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Dot Next srl

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Sviluppo di software

Genova, GE 243 follower

Digital works

Chi siamo

Creiamo soluzioni digitali per chi ha voglia di cambiare. Siamo Dot Next, un team che da quasi vent’anni progetta e sviluppa soluzioni digitali su misura: software, app e siti web che sentirai subito tuoi. Lavoriamo con trasparenza, ascolto e tecnologie sempre aggiornate per trasformare idee complesse in esperienze accessibili, utili e ben progettate. Come lavoriamo Pensiamo in modo agile, costruiamo un passo alla volta, ascoltando davvero. Conosciamo bene il valore del confronto, per questo affianchiamo chi lavora con noi in tutte le fasi del progetto, dalla strategia iniziale al design fino allo sviluppo, al test e alla continua evoluzione del prodotto. Ci piace risolvere problemi, trovare soluzioni semplici a bisogni complessi e collaborare in modo aperto, diretto e umano. Cosa facciamo - Strategia digitale: ti aiutiamo a dare forma alla tua idea, trasformandola in azioni concrete. - UX/UI Design: progettiamo interfacce e servizi digitali centrati sulle persone e sui valori del tuo brand. - Sviluppo: realizziamo prodotti digitali personalizzati, performanti e scalabili, con tecnologie affidabili e processi su misura. Perché sceglierci - Ti ascoltiamo e progettiamo con te - Scegliamo con cura strumenti, tecnologie e persone. - Lavoriamo su misura: ogni progetto è unico, ogni dettaglio conta. - Crediamo nell’accessibilità, nella sperimentazione e nelle relazioni trasparenti. Insieme, possiamo creare qualcosa che faccia davvero la differenza.

Settore
Sviluppo di software
Dimensioni dell’azienda
2-10 dipendenti
Sede principale
Genova, GE
Tipo
Società privata non quotata
Data di fondazione
2006
Settori di competenza
Digital strategy, Software, Mobile App, Design, E-commerce, Sviluppo siti web, Consulenza strategica, Integrazione tecnologica, Digital trasformation, Intelligenza artificiale , Terzo settore, Facilitazione Workshop, Lego Serious Play, Accessibilità digitale, Marketing e comunicazione e Servizi IT

Località

Dipendenti presso Dot Next srl

Aggiornamenti

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    “Prova adesso.” Quante volte ce lo siamo detti davanti a un bug o a una modifica al volo? Da questa frase nasce una riflessione sull’imperfezione come motore dell’innovazione. Nel suo post Michele Ferraro racconta perché per noi iterare è sempre meglio che aspettare la perfezione.

    Visualizza il profilo di Michele Ferraro

    Co-Founder @ Dot Next - Software, app mobile, trasformazione digitale

    Prova Adesso: la necessaria imperfezione nell’innovazione. Quante volte dopo una richiesta di supporto al team IT ci siamo sentiti rispondere "Prova adesso"? Una password che non funziona, un account FTP che punta alla directory sbagliata o una connessione che va in timeout: alla richiesta di supporto seguirà sempre la stessa risposta: "Prova adesso". Dietro a queste dinamiche c'è un aspetto che vale la pena esplorare: gli errori e i bug sono parte integrante dell'informatica. Non esiste codice perfetto alla prima stesura, e questa realtà nasconde una lezione preziosa per tutti noi. Abbracciare l'imperfezione può avere risvolti inaspettati e risultare vantaggioso: 🚀 Il perfezionismo rallenta l'innovazione: se aspettassimo di avere soluzioni perfette non rilasceremmo mai nulla. 🤯 Evitare gli errori è oneroso: cercare di prevedere e gestire tutte le possibilità richiederebbe un'analisi eccessivamente lunga e costosa. 🔄 L'iterazione è superiore alla perfezione: un ciclo continuo di miglioramenti incrementali produce risultati migliori di un singolo tentativo "perfetto". Nel nostro team adottiamo metodologie agili con cicli brevi di sviluppo e feedback frequenti con il cliente: questo ci permette di ridurre i tempi di sviluppo e scrivere codice migliore. Tutto sommato mi piace pensare che ogni sistema abbia bisogno di almeno un "prova adesso" per funzionare come si deve! Quante volte avete detto o vi siete sentiti dire "prova adesso"? Scrivetelo nei commenti! #agile #development #provaadesso #errori #imperfezione

