Sentenza RG 000053 2022 UD 21062022
Sentenza RG 000053 2022 UD 21062022
275/2022
Il Relatore Depositato il 15/07/2022
GUIDO LOMAZZO Il Segretario
GIOVANNI FUSETTI
Il Presidente
GIOVANNI CLAUDIO ZERILLI
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
La Commissione Tributaria Provinciale di SAVONA Sezione 01, riunita in udienza il 21/06/2022 alle ore
09:45 con la seguente composizione collegiale:
ZERILLI GIOVANNI CLAUDIO , Presidente
LOMAZZO GUIDO , Relatore
BOTTERI GIACOMO LORENZO , Giudice
SENTENZA
proposto da
Difeso da
Mariateresa Parrelli - PRRMTR77T43A145H
contro
Il Sig.ANDRONACO Placido, residente in Borghetto S.Spirito (SV), ha proposto ricorso contro l’Agenzia
delle Entrate D.P.di Savona. La controversia attiene: - ad avviso di accertamento n.TL9011300319/2021,
relativo ad IRPEF e Ritenute d’acconto, IRAP e IVA per l’anno 2016 ; - ad avviso di accertamento n.
TL9071200454/2021 relativo a Ritenute d’acconto per l’anno 2018 . Quanto al primo Accertamento (2016)
sono stati appurati: - ai sensi dell’art.39, comma primo lett.C) DPR.600/73, un reddito di impresa di euro
127.616,00 (rispetto ai dichiarati euro 33.126,00); - Ritenute d’acconto Irpef non eseguite e non versate per
euro 13.298,26 (per “lavoro nero”); - IVA relativa ad operazioni non dichiarate, con applicazione del reverse
charge, di euro 97.185,00, nonché applicazione di tale regime (non spettante) sulle fatture n.8 del 14.04.2016
e n.14 dell’8.07.2016; - quanto al secondo accertamento (anno 2018): - ai sensi dell’art.23 DPR.600/73 e
art.4 DPR.322/1998, Ritenute d’acconto Irpef non eseguite e non versate per euro 2.617,40. Per entrambi
gli accertamenti sono state irrogate sanzioni per infedele dichiarazione e altro.
FATTO - 1. Il Signor ANDRONACO, svolgeva nel campo edilizio attività specializzata nella lavorazione e
costruzione di cementi armati (con lavoratori dipendenti).
2. Nell'ambito della sua attività, in data 30/1/2013, stipulava un contratto di appalto con il Consorzio CO.
ART. per la costruzione in cemento armato del Centro commerciale sito in Toirano (SV).
3. L'opera era di rilevante estensione, tanto che il Signor Andronaco, per rispettare le scadenze del contratto
aveva dovuto chiedere l'aiuto anche di ulteriori Imprese per l'esecuzione dei lavori affidatigli.
4. I lavori eseguiti dal Signor ANDRONACO relativi al Centro Commerciale si concludevano nel 2015 ,
(essendosi fatta l'inaugurazione nel mese di Marzo 2015).
5. Quanto affermato essendo riscontrabile dal sito Ivg, consultando l’indirizzo: https://www.ivg.it/2015/03/
toirano-inaugurato-il-nuovo-centro-commerciale.
6. Inoltre, nel Certificato di Collaudo datato 10/11/2015, è specificato come le opere riguardino i lavori eseguiti
in TOIRANO Via Canepari (Bar, Parafarmacia, Studio Veterinario) .
7. Nel 2015 quindi, sono stati svolti e ultimati i lavori nel Centro Commerciale. Lavori consistiti nella
realizzazione: -Corpo A) : della Prima parte del Capannone, dove ora c'è il supermercato Conad (lavori
svolto nel 2013);
-Corpo B) : di Tutto il resto del Centro Commerciale (Parafarmacia, Bar e Veterinario) negli anni 2014 e 2015;
-Corpo C): del c.d. Ponte del Centro Comm., nell'Anno 2014 e nel 2015. La Ditta Andronaco è intervenuto
in tutti i lavori ad esclusione di qualche lavoro nel sub 1 del corpo A .
8. Soltanto il Corpo A (dove ora c'è il Conad), eseguito nel 2013, veniva saldato interamente.
9. Tutto il resto (corpo B e C) deve ancora essere saldato (Ponte di ferro, Parafarmacia, Negozio Brico e
finiture esterne).
10. Nella fattura n 6/2017 sono indicati anche i lavori svolti nel Centro Comm.nel 2015.
11.I mportante specificare come i lavori eseguiti nel Centro Comm. siano iniziati a ferragosto 2014 e siano
finiti a marzo 2015.
12. Al contempo, il consorzio CO.ART ha dovuto eseguire le seguenti opere di urbanizzazione c.d. “a
scomputo” degli oneri di urbanizzazione e, conseguentemente, anche il signor ANDRONACO ha dovuto
eseguire i seguenti LAVORI;
3.nel 2015: costruzione della strada che partendo dalla zona industriale si doveva ricongiungere a Via
Canepari.
13. Per tutti le considerazioni esposte, in applicazione del principio di competenza, l'Ufficio finanziario ha
imputato alcuni importi della fattura n. 6/2017 agli effettivi anni di competenza (2015).
15. Per tale motivo, nell'anno 2017, la ditta ha emesso la fattura n.6/2017, di Euro 159.798,52 che dovrebbe
essere decurtato dal reddito per sopravvenienza passiva dovuta alla mancata riscossione del credito.
16 . Difatti, a carico del Consorzio CO.ART pende, nanti il Tribunale di Savona , il concordato preventivo
(iscritto a RG. 2/2018) .
17. La procedura concorsuale è ancora da definire e concludere: in tale ambito verrebbe riconosciuto alla
ditta Andronaco solo il 25% del credito vantato nei confronti del Consorzio CO.ART, il restante 75% del
credito dovendosi considerare a titolo di sopravvenienza passiva.
