Aḥmad Ḥusayn al-Sharʿa
Abū Muḥammad al-Jawlānī | |
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Soprannome | "Lo shaykh conquistatore" |
Nascita | Riyāḍ[1], 5 maggio 1982 |
Religione | Islam |
Dati militari | |
Paese servito | al Qāʿida (2003–2016)
Jabhat Fatḥ al-Shām (2016–2017) |
Forza armata | Mujāhidīn |
Anni di servizio | 2003 – oggi |
Grado | Emiro di Taḥrīr al-Shām |
Guerre | Guerra in Iraq Guerra civile siriana |
Campagne | Guerriglia irachena Intervento militare contro l'ISIS Offensiva nella Siria nord-occidentale del 2024 |
Comandante di | Terroristi iracheni |
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Abū Muḥammad al-Jawlānī, nome di battaglia di Aḥmad Ḥusayn al-Sharʿa,[1][2] (in arabo أحمد حسين الشرع?; Riyāḍ, 5 maggio 1982[1]), è un politico e terrorista siriano, leader militare ("Emiro")[3] dell'organizzazione Hay'at Taḥrīr al-Shām (in Lingua araba هيئة تحرير الشام, ossia "Organizzazione per la liberazione della Siria", o del Levante (inteso come "Grande Siria"), e leader delle forze armate antigovernative che nel dicembre 2024 hanno rovesciato il governo di Baššār al-Asad in Siria[4].
Nel 2003-2004, Abū Muḥammad al-Jawlānī si unì ad al-Qāʿida in Iraq, che in seguito divenne lo Stato Islamico in Iraq (ISI). Fu arrestato e detenuto nella prigione di Camp Bucca in Iraq, da cui fu rilasciato nel 2008. Nel 2011, su ordine del comandante dell'ISI, Abū Bakr al-Baghdādī, fu inviato in Siria per creare il Fronte al-Nuṣra, una filiale dell'ISI, con l'obiettivo di combattere contro il governo siriano di Baššār al-Asad.
Nel 2013, le crescenti tensioni tra al-Baghdādī e al-Jawlānī emersero chiaramente quando al-Baghdādī annunciò la fusione del Fronte al-Nuṣra con lo Stato Islamico in Iraq, formando lo Stato Islamico in Iraq e Levante (ISIS o ISIL). Al-Jawlānī si rifiutò di accettare questa fusione e giurò fedeltà ad Ayman al-Ẓawāhirī, leader di al-Qāʿida, segnando una spaccatura definitiva tra ISIS e al-Qāʿida. Questo episodio rappresentò l'inizio di un conflitto aperto tra i due gruppi.
Nel 2016, il Fronte al-Nuṣra cambiò nome in Jabhat Fatḥ al-Shām (Fronte della conquista della Siria), dichiarando di essersi separato ufficialmente da al-Qāʿida. Successivamente, nel 2017, Jabhat Fatḥ al-Shām si fuse con altre organizzazioni islamiste siriane minori per formare l' Hay'at Taḥrīr al-Shām (HTS).
Il 16 maggio 2013, al-Jawlānī è stato designato come "terrorista" dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America[5] e quattro anni dopo annunciarono una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni che portassero alla sua cattura.[6]
Biografia
Gioventù e guerra in Iraq
Abū Muḥammad nacque nel 1982 a Riyāḍ da una famiglia originaria delle alture del Golan, anche se l'Agenzia di stampa britannica Reuters specifica che in realtà sarebbe nato nella siriana al-Darʿā. Il nonno abbandonò la regione in seguito all'invasione israeliana del 1967. Il padre, consulente petrolifero, era un convinto nazionalista arabo della sinistra di orientamento nasseriano. Nel 1989 la famiglia si trasferì a Damasco, nel quartiere benestante di al-Mazza; Abū Muḥammad crebbe quindi in una famiglia di classe media, in un ambiente profondamente laico e liberale; il suo avvicinamento all'islamismo si verificò solo a partire dai primi anni 2000, quando cominciò a frequentare le moschee dei quartieri più periferici di Damasco.[1] Dopo aver completato gli studi secondari è entrato nella Facoltà di Medicina dell'Università di Damasco, dove ha studiato per due anni prima di lasciare il paese per raggiungere l'Iraq durante il suo terzo anno di studi universitari.[7]
Una volta spostatosi in Iraq per combattere le truppe statunitensi dopo l'invasione dell'Iraq del 2003, rapidamente si mise in mostra nei ranghi di al-Qāʿida, in cui si dice fosse diventato uno stretto collaboratore del giordano Abū Muṣʿab al-Zarqāwī, il leader del gruppo noto come al-Qāʿida in Iraq. Dopo che al-Zarqāwī fu ucciso nel 2006 in un'operazione aerea statunitense, al-Jawlānī abbandonò l'Iraq, risiedendo per un breve periodo in Libano, dove offrì supporto logistico al gruppo militante Jund al-Shām (L'esercito di Siria), che abbracciava l'ideologia di al-Qāʿida.
