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Quasimodo

Biografia su Quasimodo

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Salvatore

Quasimodo
Quasimodo nasce a Ragusa nel 1901, però si trasferisce, con il padre ferroviere,
prima a Messina (dove segue gli studi tecnici a Palermo) e poi a Roma (dove, invece,
segue gli studi d’ingegneria). Nonostante ciò, trasferendo la sua residenza a Firenze, si lega
all'ambiente della rivista «Solaria», sulla quale pubblica le sue prime poesie ed
esordisce con la raccolta “Acque e terre”.
Dopodiché, a causa di vari spostamenti dovuti al lavoro, egli:
 produce un bel po’ di opere (in particolare, tantissime raccolte di versi);
 lavora (oltre che come giornalista a Milano) anche a numerose traduzioni dei
classici latini e greci, di Shakespeare e di pochi moderni;
 insegna letteratura italiana al Conservatorio musicale milanese (senza
abbandonare mai, però, l'attività giornalistica);
 partecipa attivamente al dibattito letterario e politico.
Infine, nel 1959, gli viene assegnato il “premio Nobel per la Letteratura” e muore
improvvisamente a Napoli nel 1968.

LA POETICA
Quasimodo, nonostante si leghi prima al clima della letteratura ermetica degli anni
Trenta e poi all’impegno neorealistico, resta fermo sulla sua concezione della
poesia, intesa come “un punto di vista superiore e privilegiato” (solo che prima in
senso mitico ed estetico e, dopo, in senso morale e civile), infatti egli si sforzerà sempre di
usare un linguaggio classico e letterario, tipico della tradizione, senza arrivare a
scelte espressive estreme.
Inoltre, la poesia di Quasimodo è caratterizzata da un distacco dalla realtà (rappresentando
un’innocenza originaria e un non-coinvolgimento) ed é basata sull’uso della parola poetica e
sul suo significato (infatti, essa si pone al di fuori della storia e della società, creando una
dimensione assoluta).
Il distacco dalla realtà, però:
 NELLA PRIMA FASE=> si manifesta come “purezza e sublimazione”;
 NELLA SECONDA FASE=> si presenta, invece, come un “fattore che consente anche
giudizio e critica”.
Non a caso, Quasimodo nella sua poetica, in maniera generale, segue sempre l’insegnamento
ermetico, privilegiando la contemplazione e la descrizione astratta ed escludendo riferimenti
specifici alle cose (aspretti particolarmente evidenti nei paesaggi siciliani della sua giovinezza,
visti come dimensioni favolose e irreali, legate al tema dell’esilio e delle origini perdute).
Salvatore
Quasimodo
ed è Subito Sera (aka “Ognuno sta
solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed é subito
sera)
“Ed é subito Sera”, è una brevissima lirica composta da Quasimodo, che é volta a
rappresentare la fragilità della condizione umana e il sentimento che quest’ultima
provoca negli individui.
Infatti, i tre versi che la costituiscono, sono basati su tre importanti immagini metaforiche,
ossia:
1) IL CUORE DELLA TERRA=> che indica la centralità sentimentale della condizione
dell’individuo;
2) IL RAGGIO SI SOLE=> che raffigura la breve felicità consentita agli uomini;
3) LA SERA=> che rapidamente sopraggiungendo allude alla morte o, comunque, al
rapido concludersi dei momenti felici.
Dal punto di vista metrico e stilistico, la progressiva riduzione della lunghezza dei
versi produce una “sensazione di corsa tragica e disperata verso l’annullamento”,
ma consente anche di presentare questo testo come un ESEMPLARE DI GRAMMATICA
ERMETICA, in quanto contribuisce a ciò l’uso di:
- un’immagine astratta dal forte valore evocativo:
- simboli e accostamenti analogici:
- lessico ridotto a poche parole chiave;
- brevità e riduzione dei nessi grammaticali e sintattici.
Insomma, si tratta comunque di caratteristiche che vengono riprese da Quasimodo,
al fine di dar vita ad una “parola assoluta e allusiva”, capace di esprimere
principalmente il disagio esistenziale, ma anche la solitudine (che corrispondono a
motivi intimistici ed esistenziali, che si sottraggono al confronto con la storia e con la realtà
sociale).
Salvatore
Quasimodo