18. Nonostante la mancata riscossione del credito (di ingente entità) il Signor ANDRONACO, che nel
frattempo, nel 2017, ha optato per il principio per cassa, ha subito l'accertamento fiscale per il presunto
pagamento di tributi, ma per SOMME NON RISCOSSE.
19. Il Sig.Andronaco, infatti, vanta ancora un CREDITO da RISCUOTERE, di quasi 160.000 euro, nei
confronti di CO.ART., per il quale l'ufficio chiede il pagamento delle imposte .
DIRITTO
-VIOLAZIONE E/O FALSA APPLICAZIONE dell'ART. 101 TUIR DPR.22 dicembre 1986, n. 917 - ELEMENTO
POSITIVO DEL REDDITO - INSUSSISTENZA – SOPRAVVENIENZA PASSIVA - SUSSISTENZA .
I-1) Il Signor Andronaco ha terminato tutti i lavori commissionatigli dal Consorzio Co.art vantando però nei
confronti di quest'ultimo un credito pari a euro 159.798,62.
Nel frattempo, il Contribuente è stato ammesso al Concordato preventivo pendente presso il Tribunale di
Savona, con ultima udienza al 24/3/2020. Per cui, a suo carico non dovrebbero far parte dei ricavi, gli Euro
159.798,62 quali elementi positivi del reddito, in quanto non riscossi, in applicazione del principio di cassa.
A dimostrazione di ciò, in riferimento all'anno 2017, è stato prodotto il Registro IVA che evidenzia il mancato
incasso della fattura n.6/2017.
Qualora, invece, si dovesse applicare il principio di competenza, l'importo indicato nella fattura citata dovrà
necessariamente decurtato dal relativo importo per sopravvenienza passiva, dovuta alla mancata riscossione
del credito. Rileverebbe al riguardo, il disposto del comma quinto dell’art. 101 del TUIR, relativo allo scomputo
dai ricavi delle “sopravvenienze passive”.
I-1) La somma di Euro 159.798,62 non rileverebbe ai fini della determinazione del reddito imponibile, anche
in considerazione della procedura concorsuale verso CO.ART - Ad oggi, secondo l'ultima proposta
concordataria (ancora da definire e concludere) agli artigiani sarebbe riconosciuto solo il 25% del credito.
Essendo il debitore ( CO.ART) soggetto a a procedure concorsuali, il credito vantato dal Sig.Andronaco
dovrebbe valere quale onere deducibile, in quanto perdita su crediti (come da giurisprudenza consolidata).
Con l’ordinanza n.9784 dell’8 aprile 2019 , la Cassazione ha ribadito l’orientamento, che chiarisce quale
siano i requisiti e i criteri di natura probatoria ai fini della deducibilità delle perdite sui crediti, secondo quanto
stabilito dalla previsione del comma 5 dell’articolo 101 Tuir, in tema di inerenza, competenza, certezza,
determinatezza o determinabilità.
Più in particolare, il credito della cui perdita si può chiedere la deduzione quale componente negativo del
reddito di impresa, deve essere inerente l’attività di quest’ultima, coerentemente al suo oggetto sociale.
Inoltre, deve esservi già stata una imposizione sulla componente reddituale attiva da ricavo, che solo
successivamente non è stato possibile incassare per un fatto non imputabile al creditore e che è riconducibile,
invece, a una situazione di inesigibilità per inadempienza del debitore.
Il disposto normativo, tuttavia, pone una deroga a tale regola ogniqualvolta il debitore sia coinvolto in
procedure concorsuali o in un accordo di ristrutturazione et similia.
Pertanto, nella fattispecie in questione, non vi sarebbe nemmeno la necessità di dimostrare i requisiti di
effettività, inerenza, competenza, certezza, determinatezza o determinabilità per la deducibilità, in quanto
opererebbe la previsione normativa del comma 5 dell’articolo 101 TUIR . In altre parole, in presenza di una
procedura concorsuale ricorre una presunzione di inesigibilità assoluta.
In ogni caso, sono stati comunque dimostrati i requisiti della certezza e della precisione richiesti ai fini della
deducibilità delle perdite su crediti .
Diversamente da quanto ritenuto dall’Ufficio, seguendo il principio di competenza (come applicato dall'Ufficio)
gli importi della fattura n.6/2017 devono considerarsi necessariamente al pari di “sopravvenienze passive”
perché si riferiscono a ricavi che hanno “concorso a formare il reddito in precedenti esercizi “ (ossia gli anni
2014, 2015 e 2016).
- II – VIOLAZIONE E/O FALSA APPLICAZIONE DELLA CIRCOLARE N.11/E DEL 13 APRILE 2017 -
VIOLAZIONE E/O FALSA APPLICAZIONE DEGLI ARTT. 8 DLGS 546/1192 E ART 5 COMMA 1 , 6, COMMA
2, D.LGS. 472/1991, E ART. 10, COMMA 3 LEGGE 212/2000 – CONDIZIONE DI INCERTEZZA –
SUSSISTENZA – ESIMENTE – SUSSISTENZA - BUONA FEDE E LEGITTIMO AFFIDAMENTO
CONTRIBUENTE – VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DI BUON ANDAMENTO, EFFICIENZA ED
IMPARZIALITA' DELLA P.A.
II-1) Optando per il regime di competenza (come effettuato dall'Ufficio) l'importo della fattura “contestata” n
6/2017 andrebbe considerata al pari di una sopravvenienza passiva . Qualora , invece, si optasse per il
regime per cassa (come scelto dal contribuente) l'importo della fattura n. 6/2017 NON dovrebbe parimenti
considerarsi quale elemento positivo del reddito.
II-2)In ogni caso, sarebbe da considerare l’assoluta incertezza normativa (con conseguente dubbi sulla sua
applicazione concreta), circa l'introduzione del cambio del principio contabile da competenza a cassa.
In un’ottica di leale collaborazione tra contribuente e cittadino, in applicazione del principio di buona fede (a
favore del Sig.Andronaco), si dovrebbe applicare il principio della “Ignoranza scusabile”.
