Papers by Gianfranco Mele
I rimedi a base di erbe impiegati nella medicina popolare sono gli stessi che ritroviamo nei trat... more I rimedi a base di erbe impiegati nella medicina popolare sono gli stessi che ritroviamo nei trattati di antichi autori come Plinio e Dioscoride, e si perpetrano nei secoli sino a giungere nella nostra civiltà contadina. Con le tabelle a seguire, presento sinteticamente una serie di rimedi utilizzati nella medicina popolare salentina (anche se non suoi esclusivi), dal momento che nel tempo ho concentrato le mie ricerche maggiormente su di essa. Dopo i rimedi popolari a base di erbe e loro preparati, passerò ad una veloce descrizione intorno all'utilizzo delle erbe nell'ambito della cosiddetta stregoneria. Infine, mi soffermerò nei dettagli su alcune piante utilizzate in ambito magico.
Il legame ricorrente è quello di esser definite come piante "che portano l'acqua", che "fanno ven... more Il legame ricorrente è quello di esser definite come piante "che portano l'acqua", che "fanno venire i temporali", che provocano "vento, grandine, tempeste": c'è dunque una frequente associazione all'acqua e alle perturbazioni atmosferiche. 3 REMO BRACCHI, Nomi e volti della paura nelle valli dell'Adda e della Mera, De Gruyter, 2009, pag. 91
Ciraulari, cerauli, cirauli, ciarauli sono nella tradizione popolare del meridione, e specialment... more Ciraulari, cerauli, cirauli, ciarauli sono nella tradizione popolare del meridione, e specialmente (con questi nomi) in Calabria e Sicilia, una sorta di maghi-guaritoriincantatori-indovini, specializzati nel curare dal morso di serpenti o domare serpenti e scorpioni. Spesso queste loro doti sono ritenute correlate all'esser nati in una notte particolare, tra il 24 e il 25 gennaio o secondo altri tra il 28 e il 29 giugno. Alessandro Italia, studioso di Palazzolo Acreide (Siracusa), vissuto tra fine Ottocento e inizi Novecento, scriveva: "abbiamo visto il ceraulo, dalla lunga berretta con avvolte le trasparenti guaine che le serpi lasciano mutando la pelle; recare nel petto grosse serpi che gli circolavano sotto la camicia e vivificate dal calore della sua persona si affacciavano dallo
Il sontuoso carro di Dioniso, Ricolmo di fiori e ghirlande, Avanza lento, trainato Da feroci best... more Il sontuoso carro di Dioniso, Ricolmo di fiori e ghirlande, Avanza lento, trainato Da feroci bestie ammansite. È un percorso che irradia Magia: crollano le barriere, Si annullano i bisogni, Svaporano divieti e arbitrii. Riconciliazione, fusione, Riunione del singolo Con tutti in un'armonia Universale: ecco la suprema Beatificazione, l'ebbrezza Soprannaturale. Non camminiamo Più, né più parliamo: Cantiamo e danziamo invasati Simili a Dèi rapiti, artisti Dionisiaci dell'ebbrezza" (James Douglas Morrison)
Fondazione Terra d'Otranto, 2018
L' occhio manifesta molte cose magiche, poiché incontrandosi un uomo con l'altro, pupilla con pup... more L' occhio manifesta molte cose magiche, poiché incontrandosi un uomo con l'altro, pupilla con pupilla, la luce più possente dell'uno abbaglia e abbatte l'altro che non può sostenerla" (T. Campanella, Del senso delle cose e della magia, pag. 284)
N.B.: gli utilizzi della pianta descritti in questo articolo hanno unicamente valenza documentari... more N.B.: gli utilizzi della pianta descritti in questo articolo hanno unicamente valenza documentaria antropologico-folkloristica: non sono in alcun modo da considerarsi praticabili o sperimentabili.