Uomo Del Mio Tempo


“Uomo del mio tempo” è una poesia scritta da Quasimodo nel 1945, che é volta ad
esporre una critica nei confronti della violenza che da sempre alloggia nel cuore
dell’uomo (infatti, il poeta fa riferimento: ai campi di sterminio, alle bombe sganciate dagli
aerei e, in genere, alle barbarie della storia umana, anche risalenti ai tempi di Caino).
Non a caso, la poesia è rivolta ai contemporanei di Quasimodo, poiché egli afferma
che l’umanità, sconvolta dalla guerra e dai terribili stermini che essa ha portato,
può solo sperare nelle generazioni future (ossia, nei cosiddetti «figli»), affinché si
dimentichino delle violenze avvenute e diano vita ad una nuova società, fondata su delle basi
completamente diverse e, si augura, migliori.
Infatti, questo rimando alle atrocità (soprattutto della seconda guerra mondiale),
rivelano anche come il progresso tecnico-scientifico sia considerato dal poeta del
tutto inutile, perché é stato solamente uno strumento, mediante il quale l’uomo ha
potuto dare sfogo ai propri istinti violenti.
Inoltre, la poesia sembra essere rivolta ad un DOPPIO INTERLOCUTORE, in quanto:
 ALL’INZIO=> esso è definito come “l’uomo del mio tempo”, ossia l’individuo
che vive nella stessa epoca di Quasimodo;
 ALLA FINE=> esso, invece, è definito come “i figli”, ossia le generazioni future.
DAL PUNTO DI VISTA RETORICO E STILISTICO, invece, prevale la figura della
metafora ed è presente un chiasmo (che impreziosisce la struttura dominata dalla
paratassi), infatti anche il linguaggio è comune, ma arricchito da termini di linguaggi settoriali
(come quello bellico, con: «carlinga» e «meridiane»).
Salvatore
Quasimodo
TESTO PARAFRASI
Sei ancora quello della pietra e della Uomo del mio tempo, non sei poi così
fionda, uomo del mio tempo. Eri nella diverso dal passato, da quando cacciavi con
carlinga, con le ali maligne, le pietra e fionda. Ti ho visto, nella cabina di
meridiane di morte, - t’ho visto – pilotaggio, con le ali cariche di bombe, con
dentro il carro di fuoco, alle forche, le meridiane portatrici di morte, nel carro
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, armato, al patibolo, alle forche e alle ruote
con la tua scienza esatta persuasa allo di tortura.
sterminio, senza amore, senza Cristo. Ti ho visto: eri proprio tu. Tu col tuo credo e
Hai ucciso ancora, come sempre, la tua scienza perfetti usati solo per
come uccisero i padri, come uccisero distruggere, senza alcun tipo di coscienza o
gli animali che ti videro per la prima di religione. Hai ucciso ancora una volta,
volta. così come fecero i tuoi antenati e gli
E questo sangue odora come nel animali che ti videro la prima volta.
giorno E questo sangue ha lo stesso odore di
quando il fratello disse all’altro quello versato nel giorno in cui il fratello
fratello: “Andiamo ai campi”. E (Caino) disse all’altro fratello (Abele):
quell’eco fredda, tenace, è giunta fino "Andiamo ai campi". E l’eco fredda di
a te, dentro la tua giornata. quell’inganno, resistente, è arrivata fino a
Dimenticate, o figli, le nuvole di te, nel tuo presente.
sangue salite dalla terra, dimenticate i Giovani, dimenticate la terra ricoperta di
padri: le loro tombe affondano nella sangue, dimenticate i padri: le loro tombe
cenere, sono ormai abbandonate, disperse nella
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cenere dell’oblio, e gli uccelli neri e il vento
cuore. oscurano il loro cuore

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