Laddove non fosse disposto l'annullamento dell'atto impugnato, in subordine, dovrebbe quantomeno essere
dichiarata l’illegittimità della sanzione, ai sensi dell'art. 6 comma 2 d.lgs. 472/1997 dell'art. 10 comma 3 l. n.
212/2000 e dell'art. 8 d.lgs. n. 546/1992 .
Rileva, in proposito, la Sentenza del 21/9/2021 n. 25450 (della Cassazione) che, ammettendo la sussistenza
di incertezza normativa, ha annullato le sanzioni . La decisione, ritiene la rilevanza della circostanza che la
norma tributaria applicata dall’ufficio, presenti una “assoluta oscurità del testo” e/o un “gravemente caotico
atteggiamento interpretativo degli organi giudiziari”.
Sempre secondo la Corte, non necessita che l’errore di lettura sia legato ad una oggettiva impossibilità di
comprensione del testo normativo da parte dei destinatari, bensì ad una mera, benché oggettiva, difficoltà
ermeneutica che non rende semplice l'orientamento delle condotte dei consociati, ricollegando tale
circostanza alla violazione dell'obbligo di chiarezza, tassatività della legge penale che graverebbe sul
legislatore . La disorganica e frammentaria disciplina sarebbe anche contraria ai comuni principi ispiratori
dell'attività pubblica di “efficacia, pubblicità e trasparenza” ex art. 1 L. n. 241/1990 .
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- L’Agenzia delle Entrate resistente si è costituita in giudizio con controdeduzioni depositate in data 7 marzo
2022, chiedendo il rigetto del ricorso e la condanna del Ricorrente alle spese di giudizio, maggiorate ai sensi
dell’art. 15, comma 2-septies, del D.Lgs. n. 546/1992. Peraltro, in ragione della palese infondatezza del
ricorso, l’Ufficio ha chiesta la condanna del Ricorrente al risarcimento del danno per responsabilità aggravata,
ai sensi dell’art. 96 c.p.c..
ANNUALITÀ 2014
L’AdE di Savona notificava alla ditta individuale Andronaco l’accertamento n. TL9011300795/2019 ai fini
imposte dirette, IVA e contributi previdenziali. Il Signor Andronaco presentava istanza di accertamento con
adesione. L’Ufficio, aveva accertato, ai fini IRPEF: - costi indebitamente dedotti per euro 78.549,92 (in parte
per Operazioni Inesistenti); - ai fini IVA, l’indebita detrazione d’imposta per euro € 6.663,00; - quale Sostituto
d’imposta, ritenute non operate e non versate per utilizzo di personale “in nero” per euro 13.144,45. Per un
reddito d’impresa rideterminato da euro 27.306,00 ad euro 105.856,00.
La parte, instaurato il contraddittorio, produceva le fatture passive relative ad alcuni fornitori. Dall’analisi dei
dati presenti in Anagrafe Tributaria, rilevati dalla banca dati “Spesometro Integrato”, la ditta Andronaco
risultava cessionaria per un totale di operazioni pari ad euro 29.148,00. In particolare non risultavano
operazioni comunicate da alcuni fornitori, mentre per altri soggetti gli importi comunicati corrispondevano,
talvolta in difetto, agli importi dei documenti forniti in sede di contraddittorio.
Infine l’Ufficio, sulla base della documentazione esibita, riconosceva alcuni costi come effettivamente
deducibili per un totale di euro 23.223,27.
Al solo fine di chiudere il contesto tributario in modo positivo, l’Ufficio definiva il reddito d’impresa in euro
59.313,00. Tuttavia, l’atto di adesione, nonostante regolarmente sottoscritto dal contribuente, veniva
concluso negativamente a causa del successivo mancato pagamento del contribuente.
ANNUALITÀ 2015
La D.P. di Savona notificava l’accertamento n. TL9011300900/2019 ai fini imposte dirette, IVA e contributi
previdenziali. Anche per questo, il Sig.Andronaco presentava istanza di accertamento con adesione.
L’Ufficio, sulla base del processo verbale di constatazione del 27/06/2019, aveva accertato:
- Ai fini IIDD: Ricavi non contabilizzati per euro 75.000,00 e costi indebitamente dedotti per euro 55.161,00
per la genericità delle prestazioni indicate nelle relative fatture; - quanto agli obblighi dei sostituti d’imposta:
ritenute non operate e non versate per utilizzo di personale “in nero” per euro 14.882,12. Rideterminando
così il reddito d’impresa da euro 27.493,00 ad euro 157.156,00.
La parte, instaurato il contraddittorio, produceva alcune autodichiarazioni di artigiani, dei contratti di appalto,
consuntivi, e certificati di collaudo statico . L’Ufficio, atteso che i militari avevano rilevato “lavoro in nero” per
€ 28.065,00, proponeva di riconoscere tale ammontare come costo deducibile ai fini Irpef.
Inoltre, da un’analisi della redditività del settore delle costruzioni, tramite l’applicativo “Interseco”,
selezionando un campione di 114 soggetti della Provincia di Savona, persone fisiche in contabilità
semplificata, era risultata una redditività media del 22,82%, mentre nella fattispecie ne era stata individuata
una del 57,67%. Ciò posto, considerata l’ingente mole di lavoro documentata dai contratti di appalto e dai
consuntivi prodotti, che facevano presumere la necessità di un apporto di manodopera molto consistente,
a fronte di costi indeducibili per la genericità delle prestazioni indicate nei documenti esibiti, di soli euro
55.161,00, l’Ufficio proponeva di riconoscerne forfettariamente il 50%dei costi dichiarati (corrispondente ad
euro 27.580,50).
Con il riconoscimento della deduzione di tali costi, la redditività veniva ricalcolata nel 37,25%. Per cui,
esclusivamente ai fini dell’adesione, l’Ufficio proponeva di definire il reddito d’impresa in euro 101.510,50.