Il Lampascione, o Lampagione (nome bot. Leopoldia comosa, sin. Muscari comosum) è considerato ali... more Il Lampascione, o Lampagione (nome bot. Leopoldia comosa, sin. Muscari comosum) è considerato alimento gustoso e prezioso, e gode di fama afrodisiaca sin dai tempi degli antichi romani. Si tratta di un bulbo ricercatissimo nella locale tradizione, e consumato in abbondanza. Nella voce dialettale, a causa della sua forma, è sinonimo di testicolo ed anche per questo è considerato influente sul buon funzionamento dell' "attributo" umano corrispondente (tipico esempio di applicazione della teoria delle segnature: il bulbo ha somiglianza con il testicolo umano ed è perciò considerato veicolo di cura e sostegno per quell'organo). Le proprietà afrodisiache del Muscari sono descritte da Dioscoride, da Plinio, da Galeno e da Ovidio.
Conosciamo un po' tutti virtù e impieghi delle fave come alimento: si tratta di un cibo popolaris... more Conosciamo un po' tutti virtù e impieghi delle fave come alimento: si tratta di un cibo popolarissimo nella antica alimentazione dei nostri paesi e nella tradizione contadina, tanto da aver fatto meritare anche ai savesi il soprannome di "Fungi & Fai". Come alimento, questo vegetale facilmente coltivabile e dalla produzione generosa è rimasto popolare e di largo utilizzo, ma con il tempo se ne sono dimenticate le attribuzioni mitologiche e rituali tipiche delle antiche religioni, gli impieghi in medicina popolare, e nella magia (sia quella popolare e allargata, che quella più di stampo esoterico).
Tra le ipotesi etimologiche sul nome del paese Maruggio, una delle più accettate è quella che lo ... more Tra le ipotesi etimologiche sul nome del paese Maruggio, una delle più accettate è quella che lo fa risalire proprio ad un'erba detta Marrubium. La cittadina sarebbe stata edificata in una zona ricca di questa erba medicinale, da qui il toponimo. In un suo articolo apparso su "La Voce di Maruggio", J. Marasco avanza l'ipotesi che anche la chiesa della Madonna del Verde, chiamata prima ancora Madonna del Tempio, abbia una relazione con la pianta del Marrubium: qui, l'erba poteva essere stata utilizzata, dai Templari, a scopo medico. 1

Il Santuario di Pasano (contrada in agro di Sava) si trova in una zona caratterizzata da un succe... more Il Santuario di Pasano (contrada in agro di Sava) si trova in una zona caratterizzata da un succedersi di insediamenti nelle diverse epoche: Primaldo Coco riporta in vari passaggi le origini del Casale di Pasano come insediamento sorto nei principi dell' Impero Romano (e al periodo romano risalirebbe, secondo questo storico, l'attuale toponimo, derivato, come prediale, dal nome di una gens colonizzatrice). Il Coco riferisce inoltre del ritrovamento di numismatica di tipo latino, magno-greco e bizantino, e di sepolcri a coperchi monoliti (COCO, 1915). Annoscia riferisce di sporadiche scoperte (tombe con corredi numismatici e ceramici) che hanno permesso di individuare la presenza di un centro abitato protrattasi nei secoli, dal periodo ellenistico a quello romano, bizantino, ecc. (ANNOSCIA, 1996). Il Pichierri, uno dei più meticolosi ricercatori e storiografi del territorio, cita Pasano (insieme ad altre contrade limitrofe) come luogo di "rinvenimenti di gruppi di tombe con ceramica magnogreca associata a ceramica indigena" (PICHIERRI, 1994).

Francesco Girolamo Cancellieri, nato a Roma nel 1751, fu storico, bibliotecario e scrittore. Nel ... more Francesco Girolamo Cancellieri, nato a Roma nel 1751, fu storico, bibliotecario e scrittore. Nel 1817 diede alle stampe la sua "Lettera al Ch. Sig. Dottore Koreff sopra il Tarantismo, l' aria di Roma e della sua campagna". In questa esposizione del lavoro del Cancellieri, pubblichiamo la parte della lettera nella quale parla del tarantismo. Il Cancellieri inizia la sua dissertazione spiegando cosa sono le tarantole, e poi passa a descrivere le caratteristiche, gli effetti e la sintomatologia del tarantismo, e la letteratura in merito. Successivamente, riporta una testimonianza del medico-ecclesiastico Domenico Sangenito, nativo di Lucera, così come il Sangenito la aveva redatta indirizzandola ad Antonio Bulifon, uno studioso, scrittore ed editore francese stabilitosi in Napoli (e che lo stesso Bulifon aveva pubblicato in una sua raccolta di "Lettere memorabili, istoriche, politiche ed erudite"). La testimonianza del Sangenito è riportata quasi integralmente anche dal De Martino in Sud e Magia, fatta esclusione per la parte iniziale nella quale il Sangenito descrive l'habitat delle tarantole, e una serie di loro caratteristiche.