Tornò ancora in Iraq per continuare la lotta armata ma fu arrestato dai militari statunitensi e detenuto a Camp Bucca, alla frontiera iracheno-kuweitina. In quel campo di detenzione, dove i militari USA rinchiudevano migliaia di sospetti militanti, al-Jawlānī insegnò l'arabo classico ad altri prigionieri.[8]
Dopo essere stato rilasciato nel 2008 dalla prigione di Camp Bucca al-Jawlānī riprese il suo impegno militante, questa volta accanto ad Abū Bakr al-Baghdādī, allora a capo di al-Qāʿida in Iraq. Fu nominato responsabile delle operazioni di al-Qāʿida nella provincia di Mossul, ufficialmente chiamata Governatorato di Ninawa (ossia di Ninive).[8]
La nisba al-Jawlānī, che viene scritta anche nelle forme al-Julani, al-Joulani, al-Jolani e al-Golani,[9] si riferisce alle Alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele fin dal 1967, a seguito della guerra dei sei giorni.[senza fonte]
Guerra civile siriana
Insurrezione siriana e fondazione di al-Nuṣra
Poco dopo l'inizio dell'insurrezione siriana contro il regime di Baššār al-Asad, al-Jawlānī si spostò in territorio siriano e, col pieno sostegno di al-Baghdādī, creò nel gennaio del 2012 l'organizzazione della Jabhat al-Nuṣra, di cui al-Jawlānī divenne "Emiro generale". Sotto la leadership di al-Jawlānī, al-Nuṣra divenne uno dei più potenti gruppi armati in Siria.[8]
Ascesa di Dāʿesh
Al-Jawlānī accrebbe il suo ruolo nell'aprile del 2013, allorché respinse un tentativo di al-Baghdādī di porre sotto il proprio controllo il Fronte al-Nuṣra (cosa che rivelò la profonda spaccatura all'interno della rete globale di al-Qāʿida). Al-Jawlānī prese decisamente le distanze dalla pretesa di far fondere i due gruppi in un'unica organizzazione chiamata Stato Islamico dell'Iraq e Siria,[10] o ISIS (o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, o ISIL, o col suo acronimo arabo Dāʿesh), come annunciato da al-Baghdādī. Dichiarò invece la propria fedeltà direttamente al leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, che si dice fosse nettamente ostile al progetto di al-Baghdādī di fondere entrambi i gruppi gihadisti, e affermò che il suo gruppo avrebbe mantenuto il suo nome e la sua autonomia. Al-Jawlānī si dice abbia detto: "Vi informiamo che né il comando di al-Nuṣra, né il suo Consiglio consultivo, né i suoi organizzatori generali, erano a conoscenza di questo annuncio. Esso li raggiunge attraverso i media e se il discorso è autentico, noi però non siamo stati consultati".[11] Nel giugno del 2013, Al Jazeera ha riferito che aveva ricevuto una lettera scritta dal leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, indirizzata sia ad Abū Bakr al-Baghdādī, sia ad Abū Muḥammad al-Jawlānī, in cui egli esprimeva la propria contrarietà nei confronti della fusione delle due organizzazioni e nominava un suo emissario per controllare lo stato delle relazioni tra loro e metter fine alle tensioni esistenti.[12]
Più tardi, in quello stesso mese, fu reso pubblico un audiomessaggio di Abū Bakr al-Baghdādī, in cui egli respingeva le disposizioni di al-Ẓawāhirī e dichiarava che la fusione delle due organizzazioni nello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante procedeva. Seguirono scontri tra al-Nuṣra e ISIS per il controllo del territorio siriano.[13]
Malgrado alcune frizioni con i membri dell'Esercito Siriano Libero, la Jabhat al-Nuṣra di al-Jawlānī ha operato spesso insieme all'ESL contro le truppe di al-Asad nelle aree contese. Il gruppo è più popolare in Siria rispetto a Dāʿesh, che è in maggioranza composto da combattenti stranieri (foreign fighters) ed è stato aspramente criticato per la sua brutalità e per aver tentato d'imporre una stretta (e talora innovatrice) interpretazione della Sharīʿa nelle aree sotto il suo controllo. La Jabhat al-Nuṣra, per contro, è composto in massima parte da siriani, molti dei quali hanno combattuto le forze statunitensi in Iraq.[8]
Il risorgere di al-Nuṣra
Il 27 maggio del 2015, nel corso della guerra civile siriana, al-Jawlānī è stato intervistato a Idlib da Aḥmad Manṣūr, un giornalista dell'emittente qatariota Al Jazeera, tenendo coperto il proprio volto. Egli definì la Conferenza di pace Ginevra 2 "una farsa" e accusò la filo-occidentale Coalizione nazionale siriana delle forze dell'opposizione e della rivoluzione di non rappresentare il popolo siriano, e di non poter vantare alcuna presenza reale sul terreno in Siria. Al-Jawlānī sostenne che al-Nuṣra non aveva piani per attaccare obiettivi occidentali, e che la sua priorità più importante era il combattere il regime siriano, Hezbollah e Dāʿesh.