Il contribuente definiva un atto di adesione. Adesione, però, che nonostante fosse stata regolarmente
sottoscritta dal contribuente, si chiudeva anch’essa negativamente, a causa del successivo mancato
pagamento.
L’Ufficio avviava un controllo sull’intera posizione fiscale del Sig. Andronaco. Dalle interrogazioni effettuate
alla banca dati della Camera di Commercio, risultava che la a ditta individuale era iscritta presso il Registro
Imprese di Savona dal 11/03/2013 con il numero REA.SV-164426. Da informazioni presenti in A.T. il Sig.
Andronaco, nel 2016, risultava intestatario di tre veicoli, di cui uno ad uso trasporto merci. Inoltre, risultava
intestatario di due immobili.
L’Ufficio, procedeva ad esaminare il contenuto del PVC. redatto dai militari della Guardia di Finanza di
Albenga in data 27/06/2019. La verifica aveva interessato il periodo 01/01/2013 - 14/05/2019.
1 . costi indeducibili
I militari avevano riscontrato come, parte dei costi contabilizzati, fossero carenti dei requisiti di cui all’art.
109 del DPR. 917/1986. In particolare: - in data 31/12/2016, al progressivo n.41, era stato registrato un costo
per lavorazioni di terzi per € 35.000,00 afferente “fatture da ricevere” non registrate né nell’anno 2017 né
nell’anno 2018. Nel merito, la Parte aveva dichiarato (pag. 12 PVC): “probabilmente non ho ricevuto le fatture
che attendevo. Non ricordo chi fossero gli artigiani che dovevano emetterle. Mi riservo di chiedere alla mia
commercialista ed eventualmente fornirvi ulteriori delucidazioni.”;
- con riferimento ai costi derivanti da prestazioni di servizi in subappalto rese da imprese edili, i militari
avevano riscontrata la mancanza dei requisiti previsti dall’art 109 del DPR n. 917/1986, poiché dall’oggetto
delle fatture non era possibile desumere l’esatta tipologia e quantità delle prestazioni edili svolte, nonché il
periodo, l’esatta ubicazione ed il tempo impiegato per l’esecuzione. Inoltre non erano stati rintracciati contratti
di subappalto con i relativi fornitori. Ciò, né tra la documentazione acquisita, né dalle dichiarazioni rese dalla
Parte, atteso che le fatture in questione erano state emesse con regime di non imponibilità, ai sensi dell’art.
17, co. 6 del DPR 633/1972 (reverse charge).
Nel corso della verifica era emersa l’emissione delle fatture n.8 del 14/04/2016 (imponibile € 2.500,00) e
n.14 del 08/07/2016 (imponibile € 3.000,00) nei confronti della Società MOBILI&MOBILI Sas, con
applicazione del meccanismo del reverse charge. Preso atto che il Sig. Andronaco aveva dichiarato che i
lavori eseguiti dalla ditta per la suddetta società non erano in subappalto (pag. 42 del p.v.c.) e considerato
che il regime del reverse charge deve essere applicato nelle ipotesi in cui i soggetti subappaltatori rendono
servizi ad imprese del comparto dell’edilizia, veniva rilevata un’irregolare applicazione del meccanismo del
reverse charge (art.6 co.1 D.Lgs.471/97).
Nel corso della verifica, erano state inoltre rinvenute agende riportanti ore di lavoro prestate da personale
dipendente e da imprese edili, nonché i pagamenti dall’anno 2013 al 2018. I militari, dopo aver riscontrato
la correttezza dei dati desunti dalle agende con le dichiarazioni rese dai dipendenti e dalla Parte, avevano
proceduto alla determinazione delle ritenute d’acconto non operate e non versate sottraendo dal totale delle
ore lavorate di ogni dipendente, le ore desunte dalle eventuali buste paga emesse. Gli importi corrisposti
“in nero” venivano quantificati moltiplicando su base annuale le ore d’impiego di ciascun dipendente per la
paga oraria di euro 10,00 (così come dichiarato da tutti i soggetti sentiti dai militari). Infine, le ritenute Irpef
venivano quantificate sommando al reddito imponibile dichiarato da ciascun percettore, l’importo emolumenti
“in nero” e detraendo eventuali ritenute Irpef già operate.
Lo stesso Ufficio, inoltre, sulla base del PVC sopra richiamato, con l’accertamento n.TL9011301318/2019,
accertava anche l’anno di imposta 2017, riprendendo a tassazione ricavi non dichiarati per euro 159.798,62,
rideterminando così il reddito d’impresa da euro 46.253,00 ad euro 206.051,62.
In particolare, i maggiori ricavi di € 159.798,62, relativi alla fattura emessa n. 6 del 01/06/2017 , venivano
considerati di competenza dell’anno 2017, in considerazione delle regole del regime di cassa per le imprese
minori (adottato dal sig. Andronaco a partire dall’anno 2017).
Tale regime, in assenza di annotazioni relative ad incassi e pagamenti, per i soggetti in contabilità semplificata,
prevede una presunzione legale assoluta (Circolare n 11 E del 2017), secondo cui la data di registrazione
dei documenti coincide con quella di incasso o pagamento (di cui alle tre modalità di tenuta della contabilità
adottabili, di cui all’art.18 del DPR n. 600/73). Tanto, con l’accertamento originariamente notificato (poi
annullato in autotutela e riemesso).
AUTOTUTELA 2016 E AUTOTUTELA PARZIALE 2017
A fronte della notifica degli originari avvisi di accertamento per il 2016 e per il 2017, il Sig. ANDRONACO
presentava istanze di accertamento con adesione. Nel relativo contraddittorio, la Parte ribadiva che nel 2017
aveva adottato il nuovo regime di cassa previsto per le imprese minori. Tanto, proprio al fine di riscuotere il
credito maturato nei confronti di CO.ART, per prestazioni concluse prima del 2016 e non incassate. Da ciò,
l’emissione della fattura n. 6/2017 e l’insinuazione quale soggetto creditore nell’ambito del concordato
preventivo del Consorzio. In particolare, tale credito veniva documentato con i Consuntivi rilasciati da Co.