In un precedente articolo ho parlato di Antoine-Laurent Castellan, in riferimento ad una "version... more In un precedente articolo ho parlato di Antoine-Laurent Castellan, in riferimento ad una "versione del Mito di Aracne" presente su alcuni siti web, che in realtà non è altro che un racconto di Castellan, ambientato in Brindisi e trasmesso a questo viaggiatore dalla gente che là ha incontrato, nel lontano 1797. 1 Trattavasi (secondo le testimonianze del popolo), di una storia accaduta in quei tempi, pochi anni prima, in quanto protagonista era una ragazza che lo stesso Castellan aveva visto danzare da tarantata. Questo racconto si snoda all'interno di un'opera del Castellan, Lettres sur l' Italie, faisant suite aux lettres sur la Morée, l' Hellespont et Costantinople, edita a Parigi nel 1819. L'opera è interessantissima, e narra di un viaggio in Italia da parte dell'autore francese, che fu scrittore e valente pittore. Le prime tappe del Castellan sono Otranto e Brindisi; a Brindisi, oltre che nell'apprezzare il paesaggio e i monumenti, si sofferma nella descrizione del tarantismo e di un episodio di tarantismo da lui direttamente osservato. Mosso dalla curiosità intorno al fenomeno, raccoglie ulteriori informazioni al riguardo. Dedica, perciò, un intero capitolo della sua opera a questo argomento (Lettre IX. Tarentule , effets de sa piqûre; guérison du tarentisme par la danse; formalités observées à cet égard; histoire de la malade). Nel mio articolo precedente, ho inserito unicamente la traduzione dei passi relativi alla storia della tarantata Ginevra; in questo, riporto integralmente la Lettera IX del Castellan, che si apre con una lunga dissertazione sugli effetti del morso della tarantola, sulla danza, sugli effetti terapeutici della musica, sul contesto del rituale. Inserisco, inoltre, gli spartiti delle Airs de la Tarentule che si trovano nel terzo tomo dell'opera, e che sarebbero, secondo quanto riportato dall'autore, le arie che ascoltò durante il suo soggiorno a Brindisi e che si fece trascrivere.

Lo Zafferano (Crocus) è sempre stato utilizzato per le sue proprietà digestive, stimolanti, lenit... more Lo Zafferano (Crocus) è sempre stato utilizzato per le sue proprietà digestive, stimolanti, lenitive, emmenagoghe. E' uno dei componenti della teriaca, l'antica panacea buona per tutti i mali, e sin dall'antichità è stato considerato come afrodisiaco sia maschile che femminile. In medicina popolare era utilizzato anche come sedativo e contro i crampi. In Grecia si credeva che avesse poteri curativi e divini, ed era chiamato "sangue di Ercole" da indovini e profeti. Secondo lo studioso Carl Ruck, lo zafferano veniva utilizzato ritualmente a scopi psicoattivi nella Grecia arcaica e sarebbe stato un componente degli incensi bruciati durante i Misteri Orfici. 1 Secondo Plinio il Vecchio lo Zafferano è narcotico e afrodisiaco. In effetti, le proprietà psicoattive sono: eccitanti ed euforizzanti a basse dosi, ad alte dosi narcotiche nonché abortive. 2 Il philonion, un preparato narcotico citato da Galeno, è composto da zafferano, pyrethrum, euphorbium, spica nardi, pepe e oppio. Il filosofo, esoterista e astrologo Porfirio (233-305 d.C.) cita una miscela finalizzata a rivelare segreti, a base di semi di coriandolo, zafferano, giusquiamo nero, semi di
" Signura, trasissi sicura: Lu figliu d' 'u Re veni a dormi a la nura" (da "Lu cannilèri", Vallel... more " Signura, trasissi sicura: Lu figliu d' 'u Re veni a dormi a la nura" (da "Lu cannilèri", Vallelunga)