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    Siamo appena tornati dagli Accessibility Days a Milano, sono stati momenti intensi e ricchi di incontri. Davvero un utile confronto con professionisti che grazie a diversi punti di vista ci dà nuove energie per continuare a progettare esperienze digitali accessibili, inclusive e più umane. Dai talk dell’ultimo giorno che siamo riusciti a seguire in presenza nella bellissima cornice dell’Istituto Dei Ciechi di Milano ci portiamo a casa tanti spunti, uno su tutti è la necessità di un cambio di mindset, l’accessibilità parte dalle persone. È compito nostro come amministratori, progettisti, tecnici, inserire l’accessibilità a monte, nei processi, nelle offerte, nella strategia, nelle conversazioni. Un grazie a tutti i professionisti che hanno saputo raccontare l'accessibilità con competenza e passione, intendola come elemento cruciale per promuovere innovazione e inclusione sociale. Tra tutti i notevoli contributi ecco alcuni highlights: 👉 Roberto Scano e Fabrizio Caccavello ci hanno guidato tra buone pratiche, strategie e i controlli di base su un sito web che possono fare tutti, anche i non esperti. 👉 Yeah Impresa Sociale ci ha mostrato casi concreti dove l’accessibilità è un’opportunità vera, non un vincolo. E ha ribadito quanto sia cruciale pensarla a monte, nella progettazione. 👉 Stefano Minoia ha fatto chiarezza su accessibilità, WordPress e i vari page builder, con utili dati e ricerche alla mano. 👉 Michele Lucchini di UsableNet ha spiegato come bilanciare test manuali e automatici nelle varie fasi di design e sviluppo. 👉 Giulia Laco ha approfondito il tema dell'accessibilità legato alla tipografia con un talk verticale e super utile per ripensare lo scrivere per supporti digitali. Non solo la scelta dei font per favorire la leggibilità e la decifrabilità ma buone pratiche per rendere agevole e piacevole la lettura su schermo. Siamo contenti come azienda di essere sulla strada giusta, e motivati a fare ancora di più per contribuire nel nostro piccolo a una società più giusta e inclusiva. L’accessibilità è un percorso, in cui vogliamo impegnarci ogni giorno, con empatia, ascolto e la voglia di fare sempre meglio. #accessibility #wcag #inclusivity

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  • La facilitazione ci ha un po' preso la mano 😎