Art così suddivisi:
- opere in cemento armato allargamento Via Maccagne – consuntivo del 26/05/2016 - saldo euro 26.691,96
- opere esterne area commerciale – consuntivo del 12/07/2016 - euro 62.613,86 al netto degli acconti ricevuti
(ft.11 e 13 anno 2016 per un totale di euro 15.000,00);
- opere in cemento armato ampliamento Scuola Braiassa – consuntivo del 20/10/2016 – euro 49.449,46 al
netto degli acconti ricevuti (ft.13bis-15-19 del 2016 per un totale di euro 21.000,00);
- opere in cemento armato nuova viabilità zona artigianale – consuntivo del 20/10/2016 – euro 21.044,30.
Tali consuntivi erano stati prodotti nel corso del contraddittorio del 5/2/2020, unitamente:
- ai collaudi statici effettuati sulle strutture inerenti il corpo di fabbrica B (lavori ultimati il 5/11/2015), sul muro
di sostegno in Loc. Fornacca a Toirano (lavori ultimati il 14/7/2018) e sulla struttura di ampliamento della
Scuola in loc. Braiassa a Toirano (collaudo del 25/8/2017);
- ai contratti di appalto per le prime opere in cemento armato relative alle strutture prefabbricate (stipulato
il 30/01/2013 – termine realizzazione 31/03/2013) e per le opere in cemento armato relative al muro di Via
Maccagne ed all’ampliamento della Scuola Braiassa (stipulato il 21/10/2015 – inizio lavori 15/12/15 e fine
lavori rispettivamente 30 marzo e 30 agosto 2016);
- alla proposta di concordato preventivo – integrazione migliorativa del 23/10/2019 riguardante Co.Art
(concordato preventivo, poi omologato con decreto del Tribunale di Savona del 29/9/2020 e depositato il
05/10/2020).
Per il sig. Andronaco, tale concordato prevedeva il pagamento dell’importo di euro 40.011,13 pari al 25%
dell’importo del credito di € 160.044,52, superiore quindi all’ammontare della fattura n.6/2017.
- a concludere negativamente l’adesione, proprio allo scopo di meglio determinare la competenza dei ricavi
relativi alla fattura n. 6/2017. Infatti, nel caso della Ditta del Sig.Andronaco, la fatturazione avrebbe dovuto
procedere per SAL (stato di avanzamento lavori) e tutte le prestazioni erano state concluse entro la fine
dell’anno 2016.
La circolare n.11/E 2017, nel disciplinare il passaggio dal vecchio regime di competenza al nuovo regime di
cassa, prevede che, per evitare salti o duplicazioni d’imposta, “i ricavi, i compensi e le spese che hanno già
concorso alla formazione del reddito, in base alle regole del regime di determinazione del reddito d’impresa
adottato, non assumono rilevanza nella determinazione del reddito degli anni successivi”.
Pertanto, una componente reddituale che abbia già concorso alla determinazione del reddito in applicazione
delle regole previste dal regime di provenienza, non concorre alla formazione del reddito dei periodi d’imposta
successivi, ancorché si siano verificati i presupposti di imponibilità previsti dal regime di destinazione. Nel
caso di specie, essendosi ultimate le prestazioni di servizi in epoca antecedente al 2017, anno di transizione
al nuovo regime, tali ricavi non dovevano essere tassati al momento dell’incasso o della registrazione
contabile, poiché andava applicato il vecchio regime di competenza.
Pertanto, non poteva essere accolta la richiesta di parte di escludere dalla tassazione i ricavi relativi alla
fattura n.6/2017, in quanto non riscossi. Allo stesso modo, la richiesta fatta in subordine, di riconoscere la
sopravvenienza passiva pari al 75% dell'importo fatturato, derivante dalla proposta di pagamento del 25%
di cui al Concordato Preventivo, non poteva essere accolta. Tale sopravvenienza, infatti, non poteva essere
considerata di competenza dell'anno 2017, ma successiva.
Quindi, in assenza di indicazioni sulla competenza delle prestazioni fatturate riportate nella ft. 6/2017, l'Ufficio
procedeva ad annullare in autotutela l’accertamento relativo all’anno 2016, per riemettere l’invito ex art. 5
ter d.lgs. n.218/97, imputando al 2016 i ricavi relativi alla ft. 6/2017, per un ammontare di euro 159.798,62.
Non avendo il contribuente provato e fornito giustificativi tali da attribuire una diversa competenza ed avendo
appurato che le prestazioni della fattura non sono da attrarre a tassazione nell’anno 2017.
Infine, visto che nell’ambito del procedimento per adesione, la parte non aveva sollevato alcuna obiezione
circa il rilievo riguardante il “lavoro nero”, questo veniva considerato condiviso e l’Ufficio riconosceva un
maggior costo quantificato dai militari, nel PVC, in euro 47.435,00. In relazione a tali costi per lavoro nero,
venivano recuperate e sanzionate le ritenute non operate e non versate.
ricavi dichiarati euro 98.660,00 + maggiori ricavi non dichiarati euro 159.799,00 - costi dichiarati euro
65.534,00 + minori costi non deducibili euro 44.740,00 - maggior costo del lavoro riconosciuto euro
47.435,00 = REDDITO ACCERTABILE euro 190.230,00.
In seguito alla notifica dell’invito sopra citato, in data 23/7/2021, si instaurava un nuovo contraddittorio con
la parte che, faceva pervenire all’Ufficio le fatture attive anni 2015 e 2016 . In tale ambito, Contribuente
presentava memoria, nella quale ribadiva che il centro commerciale era stato inaugurato a marzo 2015 e
che in tale data i lavori e le opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione erano ultimati (solo i lavori della
Scuola erano stati svolti nel 2016).