Al-Jawlānī si crede abbia dichiarato che "il Fronte al-Nuṣra non ha alcun piano per colpire l'Occidente. Noi riceviamo ordini chiari da Ayman al-Zawahiri di non usare la Siria come un trampolino di lancio per attaccare gli USA o l'Europa, per non danneggiare la vera missione contro il regime di al-Asad. Forse al-Qāʿida lo fa, ma non qui in Siria. Le forze di al-Asad ci combattono su un fronte, Ḥezbollāh su un altro e ISIS su un terzo fronte. Si tratta solo di reciproco interesse".[14]
Interrogato sui piani di al-Nuṣra sulla Siria del dopoguerra, al-Jawlānī ha dichiarato che, una volta terminata il conflitto, tutte le fazioni nel Paese sarebbero state consultate sulla possibilità o meno della "nascita di uno Stato islamico". Ha anche ricordato che al-Nuṣra non avrebbe colpito la minoranza islamica degli alauiti, a dispetto del suo sostegno al regime di al-Asad. "La nostra guerra non è questione di vendetta contro gli alauiti, malgrado il fatto che, per l'Islam, essi sono considerati eretici".[14] Un commento a questa intervista attesta tuttavia che al-Jawlānī avrebbe anche detto che gli alauiti sarebbero rimasti soli fin quando non avessero abbandonato gli elementi della loro fede che contraddicevano l'Islam, che per al-Jawlānī è quello sunnita salafita.
Leader di Hayʾat Taḥrīr al-Shām
Nel 2017 il Fronte al-Nuṣra, dopo diverse vicissitudini, confluisce nell'Hayʾat Taḥrīr al-Shām e al-Jawlānī diviene pertanto leader di tale formazione. Sebbene la nuova formazione dichiari di essersi "consensualmente separata" dal network di al-Qāʾida, numerosi osservatori sostengono che tali organizzazioni di stampo salafita permangano in stretto legame ma che il gruppo siriano agisca in tal modo auspicando un maggior sostegno internazionale (specialmente da parte della Turchia) e la rimozione da diversi degli elenchi delle organizzazioni terroristiche in cui è inserito.
Il 30 novembre 2024, nel corso della offensiva anti-governativa lanciata dal nord-ovest della Siria, è diffusa la notizia della sua morte in un raid aereo governativo, la quale è smentita il 4 dicembre successivo da immagini su canali Telegram che lo mostrano acclamato da una folla all'interno della cittadella storica di Aleppo appena conquistata.[15]
Note
- ^ a b c d The Frontline Interview: Abu Mohammad al-Jolani, su PBS. URL consultato il 25 aprile 2022.
- ^ Golani, intervistato da Martin Smith per Frontline PBS, ha confermato di chiamarsi Aḥmad al-Sharʿa
- ^ Il termine Emiro (Amīr), che significa "Comandante militare", è il titolo dato nelle organizzazioni gihadiste ai comandanti militari
- ^ Abu Mohammed al-Jolani, chi è il leader dei ribelli siriani, su ilsole24ore.com.
- ^ Terrorist Designation of Al-Nusrah Front Leader Muhammad Al-Jawlani, su state.gov. URL consultato il 28 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
- ^ Syrian rebel leader says goal is to ‘overthrow’ Assad regime, su CNN.
- ^ Joulani medical student and family Abdallah born in Deir al-Zour, su Syrian Press Center, 11 giugno 2015. URL consultato il 15 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2015).
- ^ a b c d Elusive Al-Qaeda leader in Syria stays in shadows, su Times of Israel, 4 novembre 2013. URL consultato il 15 giugno 2015.
- ^ https://www.reuters.com/world/middle-east/abu-mohammed-al-golani-former-al-qaeda-chief-who-is-syrias-leading-rebel-2024-12-05/
- ^ Da intendere come "Grande Siria".
- ^ Al-Nusra Commits to al-Qaeda, Deny Iraq Branch 'Merger', Agence France-Presse, 10 aprile 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
- ^ Qaeda chief annuls Syrian-Iraqi jihad merger, in Al Jazeera English, 9 giugno 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
- ^ ISIS vows to crush rival rebel groups, in The Daily Star, 8 gennaio 2014. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2014).
- ^ a b Syria Al-Qaeda leader: Our mission is to defeat regime, not attack West, su al-Jazeera, 28 maggio 2015. URL consultato il 30 maggio 2015.
- ^ (EN) Syrian rebels surround key city Hama on 'three sides', war monitor says, su france24.com, 4 dicembre 2024.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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