In relazione alle obbligazioni con cedola possiamo distinguere:


 Corso secco  prezzo a cui viene negoziato il titolo senza tener conto del valore dei diritti accessori
dell’obbligazione.
 Rateo interessi  valore dei diritti accessori dell’obbligazione.
 Corso tel quel (o prezzo tel quel)  somma del corso secco + rateo interessi.
Duraton
DURATION  durata media finanziaria di una specifica obbligazione. Questo concetto fu inventato dal ricercatore
Macaulay, il quale partendo dalla considerazione che le obbligazioni senza cedola non prevedono pagamenti prima

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della scadenza, si è reso conto che poteva calcolare la durata media di un’obbligazione con cedola considerando che
questo tipo di obbligazione equivale ad un insieme di titoli a sconto senza cedola.  Quindi possiamo affermare che
la durata media finanziaria rappresenta una media delle scadenze, ponderata con il valore attuale dei relativi flussi
di cassa.
I ttoli azionari
AZIONE  titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una società, il cui possesso attribuisce al titolare
(azionista), lo status di socio di una società per azioni o in accomandita per azioni.
Il possesso di un’azione dà diritto a due tipologie di flussi:
 Rimborso del capitale  che avviene al prezzo di mercato all’atto di vendita. A tal proposito si può parlare
di:
- Plusvalenza: se prezzo di vendita > prezzo di acquisto.
- Minusvalenza: se prezzo di vendita < prezzo di acquisto.
 Dividendo  quota parte dell'utile netto d’esercizio annuale di una società
In generale, gli azionisti:
 hanno diritto ai dividendi (DIRITTO PATRIMONIALE);
 hanno diritto al riparto del capitale in sede di liquidazione (DIRITTO PATRIMONIALE);
 hanno diritto di voto (DIRITTO AMMINISTRATIVO);

 hanno diritto di prendere visione dei libri sociali (DIRITTO DI INFORMATIVA).


Le principali tpologie di azioni sono le seguenti:
 Azioni ordinarie
 Azioni privilegiate
 Azioni di risparmio
 Azioni postergate

 Azioni a voto limitato


Azioni ordinarie
AZIONI ORDINARIE  azioni che assegnano all’intestatario un insieme di diritti di carattere patrimoniale (es. diritto
di ottenere il dividendo, diritto di rimborso del capitale in caso di liquidazione) e di carattere amministrativo (es.
diritto di voto in assemblea).
Azioni privilegiate
AZIONI PRIVILEGIATE  azioni che assegnano all’intestatario un privilegio nella distribuzione degli utili e nel
rimborso del capitale in caso di liquidazione della società. A fronte di questo privilegio, però, le azioni privilegiate
sono azioni a voto limitato in quanto comportano una limitazione del diritto di voto, che è vietato nelle assemblee
ordinarie, mentre è concesso nelle assemblee straordinarie.
Azioni di risparmio
AZIONI DI RISPARMIO  azioni prive del diritto di voto ma che possiedono una serie di privilegi patrimoniali (nella
distribuzione degli utili e nel rimborso del capitale).  L’obiettivo perseguito dalle società che emettono azioni di
risparmio è quello di raccogliere risorse finanziarie da quei soggetti che non hanno alcun interesse alla partecipazione
attiva nella gestione della società, ma sono esclusivamente interessati al rendimento offerto.
Azioni postergate
AZIONI POSTERGATE  azioni che prevedono delle limitazioni sia nei diritti patrimoniali sia nei diritti
amministratvi. Le azioni postergate non garantiscono in genere il diritto di voto, oppure prevedono limitazioni
particolari nell’esercizio dello stesso (salvo differenti indicazioni contenute nello statuto della società).  Le azioni
postergate non sono ammesse alle contrattazioni di Borsa.
Azioni a voto limitato
AZIONI A VOTO LIMITATO  azioni che prevedono una limitazione del diritto di voto rispetto alle azioni ordinarie (es.
azioni privilegiate e azioni di risparmio). All’interno della categoria delle azioni a voto limitato è possibile trovare:

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o azioni prive del diritto di voto;


o azioni con diritto di voto limitato a specifici argomenti;

o azioni con diritto di voto limitato al verificarsi di condizioni non meramente potestative.
Come si calcola il valore delle azioni?
Per calcolare il valore delle azioni è possibile utilizzare due modelli di valutazione: il MODELLO UNI-PERIODALE (si
considera un solo periodo) e il MODELLO MULTI-PERIODALE (si considerano più periodi).
MODELLO UNI-PERIODALE:
Nel modello uni-periodale, per stimare il valore delle azioni, occorre calcolare il valore attuale dei flussi di cassa (i
pagamenti futuri) generati dal titolo.

= valore corrente delle azioni (al periodo 0)


= valore presunto delle azioni tra 1 anno (al periodo 1)
= dividendo corrisposto quest’anno
r = tasso di attualizzazione (dato dalla somma del risk-free + premio al rischio).  Il premio al rischio è il premio
aggiuntivo, ovvero l’extra-rendimento rispetto al tasso di un’attività priva di rischio offerto dal mercato (risk-free).
---
Esempio: Ipotizziamo che le azioni di Luxottica vengano scambiate sul mercato al prezzo di €51 per azione, con un
dividendo annuo lordo di €0,16 per azione. Gli analisti stimano che il prezzo tra un anno possa crescere fino a €60.
Ipotizziamo che il tasso di attualizzazione sia pari al 12% (tasso risk-free dell’1% + premio al rischio dell’11%).

Il prezzo del ttolo è pari a € 53,71, quindi il prezzo di € 51 è conveniente.


MODELLO MULTI-PERIODALE:
Nel modello mult-periodale, per stimare il valore delle azioni, occorre calcolare il valore attuale di un flusso infinito
di dividendi, ma il calcolo diventerebbe molto lungo e complesso.
Per questo motivo sono stati sviluppati modelli semplificati come il “ MODELLO DI GORDON”  un modello che
presuppone la crescita costante dei dividendi.

g = tasso di crescita annuale costante dei dividendi


r = tasso di attualizzazione
---
Esempio: Supponiamo di voler calcolare il valore corrente delle azioni Coca-Cola, ipotizzando un tasso di crescita
costante dei dividendi del 10,95%, con = 1$ e un tasso di attualizzazione del 13%.
54,12

Le azioni dovrebbero essere negoziate a $ 54,12.

Equilibri e rischi dell’attività bancaria e finanziaria


Gli obiettivi della gestone devono essere perseguiti nel rispetto di alcuni vincoli. Distinguiamo tre tipi di vincoli:
 VINCOLO MONETARIO  capacità di far fronte alle richieste di rimborso delle passività ed agli impegni
assunti con le attività (es. la raccolta della banca è una raccolta con obbligo di rimborso; nel momento in cui
un soggetto depositante volesse ritirare le proprie somme di denaro, la banca non potrebbe rifiutare di
concedere il rimborso di quella somma).  Si deve realizzare equilibrio monetario: ENTRATE = USCITE.
 VINCOLO ECONOMICO  capacità di far fronte alle obbligazioni di pagamento in condizioni di redditvità
(es. se acquistiamo una casa e successivamente ci rendiamo conto che non possiamo rimborsare il mutuo
allora dovremmo vendere di fretta la casa, e saremo disposti a venderla ad un prezzo basso).  Si deve
realizzare equilibrio economico: RICAVI = COSTI.

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 VINCOLO PATRIMONIALE  capacità di fronteggiare le obbligazioni di pagamento mantenendo il rapporto


attivo/passivo - CP > 1  Si deve realizzare equilibrio patrimoniale: ATTIVITA’ = PASSIVITA’.
Il concetto di equilibrio è espresso più correttamente non da un’uguaglianza ma da un rapporto  Quindi non si ha
un’uguaglianza netta ma solo un giusto rapporto tra le due grandezze: ; ; .

I legami tra gli equilibri


I tre livelli di equilibrio sono strettamente correlati tra loro:
 l’andamento delle entrate e delle uscite si riflette sulla redditvità;
 l’andamento dei cost e dei ricavi ha riflessi sul flusso di cassa e sulla situazione patrimoniale;

 la struttura patrimoniale ha riflessi sulle dinamiche finanziarie e su quelle economiche.


I rischi dell’intermediazione
Il concetto di rischio è strettamente correlato a quello di equilibrio.
RISCHIO  può essere espresso come variazione positiva o negativa rispetto all’equilibrio (equilibrio che più
correttamente posso esprimere in termini di rapporto).  Ciò significa che il rischio può essere positivo (ricavo) o
negativo (perdita).
Le diverse tipologie di rischio hanno manifestazioni monetarie, economiche e patrimoniali, per questo possiamo
parlare di:
 Rischio monetario  rischio che ci si discosti dal rapporto tra entrate e uscite.
 Rischio economico  rischio che ci si discosti dal rapporto tra ricavi e costi.

 Rischio patrimoniale  rischio che ci si discosti dal rapporto tra attività e passività.
Invece, i rischi legat all’intermediazione possono essere distinti in:
 RISCHIO DI CREDITO  rischio che la controparte contrattuale, obbligata a pagare una certa prestazione
(rimborso di un capitale, pagamento degli interessi), si riveli insolvente, cioè si dichiari non disposta a pagare
(per volontà) o incapace di pagare (per impossibilità determinata da fatti esogeni).
 RISCHIO DI MERCATO  rischio che le variazioni dei prezzi tipici dei mercati finanziari (tassi interesse e tassi
di cambio) influiscano sul risultato economico della gestione. *

 RISCHIO OPERATIVO  rischio che si generino delle perdite a causa di comportamenti errati o scorretti,
processi inadeguati, tecnologie carenti o altri fattori esterni non controllabili.
Abbiamo poi altri rischi:
 Rischio reputazionale  rischio derivante da una percezione negativa dell’immagine dell’azienda da parte di
clienti, controparti, azionisti, investitori o autorità di vigilanza (es. investitori truffati).

 Rischio ESG  rischi legati a fattori ambientali, sociali e di governance (es. una banca subisce delle perdite su
crediti perché il debitore è stato impattato negativamente da un disastro ambientale).
Rischio di mercato (rischio di interesse e rischio di cambio)
*I prezzi tpici dei mercati finanziari sono: i tassi d’interesse e i tassi di cambio.  Con riferimento a essi si parla di
RISCHIO DI INTERESSE e RISCHIO DI CAMBIO.
Il rischio di mercato riguarda tutti gli intermediari che esercitano l’intermediazione creditizia e quelli che detengono
un portafoglio di attività finanziarie negoziabili.  Ne sono pertanto esclusi gli intermediari che non prendono
posizioni in proprio e, quindi, si limitano ad attività di negoziazione delegata.  Il rischio di mercato si realizza solo
ed esclusivamente quando l’intermediario “prende posizione”: prendere posizione significa fare una scelta di
investmento o di finanziamento, il cui risultato reddituale potrà rivelarsi più o meno soddisfacente.
Consideriamo un esempio di rischio di mercato (di tasso d’interesse): la concessione di un mutuo a tasso fisso; un
successivo aumento dei tassi d’interesse di mercato per questo tipo di operazione determina un minor guadagno; se
invece l’intermediario stipulasse un mutuo a tasso variabile, non si esporrebbe ad alcun rischio di mercato poiché
non prenderebbe posizione rispetto al futuro andamento dei tassi di interesse.