    Visualizza il profilo di Luca Calcagno

    UX Designer, design thinker, Certified LEGO® SERIOUS PLAY® Lover

    𝐅𝐚𝐜𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐥𝐚𝐯𝐞 Seguiamo l’attualità e per gioco mi diverto a proporre un’attività di design thinking per aiutare i 133 cardinali che si troveranno a scegliere il successore di Papa Francesco. Premetto fin da subito che non intendo sostituirmi a Camerlenghi e altri funzionari istituzionali, nè tanto meno allo Spirito Santo che certamente è più qualificato di me, non fosse altro per l’esperienza. Voglio immaginare come un’occasione in cui 133 persone, chiamate a fare delle scelte importanti, senza conoscere più di tanto l’altrui pensiero, possano essere aiutate a relazionarsi e trovare una soluzione che sia di interesse comune, per un bene comune. Se ci pensiamo bene, è quello che accade spesso nelle nostre riunioni, nei nostri team o quando cerchiamo di trovare le migliori soluzioni per un prodotto del nostro cliente (in certi casi disperati davvero un’invocazione allo Spirito Santo…).  Per tutte le fasi in cui occorra presentare, raccontare e rendere partecipi di un problema, di una soluzione creativa, suggerisco l’utilizzo della metodologia Lego® Serious Play®.  I mattoncini sono uno strumento incredibilmente efficace per aprire le persone alla condivisione delle idee, per stimolare la creatività e la comunicazione. Come farne a meno? Provo ad elencare alcuni punti critici da tenere bene a mente nella progettazione: - numero di partecipanti: 133 è un grande numero, se vogliamo utilizzare i Lego in modo completo e intensivo bisogna essere parecchio attrezzati - con 133 utenti occorre coinvolgere nell’attività di facilitazione almeno 8 professionisti.  - luogo che ospita l’occasione: la cappella sistina è una gran bella location ma occorre verificare la disponibilità di tavoli sufficienti per eventuali gruppi di lavoro, tavoli su cui posizionare i Lego. Dubito che si possano attaccare cartelloni alle pareti (neppure con il nastro carta) quindi è indispensabile richiedere avere pannelli verticali per fissare i supporti - come mai prima d’ora i partecipanti arrivano da diverse parti del mondo. occorre accertarsi che ci sia una lingua comune: il latino mi coglierebbe impreparato, si potrebbe virare sul più comune inglese ma è buona norma verificare prima eventuali esigenze - l ’età media è piuttosto avanzata: se si distribuiscono materiali occorre sia scritto piuttosto grande e per spiegare le attività da svolgere occorre farsi sentire. 𝐀𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐢𝐭𝐢𝐯𝐢 non occorre chiedere ai partecipanti di chiudere i cellulari tutti dovrebbero saper rispettare le regole 𝐑𝐢𝐟𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 Anche nei contesti più istituzionali (e solenni) c’è la necessità di facilitare dialogo, ascolto e nuove prospettive. E, in fondo, non è questo il senso del gioco serio? 😇 #legoseriousplay #conclave2025 #designthinking

  • Lavoriamo in un open space, e contrariamente da quanto si possa pensare, quasi sempre c’è silenzio. Questo perché pensiamo che rispettare i tempi e gli spazi di ognuno sia fondamentale per concentrarsi e lavorare sulle proprie task quotidiane al meglio. Ci sono due momenti nella giornata però, in cui l’ufficio si anima e sembra trasformarsi. Potete chiedere conferma ai corrieri della zona che passano di qua per metà mattina o metà pomeriggio. Chiudiamo i pc, togliamo le cuffie e ci troviamo nella sala comune per un caffè, una tisana, una partita a calciobalilla o a scacchi. È un momento all’apparenza inutile, almeno nel senso della produttività, tempo perso che non possiamo fatturare. Ma è un tempo che riteniamo prezioso, uno scambio di prospettive e punti di vista, che aiuta a staccare la spina e qualche volta a generare idee o intuizioni. La pausa per noi è un rituale, un appuntamento fisso e consolidato da tempo, ancora prima che si parlasse di #worklifebalance. È quello spazio di decompressione, che rafforza le relazioni interne ed è un investimento sulla qualità del lavoro in team. #CulturaAziendale, #TeamBuilding, #PausaCaffè, #openspace

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  • Dobbiamo rifare il nostro sito. Si sa è facile cadere nel paradosso del calzolaio con le scarpe bucate, del parrucchiere con la ricrescita o del project manager con 147 screenshot salvati sul desktop. Siamo bravi a risolvere i problemi degli altri, ma quando si tratta di noi, non è mai il momento giusto. C’è sempre qualcosa di più urgente, e intanto si va in giro con le suole bucate. Ma quando finalmente ti ci metti, succedono cose belle. Si apre il confronto, ci si guarda dentro, si riscoprono idee che erano lì da un po’, in attesa di essere messe a fuoco. Chi siamo, come lavoriamo, cosa vogliamo raccontare, tutto passa sotto la lente. È difficile, certo. Perché è strano fare da clienti a sé stessi. Perché ogni scelta è personale e pesa il doppio. È anche una palestra creativa che unisce il team, chiarisce il posizionamento, e ci ricorda perché facciamo quello che facciamo. Finalmente possiamo dire che il sito nuovo sta arrivando. E, spoiler, ci somiglierà davvero. 🥸

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