Il Cotogno (dal greco κυδωνιά, nome botanico Cydonia oblonga) detto anche melo cotogno (in latino... more Il Cotogno (dal greco κυδωνιά, nome botanico Cydonia oblonga) detto anche melo cotogno (in latino malum cotoneum) è una pianta della famiglia delle Rosaceae originaria dell' Asia ma coltivata in tutto il mediterraneo. Le proprietà delle mele cotogne sono: toniche, antiinfiammatorie, astringenti per l'apparato digerente. Cotte, presentano proprietà lassative; come decotto o macerato, sembra costituiscano un efficace rimedio contro tosse e inappetenza. 1 Le mucillagini dei semi, sembrano essere efficaci a livello protettivo contro la disidratazione della cute e svolgere azione di contrasto all'insorgenza delle rughe. 2 A Calimera il nome dialettale (cidonèa) trae origine dal greco, così come a Martano e Sternatia (citonèa). Ad Acquarica, Alezio, Brindisi, Francavilla Fontana, Lecce, Manduria, Maruggio, Mesagne, Monteiasi, Parabita, Sava, Torricella e vari altri paesi si usa, come noto, il nome cutùgnu. 3 Conosciamo tutti questa bella pianta, i cui frutti, a maturazione autunnale, nella tradizione pugliese erano (e in parte sono ancora) utilizzati per la gustosa cutugnàta (marmellata di mele cotogne cotte). Altro utilizzo tipico delle mele cotogne è quello dell' arrostirle al forno o al caminetto (situate nella cenere a poca distanza dalla brace), e, ancora, come frutta sciroppata. La "cotognata" e la "mostarda di uva e mele cotogne" sono inserite dalla Regione Puglia nell' elenco dei Prodotti Agroalimentari tradizionali. 4 Gli antichi greci e romani conoscevano, coltivavano e utilizzavano questa pianta che, difatti, Plinio ritiene esportata dall'isola di Creta, e, particolarmente, dalla città di Cidòne (da qui, il nome greco). Gli antichi romani consumavano il frutto cotto accompagnato dal miele (spesso unito a mandorle e noci) ma ricavavano anche dalla fermentazione delle mele cotogne una bevanda alcolica inebriante. La tradizione della "cutugnàta" risale già ai romani stessi, che con questa marmellata confezionavano dolci e biscotti. Negli scavi di Oplonti (zona suburbana di Pompei) e a Pompei stesso si trovano spesso raffigurazioni di mele cotogne riprodotte, ad esempio, in un vaso di cristallo, insieme ad altra frutta, o raffigurate tra gli artigli di un orso che è ghiotto di questi frutti.
Divinazioni ai crocicchi e valenza magica dei crocevia. Il rituale della "Santa Monica" e altre f... more Divinazioni ai crocicchi e valenza magica dei crocevia. Il rituale della "Santa Monica" e altre forme di enodiomanzia nella magia popolare salentina Gianfranco Mele L' antica pratica della divinazione agli incroci ha sviluppato nel tempo e nei diversi luoghi ove è stata esercitata, numerose varianti, conservando sempre la caratteristica dell'essere attivata presso un trivio o un quadrivio. Il crocicchio ha sempre avuto una valenza magica, e anticamente si erigevano in questi luoghi colonne (Enòdi) dedicati ad Ecate o a Hermes o ai Lari o ad altre divinità e semidivinità pagane. Queste colonne sono state sostituite poi dai pilastri degli Osanna (dial. Sannài), le popolari colonne salentine sormontate da una croce, edificati anch'essi ai crocevia, e da edicole votive dedicate a santi e madonne, come nel caso della edicola di "Fra Sciannibuli" di Sava della quale parleremo più avanti.