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 RISCHIO D’INTERESSE  consiste nell’eventualità che l’andamento dei tassi di mercato provochi variazioni
diverse del rendimento medio degli impieghi e del costo medio della raccolta.
Il rischio d’interesse scaturisce dalla presenza in bilancio di un divario tra le scadenze delle attività finanziarie e le
scadenze delle passività (es. se si finanziano operazioni di impiego a 12 mesi con un’operazioni di raccolta a 3 mesi,
dopo 3 mesi occorrerà effettuare una nuova operazione di raccolta; se nel frattempo i tassi di mercato sono
aumentati, il margine di interesse diminuisce) e dall’eventuale esistenza di contratti che modificano i flussi di tassi
delle attività e passività (es. interest rate swap).
Rischio di credito
Per quanto riguarda il rischio di credito, la perdita definitiva a carico del soggetto che ha concesso il finanziamento
può essere determinata solo dopo tempi lunghi da quando è stato accertato lo stato di insolvenza.
Secondo le attuali normative relative al bilancio d’esercizio degli intermediari creditzi, gli amministratori sono tenuti
a stimare il presumibile valore di realizzo dei credit e a sottrarre la perdita presunta, ancora prima che essa possa
essere considerata definitiva.  Questa perdita prevista viene definita “PERDITA ATTESA”.
PERDITA ATTESA  …………………..
In relazione alla perdita attesa occorre tener presente 3 elementi importanti:
PROBABILITY OF DEFAULT (PD)  l’intermediario concede prestiti ad un numero elevato di imprese, per
questo classifica la clientela secondo diverse classi di rischio attribuendo la corrispondente probabilità di
insolvenza. Ad ogni classe di rischio corrisponde un ratng.
LOSS GIVEN DEFAULT (LGD)  è importante determinare la percentuale stimata di perdita in caso di
insolvenza tenendo conto del valore recuperabile (che dipende sostanzialmente dalle garanzie).
EXPOSURE AT DEFAULT (EAD)  la quantificazione della perdita attesa presuppone la stima del livello di
esposizione dell’impresa-cliente al momento dell’insolvenza.

EL = PD X LGD X EAD
EL = perdita attesa
PD = probability of default
LGD = loss given default
EAD = exposure at default
 Quindi è chiaro che la PERDITA ATTESA (determinata ex ante) dipende dalla stima di tre rischi: rischio di
insolvenza, rischio di recupero e rischio di esposizione.
Rischio operatvo
A differenza del rischio di mercato e del rischio di credito, i quali sono tipi della gestione della banca, il rischio
operatvo comprende tutti i rischi che la gestione subisce (es. non corretta gestione della relazione con la clientela
può essere imputabile a errori del personale o a procedure difettose).
 Il rischio operatvo comprende sia il rischio legale (es. rischio di spese legali) sia il rischio di subire sanzioni
amministratve.
In generale, si dovrebbe prevedere un SISTEMA DI MONITORAGGIO del rischio operatvo che miri ai seguenti
obiettivi: 1) consentre la tempestva rilevazione delle perdite quando queste si manifestano; 2) permettere alla
banca di stmare le perdite attese e inattese; 3) consentre una migliore comprensione dei fattori da cui origina il
rischio operatvo.
Le PERDITE OPERATIVE possono essere caratterizzate:
 da un numero ridotto di eventi che portano con sé perdite molto consistenti per la banca (calamità naturali) 
LFHI (low frequency high impact);
 da un numero elevato di eventi che portano con sé perdite poco consistenti per la banca (piccole truffe su carte
di credito)  HFLI (high frequency low impact).
Modelli di business e profili organizzatvi: aree di attività degli intermediari
I criteri attraverso i quali è possibile classificare le aree di atvità degli intermediari finanziari sono:

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 In RELAZIONE AI DESTINATARI  distinguiamo private banking, corporate banking e retail banking.


 In REAZIONE AL TIPO DI PROCESSO PRODUTTIVO  distinguiamo intermediazione creditzia,
intermediazione mobiliare e intermediazione assicuratva.

 In BASE ALLA REAZIONE CONTRATTUALE DI SCAMBIO  distinguiamo negoziazione per conto proprio e
negoziazione per conto terzi (o delegata).
Aree strategiche d’affari
AREA STRATEGICA D’AFFARI (ASA)  è costituita da una o più combinazioni di prodotto/mercato/tecnologia. 
Dentro il mercato inseriamo il cliente e dentro la tecnologia inseriamo il processo.

Retail banking, Corporate banking e Private banking


Le aree strategiche d’affari degli intermediari finanziari vengono distinte in:
 RETAIL BANKING  insieme di servizi offerti ad una clientela numerosa, caratterizzata da persone fisiche, da
famiglie o da micro-imprese/piccole imprese, la quale ha esigenze finanziare ridotte e non eccessivamente
ripetute nel tempo.  Il retail banking è caratterizzato da una gamma di servizi altamente standardizzata e,
inoltre, il volume delle singole transazioni è modesto (le transazioni sono di piccolo importo). La modalità di
offerta è focalizzata non sul servizio della relazione di clientela, ma sull’efficienza delle transazioni elementari
dei prodotti e servizi standardizzati.
 PRIVATE BANKING  insieme di servizi offerti ad una clientela privata che dispone di ingenti patrimoni . Si
tratta di una clientela esigente che richiede: il miglior rendimento conseguibile e qualità del profilo
relazionale.  Il private banking è caratterizzato da una gamma di servizi altamente personalizzata.  Il
private banking presuppone quindi una modalità di “SCAMBIO RELAZIONALE”, cioè di esercizio dell’attività
bancaria sul fondamento di una relazione forte e duratura con il cliente.
I servizi di private banking si distinguono in due categorie:
o servizi di gestone di patrimoni (mobiliari o immobiliari) e di consulenza in tema di investimenti;

o servizi definibili come “accessori” (es. intermediazione in opere d’arte).


e in due modalità contrattuali:
o il cliente decide di lasciare al private banker una delega per la gestione del patrimonio a lui affidato.
 Il cliente è un cosiddetto “passive investor”.

o il cliente preferisce conservare la possibilità di un controllo sulle attività che lo riguardano.


 Il cliente è un cosiddetto “actve investor”.
 CORPORATE BANKING  insieme di servizi offerti esclusivamente a imprese di medie e grandi dimensioni. Il
corporate costituisce un’area d’affari complessa ed estesa, in cui il tipo di servizio è caratterizzato non solo dal
criterio dimensionale, ma anche dal criterio del ciclo di vita (es. start-up e impresa matura).  Il corporate
banking è caratterizzato da una combinazione di servizi standardizzati e personalizzati per soddisfare esigenze
specifiche.
Nel corporate banking possiamo distinguere: il corporate banking interbancario (mercato tra banche), il commercial
banking (riguarda l’attività tradizionale della banca, cioè di raccolta di depositi e impiego) e l’ investment banking
(riguarda servizi specifici delle banche).
I modelli isttuzionali: banca universale e gruppo bancario
Il T.U.B. del 1993 ha:
 reso possibile il passaggio dalla banca specializzata alla banca universale  infatti, in passato, la legge
italiana prevedeva una rigida distinzione tra diverse tipologie di banche, che potevano svolgere l’attività
bancaria entro limiti predefiniti.
 consente di scegliere tra le due strutture di banca universale e gruppo bancario;
 istituisce la banca d’impresa che può esercitare: attività di raccolta di risparmio, attività d’esercizio del credito
e ogni altra attività finanziaria.

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Possiamo distinguere due tipi di modelli organizzatvi (istituzionali):


 BANCA UNIVERSALE  banca abilitata ad offrire una vasta serie di servizi finanziari per soddisfare le
esigenze di varie tipologie di clienti.  Internalizza tutte le attività.
o I vantaggi della banca universale sono: offrire servizi che soddisfano diverse necessità finanziarie
della clientela, favorire la gestione delle interdipendenze, organizzazione in forma divisionale con la
conseguenza che i costi operativi sono bassi (la struttura divisionale minimizza i costi) e presenta
l’unicità del comando (unico CdA).
 GRUPPO BANCARIO  struttura societaria articolata, dove la holding (capogruppo) svolge al proprio interno
i processi produttivi “portanti” e affida alle società controllate lo svolgimento di funzioni produttive
specifiche (es. leasing, factoring, attività di intermediazione mobiliare).  Esternalizza tutte le attività.
o I vantaggi del gruppo bancario sono: assicura un’elevata autonomia organizzativa e operativa data
l’indipendenza delle società controllate.
o Gli svantaggi del gruppo bancario sono: elevati costi operativi (diverse strutture).
ll gruppo può essere composto in alternativa da:
 una banca italiana capogruppo e società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate;

 una società finanziaria capogruppo e società bancarie, finanziarie e strumentali da questa


controllate, quando nell’ambito del gruppo abbia rilevanza la componente bancaria.
Gruppo bancario cooperatvo
GRUPPO BANCARIO COOPERATIVO  particolare forma di gruppo bancario pensato per il sistema di Banche di
Credito Cooperativo nato dalla Riforma del Credito Cooperativo italiano nel 2016.  La riforma prevede, infatti, che le
BCC siano obbligate ad associarsi nella forma di gruppo.

Come stabilito dal T.U.B., il gruppo bancario cooperativo è composto da:


 una banca capogruppo costituita in forma di S.p.A.;
 singole BCC aderenti al contratto di associazione nel gruppo;
 società controllate della capogruppo.
In Italia esistono 3 Gruppi Bancari Cooperativi:
 ICCREA Banca S.p.A. (Roma) (che è anche il quarto gruppo bancario italiano).
 Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano (Trento).

 Cassa Centrale Raffeisen (Bolzano).


Politche di raccolta
 Con le OPERAZIONI DI RACCOLTA, la banca: assume una posizione debitoria nei confronti della clientela , emette
una passività (quindi contabilizza l’operazione nel passivo dello SP), remunera il cliente e assume un rischio di
liquidità dato dalla restituzione della somma depositata.
Le politche di raccolta possono distinguersi in:
 Politche di raccolta al dettaglio  dedicate ad una cerchia molto numerosa di client che compiono
operazioni di importo unitario modesto.

 Politche di raccolta all’ingrosso  dedicate a controparti quali banche, imprese e operatori isttuzionali che
compiono operazioni di importo unitario elevato.
Raccolta diretta e indiretta
Possiamo poi distinguere:
 RACCOLTA DIRETTA  in questo caso la banca rimborsa a scadenza il capitale ricevuto e corrisponde al
cliente la remunerazione (interessi) pattuita (es. cliente decide di aprire un conto deposito).  La banca, che
assume una posizione di debito, raccoglie risorse da soggetti che assumono una posizione di credito.
La raccolta diretta si distingue in: raccolta diretta all’ingrosso e raccolta diretta al dettaglio.

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 RACCOLTA INDIRETTA  in questo caso la banca raccoglie risorse finanziarie che, su istruzione della clientela,
vengono destinate a investimenti intestati alla clientela stessa (es. cliente chiede alla banca di comprare titoli
di Stato).
I deposit
DEPOSITO (bancario o postale)  contratto attraverso il quale l’intermediario (depositario) acquista la proprietà del
denaro depositato, con l’obbligo di restituire al cliente (depositante) le somme ricevute, nei tempi e con le modalità
previste dal contratto. Esso coinvolge due soggetti: il depositante (cliente) e il depositario (banca).

Il deposito si costituisce con il versamento presso una banca di una somma di denaro, a fronte della quale la banca
assume una posizione debitoria verso l’investitore per le somme da questi depositate.

Distinguiamo diverse tipologie di depositi:


 DEPOSITI TEMPO: depositi a risparmio (liberi e vincolati), certificati di deposito, pronti contro termine.

 DEPOSITI MONETA: conto corrente.


