Enrico Martini (partigiano)
Enrico Martini Mauri | |
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Il Comandante Mauri tra i suoi uomini | |
Soprannome | "Mauri" |
Nascita | Mondovì, 29 gennaio 1911 |
Morte | Isparta (Turchia), 19 settembre 1976 |
Cause della morte | incidente aereo |
Luogo di sepoltura | Cimitero urbano di Mondovì |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Italia |
Forza armata | Regio Esercito Resistenza partigiana Esercito Italiano |
Arma | Fanteria |
Corpo | Alpini |
Unità | 7º reggimento Alpini, 5ª Divisione alpina "Pusteria" |
Anni di servizio | 1929 - 1947 |
Grado | Tenente colonnello |
Comandanti | Pietro Badoglio |
Guerre | Guerra d'Etiopia Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna d'Italia (1943-1945) |
Battaglie | Battaglia del lago Ascianghi liberazione di Alba |
Comandante di | I divisione autonoma "Langhe" 1º Gruppo Divisioni Alpine, |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Scuola allievi ufficiali di Bra Regia Accademia Militare di Modena |
Altre cariche | dirigente d'azienda |
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Enrico Martini | |
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Deputato della Consulta nazionale | |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Università | Accademia militare di Modena |
Professione | militare di carriera |
Enrico Martini nome di battaglia "Mauri"[1] (Mondovì, 29 gennaio 1911 – Isparta, 19 settembre 1976) è stato un militare e partigiano italiano. Maggiore del Corpo degli alpini, fu fondatore e comandante del 1º Gruppo Divisioni Alpine, il gruppo di partigiani autonomi più importante ed efficiente durante la Resistenza, e venne decorato con Medaglia d'oro al valor militare a vivente. Nel dopoguerra cambiò nome aggiungendo il suo pseudonimo di battaglia, divenendo ufficialmente Enrico Martini Mauri[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato a Mondovì il 29 gennaio 1911[3] figlio di Battista Agostino e Clara Francolino.
Carriera militare
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la maturità classica fu ammesso all'Accademia militare di Modena nel 1929, al termine della quale proseguì nella regolare carriera di ufficiale degli alpini, nel 1936 con il 7º Reggimento alpini della divisione Pusteria, partecipa alla campagna etiopica e nella battaglia del lago Ascianghi è decorato con la Croce di guerra al valor militare.[3]
Iniziata la seconda guerra mondiale, nell'aprile del 1941 viene promosso Capitano e destinato in Africa settentrionale italiana, ove rimane fino alla primavera del 1943, prendendo parte alla battaglia di Marmarica[3] e del deserto egiziano. Fu decorato di due Croci di guerra al valor militare e promosso al grado di Maggiore per merito di guerra.[3]
Nella Resistenza
[modifica | modifica wikitesto]Rimpatriato nella primavera del 1943, è assegnato allo stato maggiore dell'esercito, ove rimane fino all'armistizio dell'8 settembre 1943, data alla quale si aggrega ad un reparto di Granatieri,[3] partecipando alla difesa di Roma. Non risponde all'appello lanciato dal Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani,[3] e in seguito raggiunge il Piemonte per unirsi alle unità della 4ª Armata, supponendo di dover proseguire nella resistenza contro i tedeschi. Viene catturato e imprigionato nel campo di concentramento di Apuania, da dove riesce nottetempo ad evadere ed il 17 settembre raggiunge le vallate del Monregalese.[3]
Di sentimenti monarchici, inizia l'organizzazione delle prime unità, da queste Valli, alle Langhe, al Monferrato, in venti mesi di combattimenti ininterrotti e spietati contro i nazifascisti, forma il 1º Gruppo Divisioni Alpine del C.V.L.[3] che alla data del 25 aprile 1945 conterà nove divisioni partigiane con oltre 5000 uomini bene armati ed addestrati[4] Contribuisce ampiamente alla liberazione di Torino, Asti, Alessandria, Alba, Bra, Mondovì, Ceva, Savona, dopo aver pagato alla Causa della Libertà un tributo di novecento morti e di oltre mille feriti e mutilati. Ai partigiani del I Gruppo Divisioni Alpine vennero conferite, per l'attività nel corso della Guerra di Liberazione, 6 Medaglie d'oro al Valor Militare e 5 d'argento.[5].
Contrasti con il CLN
[modifica | modifica wikitesto]Non mancò neppure qualche difficoltà ad essere riconosciuto come comandante, da parte del CLN provinciale di Cuneo, per il quale "Mauri" non era sufficientemente conosciuto e secca fu la risposta del comandante:
«... in verità anch'io, in venti mesi di guerra combattuta sui due terzi di quella provincia, non ho mai avuto il piacere di sapere che esistesse un CLN provinciale. Ma non tengo a conoscerlo neppure oggi.»
Il dopoguerra
[modifica | modifica wikitesto]Al termine della guerra fu membro della Consulta Nazionale (1945-1946) in rappresentanza delle Formazioni Autonome, e fu strenuo sostenitore della concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla città di Alba, quando era stato proposto il conferimento della Medaglia d'argento, inviando una lettera alla commissione Militare Regionale Piemontese.
Nel 1947 chiese, ed ottenne, il collocamento nella riserva, lasciando il servizio attivo nell'Esercito Italiano con il grado di tenente colonnello. Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Torino e divenne dirigente d'azienda.