L' Alloro nelle pratiche magiche e nella medicina popolare L' Alloro (Laurus nobilis) è utilizzat... more L' Alloro nelle pratiche magiche e nella medicina popolare L' Alloro (Laurus nobilis) è utilizzato nella medicina popolare come digestivo (infuso, liquore); antidiarroico (foglie aggiunte nell'acqua di cottura del riso), antireumatico e antiinfiammatorio (bacche macerate in olio d'oliva), calmante dei dolori mestruali (decotto di foglie di alloro insieme a camomilla). 1 L'infuso di Alloro è stato utilizzato in passato anche come sudorifero, mentre il pediluvio a base di questa pianta è stato utilizzato per combattere gonfiori e stanchezza dei piedi (questo utilizzo è stato molto sfruttato dagli antichi atleti prima delle gare). Pianta sacra ad Apollo, in antichità simboleggiava vittoria e successo. Era utilizzata per coronare vincitori e poeti. Nella tradizione popolare gode tuttavia anche fama di pianta funesta: si credeva che chi lo piantava sarebbe morto entro un anno. 2 Come tante altre piante gode di fama e significati ambivalenti, difatti si ha notizia di riti magici in cui l'alloro è utilizzato "per allungare la vita". 1 DOMENICO NARDONE, NUNZIA MARIA DITONNO, SANTINA LAMUSTA Fave e favelle, le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione, Centro di Studi Salentini, Lecce, 2012, pp. 141-142 2 NARDONE ET AL., op. cit., pag. 142 5 FRIEDRICH NIETZCHE, Il servizio divino dei greci, Adelphi, 2012 6 AQUILINO BONAVILLA, Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati nelle scienze, arti e mestieri che traggono origine dal greco, Tomo II, Tipografia Pirola, Milano, 1820, pag. 319 7 da λεκάνη = bacinella, μαντεία = divinazione, mantica 8 da κόσκινον, = crivello, e μαντεια = divinazione 9 vedi anche: GIANFRANCO MELE, Magia contadina: "lu sutazzu". Una pratica divinatoria ancora in uso in alcune aree N.B.: i contenuti di questo articolo hanno unicamente valenza documentaria antropologico-folkloristica. Preparati e ricette indicate non sono in alcun modo da considerarsi praticabili o sperimentabili. del Salento, Fondazione Terra d'Otranto, febbaraio 2018; GIANFRANCO MELE, Magia popolare: la divinazione con "lu sutazzu" (o Coscinomanzia), La Voce di Maruggio, dicembre 2018 10 ENRICO MALIZIA, Ricettario delle streghe,

Molti studiosi ricollegano le colonne degli "Osanna" (dial. Sannai) ai preistorici Menhir. La tes... more Molti studiosi ricollegano le colonne degli "Osanna" (dial. Sannai) ai preistorici Menhir. La tesi è la seguente: gli antichi Menhir sarebbero stati cristianizzati, riutilizzandoli come monumenti cristiani ed inserendovi il simbolo della croce (oppure e d'altro canto, l'usanza della costruzione della colonna dell' Osanna sarebbe un retaggio dell'antica devozione ai Menhir). Sulla scia di questa tesi, nel momento della "conversione" in "Sannai" alcuni menhir avrebbero subito modifiche, altri sarebbero stati lasciati più o meno come in antichità con l'aggiunta del simbolo cristiano, altri ancora sarebbero stati sostituiti, nel medesimo luogo, da una nuova "colonna". Lo studioso Paul Arthur rivede criticamente queste tesi e classifica come colonne costruite in epoca medievale molti monumenti identificati come menhir. 1 L'abitudine di innalzare pilastri in pietra a scopi cultuali, comunque, è antichissima e, se ha nei menhir e nei betili preistorici i precursori dei successivi monumenti cristiani, c'è anche un periodo intermedio che testimonia una continuità nell'utilizzo cultuale delle pietrefitte. Difatti, era abitudine di diversi popoli che hanno occupato nel tempo il Salento, innalzare questo genere di strutture litiche: dai cretesi, ai magno-greci, sino ai romani. Greci e Romani innalzavano lungo le pubbliche strade colonne e pilastri in pietra detti Enodii, sui quali erano scolpite le teste di divinità come Mercurio, Apollo, Ercole, Diana: "Enodi […] colonne o pilastri, da Plauto chiamate Viales e da Varrone Viacos, che lungo le strade innalzavano i superstiziosi Greci e Romani, imponendovi le teste di Mercurio, di Apollo, di Bacco o d'Ercole, perciò detti Enodii, cioè custodi e protettori delle vie. A questi, prima d'intraprender viaggi, solevano porgere sacrifici e voti. Indi Enodia fu soprannominata Diana dai Greci, e Trivia dai latini, perchè né trivii e quadrivii additava all'incerto viandante la via" 2
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