In generale, esistono diverse forme tecniche di raccolta, perché vi sono una moltitudine di clienti con esigenze
diverse.
 Esigenze di sicurezza  forma tecnica che funge da strumento di custodia (FUNZIONE DI CUSTODIA).
 Esigenze di remunerazione  forma tecnica che offre la remunerazione più elevata (FUNZIONE DI
INVESTIMENTO).

 Esigenze di movimentazione  forma tecnica che permette di movimentare molto spesso le somme
depositate (FUNZIONE MONETARIA).
Deposit a risparmio
DEPOSITI A RISPARMIO  si costituisce attraverso il deposito di una somma di denaro presso uno sportello bancario
o postale, a fronte dell’emissione di un documento definito “libretto di risparmio”  documento sul quale vengono
annotate tutte le operazioni effettuate (prelievi, versamenti ecc.).
Con i deposit a risparmio la banca raccoglie risorse finanziarie da poter destinare alle attività di impiego (es. mutui).
Il libretto di risparmio può essere:
o Nominatvo: il nome dell’intestario del deposito è riportato sul libretto ed è l’unico che ha la facoltà di
eseguire l’operazione.  Può recare l’indicazione di uno o più intestatari. Nel caso vi siano più intestatari le
firme possono essere congiunte o disgiunte.
o Al portatore: chiunque presenti materialmente allo sportello il libretto ha la facoltà di eseguire l’operazione .
 I libretti al portatore sono stati estinti dal 2018.
In base alla movimentazione si possono distinguere in:
 Deposit a risparmio liberi  il titolare del libretto può prelevare le somme in qualsiasi momento e
l’estinzione avviene senza particolari formalità.
 Deposit a risparmio vincolat  il titolare del libretto si impegna a non richiedere la restituzione delle
somme depositate per un certo periodo di tempo.  Il vincolo può essere a scadenza determinata o
indeterminata.

Certficat di deposito
CERTIFICATI DI DEPOSITO  titoli di credito che incorporano un deposito a scadenza vincolata. Gli elementi indicati
nel titolo sono: data e luogo d’emissione, ammontare, data di estinzione, livello di tasso praticato, ammontare degli
interessi pagabili a scadenza.
Economicamente sono equiparabili ai deposit a risparmio vincolat ; tecnicamente sono differenti in quanto il
documento rilasciato non è il libretto ma un certficato.
I certficat di deposito si possono distinguere in:
 Certficat “zero coupon”  non prevedono liquidazioni periodiche degli interessi, che vengono corrisposti
insieme al capitale alla scadenza del titolo.

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 Certficat con cedola  la cedola può essere fissa (tasso d’interesse viene stabilito al momento della stipula
del contratto) o variabile (il tasso d’interesse è legato all’andamento degli di mercato).
Pront contro termine
PRONTI CONTRO TERMINE  (o vendita con patto di riacquisto) tipologia di raccolta attraverso la quale la banca
vende a pronti ad un cliente una certa quantità di ttoli (ottenendo liquidità) e, contemporaneamente, si impegna,
nei confronti del cliente stesso, a riacquistarli a termine (in un momento successivo) ad un prezzo stabilito nel
contratto.
Il rendimento è dato differenza fra prezzo di vendita e prezzo di acquisto.
A seconda della posizione assunta dalla banca, l’operazione può configurarsi come:
o Operazione di raccolta  quando la controparte acquista ttoli (a pronti) da una banca (PRONTI CONTRO
TERMINE PASSIVO).
o Operazione di finanziamento  quando la controparte vende ttoli (a pronti) ad una banca (PRONTI
CONTRO TERMINE ATTIVO).
Conto corrente
CONTO CORRENTE  (c/c passivo poiché siamo dal lato della banca) contratto con cui una banca si impegna a
eseguire tutti gli incarichi e le operazioni per conto del cliente depositante.
 A differenza dei deposit a risparmio che svolgono una funzione di investmento, i deposit in conto corrente
svolgono una funzione monetaria.
Il titolare di un conto corrente può eseguire due diverse tipologie di operazioni:
 Operazioni di addebitamento  riducono le disponibilità presenti sul conto (vengono registrate nel DARE
della banca).
 Operazioni di accreditamento  accrescono le disponibilità presenti sul conto (vengono registrate
nell’AVERE della banca).
A ciascuna operazione effettuata viene associata una valuta.
VALUTA  data a partire dalla quale decorrono o cessano gli interessi attivi o passivi sulle somme versate/prelevate.
Nella prassi le valute sono cosi assegnate:
o prelevament: valuta uguale o anteriore alla data dell’operazione.
o versament: valuta uguale o posteriore alla data dell’operazione.

La data in cui viene eseguita l’operazione può essere diversa dalla valuta.

Saldi del conto corrente


Vi sono diverse configurazioni di saldo:
 SALDO LIQUIDO  saldo delle sole operazioni a debito e a credito per le quali è già maturata la valuta.
 SALDO CONTABILE  saldo delle operazioni a debito e a credito effettuate dal correntista senza tener conto
della valuta.

 SALDO DISPONIBILE  saldo che include tutte le operazioni (a prescindere dalla valuta) di cui la banca ha
verificato il buon fine.
L’estratto conto
ESTRATTO CONTO  documento periodico inviato dalla banca al correntista che riepiloga le operazioni da lui
compiute.  Di norma ha periodicità trimestrale, ma possono essere previste (contrattualmente) anche altre
scadenze.
 L’estratto conto inviato a fine anno detto “conto scalare” (o staffa) contiene indicazione dell’ammontare degli
interessi attivi maturati durante l’anno, degli interessi passivi che eventualmente devono essere pagati e delle spese
di tenuta del conto.

Gli strument di impiego delle banche: i prestt


La FUNZIONE CREDITIZIA viene svolta dalle banche e dagli intermediari finanziari attraverso la concessione di
“prestiti”.

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Possiamo distinguere due diverse tipologie di prestiti:


 PRESITI PER CASSA (o prestiti monetari) prestiti caratterizzati da un esborso monetario (es. banca concede
un mutuo).

 PRESTITI DI FIRMA (o prestiti non monetari)  prestiti in cui l’esborso monetario è solo eventuale (es. banca
concede una garanzia, come il rilascio di una fideiussione).
Tra i prestt di cassa rientrano:
- Prestt di capitale circolante netto  cioè prestt di breve termine (apertura di credito in c/c, anticipazione
garantita, sconto cambiario, factoring).
- Prestt di capitale circolante fisso  cioè prestt di medio-lungo termini (mutuo, leasing).

Apertura di credito in conto corrente


 APERTURA DI CREDITO IN C/C (in gergo “scoperto di conto”)  contratto con il quale la banca si obbliga a
mettere a disposizione del cliente/impresa, su un conto corrente, una somma di denaro per un certo periodo
di tempo o a tempo indeterminato.
Il cliente/impresa ha la possibilità di utilizzare la disponibilità concessa e “andare in rosso” sul c/c fino a un
determinato importo.
 Si tratta di una forma di finanziamento flessibile, adoperata frequentemente dalle piccole imprese. Inoltre, è una
forma di finanziamento onerosa nei limiti del solo “effettivo utilizzo”.
Smobilizzo dei credit: sconto cambiario
Le forma tecnica di smobilizzo dei crediti commerciali più utilizzata è lo sconto bancario.
 SCONTO BANCARIO  contratto mediante il quale la banca, previa deduzione dell’interesse, anticipa al
cliente l’importo di un credito verso terzi non ancora scaduto, mediante la cessione del credito stesso.
 Tale cessione rappresenta un mezzo a disposizione dei clienti per rientrare in possesso di somme liquide prima
della scadenza, attraverso la cessione di alcuni strumenti come la «cambiale» (oggi ormai poco utilizzata).
Antcipazione garantta
 ANTICIPAZIONE GARANTITA  contratto di prestito unito a un contratto di pegno in cui la banca si impegna
a mettere a disposizione del cliente la somma richiesta dietro la garanzia costituita dal pegno di beni o di
ttoli.
 La sfera di beni che possono essere costituiti in pegno sono esclusivamente beni mobili, che permettono
agevolmente di conoscere il loro valore sia al momento in cui viene concessa l’anticipazione sia durante il periodo in
cui l’anticipazione rimane in vita.
Mutuo
 MUTUO  contratto con il quale una parte (mutuante) consegna all’altra (mutuatario) una determinata
somma di denaro e quest’ultima si impegna a restituirla, maggiorata degli interessi, ad una scadenza
prefissata.
La restituzione da parte del mutuatario avviene secondo un piano di rimborso (piano di ammortamento), che
stabilisce la periodicità e l’ammontare delle rate di ammortamento del mutuo stesso.
La rata è composta da una:
 QUOTA CAPITALE  rimborso periodico del capitale ricevuto in prestito.

 QUOTA INTERESSI  pagamento periodico degli interessi sul debito residuo.


Gli element importanti del mutuo sono: l’importo della somma corrisposta dall’intermediario al cliente, il tasso al
quale vengono calcolati gli interessi dovuti (fisso, variabile o misto), la durata del prestto e la tipologia del piano di
rimborso (o di ammortamento).
Vi sono due tipologie di piano di ammortamento:
 AMMORTAMENTO ITALIANO  caratterizzato da quote capitali costant e quote interessi decrescent 
quindi la rata complessiva decresce nel tempo.

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 AMMORTAMENTO FRANCESE  caratterizzata da quote capitali crescent e quote interessi decrescent 


quindi la rata complessiva rimane costante nel tempo.
Leasing (Società di leasing)
Un’impresa può acquisire la disponibilità di un bene mediante due modalità:
 acquisto diretto del bene;

 contratto di leasing.
 LEASING  contratto mediante il quale una parte (società di leasing nella veste di locatore) concede in locazione
all’altra (cliente nella veste di locatario) un bene acquistato o fatto costruire dal locatore (su indicazione del
cliente), per un tempo determinato, dietro pagamento di un canone periodico*.
*CANONE PERIODICO = formato da quota capitale + quota interessi.
 Al termine del contratto, il cliente (locatario) ha la facoltà di acquistare la proprietà del bene pagando il “ PREZZO
DI RISCATTO”.
Le società di leasing finanziano sia beni mobili (automezzi, macchinari) che beni immobili (stabilimenti industriali).

Possiamo distinguere due tipologie di contratti di leasing:


 LEASING FINANZIARIO  prevede il trasferimento al locatario (cliente) di tutti i rischi e i benefici legati alla
proprietà del bene.

 LEASING OPERATIVO  non prevede il trasferimento al locatario (cliente) di tutti i rischi e i benefici legati
alla proprietà del bene.
 Parlando di intermediari finanziari, facciamo riferimento al “leasing finanziario”.
RAPPRESENTAZIONE IN STATO PATRIMONIALE E IN CONTO ECONOMICO:
Il leasing finanziario può essere contabilizzato in bilancio con due diversi metodi: metodo patrimoniale (metodo che
fa prevalere la forma sulla sostanza) e metodo finanziario (metodo che fa prevalere la sostanza sulla forma).