L’Ufficio, alla luce della nuova documentazione prodotta , in un’ottica deflattiva del contenzioso e di
efficienza dell’azione amministrativa, proponeva di riconoscere la competenza “2015” alla commessa relativa
alle opere esterne del centro commerciale per un ammontare pari ad euro 62.613,86.
Pertanto, l'Ufficio non poteva che procedere all'emissione dell'avviso di accertamento per l’anno 2016 oggetto
della presente lite. Accertamento con cui veniva appurato un Reddito di impresa di euro 127.616,00.
ANNUALITÀ 2017
L’Ufficio, alla luce della documentazione prodotta dalla parte nel corso del
stesso, e, nel contempo, determinare la competenza dei ricavi relativi alla fattura n.6/2017.
Nel caso di specie, essendosi ultimate le prestazioni di servizi in epoca antecedente al 2017, anno di
transizione al nuovo regime, tali ricavi non devono essere tassati al momento dell’incasso o della registrazione
contabile, poiché andava applicato il vecchio regime di competenza.
Per cui, a seguito di quanto compiuto per l’accertamento originario per l’anno 2016, l’Ufficio annullava
parzialmente l’accertamento relativo all’anno 2017, mantenendo vivo il rilievo sugli obblighi dei sostituti
d’imposta con relative sanzioni e la sanzione per l’irregolare tenuta delle scritture contabili. Mentre, il rilievo
sui ricavi non dichiarati veniva eliminato, in quanto traslato all’anno precedente.
Relativamente al 2018, i controlli contabili e di riconciliazione delle fatture con i registri non facevano emergere
irregolarità, mentre il controllo inerente il personale dipendente conduceva a specifici rilievi .
Nel corso della verifica, infatti, erano state reperite agende riportanti ore di lavoro prestate da personale
dipendente ed imprese edili, nonché pagamenti dall’anno 2013 al 2018.
Nello specifico, relativamente all’anno di imposta 2018 erano stati rilevati n.3 soggetti a cui erano stati
corrisposti dal sig. Andronaco esclusivamente compensi “in nero” sui quali è stata calcolata la ritenuta
d’acconto del 23%. Alla luce di quanto sopra esposto, non avendo provveduto il sig. Andronaco nemmeno
a regolarizzare la propria posizione in seguito alla notifica del P.V.C. l’Ufficio, ai fini degli obblighi del Sostituto
d’imposta, accertava ritenute non operate e non versate in misura pari ad euro 2.617,40, applicando le
relative sanzioni.
DIRITTO -
I. Sulla violazione e falsa applicazione dell’art. 10 del TUIR – elemento positivo del reddito – insussistenza –
sopravvenienza passiva
Nel contraddittorio, la Parte precisava che nel corso del 2017 aveva adottato il nuovo regime di cassa previsto
per le imprese minori, proprio al fine di riscuotere il credito maturato nei confronti del Consorzio per prestazioni
concluse prima del 2016 e non incassate, attraverso l’emissione della fattura n. 6/2017 e l’insinuazione quale
soggetto creditore nell’ambito del concordato preventivo della Co.Art.
I relativi consuntivi venivano anche prodotti nel corso dei vari contraddittori unitamente alla documentazione
già sopra elencata.
Al termine di tale fase, come già detto, l'Ufficio procedeva ad annullare in autotutela l’accertamento relativo
all’anno 2016, per riemettere l’invito ex art. 5 ter D.lgs. n.218/97 notificato il 12/7/2021, imputando all’anno
2016 i ricavi relativi alla ft. 6/2017 per un ammontare di euro 159.798,62, non avendo il contribuente provato
e fornito giustificativi tali da attribuire una diversa competenza ed avendo appurato che le prestazioni oggetto
della fattura non sono da attrarre a tassazione nell’anno 2017. Il reddito così rideterminato risultava pari ad
€ 190.230,00. In sede di tentativo di adesione, la Parte produceva:
- certificato di agibilità parziale del 27/11/2015, nel quale risultava premesso che “l’immobile di cui si chiede
l’agibilità parziale è un’unità le cui opere di urbanizzazione sono completate, funzionanti e colaudate e che
tutte le parti comuni a servizio di suddetti immobili sono completate”;
- dichiarazione di fine lavori parziale del 23/11/2015 inoltrata al Comune di Toirano, nella quale risultava
dichiarato che tutte le opere di urbanizzazione esterne all’area d’intervento risultavano all’epoca già
completate;
- mail dell’Arch. Violin in cui questi confermava quanto contenuto nei documenti inoltrati, ossia che in data
2 dicembre 2015 tutte le attività del centro commerciale avevano aperto, per essere dichiarate agibili e che
in tali documenti era stato dichiarato il completamento delle aree esterne.
Il contribuente, quindi, richiedeva all’Ufficio di riconoscere la competenza dell’anno 2015 solo alle prestazioni
relative all’area esterna del centro commerciale, come dimostrato anche dalla documentazione prodotta,
che attribuisce alle altre commesse la competenza 2016.
L’Ufficio, proprio alla luce della nuova documentazione prodotta, riconosceva la competenza “2015” alla
commessa relativa alle opere esterne del centro commerciale per un ammontare pari ad euro 62.613,86.
Contribuente, tuttavia, come verbalizzato in data 11/11/2021, non ha potuto concludere positivamente
l'adesione per carenza di risorse finanziarie. Pertanto, l'Ufficio ha proceduto all'emissione dell'avviso di
accertamento, accertando, per il 2016, un reddito di impresa di euro 127.616,00 .
AI FINI IVA, sono state accertate Operazioni non dichiarate con applicazione del reverse charge per euro
97.185,00 ed un’irregolare applicazione di tale meccanismo (non spettante), relativamente alle fatture
numero 8 del 14/04/2016 (imponibile euro 2.500,00) e numero 14 del 08/07/2016 (imponibile euro 3.000,00).
Così agendo per l’anno 2016 l’Ufficio, in coerenza, ha annullato parzialmente l’accertamento relativo all’anno
2017, mantenendo vivo il solo rilievo sugli obblighi dei sostituti d’imposta con relative sanzioni e la sanzione
per l’irregolare tenuta delle scritture contabili, che verranno iscritti a ruolo.
