Il cinghiale (Sus scrofa) rappresenta un problema per l'agricoltura in molti Paesi europei, tra cui l'Italia, ma anche negli Stati Uniti. Negli ultimi decenni, la popolazione di questa specie è aumentata considerevolmente a causa di diversi fattori, tra cui la disponibilità di cibo, un clima favorevole, l'assenza di predatori naturali e la riduzione dell'attività agricola nelle aree montane, che ha allargato il suo habitat.
Il risultato è un impatto negativo sulle coltivazioni, con danni che vanno dalla distruzione dei campi al deterioramento del suolo a causa delle loro abitudini di scavo. Inoltre, i cinghiali rappresentano un rischio per la sicurezza stradale e possono trasmettere malattie al bestiame domestico, come la peste suina africana.
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Caratteristiche del cinghiale e suo impatto sull'agricoltura
I cinghiali sono onnivori opportunisti, con un regime alimentare che spazia dai frutti selvatici alle colture agricole. Sono dotati di un forte istinto di scavo, utilizzato per cercare radici e tuberi nel terreno, ma anche mais appena seminato. Questo comportamento, noto come grufolamento, porta alla distruzione di intere coltivazioni, danneggia i sistemi di irrigazione e altera la struttura del suolo.
I cinghiali si muovono in gruppi numerosi che possono devastare vaste aree in una sola notte. La loro capacità di riproduzione elevata aggrava ulteriormente il problema: una femmina può partorire due volte l'anno con cucciolate che arrivano fino a nove piccoli.
L'esperienza negli Stati Uniti con le trappole di cattura massale
Negli Stati Uniti, dove il cinghiale selvatico rappresenta un problema per l'agricoltura come in Italia, l'uso delle trappole a cattura massale è diventato uno strumento efficace per il controllo della popolazione di cinghiali selvatici. Sistemi come il BoarBuster, sviluppato dal Noble Research Institute, permettono di intrappolare interi gruppi di cinghiali in una sola operazione.
Queste trappole sono dotate di sistemi di monitoraggio remoto con videocamere e sensori che permettono agli operatori di attivare la chiusura solo quando un numero sufficiente di animali è all'interno. Questo metodo è particolarmente vantaggioso rispetto alla caccia, poiché consente di catturare contemporaneamente molti esemplari, riducendo in modo significativo la popolazione locale.
Le trappole sono dotate di sistemi di monitoraggio remoto con videocamere e sensori
Uno degli aspetti chiave di queste trappole è il loro design innovativo: anziché funzionare con un classico meccanismo a griglia, molte adottano un sistema di chiusura a caduta controllata, che riduce il rischio di fuga. Secondo il Noble Research Institute, l'uso prolungato di queste trappole può portare a una riduzione della popolazione di cinghiali fino all'88% in ampie aree. Tuttavia, il successo di questo metodo dipende dall'integrazione con altre strategie di controllo, come la gestione del territorio e il coinvolgimento delle autorità locali.
Particolarmente interessante è invece la soluzione sviluppata dal Mississippi Department of Agriculture and Commerce, che ha sviluppato una trappola low-tech, priva di sensori o telecamere. Il metodo di funzionamento ricorda quello di una nassa da pesca. Si crea un recinto con una rete robusta, agganciata a pali di acciaio. La rete è molto abbondante e ricade al suolo. Il cinghiale, attirato dalla presenza di mais al centro della trappola, striscia sotto la rete fino a fuoriuscire al centro. Una volta qui non è più in grado di sollevarla per uscire.
Il fatto che non ci sia una chiusura a scatto, spiegano i tecnici del Mississippi Department of Agriculture and Commerce, non mette in allarme i cinghiali, che rimangono all'interno tranquilli a mangiare il mais, fino a quando non arrivano i tecnici per l'abbattimento. Inoltre, l'assenza di un controllo da remoto rende questa soluzione molto facile da utilizzare, economica, e spostabile da un campo all'altro in poco tempo.
Questa soluzione è molto facile da utilizzare
La situazione normativa in Italia
In Italia, la legislazione prevede che gli agricoltori possano abbattere i cinghiali selvatici, ma solo rispettando regole molto precise. Per procedere all'abbattimento, l'agricoltore deve possedere un porto d'armi per uso venatorio e aver frequentato corsi di formazione per ottenere la qualifica di "selettore". Inoltre, gli abbattimenti devono essere autorizzati nell'ambito dei Piani di controllo della fauna selvatica approvati dalle regioni.
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L'uso delle trappole, singole o a cattura massale, in Italia è regolamentato e non può essere adottato liberamente dagli agricoltori. Chi fosse interessato a questa tecnica di contenimento deve rivolgersi alle autorità locali competenti, come le regioni o le province, per verificare la possibilità di impiego e ottenere le necessarie autorizzazioni.
In alcune zone già si stanno sperimentando sistemi simili a quelli statunitensi. In Valle d'Aosta, ad esempio, per contenere la diffusione del cinghiale ed evitare che trasmetta la peste suina africana ad allevamenti suini locali, sono state installate cinque trappole a rete, come quelle sviluppate dal Mississippi Department of Agriculture. In questo video, la descrizione dell'intervento.
La trappola installata in Valle D'Aosta
(Fonte foto: Tratta dal video visibile su questo sito)