 METODO PATRIMONIALE (previsto dai principi contabili nazionali)  FORMA:


o Società di leasing  rileva il bene nell’attivo dello SP (nella voce “immobilizzazioni”); calcola le quote di
ammortamento sul bene che vengono rilevate nei cost del CE e rileva gli interessi attivi derivanti dai
canoni nei ricavi del CE.
o Utlizzatore  rileva i cost sostenut per i canoni di locazione nei cost del CE (nella voce “costi per
godimento beni di terzi”).
 METODO FINANZIARIO (previsto dai principi contabili internazionali - IAS-IFRS)  SOSTANZA:
o Società di leasing  rileva il credito nell’attivo dello SP (per la quota capitale dei canoni ancora da
percepire) e rileva gli interessi attivi derivanti dai canoni nei ricavi del CE.
o Utlizzatore  rileva il bene nell’attivo dello SP (nella voce “immobilizzazioni”); calcola le quote di
ammortamento sul bene che vengono rilevate nei cost del CE; rileva un debito per i canoni ancora
dovuti nel passivo dello SP e rileva gli interessi passivi nei cost del CE.
I VANTAGGI DEL LEASING sono che:
- l’utilizzatore può disporre dell’utilizzo di un bene senza doverlo acquistare;
- l’utilizzatore non paga per intero l’IVA sul bene, ma solo l’IVA sui canoni periodici;
- i canoni periodici sono deducibili al 100% per tutta la durata del contratto.  Il leasing consente di scaricare
più rapidamente il costo del bene rispetto all’ammortamento ordinario.
Factoring (Società di factoring)
 FACTORING  contratto con cui un’impresa (cedente) trasferisce i propri credit commerciali al factor (cessionario),
il quale, dietro un corrispettivo (che consiste in una commissione), assume l’obbligo di fornire all’impresa cedente
una serie di servizi, finalizzati alla gestone, all’incasso e al finanziamento del cedente, tramite l’anticipo dei credit
cedut.

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Le società di factoring svolgono, pertanto, un insieme di servizi:


 servizi di amministrazione, gestone e incasso dei crediti commerciali;
 servizi legali per il recupero crediti;
 servizi di garanzia del buon esito dell’incasso;
 antcipazione del valore dei crediti ceduti.
Vi possono essere contratti di factoring con:
 CESSIONE DEI CREDITI PRO-SOLUTO  rischio di credito in capo al cessionario.

 CESSIONE DEI CREDITI PRO-SOLVENDO  rischio di credito in capo al cedente.


RAPPRESENTAZIONE IN STATO PATRIMONIALE E IN CONTO ECONOMICO:
Società di factoring  rileva i credit acquistati nell’attivo dello SP e le commissioni attive nei ricavi del CE.

Credito al consumo (Società di credito al consumo)


 CREDITO AL CONSUMO  finanziamento concesso dalle banche o società finanziarie per permettere al beneficiario
l’acquisto di beni e servizi o, eventualmente, la rateizzazione di una spesa.
Il credito al consumo comprende due categorie di operazioni:
 CREDITO PERSONALE (erogato principalmente dalle banche) finanziamento senza vincolo di destinazione.
Serve generalmente a soddisfare bisogni disparati e temporanei del cliente (es. spese mediche,
ristrutturazioni).

 CREDITO FINALIZZATO  (erogato principalmente dalle società finanziarie) finanziamento con vincolo di
destinazione. Serve ad acquistare uno specifico bene di consumo scelto dal cliente. Viene reso disponibile
dal venditore all’atto di acquisto; il cliente riceverà quello che ha acquistato e provvederà a pagare una serie
di rate (comprensive di capitale e interessi) fino all’estinzione del debito.  Dal punto di vista tecnico, il
credito finalizzato può assumere la forma del mutuo a rata costante e del finanziamento revolving.
 L’obbligo di restituire il capitale e di corrispondere gli interessi viene assolto gradualmente nel tempo attraverso
pagamenti periodici (rate), di regola con cadenza mensile.
Una forma particolare di credito al consumo è costituita dal prestto contro cessione del quinto (principalmente
utilizzata da dipendenti a tempo indeterminato e pensionati).
Il processo creditzio
 L’obiettivo del PROCESSO CREDITIZIO è quello di soddisfare il fabbisogno finanziario del cliente garantendo la
qualità del servizio, la qualità del portafoglio crediti, il conseguimento di un adeguato livello di efficienza operativa.
In questo caso, la banca si espone al RISCHIO DI CREDITO, che non deve essere individuato esclusivamente nelle
perdite che si possono concretizzare in caso di inadempienza del debitore, ma anche nelle perdite che si possono
generare dal peggioramento del merito creditizio del debitore stesso.
Fasi del processo creditzio
Il processo creditzio si articola nelle seguenti fasi:
1) PIANIFICAZIONE ed ORGANIZZAZIONE  la quale consiste nella raccolta delle informazioni sulla clientela.
2) CONCESSIONE e REVISIONE  la quale, a sua volta, si articola in altre quattro fasi:
o Istruttoria  la quale consiste nell’acquisizione delle informazioni raccolte nella fase di
pianificazione ed organizzazione, nell’analisi delle informazioni e nella valutazione del merito
creditzio.
o Delibera  la quale consiste nell’analisi della proposta da parte dell’organo deliberante,
nell’assunzione della delibera e nella formalizzazione della delibera.
o Erogazione  la quale consiste nell’acquisizione delle eventuali garanzie, nella comunicazione al
cliente della concessione del fido, nella stpulazione del contratto e nella concessione effettiva del
credito.

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o Revisione  la quale consiste nella verifica periodica della persistenza in capo al debitore delle
condizioni che avevano determinato la concessione del credito.
3) MONITORAGGIO  la quale consiste nel consentire la tempestiva rilevazione dei fenomeni di rischio
attraverso un monitoraggio sistematico che anticipi il manifestarsi di casi problematici.
Diverse tpologie di credit
Nell’esercizio dell’attività creditizia, il compito della banca è quello di monitorare l’andamento dei finanziamenti
accordati per verificare lo «stato di salute del credito».
A tal proposito, i credit possono essere suddivisi in due categorie: i CREDITI IN BONIS e i CREDITI DETERIORATI (o
NON-PERFORMING LOANS / NPL).
Credit deteriorat
Cosa sono i credit deteriorat ? I credit deteriorat sono crediti delle banche che i debitori non riescono più a
ripagare regolarmente o del tutto.  Si tratta, in sostanza, di crediti per i quali la riscossione è incerta.

Secondo la definizione EBA, i credit deteriorat si suddividono in tre categorie:


 SOFFERENZE  esposizioni creditizie nei confronti di soggetti in stato di insolvenza (anche se non accertato
giudizialmente) o in situazioni equiparabili.
 INADEMPIENZE PROBABILI  esposizioni creditizie per le quali la banca reputa improbabile l’adempimento
contrattuale se non attraverso il ricorso ad azioni come l’escussione delle garanzie.
 ESPOSIZIONI SCADUTE E/O SCONFINANTI DETERIORATE  esposizioni creditizie che sono scadute, che
oltrepassano i 90 giorni consecutivi o che eccedono una predefinita soglia di rilevanza*.
*Distinguiamo:
o soglia di rilevanza assoluta  €100 per le esposizioni retail e €500 per le altre esposizioni;
o soglia di rilevanza relatva  importo dello scaduto pari o superiore all’1% del totale delle esposizioni del
cliente.
Secondo la definizione Italiana, i credit deteriorat vengono classificati in quattro categorie:
 SOFFERENZE (O CREDITI IN SOFFERENZA)
 PARTITE INCAGLIATE (O INCAGLI)
 ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE (O CREDITI RISTRUTTURATI)
 ESPOSIZIONI SCADUTE E/O SCONFINANTI

La politca monetaria
POLITICA MONETARIA  si occupa della regolazione dell’offerta di moneta e del livello dei tassi d’interesse (cioè del
costo del denaro), per raggiungere obbiettivi di politica economica.
 Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) stabilisce che l’obietvo principale della politica
monetaria è il mantenimento della stabilità dei prezzi.
L’Eurosistema
 EUROSISTEMA  è composto dalla Banca Centrale (BCE) e dalle Banche Centrali Nazionali (BCN) dei Paesi
dell’UE che hanno adottato l’euro.
Le funzioni dell’Eurosistema* sono:
1) definire e attuare la politca monetaria;
2) svolgere le operazioni sui cambi;
3) detenere e gestre le riserve ufficiali dei Paesi dell’area euro;
4) promuovere il regolare funzionamento dei sistemi pagamento.
La Banca Centrale Europea (BCE)

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 BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)  istituzione con personalità giuridica totalmente indipendente
nell’esercizio delle sue funzioni.  La BCE è dotata di risorse organizzatve e operatve ed è, quindi, di fatto,
la sede del processo della politica monetaria.
 Il principale obietvo della BCE è quello di mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e
l’occupazione.  Per stabilità dei prezzi si intende un tasso di inflazione inferiore ma prossimo al 2%.
Le funzioni fondamentali della BCE sono quelle che fanno capo all’Eurosistema*.
Le ulteriori funzioni della BCE sono:
1) autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’area dell’euro;
2) assicurare la solidità e la sicurezza del sistema bancario e la stabilità del sistema finanziario nell’UE 
infatti, la BCE è preposta alla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi situati nell’area dell’euro e negli Stati
membri partecipanti non appartenenti all’area;
3) intrattenere relazioni operatve con isttuzioni e organi, all’interno dell’UE e a livello mondiale.
Chi è l’autorità di vigilanza del sistema bancario europeo? La Banca Centrale Europea.
La BCE collabora con le BCN tutti i paesi dell’UE e insieme costituiscono il Sistema Europeo delle Banche Centrali
(SEBC).
Gli organi decisionali della BCE sono:

 COMITATO ESECUTIVO  organo che ha il compito di dare attuazione alle decisioni di politica monetaria
prese dal Consiglio direttivo e di preparare le riunioni del Consiglio stesso.  Il comitato esecutivo è
composto dal Presidente della BCE, dal Vicepresidente e da altri 4 membri (nominati dal Consiglio Europeo).
 CONSIGLIO DIRETTIVO  organo che ha il compito di definire le decisioni di politica monetaria.
 CONSIGLIO GENERALE  organo con funzioni principalmente consultve e di coordinamento.
Il Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC)
 SISTEMA EUROPEO DELLE BANCHE CENTRALI (SEBC)  è composto dalla Banca Centrale (BCE) e dalle
Banche Centrali Nazionali (BCN) di tutti gli Stati membri dell’UE.
I tassi di interesse ufficiali
 TASSI D’INTERESSE UFFICIALI  tassi d’interesse che la BCE applica alle operazioni attraverso le quali entra
in rapporto con le banche per fornire o raccogliere liquidità. I tassi d’interesse ufficiali sono:
o Tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale  utilizzato per fornire la maggior parte di
riserve al sistema bancario.
o Tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale (o tasso overnight)  utilizzato dalle banche per
prendere a prestito riserve con scadenza overnight dall’Eurosistema.
o Tasso sulle operazioni di deposito  utilizzata dalle banche per depositare le riserve in eccesso
rispetto alla riserva obbligatoria presso l’Eurosistema.
Gli strument di politca monetaria
La BCE ha a disposizione una serie di strument attraverso cui perseguire gli obiettivi di politca monetaria.
Distinguiamo due tipi di strumenti di politica monetaria:
 STRUMENTI CONVENZIONALI  tra cui: le operazioni di mercato aperto (OMA), le operazioni su iniziatva
della contropart (OIC) e le riserve obbligatorie di liquidità (ROL).
 STRUMENTI NON CONVENZIONALI  tra cui: il quanttatve easing, il credit easing il forward guidance, il
rifinanziamento a lungo termine condizionato.
Gli strument convenzionali
 OPERAZIONI DI MERCATO APERTO (OMA)  operazioni attraverso cui la BCE regola la liquidità del sistema
bancario e influenza indirettamente i tassi d’interesse.  La BCE può comprare titoli, cedendo liquidità al
sistema bancario o può vendere titoli, prelevando liquidità dal sistema bancario. Le OMA possono essere
distinte in:

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o Operazioni di rifinanziamento principali  operazioni di immissione di liquidità che hanno frequenza


settimanale e scadenza a 2 settimane.  OPERAZIONE TEMPORANEA.
o Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine  operazioni di immissione di liquidità che
hanno frequenza mensile e scadenza a 3 mesi.  OPERAZIONE TEMPORANEA.
o Operazioni di regolazione puntuale  destinate a gestire fluttuazioni impreviste dei tassi d’interesse
e che non hanno una scadenza prestabilita.
o Operazioni di tpo strutturale  destinate a regolare in modo permanente la liquidità nel sistema.
 OPERAZIONI SU INIZIATIVA DELLE CONTROPARTI (OIC)  operazioni attraverso le quali le banche operano di
loro iniziativa, in contropartita con la BCE, per procurarsi o impiegare liquidità. Le OIC possono essere distinte
in:
o Operazioni di rifinanziamento marginale  consentono alle banche di ottenere liquidità a scadenza
overnight.
o Operazioni di deposito  consentono alle banche di detenere liquidità impiegata nei depositi presso
la BCE.
 RISERVA OBBLIGATORIA DI LIQUIDITÀ (ROL)  la BCE ha la facoltà di chiedere alle banche commerciali un
deposito obbligatorio pari ad una determinata percentuale delle passività detenute.  Pertanto, ogni banca
commerciale è obbligata a versare una certa quota dei propri deposit alla Banca centrale. L’insieme di questi
depositi costituisce la “riserva obbligatoria”.
Gli strument non convenzionali
 QUANTITATIVE EASING (o ALLEGGERIMENTO QUANTITATIVO)  strumento con cui la BCE crea moneta e la
immette nel sistema economico al fine di offrire sostegno agli investimenti. In questo caso, la BCE emette
nuova moneta e la immette sul mercato tramite l’acquisto di titoli di stato/finanziari.  Gli effetti del QE
possono essere: la creazione di nuova liquidità del sistema bancario, l’aumento del prezzo dei ttoli
acquistat e la conseguente riduzione dei tassi d’interesse.
 CREDIT EASING  strumento finalizzato a migliorare le condizioni del credito e a tamponare crisi di liquidità
delle banche. In questo caso, la BCE interviene ad acquistare titoli dagli intermediari finanziari aumentando la
loro disponibilità di riserve ma senza intaccare la base monetaria.
 FORWARD GUIDANCE (o INDICAZIONI PROSPETTICHE) strategia comunicativa, adottata dalla BCE, al fine
di condizionare, con i propri annunci, le aspettative dei mercati sui futuri livelli dei tassi d’interesse. 
L’effetto della FD può essere quello di spingere verso il basso i tassi a lungo termine per il fatto di ridurre
l’incertezza sui futuri tassi a breve termine.
 RIFINANZIAMENTO A LUNGO TERMINE CONDIZIONATO  consiste nell’erogare finanziamenti con scadenze
pluriennali (fino 6 anni) e un tasso applicato molto basso al fine di migliorare la liquidità delle banche.
Il bilancio delle banche
BILANCIO DELLA BANCA  documento che sintetizza (in termini economico/patrimoniali) l’andamento gestonale,
le scelte operatve e strategiche, gli effetti delle principali funzioni che l’intermediario svolge e i risultat raggiunt.

L’attuale disciplina del BILANCIO BANCARIO è contenuta nella Circolare n. 262/2005 della Banca d’Italia.
Il bilancio bancario si compone di 9 documenti: 1) Stato patrimoniale; 2) Conto economico; 3) Nota integratva;
4) Rendiconto finanziario; 5) Prospetto della redditvità complessiva; 6) Prospetto delle variazioni di patrimonio
netto; 7) Relazione di gestone degli amministratori; 8) Relazione del collegio sindacale; 9) Relazione del revisore
legale.

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Lo Stato patrimoniale

Lo STATO PATRIMONIALE è un prospetto a sezioni “divise e contrapposte”:


 SEZIONE ATTIVO (USI o IMPIEGHI)  comprende le poste che rappresentano gli impieghi o usi di fondi: cioè
le attività fruttifere (crediti, investimenti in titoli ecc.) e le attività non fruttifere.  Le voci vengono distinte
per:
o Natura  crediti, attività materiali/immateriali ecc.
o Categoria di controparte  crediti verso banche, crediti verso clientela ecc.
 SEZIONE PASSIVO (FONTI o RACCOLTA)  comprende le font di debito e le font di capitale netto (indicate
con il termine di “patrimonio”*).  La banca, infatti, raccoglie risorse finanziarie: o dai soci che costituiscono
la banca (font di capitale netto) o dai risparmiatori che depositano i loro risparmi in banca (font di debito).
 Le voci vengono distinte per:
o Natura  debiti, riserva da valutazione ecc.
o Categoria di controparte  debiti verso banche, debiti verso clientela ecc.
o Classi di scadenza  entro 12 mesi, oltre 12 mesi ecc.
*PATRIMONIO = costituito da: capitale sociale, riserve (es. riserva sovrapprezzo azioni, riserva di rivalutazione ecc.) e
utle (o perdita) d’esercizio.

 Per quanto attiene all’attivo, le attività oggetto di ammortamento o le attività oggetto di svalutazione vengono
sempre espresse al “netto dei fondi rettificativi”, cioè al loro VALORE CONTABILE (costo storico – fondo).
Classificazione strument finanziari
Innanzitutto, la banca deve distinguere gli strumenti finanziari in base all’obietvo per cui li detiene:
 HOLD TO SELL  che la banca detiene per finalità di negoziazione.
 HOLD TO COLLECT AND SELL  che la banca detiene per incassare flussi finanziari e flussi di capitale.
 HOLD TO COLLECT  che la banca ha intenzione di detenere fino a scadenza (es. crediti verso banche e
crediti verso clientela).
Iscrizione in bilancio
 I credit, le attività e le passività sono di norma inseriti, alla prima iscrizione, al FAIR VALUE.

 FAIR VALUE = prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività o che si pagherebbe per il
trasferimento di una passività in un’operazione tra operatori di mercato alla data di valutazione e alle
correnti condizioni di mercato.

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 I credit, le attività e le passività verranno inseriti, nelle successive iscrizioni, o al FAIR VALUE o al COSTO
AMMORTIZZATO.
SPPI e IMPAIRMENT test
Il nuovo principio contabile impone la verifica di 2 test:
 SPPI TEST  test che ha l’obiettivo di accertare se i flussi di cassa contrattuali sono rappresentati
esclusivamente da pagamenti per capitale ed interessi.
 IMPAIRMENT TEST  test che ha la l’obiettivo di accertare se un’attività abbia subito o meno una riduzione
di valore.

Principi contabili per le attività finanziarie


Per le ATTIVITÀ FINANZIARIE, la valutazione delle attività stesse è demandata alla banca.
Nel caso di superamento del SPPI test:
 Le attività finanziarie HOLD TO COLLECT  devono essere inserite tra le attività valutate al costo
ammortzzato (con impatto a conto economico).
 Le attività finanziarie HOLD TO COLLECT AND SELL  devono essere inserite tra le attività valutate al fair
value (con impatto sulla redditività complessiva, ovvero anche sul patrimonio).

 Le attività finanziarie HOLD TO SELL  devono essere inserite tra le attività valutate al fair value (con
impatto a conto economico).
Principi contabili per le passività finanziarie
Per le PASSIVITÀ FINANZIARIE, la valutazione delle passività stesse non è demandata alla banca, ma è il principio
contabile a indicare espressamente quali passività finanziarie possono essere valutate al fair value.
Processo di valutazione dei credit
In materia di misurazione delle perdite su crediti si è passati da un MODELLO DI SVALUTAZIONE DEI CREDITI (basato
sulle perdite subite) ad un MODELLO DI IMPAIRMENT (basato sulla stima delle perdite attese).
Il base al nuovo modello di impairment, i credit, nella fase di valutazione, vengono classificati in tre stadi di rischio:
 PRIMO STADIO (STAGE 1)  sono allocati tutti i credit che non hanno manifestato un aumento significativo
del rischio o con un basso rischio dal momento della rilevazione iniziale.
 SECONDO STADIO (STAGE 2)  sono allocati tutti i credit che hanno manifestato un aumento significativo
del rischio dal momento della rilevazione iniziale (esposizioni scadute e/o sconfinate entro i 90 giorni).
 TERZO STADIO (STAGE 3)  sono allocati tutti i credit con oggettiva evidenza di perdita alla data di
riferimento del bilancio (esposizioni creditizie deteriorate, cioè i “non-performing loans” o esposizioni
scadute e/o sconfinanti da più di 90 giorni).

Imputazione dei credit in bilancio


Il VALORE DI ISCRIZIONE dei crediti in bilancio cambia in funzione dello stadio in cui si trova il credito:
 Per i crediti del primo e del secondo stadio  il valore di iscrizione in bilancio è il valore lordo, cioè il valore
non retficato (non diminuito) della perdita attesa.
 Per i crediti del terzo stadio  il valore di iscrizione in bilancio è il valore netto, cioè il valore retficato
(diminuito) della perdita attesa.
Macrovoci dell’attivo
Voce 20: “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto a conto economico”  rientrano in questa categoria
le attività finanziarie che la banca detiene per finalità di negoziazione (HOLD TO SELL) (es. titoli di debito, titoli di
capitale, finanziamenti, quote di OICR e derivati), per trarne utili o perdite, per differenza tra valore di acquisto e
valore di bilancio/vendita con effetti delle valutazioni sempre a conto economico: sul margine d’interesse per quanto
riguarda gli interessi e a fine anno sulle eventuali rettifiche di valore.

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Voce 30: “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditvità complessiva”  rientrano in questa
categoria le attività finanziarie che la banca detiene con l’obiettivo di ricevere i flussi finanziari e di capitale (HOLD TO
COLLECT AND SELL) con la possibilità di venderli, con impatto immediato a conto economico o sul patrimonio nel
caso di strumenti finanziari non destinati alla negoziazione.
Voce 40: “Attività finanziarie valutate al costo ammortzzato”  rappresentano gli impieghi verso la clientela o
verso altre banche. Rientrano in questa voce:
o Credit verso banche  attività finanziarie verso gli istituti di credito (conti correnti, depositi cauzionali, titoli
di debito, crediti di funzionamento, ecc.).
o Credit verso clientela  attività finanziarie verso la clientela (es. apertura di credito in c/c, anticipi in c/c per
smobilizzo di crediti, sconto di portafoglio, mutui chirografari, mutui ipotecari).
Macrovoci del passivo
Voce 10: “Passività finanziarie valutate al costo ammortzzato”  rappresentano i debiti verso la clientela o verso
altre banche. Rientrano in questa voce:
o Debit verso banche  passività finanziarie verso gli istituti di credito.
o Debit verso clientela  passività finanziarie verso la clientela (es. depositi a risparmio, conti correnti di
corrispondenza, pronti contro termine, certificati di deposito, obbligazioni).
o Titoli in circolazione  titoli emessi.

Voce 110: “Riserve da valutazione”  comprendono le differenze che si registrano nelle attività di vendita tra valore
al fair value e costo ammortizzato.

Conto economico

Il CONTO ECONOMICO è
un prospetto in “forma scalare”,
in cui i ricavi e i cost sono
collocati all’interno di un’unica
colonna.
 MARGINE DI INTERESSE 
differenza tra interessi
attivi e interessi passivi.
Gli interessi attivi e
passivi rappresentano i
ricavi e i costi di carattere
finanziario direttamente
imputabili all’attività di
intermediazione
creditizia della banca.