Nelle motivazioni in diritto del ricorso, cioè dalla pagina 3 fino alla conclusiva pagina 9, non vi è alcuna traccia
di un motivo d’impugnazione concreto relativamente a questo atto. Quindi, l’ufficio non può che richiamare
e riportare le motivazioni in esso contenute. Come già espresse in precedenza nella sezione relativa al
FATTO.
II. Sull’asserita richiesta di annullamento delle sanzioni per l’incertezza della norma e la sussistenza della
buona fede e legittimo affidamento del contribuente.
Per la Cassazione, da ultimo sentenza 11 aprile 2019, n. 10126, il contribuente non risponde solo se dimostra
l’esistenza di una incertezza inevitabile su contenuto, oggetto e destinatari della norma tributaria.
In tale contesto, la “certezza del diritto”, intesa come capacità predittiva della norma e come prevedibilità,
da parte del soggetto, delle conseguenze giuridiche delle proprie azioni, rappresenta uno dei principi
fondamentali su cui si fondano i moderni ordinamenti giuridici. In pratica, certezza del diritto vuol dire chiarezza
e conoscibilità delle leggi.
Ai sensi dell’art. 8 del D.lgs. n. 546/1992 le Commissioni tributarie possono disapplicare le sanzioni non
penali, previste dalle leggi tributarie, solo quando la violazione è giustificata da obiettive condizioni di
incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione delle disposizioni alle quali si riferisce. A sua volta anche
il D.lgs. 472/1997, prevede all’art.6, comma 2, la non punibilità dell’autore della violazione quando essa è
stata determinata da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma
tributaria. Infine, l’art. 10, comma 3 della L. n. 212/2000 (c.d. Statuto del contribuente) ribadisce il medesimo
principio .
Orbene, nessuno di tali elementi parrebbe esistere nella presente vertenza, poiché, in tema di sanzioni
amministrative per violazioni tributarie, la Suprema Corte ha chiarito che “l’incertezza normativa oggettiva”,
quale causa di esenzione dalla responsabilità tributaria, richiede una condizione di inevitabile incertezza sul
contenuto, sull’oggetto e sui destinatari della norma tributaria.
***************
- All'odierna udienza di trattazione , tenuta in via telematica ai sensi dell'art.27 del DL.137/2020 (conv.in
L.176/2020), con partecipazione delle Parti da remoto, queste, dopo l’esposizione del caso da parte del
Giudice relatore, hanno ribadite le rispettive argomentazioni e concluso confermando le richieste come
formulate in atti. Il Collegio, dichiarata chiusa la discussione da parte del Presidente, ha assunta a decisione
la vertenza.
Le domande di Ricorrente non possono trovare accoglimento, per le ragioni meglio di seguito illustrate.
Necessita preliminarmente evidenziare come, l’Accertamento 2016 per cui è il presente giudizio, sia stato
emesso a conclusione di procedimento per adesione, instaurato (ad iniziativa dell’Ufficio), dopo
l’annullamento in autotutela dell’originario accertamento relativo a tale annualità, n.TL9011301313/2019.
Proprio alla luce della nuova documentazione prodotta nell’interesse del Sig.Andronaco in tale ulteriore fase
di confronto, l’Ufficio riconosceva la competenza dell’anno 2015, quanto ai ricavi derivanti dalla commessa
relativa alle opere esterne del Centro Commerciale, per un ammontare pari ad euro 62.613,86. In tale
contesto, appaiono legittime e condivisibili le considerazioni di Parte pubblica circa il momento di transito
dal regime contabile “di competenza” a quello “di cassa”, a decorrere dall’anno d’imposta 2017.
Solamente per ragioni dovute alla carenza di disponibilità finanziarie del Sig.Andronaco, i termini dell’accordo
in adesione (i cui risultati impositivi sono stati trasfusi nell’Accertamento del 2021) non ha potuto essere
definito.
B) Tanto sopra premesso, sono da condividere le argomentazioni svolte dall’Ufficio, che ha ripercorso l’intera
vicenda che ha interessato la Ditta di lavori edilizi, in titolarità del Sig.Andronaco, fornendo una corretta e
fondata ricostruzione delle poste impositive da porre a carico del Contribuente.
1.I l PVC datato 27 giugno 2019 (che aveva avuto ad oggetto il periodo dall’1 gennaio 2013 al 14 maggio
2019), ha permesso di riscontrare come, parte dei costi fatturati e contabilizzati, fossero carenti dei requisiti
di cui all’art.109 del DPR.917/1986. Nello specifico, esemplificativamente:
- al progressivo n.41, datata 31.12.2016, era stato registrato un costo per lavorazioni di terzi per euro
35.000,00 afferente “fatture da ricevere”, non registrate né nell’anno 2017, né nell’anno 2018. Al riguardo,
il Sig.Andronaco aveva dichiarato: “probabilmente non ho ricevuto le fatture che attendevo. Non ricordo chi
fossero gli artigiani che dovevano emetterle. Mi riservo di chiedere alla mia commercialista ed eventualmente
fornirvi ulteriori delucidazioni.”(pag. 12 PVC).
In modo analogo, per i costi ripresi a imposizione, derivanti da prestazioni di servizi in subappalto rese da
imprese edili “terze”, i Verificatori avevano riscontrato come l’oggetto riportato nelle fatture, non permettesse
di identificare l’esatta tipologia e la quantità delle prestazioni edili svolte. Non identificabili neppure il periodo,
l’esatta ubicazione ed il tempo impiegato per l’esecuzione. Inoltre, non erano stati rinvenuti eventuali contratti
di subappalto. Ciò, né tra la documentazione acquisita, né dalle dichiarazioni rese dalla Parte. Considerato,
peraltro, che le fatture in questione erano state emesse con regime di non imponibilità, ai sensi dell’art.17,
co. 6 del DPR 633/1972 (reverse charge).