Morì in Turchia, a causa di un incidente aereo, il 19 settembre 1976.[3]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Il 12 novembre 1947, il Consiglio comunale di Alba, con deliberazione n. 9, gli conferisce la cittadinanza onoraria.
«Maggiore Martini Enrico, comandante Mauri, organizzatore e capo delle formazioni Autonome dei Partigiani delle Langhe, portò all'ardua e pericolosa missione alto spirito di iniziativa ed indomito coraggio. La città di Alba, che diede alle schiere Partigiane il fiore della sua gioventù e che ebbe la ventura di essere liberata per la prima dal giogo nazifascista, di cui conobbe le feroci rappresaglie, conferisce al comandante Mauri la Cittadinanza Onoraria in segno di plauso, e nel suo nome esalta i partigiani di tutte le formazioni ed i loro Comandanti che lottando stoicamente nella regione albese dal 1943 al 1945, hanno bene meritato della causa della Liberazione.»
Le città di Alba e Torino gli hanno dedicato una via
Letteratura
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Italiane
[modifica | modifica wikitesto]A cui si aggiunge la promozione a Tenente Colonnello per Meriti di Guerra:
- Da un pugno di partigiani raccoltisi attorno a lui poco dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, riusciva a creare un raggruppamento di divisioni alpine che divenne poderoso strumento di guerra nel successivo sviluppo della lotta armata clandestina. Ricercato dal nemico che lo perseguitò negli affetti famigliari, catturato e sfuggito alla prigionia, mai ha esitato nel mettere al servizio della causa la sua capacità di organizzatore e di comandante. Concludeva con perizia ed ardimento importanti operazioni militari impegnando grandi unità nemiche particolarmente nelle Valli Corsiglia, Casotto, Mongie e Tanaro e nella azione di Dogliani. Le formazioni da lui comandate superarono la forza di 5000 uomini bene armati e addestrati.
- (Piemonte, Langhe, ottobre 1943-settembre 1944)
Estere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ nel libro Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio chiamato anche Lampus.
- ^ ANPI: Enrico Martini Mauri.
- ^ a b c d e f g h i Conti 2013, p. 12.
- ^ Vedi la motivazione della promozione per Meriti di Guerra, Bollettino Ufficiale del Ministero Difesa-Esercito, Dispensa 13a, Anno 1952.
- ^ Metarchivi Istoreto Archiviato il 3 marzo 2012 in Internet Archive.. L'intero dossier documentario del I Gruppo Divisioni Alpine è conservato presso l'archivio dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti".
- ^ La resistenza monarchica in Italia (1943-1945), pag 90.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Renzo Amedeo, Alba libera: fatti, giorni, protagonisti . 35 Anniversario della liberazione, Fossano, Centro Studi Partigiani autonomi Torino, 1980.
- Domenico De Napoli, Antonio Ratti, Silvio Bolognini, Napoli, Guida editore s.p.a., 1985, ISBN 88-7042-887-7.
- Enrico Martini, Noi del 1º Gruppo Divisioni Alpine Settembre 1943-Maggio 1945. Una resistenza da riscoprire, Cairo Montenotte, L.Editrice., 2011, ISBN 978-88-95955-48-3.
- Enrico Martini, Con la libertà e per la libertà, Torino, Società editrice torinese, 1947.
- Enrico Martini, Partigiani penne nere: Boves ,Val Maudagna, Val Casotto, Le Langhe, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1968.
- Piero Negri, Luca Bufano, Pierfrancesco Manca, Il partigiano Fenoglio: uno scrittore nella guerra civile, Roma, Fandango libri, 2000, ISBN 88-87517-09-6.
- Aldo Spinardi, Mauri e i suoi, Cuneo, Collana storica della Resistenza cuneese. Cassa di Risparmio di Cuneo, 1994.
Periodici
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Conti, Divergenze parallele, in Il Granatiere, n. 4, Roma, Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, ottobre-dicembre 2013, pp. 12-13.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Resistenza italiana
- Repubblica partigiana di Alba
- Formazioni autonome militari
- Ettore Ruocco
- Innocenzo Contini
- Pietro Augusto Dacomo
- Nicola Monaco
- Piero Balbo
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Enrico Martini
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Enrico Martini Mauri, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
- Enrico Martini, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Federazione Italiani Volontari della Libertà, su fivl.net.
- Fondo archivistico I Gruppo divisioni alpine presso Istoreto, su metarchivi.istoreto.it. URL consultato il 22 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
- Scheda biografica di Enrico Martini a cura dell'ANPI, su anpi.it.
- Associazione Centro Studi di Letteratura Storia Arte e Cultura Beppe Fenoglio o.n.l.u.s., su centrostudibeppefenoglio.it.
- Il comandante Mauri, nelle parole di chi allora era solo un bambino a cui ne venivano raccontate le gesta, da Memoro - la Banca della Memoria
- Camminare nella storia: i sentieri della libertà nelle valli monregalesi (PDF), su memoriadellealpi.net. URL consultato il 22 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 45911653 · ISNI (EN) 0000 0000 7974 5515 · SBN CFIV052408 · BAV 495/164233 · LCCN (EN) n89649067 |
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