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 MARGINE DI INTERMEDIAZIONE  somma del margine di interesse e delle commissioni nette (commissioni
attive - commissioni passive) al netto delle rettifiche sui crediti, dividendi e altri proventi, ricavi netti per
servizi, profitti e perdite da operazioni finanziarie, altri proventi netti di gestione.  Il margine di
intermediazione indica il guadagno che la banca è riuscita ad ottenere dalla sua attività principale.
 RISULTATO NETTO DELLA GESTIONE FINANZIARIA  risultato tipico dell’attività della banca, che si ottiene
considerando il margine di intermediazione al netto delle rettifiche e delle riprese di valore derivanti dal
rischio di credito.
 COSTI OPERATIVI  rappresenta i cost generali della struttura aziendale, comprensivi di cost fissi e cost
variabili.
 UTILE (PERDITA) D’ESERCIZIO  rappresenta il risultato netto dell’attività complessiva della banca nell’anno
di riferimento del bilancio (utile lordo – imposte).
Nota integratva
La NOTA INTEGRATIVA è un documento di tipo misto, che riporta informazioni di natura sia quanttatva (valori
monetari e non monetari) sia qualitatva (informazioni descrittive).
Si tratta di un documento di tipo analitco, essendo che la numerosità delle informazioni e il loro livello di dettaglio
sono di gran lunga più ampi rispetto a quanto previsto per i prospetti di stato patrimoniale e conto economico che,
infatti, vengono definiti “document di sintesi”.
Rendiconto finanziario
Il RENDICONTO FINANZIARIO è un documento che fornisce tutte le informazioni necessarie sulla capacità
dell’impresa di generare disponibilità liquide e sulle modalità di impiego delle stesse.
Nel recepire lo schema di rendiconto finanziario (previsto dagli IAS/IFRS), la Banca d’Italia, attraverso la circolare
262, ha provveduto ad adattarne i contenuti alle caratteristiche operative dell’attività bancaria.
Prospetto della redditvità complessiva
Il PROSPETTO DELLA REDDITIVITÀ COMPLESSIVA è un documento che evidenzia la redditività totale prodotta
dall’impresa illustrando, unitamente all’utle di esercizio, anche le variazioni di valore delle attività non rilevate in
conto economico poiché direttamente imputate alle riserve da valutazione (costi/ricavi imputati a patrimonio netto).
Prospetto delle variazioni di patrimonio netto
Il PROSPETTO DELLE VARIAZIONI DI PATRIMONIO NETTO è un documento che ha la funzione di documentare le
variazioni del patrimonio netto, tra due date di chiusura del bilancio, attraverso la separata indicazione dei
moviment intervenuti nelle sue componenti.
Imprese di assicurazione
IMPRESA DI ASSICURAZIONE  impresa a cui è riservato l’esercizio dell’attività assicurativa.
 L’attività assicuratva è sottoposta a riserva di legge: può essere esercitata solo da imprese assicurative.
L’IVASS autorizza le imprese all’esercizio dell’attività assicuratva quando ricorrono le seguenti condizioni: 1) la forma
di società per azioni, di società cooperatva o di mutua assicurazione; 2) il possesso di requisit di professionalità,
onorabilità e indipendenza per i soggetti che svolgono funzioni amministrative, di direzione e controllo; 3) il
possesso di fondi propri sufficienti a coprire il requisito patrimoniale minimo.
 ASSICURAZIONE  contratto mediante il quale una parte (assicurato) versa all’altra parte (assicuratore) un
corrispetvo, detto premio, ottenendo in cambio il diritto di essere risarcita in conseguenza di determinati
eventi contemplati dal contratto stesso.
Tipica caratteristica dell’impresa assicurativa è l’inversione del ciclo economico (i ricavi anticipano i costi).  Le
compagnie di assicurazione incassano prima i premi (ricavi) e solo dopo sosterranno i costi per eventuali sinistri.
Le assicurazioni si distinguono in:
 ASSICURAZIONE DANNI  relative ai rischi attinenti ai beni (es. rischi incendio e furto), ai soggetti (rischi
malattia e infortuni) e alla responsabilità civile verso terzi (es. copertura dei rischi dei mezzi di trasporto).
 ASSICURAZIONI VITA  relative ai rischi attinenti esclusivamente la vita umana (es. rischi di morte).

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Perché le imprese di assicurazione rientrano tra gli intermediari finanziari?


Le imprese di assicurazione rientrano tra gli intermediari finanziari perché esse possono investire i premi ricevuti in
attività finanziarie e non in attività reali.  I capitali raccolti con la riscossione dei premi vengono investiti per
produrre reddito.
La gestone tpica delle imprese di assicurazione può essere distinta in:
 GESTIONE TECNICA-ASSICURATIVA  riguarda l’assunzione dei rischi, direttamente (da altri intermediari) o
indirettamente (riassicurazione attiva), la cessione dei rischi (riassicurazione passiva), l’ispezione dei sinistri e
la liquidazione dei risarcimenti*.
 GESTIONE PATRIMONIALE-FINANZIARIA  riguarda l’attività di investimento in riserve tecniche, il
pagamento dei risarcimenti* e la riscossione dei premi.
*Liquidare un danno Pagare un danno
Coassicurazione e riassicurazione
Altri due concet legati all’assicurazione sono:
 COASSICURAZIONE  contratto di assicurazione stipulato da più compagnie assicuratrici a copertura del
medesimo rischio per quote prefissate.  In caso di sinistro, le compagnie assicuratrici sottoscriventi sono
tenute a corrispondere l’indennizzo in proporzione alla quota assicurata di competenza.
 RIASSICURAZIONE  strumento di cui si servono le compagnie di assicurazione per assicurarsi a loro volta.
 È possibile, infatti, che esse non dispongano dei mezzi necessari ad indennizzare gli assicurati per disastri
legati ad eventi di grande dimensioni (catastrofi naturali, danni a catena).
Il bilancio delle imprese di assicurazione
STATO PATRIMONIALE DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE:
PASSIVO  si caratterizza per le riserve tecniche.*
*RISERVE TECNICHE = accantonamenti che le compagnie di assicurazione fanno per fronteggiare gli impegni assunti
verso gli assicurati.
Le riserve tecniche si distinguono in:
 RISERVA PREMI  costituita dalle quote di premio incassate durante l’anno ma che si riferiscono agli
eventuali rischi che si potrebbero presentare negli esercizi successivi.
 RISERVA SINISTRI  costituita dai fondi necessari per far fronte al pagamento di sinistri avvenuti
nell’esercizio in corso o negli esercizi precedenti e non ancora liquidati.
 RISERVA MATEMATICA  rappresenta il debito che l’impresa di assicurazione ha maturato nei confronti dei
suoi assicurati.  Quindi, è rappresentata da tutti gli obblighi futuri della compagnia.
ATTIVO  si caratterizza principalmente per gli investimenti in premi, poi per gli attivi immateriali, per i crediti.
Gli investimenti a copertura delle riserve devono avere le seguenti caratteristiche: solidità, redditvità e liquidità.
CONTO ECONOMICO DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE:
RICAVI  i ricavi tipici sono costituiti dai premi.  Poiché, in genere, i contratti assicurativi hanno durata pluriennale,
il “monte premi” (totale dei premi) è composto dai premi relativi alle polizze vendute negli anni passati e dai premi
relativi alle polizze di nuova emissione.
Tanto maggiore è la durata dei contratti assicuratvi tanto più il volume dei premi della compagnia è in crescita (a
meno che il tasso di abbandono delle polizze non superi il tasso di sottoscrizione di nuovi contratti).
COSTI  i costi tipi sono costituiti dai risarcimenti per i sinistri (ramo danni) e dall’erogazione di capitali maturati a
scadenza o dovuti in caso di morte (ramo vita). A queste voci, si affiancano anche i costi gestionali sostenuti dalla
compagnia.
 Il risultato del conto tecnico include tutte le voci di ricavo e di costo che si riferiscono alla gestione tecnico-
assicurativa.

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 Il conto non tecnico include, invece, tutte le voci di ricavo e costo che non si riferiscono alla gestione tecnico-
assicurativa.
Sistema previdenziale italiano
Relativamente al sistema previdenziale italiano, possiamo distinguere due diversi sistemi di calcolo della pensione:
 SISTEMA RETRIBUTIVO  sistema previdenziale in cui l’importo della pensione dipende dalla retribuzione
percepita dal lavoratore negli ultimi anni della sua vita lavorativa.  In vigore prima della riforma Dini.
 SISTEMA CONTRIBUTIVO  sistema previdenziale in cui l’importo della pensione dipende dall’ammontare
dei contribut versat dal lavoratore nell’arco della sua vita lavorativa.  Introdotto con la riforma Dini del
1995 e tutt’oggi in vigore.
Inoltre, possiamo distinguere due sistemi di gestione della pensione:
 SISTEMA A RIPARTIZIONE  i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per erogare le prestazioni
pensionistiche a soggetti diversi dai lavoratori che hanno versato i contribut, ovvero i pensionati.
 SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE  i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per erogare le
prestazioni pensionistiche agli stessi lavoratori che hanno versato i contribut e non ad altri soggetti.
Il sistema previdenziale italiano si basa su tre pilastri:
 1° Pilastro - la previdenza pubblica di base (obbligatoria)  è sufficiente a garantire il minimo vitale.  Si
basa sul sistema di ripartzione.
 2° Pilastro - la previdenza complementare collettiva  consente un tenore di vita paragonabile a quello
precedente al periodo di quiescenza. Si realizza attraverso fondi pensione di categoria ai quali i lavoratori
aderiscono in forma colletva.  Si basa sul sistema di capitalizzazione.
 3° Pilastro - la previdenza complementare individuale  consente di soddisfare esigenze specifiche di un
individuo. La differenza con il secondo pilastro è la base individuale con la quale viene costituita questa forma
di previdenza integrativa.  Si basa sul sistema di capitalizzazione. Rientrano in questo pilastro: le polizze
vita, i piani di accumulo dei fondi ecc.

Fondi pensione
 FONDI PENSIONE 
istituzioni autonome e
dotate di soggetvità
giuridica che, in forza di un contratto stipulato su base collettiva, accumulano i contributi dei lavoratori (ed
eventualmente dei datori di lavoro) al fine di garantire ai lavoratori stessi una pensione complementare alla
pensione erogata dagli enti previdenziali del sistema pensionistico tradizionale.
Possiamo distinguere due tipologie di fondi pensione:
 FONDI PENSIONE CHIUSI (o NEGOZIALI)  istituiti attraverso una contrattazione collettiva promossa da
imprenditori, lavoratori, sindacati e associazioni di categoria.

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 FONDI PENSIONE APERTI  istituiti da soggetti abilitati alla gestione delle risorse (banche, SIM, SGR,
assicurazioni). Possono accedere a un fondo pensione aperto i lavoratori subordinat, autonomi o liberi
professionist che non possono o non intendono iscriversi al fondo chiuso.
La disciplina vigente impone ai fondi pensione un “ DIVIETO DI AMMINISTRARE DIRETTAMENTE LE RISORSE RACCOLTE ” 
la gestione finanziaria può avvenire solo mediante apposite convenzioni con investitori istituzionali specializzati (SIM,
assicurazioni ecc.).
I prodotti assicuratvi previdenziali
Le assicurazioni possono istituire contratti di assicurazione sulla vita con contenuto previdenziale.
Infatti, la legge stabilisce che le imprese di assicurazione possono svolgere attività di previdenza complementare
mediante ricorso alle gestioni del ramo vita.
 I PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTICI (PIP) sono gestiti esclusivamente da imprese assicurative perché costituiti
nella forma di contratti di assicurazione sulla vita. Il PIP, seppur costruito come una polizza vita, è una forma
pensionistica complementare che eroga una pensione integrativa al momento del pensionamento.
COVIP
 COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE (COVIP)  istituzione con personalità giuridica,
totalmente indipendente nell’esercizio delle sue funzioni, che ha lo scopo di perseguire la sana e prudente
gestione delle forme pensionistiche complementari.
Le funzioni della COVIP sono:
 l’indirizzo e la regolamentazione del settore dei fondi pensione;
 controllare e esercitare la vigilanza sul modo di operare dei fondi pensione.