Corretta la ripresa e la sanzione, in quanto nel caso specifico, vi era stata una irregolare applicazione del
meccanismo del reverse charge (sanzionata ai sensi dell’art.6 comma 1 D.Lgs.471/97). Le fatture n.8 del
14.04.2016 (imponibile euro 2.500,00) e n.14 del 08.07.2016 (imponibile euro 3.000,00) nei confronti della
Società MOBILI&MOBILI Sas, erano state emesse con applicazione del meccanismo impositivo in questione.
Tuttavia, come dichiarato dallo stesso Sig. Andronaco, i lavori eseguiti a favore della Mobili & Mobili sas non
erano in subappalto (pag. 42 del PVC). Di tal ché, essendo detto regime IVA di favore applicabile solo nelle
ipotesi in cui vi siano soggetti subappaltatori che rendono servizi ad imprese del comparto edilizio, veniva
rilevata la violazione del disposto della lett.a) comma sesto dell’art.17 DPR.633/72.
Quanto alla eventuale incidenza del mancato incasso del credito vantato dalla ditta del Sig.Andronaco, verso
la cooperativa CO.ART., è da aver presente:
- che, nel caso della Ditta del Sig.Andronaco, la fatturazione avrebbe dovuto procedere per SAL (stato di
avanzamento lavori) e tutte le prestazioni erano state concluse entro la fine dell’anno 2016; - che, la circolare
n.11/E 2017, nel disciplinare il passaggio dal vecchio regime di competenza al nuovo regime di cassa,
prevede che, per evitare salti o duplicazioni d’imposta, “i ricavi, i compensi e le spese che hanno già concorso
alla formazione del reddito, in base alle regole del regime di determinazione del reddito d’impresa adottato,
non assumono rilevanza nella determinazione del reddito degli anni successivi”;
- che, pertanto, una componente reddituale che abbia già concorso alla determinazione del reddito in
applicazione delle regole previste dal regime di provenienza (quello “di competenza”), non poteva concorrere
alla formazione del reddito dei periodi d’imposta successivi ;
- che, nel caso di specie, essendosi ultimate le prestazioni di servizi in epoca antecedente al 2017, anno di
transizione al nuovo regime, tali ricavi non dovevano essere tassati in riferimento al momento dell’incasso
o della registrazione contabile, poiché andava applicato il precedente regime “di competenza”. Tanto, quindi,
in riferimento all’anno 2016.
Per altro verso, neppure poteva essere ammessa la richiesta fatta in subordine dal Contribuente (di
riconoscere la sopravvenienza passiva pari al 75% dell'importo fatturato, derivante dalla proposta di
pagamento del 25% di cui al Concordato Preventivo). Tale sopravvenienza, infatti, non poteva essere
considerata di competenza dell'anno 2017, ma successiva (in forza del Concordato preventivo omologato).
In forza dei dati contenuti nelle agende rinvenute in occasione della verifica della Finanza, sono stati
validamente ricostruiti i compensi da lavoro subordinato corrisposti “in nero” dal Sig.Andronaco. Le Agende,
infatti, riportavano le ore di lavoro prestate da ciascun dipendente e dalle imprese edili di cui era avvalso il
Contribuente, con i relativi pagamenti (dall’anno 2013 al 2018).
I militari, hanno riscontrata la corrispondenza dei dati desunti dalle agende con le dichiarazioni rese dai
dipendenti e dalla Parte. Per cui, l’importo delle ritenute d’acconto non operate e non versate, come ricostruito
in sede di PVC, è da ritenere legittimo e congruo (inoltre, laddove possibile, il computo ha tenuto conto
anche di eventuali buste paga rilasciate). Gli importi corrisposti “in nero” sono stati quantificati moltiplicando,
su base annuale, le ore d’impiego di ciascun dipendente per la paga oraria di euro 10,00 (così come dichiarato
da tutti i soggetti assunti a verbale).
Il Ricorrente nulla di ulteriore e diverso (rispetto a quanto considerato nell’Accertamento) ha opposto alle
rilevazioni ritratte dal PVC della Finanza, come riprese dall’Ufficio.
Nessun motivo di censura risulta svolto in ricorso. Per cui, trattandosi di accertamento che ha interessato
esclusivamente l’appuramento della debenza di Ritenute d’acconto non eseguite né versate all’Erario, riferite
ai compensi “in nero” corrisposti nell’anno in questione, la pretesa è da confermare.
D) Dovute le sanzioni, non sussistendo alcuna delle condizioni previste dall’art.8 D.Lgs.546/92 o dall’art.6
D.Lgs.472/97 o dall’art.10 comma 3 dello Statuto del Contribuente. In particolare, non rilevandosi alcun
contrasto interpretativo e/o di prassi o altro di simile, tale da ingenerare incertezza sull’ambito applicativo o
sulla portata delle norme tributarie violate. Né, di condotte costituenti mere violazioni formali. Sanzioni che,
sono state applicate con i criteri del “cumulo giuridico”, più favorevole al Contribuente (per il 2016, tenendo
conto anche di quanto irrogato per il 2015).
E) Data la soccombenza di Ricorrente, è da ritenere non sussistenti le circostanze di cui all’art.96 cod.proc.
civ.in tema di responsabilità aggravata. A tale riguardo, dovendosi comunque considerare che Contribuente
vanti un credito verso CO.ART., che subirà gli effetti della parziale “esdebitazione” verso l’ammesso alla
Cooperativa, a seguito dell’omologa del concordato preventivo.
Per cui, le spese di giudizio da porre a carico del Sig.Andronaco, a favore della Direzione Provinciale di
Savona dell’AdE, sono da quantificare nella misura di euro 1.100,00 (millecento/00),
P.Q.M.
- Rigetta il ricorso. Condanna il ricorrente a rimborsare all'Ufficio le spese di lite, che si liquidano in complessivi
euro 1.100,00.
IL RELATORE – Lomazzo -
IL PRESIDENTE – Zerilli -