Gli obiettivi della regolamentazione e della vigilanza


Gli obiettivi della regolamentazione e della vigilanza sono  la STABILITÀ e l’EFFICIENZA.
 STABILITÀ  l’interesse ad avere un sistema finanziario in cui siano il più possibile limitati gli episodi di crisi e
fallimento dei singoli intermediari finanziari.
 EFFICIENZA  intesa nella duplice accezione di efficienza allocatva (capacità di selezionare gli impieghi
secondo il maggior livello di redditività attesa) e di efficienza operatva (capacità di minimizzare del costo
dell’attività finanziaria).
Si tratta di un trade-off tra stabilità ed efficienza: massimizzare i risultati (stabilità) comporta costi crescenti
(efficienza).
Regolamentazione e vigilanza
L’attività di regolamentazione e vigilanza sul sistema finanziario può essere distinta in 3 ambiti: microprudenziale,
macroprudenziale e norme di condotta.
 VIGILANZA MICROPRUDENZIALE  sistema di interventi dell’autorità diretti a rafforzare la stabilità dei
singoli intermediari finanziari.
 VIGILANZA MACROPRUDENZIALE  sistema di interventi dell’autorità diretti a rafforzare la stabilità del
sistema finanziario nel suo complesso.
 NORME DI CONDOTTA  comprende due aspetti: la protezione della clientela e il funzionamento dei
mercati e si tratta di un’attività che si fonda sulla verifica della correttezza dei comportamenti dei soggetti
vigilati per evitare che ne possano derivare danni per risparmiatori (investitori) o per la funzionalità dei
mercati.
Tipologie di vigilanza e strument
 VIGILANZA PRUDENZIALE  Gli strumenti di intervento sono: l’adeguatezza patrimoniale, la gestone dei
rischi (di credito, di mercato ecc.), l’organizzazione e i controlli interni.
 VIGILANZA STRUTTURALE  si tratta di un approccio alla regolazione e al controllo del sistema finanziario
che ha come campo di intervento la struttura del mercato (es. limit alla costtuzione di nuove banche e

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all’apertura di sportelli: in passato, le autorità creditizie hanno adottato criteri molto restrittivi nel rilascio
delle autorizzazioni alla costituzione di banche. Tuttavia, in seguito, è stato circoscritto il potere della Banca
d’Italia di negare l’autorizzazione ai casi in cui i programmi di espansione territoriale delle banche non
risultassero compatibili con le condizioni tecnico-organizzative aziendali).  Gli strumenti di intervento
riguardano: l’entrata nel mercato, l’assetto organizzatvo degli intermediari, i requisit degli azionist e
l’assetto di controllo societario.
 VIGILANZA INFORMATIVA  le autorità hanno il potere di ricevere, in via continuativa, specifiche
informazioni inerenti l’attività svolta da parte dei soggetti vigilati (es. informazioni sulle operazioni svolte,
sulla consistenza del patrimonio ecc.).
 VIGILANZA ISPETTIVA  le autorità hanno il potere di svolgere ispezioni presso i soggetti vigilati al fine di
verificare irregolarità e violazioni delle norme vigenti.
Modelli di vigilanza
Possiamo distinguere diversi modelli di vigilanza:
 Vigilanza per isttuzioni  vi è un’autorità di vigilanza competente per ogni settore finanziario (es. Fondi
pensione  COVIP, Assicurazioni  IVASS ecc.).
 Vigilanza per finalità  vi è un’autorità di vigilanza competente con riferimento a ciascun obiettivo della
regolamentazione (trasparenza, correttezza, stabilità e concorrenza) (es. stabilità  Banca d’Italia,
concorrenza  AGCM ecc.).
 Vigilanza per attività  vi è un’autorità di vigilanza responsabile del controllo di una particolare attività
finanziaria (es. i servizi di investimento).
 Vigilanza accentrata  vi è un’unica autorità di vigilanza competente sulla totalità delle tipologie di
intermediari.
Approcci vertcali e orizzontali
Nell’ambito del sistema finanziario italiano, si può fare riferimento a:
 APPROCCI ISTITUZIONALI (o vertcali)  per la Banca d’Italia (sul sistema bancario), per l’IVASS (sul sistema
assicurativo) e per la COVIP (sui fondi pensione).
 APPROCCI PER FINALITÀ (o orizzontale)  in merito alle competenze assegnate alla Banca d’Italia
(relativamente ai controlli sulla stabilità patrimoniale), alla CONSOB (relativamente alla regolarità dei
comportamenti degli intermediari e alla trasparenza delle informazioni da fornire agli investitori) e all’ AGCM
(relativamente alla tutela del processo concorrenziale sull’intero sistema finanziario).
Patrimonio di vigilanza
PATRIMONIO DI VIGILANZA  è la somma del patrimonio di base (Tier 1) e del patrimonio supplementare (Tier 2) al
netto delle deduzioni PATRIMONIO NETTO CONTABILE  è la somma del capitale sociale, delle riserve e dell’utile
(perdita) d’esercizio.
 Patrimonio di base  capitale, riserve, strumenti innovativi e non innovativi di capitale, utile d’esercizio
(component positve ) da cui devono essere dedotte: azioni proprie, perdita d’esercizio, avviamento,
immobilizzazioni immateriali (component negatve).
 Patrimonio supplementare  riserve da valutazione, strumenti ibridi di capitale, fondo rischi su crediti
(component positve) da cui devono essere dedotte: minusvalenze nette su partecipazioni e altri elementi
netti negativi (component negatve).
Autorità di vigilanza
In relazione alle autorità di vigilanza distinguiamo: le autorità di vigilanza nel contesto nazionale e sovranazionale.
 Le autorità di vigilanza, nel contesto nazionale, sono: la BANCA D’ITALIA, la CONSOB, l’IVASS, la COVIP e
l’AGCM.
 Le autorità di vigilanza, nel contesto sovranazionale, sono: la SEVIF e la BANCA CENTRALE EUROPEA.

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Banca d’Italia
 BANCA D’ITALIA  istituzione con personalità giuridica, totalmente indipendente nell’esercizio delle sue
funzioni, che si trova al vertice del sistema bancario italiano.
La Banca d’Italia fa parte della SEBC e dell’Eurosistema.
Le funzioni della Banca d’Italia sono:
 concorrere a definire l’indirizzo di politca monetaria e concorrere al mantenimento della stabilità
finanziaria dell’UE (in quanto appartenente alla SEBC);
 emettere moneta in base a quanto stabilito dalla BCE ed esercitare la sorveglianza sul sistema dei
pagament;
 esercitare poteri di vigilanza nei confronti delle singole banche, dei gruppi bancari e degli intermediari
finanziari non bancari al fine di perseguire una sana e prudente gestione;
 esercitare poteri sanzionatori, cioè poteri di irrogare sanzioni amministrative nei confronti di società, enti o
persone fisiche per la violazione delle norme poste a presidio della sana e prudente gestione.

CONSOB
 COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETÀ E LA BORSA (CONSOB)  istituzione con personalità giuridica,
totalmente indipendente nell’esercizio delle sue funzioni, che vigila sulla correttezza e sulla trasparenza dei
comportamenti dei soggetti che operano nel mercato finanziario.  La COSOB è volta, quindi, alla tutela dei
consumatori e al funzionamento dei mercati finanziari.
Le funzioni della CONSOB sono:
 esercitare poteri di vigilanza sulle società di gestione dei mercati regolamentati;
 regolamentare la prestazione dei servizi e delle attività di investmento da parte degli intermediari;
 autorizzare la pubblicazione dei prospetti informatvi per il pubblico e l’iscrizione agli Albi delle imprese di
investimento;
 controllare dat e informazioni fornite al mercato dagli emittenti quotati e dai soggetti che fanno appello al
pubblico risparmio al fine di assicurare un’adeguata e trasparente informativa;
 accertare le condotte illecite da parte dei soggetti vigilati e applicare sanzioni amministrative-pecuniarie.
IVASS
 ISTITUTO DI VIGILANZA PER LE ASSICURAZIONI (IVASS)  istituzione con personalità giuridica, totalmente
indipendente nell’esercizio delle sue funzioni, che opera per garantire la tutela degli assicurati.
Le funzioni dell’IVASS sono:
 esercitare poteri di vigilanza nei confronti delle imprese di assicurazione e riassicurazione e dei gruppi
assicuratvi;
 autorizza le imprese all’esercizio dell’attività assicurativa;
 accertare le condotte illecite da parte dei soggetti vigilati e applicare sanzioni amministrative-pecuniarie.
Le funzioni di vigilanza dell’IVASS perseguono due finalità:
 la sana e prudente gestone delle imprese di assicurazione;
 il rispetto delle regole di condotta (trasparenza informativa e correttezza dei comportamenti verso gli
assicurati) in concorso con la CONSOB.
 Il presidente dell’IVASS è il Direttore generale della Banca d’Italia.
SEVIF
 SISTEMA EUROPEO DI VIGILANZA FINANZIARIA (SEVIF)  sistema volto ad assicurare una vigilanza
finanziaria coerente e uniforme all’interno dell’Unione Europea.
Il SEVIF è composto da tre diverse autorità di vigilanza, competenti in determinati settori di mercato, quali:

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 EBA  autorità europea di vigilanza sul mercato bancario.


 EIOPA  autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali istituita.
 ESMA  autorità europea per gli strumenti finanziari e i mercati.
Inoltre, il SEVIF si avvale del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), un ulteriore organo ausiliario,
appositamente previsto per il controllo, la prevenzione e l’identificazione del rischio.  Il CERS è responsabile della
vigilanza macro-prudenziale del sistema finanziario europeo.
La vigilanza microprudenziale sulle banche: gli accordi di Basilea
All’inizio degli anni ’70 fu intuito il ruolo fondamentale degli istituti bancari e dal momento che, alla fine degli anni
’90, il contesto normativo (di riferimento per le banche), era ancora poco regolamentato, nella città di Basilea, venne
istituito il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria.
COMITATO DI BASILEA  composto dai governatori delle Banche centrali dei 10 Paesi più industrializzati.
Il comitato di Basilea ha redatto tre accordi che prendono il nome di “ACCORDI DI BASILEA”.
Accordi di Basilea  hanno lo scopo di fornire linee guida in materia di requisiti patrimoniali per le banche.
BASILEA 1:
Nel 1988 fu varato il primo Accordo di Basilea, definito “ Basilea 1”.  Con Basilea 1 venne introdotto il “REQUISITO
PATRIMONIALE MINIMO”, ovvero quella quota di capitale attraverso la quale è possibile proteggere i clienti della
banca dal rischio che le attività diventino insufficienti a ripagare gli impegni assunti.
Requisito patrimoniale minimo  il capitale minimo deve essere almeno pari all’8% delle attività ponderate per il
rischio (COEFFICIENTE DI SOLVIBILITÀ).

RC= requisito di capitale minimo; APR = attività ponderate per il rischio.


Le attività ponderate per il rischio sono le attività totali (in possesso della banca) moltiplicate per il rispettivo fattore
di rischio (ponderazioni di rischio).
 COEFFICIENTE DI SOLVIBILITÀ  misura sintetica del grado di patrimonializzazione di un intermediario
bancario.  Misura la capacità della banca di far fronte alle perdite inattese, ciò significa che una banca
sarebbe in grado di sopportare perdite fino all’8% del valore dell’attivo prima di entrare nell’area
dell’insolvenza.
Esempio: se si hanno delle attività pari a €100, €50 di crediti verso clienti e € 50 di crediti verso lo Stato; al
denominatore avrò solo €50  50 x 100%= 50 (verso clienti) e 50 x 0 = 0 (verso lo Stato). In questo caso, il capitale
dovrà essere almeno pari a €4 (50 x 8% = 4).
L’accordo di Basilea 1, emanato nel 1988, copriva soltanto il rischio di credito.  Così, nel 1996, l’accordo fu
aggiornato per introdurre un requisito patrimoniale anche per il rischio di mercato.
Limit di Basilea 1: Basilea 1 era soggetto a diversi limiti, per questo venne redatto un secondo accordo.
BASILEA 2:
Sulla base di questi limiti, nel 2006 fu varato il secondo Accordo di Basilea sul capitale, definito “ Basilea 2”.  Basilea
2 è basato su tre pilastri.
 1° Pilastro - La disciplina dei requisit patrimoniali  il capitale minimo stabilito deve essere sempre almeno pari
all’8% delle attività ponderate per il rischio; tuttavia vengono ampliate le categorie di rischio alle quali le banche
devono vincolare il patrimonio, infatti, il primo pilastro, tiene conto oltre che del rischio di credito e del rischio di
mercato, anche del rischio operatvo.
La formula per la determinazione del patrimonio di vigilanza viene così ampliata e rivista:

CRC = rischio di credito; MRC = rischio di mercato; ORC = rischio operativo

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Inoltre, viene introdotto il concetto di rating per la misurazione del rischio di credito, ai fini del calcolo del requisito
patrimoniale minimo.  Per il rischio di credito, le banche potranno utilizzare diverse metodologie per il calcolo dei
requisiti. Queste diverse metodologie possono consistere in una formula standard dettata dalla regolamentazione
oppure possono derivare dall’applicazione di modelli interni, sviluppati dalle singole banche.
 2° Pilastro - Il processo di controllo prudenziale  si intende l’attività di verifica dell’adeguatezza patrimoniale
delle banche rispetto ai rischi assunti.  Il processo di controllo prudenziale si articola in 2 fasi complementari:
 ICAAP  processo messo in atto dalla banca al fine di determinare l’adeguatezza patrimoniale complessiva
in rapporto al profilo di rischio.
 SREP  processo messo in atto dall’autorità di vigilanza al fine di riesaminare e valutare il processo interno
di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale delle banche.
 3° Pilastro - L’informatva al pubblico  Le banche sono tenute a rendere pubbliche informazioni circa
l’adeguatezza patrimoniale, il livello di esposizione ai rischi, i sistemai adottati per la misurazione e la gestione dei
rischi stessi  Lo scopo è di aumentare la trasparenza informativa sulle singole banche, in modo che i
risparmiatori (investitori) possano assumere decisioni più consapevoli.
L’azione svolta dalla disciplina di mercato può essere articolata in due componenti:
 Market monitoring  corrisponde all’efficienza informativa del mercato.
 Market influence  che, a sua volta, può essere: diretta (messa in atto dagli investitori) o indiretta (messa
in atto dalle autorità di vigilanza).
Tuttavia, la crisi finanziaria del 2008-2009 ha messo in luce alcuni limiti di Basilea 2.
Limit di Basilea 2: Basilea 2 era soggetto a diversi limiti, per questo venne redatto un terzo accordo.
BASILEA 3:
Nel 2006 fu varato il secondo Accordo di Basilea sul capitale, definito “ Basilea 3”.  Basilea 3 ha previsto un
generale rafforzamento delle regole riguardanti il capitale e la liquidità delle banche in modo tale da rendere il
sistema bancario più solido e più capace di assorbire gli shock finanziari senza trasmetterli all’economia reale.
Le innovazioni di Basilea 3 trovano attuazione nel cosiddetto “pacchetto CRD IV” e, cioè, la Direttiva 2913/36UE e il
Regolamento UE 575/2013.
Il pacchetto CRD IV ha previsto degli aspet importanti:
 la previsione di component aggiuntve di capitale, rispetto al livello minimo dell’8%;
 l’introduzione del coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio) e dei coefficient di liquidità.
Le finalità di Basilea 3 sono:
 Vigilanza microprudenziale  incremento della resilienza delle singole banche a situazioni di stress.
 Vigilanza macroprudenziale  incremento della capacità del sistema bancario di fronteggiare situazioni di
crisi.
Coefficiente di leva finanziaria
Una delle principali cause della crisi finanziaria è stato l’eccessivo grado di leva finanziaria accumulata dalle banche.
L’obiettivo che si prefigge Basilea 3, con l’introduzione del coefficiente di leva finanziaria, è quello di contenere la leva
stessa nelle banche (cioè l’indebitamento), in quanto una leva finanziaria troppo elevata può avere un effetto
negativo sulla solvibilità della banca. Lo scopo è, quindi, attenuare i rischi legati ad un brusco deleveraging.
 COEFFICIENTE DI LEVA FINANZIARIA” (CLF)  il capitale (Tier 1) deve essere almeno pari al 3% del totale
delle attività.

Coefficient di liquidità

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La crisi finanziaria ha evidenziato l’inadeguatezza delle banche per quanto riguarda la gestione della liquidità. Proprio
per questo motivo, Basilea 3 e la CRD IV hanno introdotto due vincoli prudenziali finalizzati a limitare il livello di
rischio connesso alla situazione di liquidità:

 RAPPORTO DI COPERTURA DELLA LIQUIDITÀ (RCL)  misura la capacità delle banche di coprire con proprie
riserve il fabbisogno di liquidità nel brevissimo termine (30 giorni).

Il numeratore comprende le attività che possono essere convertite in cassa immediatamente e il denominatore
comprende gli impegni di pagamento nell’orizzonte di 30 giorni.

 COEFFICIENTE NETTO DI FINANZIAMENTO STABILE (CLF)  esprime l’equilibrio finanziario della banca
nell’orizzonte oltre i 12 mesi.  È stato introdotto per assicurare continuità al rapporto di copertura della
liquidità (RCL), ovvero, per evitare che la banca sopravvivesse al primo mese, ma si trovasse in una situazione
di difficoltà nel periodo immediatamente successivo.

 L’obiettivo è quello di incentivare il finanziamento a medio/lungo termine attraverso passività “stabili”.

Unione Bancaria Europea (UBE)


Nel 2012, a seguito della crisi finanziaria del 2008-2009 e della crisi del debito sovrano del 2011-2012, nacque l’UBE.
 UNIONE BANCARIA EUROPEA (UBE)  meccanismo con cui gli Stati membri trasferiscono parte dei propri
poteri di vigilanza dalle autorità nazionali a quelle dell’Unione europea in modo da garantire una più
omogenea attività di supervisione del sistema.
 L’Unione Bancaria intende rendere il settore bancario europeo: più trasparente, unificato (assicurando pari
trattamento alle attività bancarie nazionali e internazionali) e più sicuro (intervenendo per aiutare le banche a non
fallire e procedendo alla loro risoluzione, ove necessario).
Le finalità dell’UBE sono:
 la riduzione della probabilità di crisi;
 la limitazione del costo delle crisi per il contribuente e la gestone della crisi;

 la tutela dei depositant.


I pilastri dell’UBE
L’UBE si basa su tre pilastri:
 MECCANISMO DI VIGILANZA UNICO (MVU)  sistema europeo di vigilanza bancaria composto dalla Banca
Centrale Europea e dalle autorità nazionali dei Paesi partecipanti.  Esso persegue le seguenti finalità:
o rafforzamento della solidità e della sicurezza del sistema bancario europeo;
o attuazione di un sistema di vigilanza efficace;
o miglioramento dell’integrazione finanziaria.
 La BCE è responsabile del funzionamento complessivo del meccanismo di vigilanza unico e vigila sulle banche di
maggiori dimensioni (banche significatve); le altre banche, invece, sono sottoposte alla vigilanza delle autorità
nazionali (in Italia, la Banca d’Italia).
 MECCANISMO UNICO DI RISOLUZIONE DELLE CRISI (MRU)  sistema europeo di risoluzione delle crisi
bancarie composto dal Comitato unico di risoluzione e dalle autorità di risoluzione nazionali.  Esso
persegue le seguenti finalità:
o rafforzare la fiducia nel settore bancario;
o impedire la corsa agli sportelli.
 Il MRU ha lo scopo di gestire i processi di risoluzione delle banche in dissesto.
In proposito, è stato istituito il Fondo Unico di Risoluzione, ovvero un fondo che può essere utilizzato per la
risoluzione delle banche in dissesto quando sono esaurite le altre opzioni (es. bail-in).

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 SCHEMA UNICO DI GARANZIA DEI DEPOSITI  volto alla tutela dei depositant nel caso di dissesto di una
banca. Questo al fine di impedire i prelievi dettati dal panico ( corsa agli sportelli) nei casi in cui una banca
diventi insolvibile.  Ciò è necessario per mantenere la stabilità finanziaria globale nel mercato unico.

La gestone delle crisi bancarie


Gli strumenti messi in campo dalla regolamentazione (come la BRRD) e dalla vigilanza (MVU e MRU) offrono un
nuovo sistema di prevenzione e gestone delle crisi.
Questo nuovo sistema si sviluppa su tre stadi:
1) PREVENZIONE DELLA CRISI;
2) INTERVENTO PRE-CRISI  cioè l’obbligo per le banche di mettere in atto misure preparatorie alla crisi.
Questo avviene attraverso i piani di risanamento (interventi di riequilibrio finanziario), che le banche devono
predisporre e sottoporre alla Banca d’Italia e i piani di risoluzione (interventi da mettere in atto in caso di
crisi), che devono essere redatti dall’autorità di risoluzione.
3) GESTIONE DELLA CRISI  l’attivazione della procedura di gestone presuppone due condizioni:
 la banca si trova in stato di dissesto o a rischio di dissesto;

 la mancanza di soluzioni alternatve (es. intervento di soggetti privati).


Intervent previst dalla BRRD
Quando la Banca d’Italia accerta la condizione di dissesto o di rischio di dissesto, si apre la PROCEDURA DI
RISOLUZIONE.  Gli interventi previsti dalla Direttiva BRRD per la procedura di risoluzione sono:
 vendere una parte delle attività a investitori privati;
 costtuire una società apposita (banca ponte) per separare il nucleo aziendale sano da quello in dissesto e
garantire la continuità dei servizi.  La banca ponte è gestita dall’Autorità di Risoluzione (AR) ed è destinata a
essere messa in vendita sul mercato;
 trasferire le attività deteriorate ad una società apposita (bad bank) che ha il compito di gestire la
liquidazione;

 applicare il meccanismo di BAIL-IN  meccanismo che consiste nell’azzerare o svalutare le azioni e i crediti
per assorbire le perdite e ricostituire il capitale.  Tra i crediti, sono esclusi dal bail-in quelli protetti da
sistemi di garanzia (es. depositi).

Scaricato da riccardo pal ([email protected])

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