Cecil Beaton
Cecil Walter Hardy Beaton (Hampstead, 14 gennaio 1904 – Broad Chalke, 18 gennaio 1980) è stato un fotografo e costumista britannico.
Biografia
modificaCecil Beaton nasce a Hampstead, in Inghilterra, conosciuto anche come Sir Cecil Walter Hardy Beaton. Uno dei quattro figli di Ernest Beaton, commerciante di legname e padre di una famiglia di classe media.[1] Cecil è appassionato d'arte fin da giovane e viene incoraggiato a seguire questa sua passione. Nella sua auotobiografia Beaton racconterà la prima volta in cui ha provato interesse per la fotografia: quando a tre anni trovò delle cartoline della attrice edoardiana Lily Elsie.
Da questo episodio Beaton inizierà a scovare e collezionare le cartoline di attrici famose, estetica che influenzerà il suo stile fotografico. Inizia a fotografare a 11 anni, quando i suoi genitori gli regalano la sua prima macchina fotografica, una Box-Brownie, lui stesso ha raccontato di aver sperimentato molto e che si divertiva facendo posare la madre e le sorelle.[2] Dopo il liceo studia storia e architettura all'Università di Cambridge e dal 1926 si dedica alla fotografia e a disegnare costumi e scenografie per la televisione e poi per il cinema. Vince due Oscar per Gigi e My Fair Lady. In particolar modo diventerà un'icona della moda il vestito bianco e nero disegnato da Beaton ed indossato da Audrey Hepburn in My Fair Lady.
Nel 1927, a soli 23 anni, Beaton viene assunto dalla rivista Vogue come disegnatore ma si fa apprezzare anche per la sua fotografia. Dal 1939 al 1945 è il fotografo ufficiale del Ministero dell'informazione Britannico, viaggiando dalla Cina al Medio Oriente e rischiando la vita più volte. La sua fotografia in questo periodo subisce una svolta epocale, Beaton ritrae dai soldati ai capi di Stato, e gli scatti di questo periodo sono considerati tra i più importanti. Negli anni '40 Beaton riprenderà a collaborare con Vogue, e le sue fotografie riappariranno sia su Vogue inglese che su Vogue America. Sir Beaton è stato anche un viveur dei suoi tempi, particolarmente attratto dalle personalità stravaganti ed eclettiche e sempre impegnato nella vita dell'epoca. Tramite i suoi scatti di inizi carriera ha documentato e vissuto a pieno i divertimenti delle Bright Young Things, ovvero quella generazione che ha vissuto la giovinezza a cavallo tra i due conflitti mondiali, negli anni '30, caratterizzata da una particolare spensieratezza e una instancabile voglia di vivere.[3]
Cecil Beaton è stato anche il fotografo ufficiale della famiglia reale britannica, e grazie alle sue immagini che ritraevano una regina più accessibile e più umana, anche madre e moglie, ha contribuito a ristabilire la popolarità della Corona.[4] Anche quando si tratta di incarichi ufficiali Beaton propone uno stile patinato, che ricorda il glamour e riesce ad ammorbidire l'immagine di Elisabetta II, fino a quel momento vista come donna rigida ed austera. Anche per questo viene insignito del titolo di Sir, proprio per volere della sovrana per i suoi meriti nelle arti.[5] A Cecil Beaton è stato dedicato un docufilm diretto da Lisa Immordino Vreeland ed intitolato Love, Cecil, che racconta la vita del fotografo a partire da filmati originali, foto d'epoca e i diari di Beaton.[6] Cecil Beaton è stato preso da esempio da tantissimi fotografi tra cui Erdem Moralioglu, che nei suoi lavori include spesso citazioni agli scatti di Beaton.[7] Nel 2020 la National Portrait Gallery di Londra ha dedicato una mostra a Beaton, intitolata Bright Young Things dedicata ai primi anni del fotografo, quando i soggetti dei suoi lavori erano la sua cerchia di amici ricchi, belli e aristocratici.[8]
Estetica fotografica
modifica«Siate audaci, siate differenti, siate poco pratici, siate qualsiasi cosa che possa affermare l’integrità della convinzione e dell’immaginazione.»
La fotografia di Beaton è in bianco e nero, caratterizzata da una profonda vena irriverente che va a cercare dettagli inusuali anche in donne iconiche come Marilyn Monroe e Grace Kelly.[9]
Beaton è stato un grande innovatore del mondo fotografico, nonché uno dei più importanti fotografi del ventesimo secolo. Beaton ha fotografato per esempio la regina Elisabetta II, Wallis Simpson e Edoardo VIII, icone come Greta Garbo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe, o personalità come la pittrice Bridget Bate Tichenor, lo scrittore H. G. Wells, Elizabeth Taylor, Richard Burton. In queste e altre occasioni ha mostrato il suo più grande talento, ovvero quello di riuscire a far emergere degli elementi mai visti in personalità importanti e sotto gli occhi di tutti, riusciva infatti ad umanizzarle e a renderle più complete, mostrandone un lato nuovo e più vicino allo spettatore, che riusciva a coglierne anche i lati più nascosti.
Grazie alle immagini Beaton riusciva a rafforzare lo status quo di queste personalità. Questo valeva per i personaggi politici tanto quanto per gli scatti di moda, in cui il surrealismo ne faceva da padrone. Beaton è stato uno dei primi fotografi ad utilizzare tecniche proprie della scenografia teatrale per scattare fotografie estremamente particolari, si ricorda ad esempio lo sfondo in cellophane o in lamina d'argento. Il glamour femminile è sempre al centro della fotografia di Beaton, pur essendo reinterpretato con personalità, l'estetica della sua fotografia di moda è stata di certo influenzata dalla sua bisessualità, dalla cultura queer e dall'estetica visiva della Pop Art di Andy Warhol e David Hockney.[10]
Nella fotografia di guerra, invece, Cecil Beaton non si sofferma sugli orrori, ma piuttosto su uno spirito di ricostruzione e di ricerca dell'umanità, di resilienza. Uno degli scatti più rappresentativi di questo periodo ritrae una bambina ricoverata in ospedale, Eileen Dunne, a soli tre anni, che stringe la sua bambola di pezza. Questa fotografia finirà sulla copertina di Life e farà il giro del mondo facendo parlare dei conflitti in Europa e scuotendo gli animi, contribuendo alla decisione degli Stati Uniti di intervenire nel conflitto mondiale.[11]
Foto celebri
modifica- "Miss Mary Taylor", Anni '30
- "I fratelli Marx", 1932 c.
- "Katharine Hepburn", 1934/1936 - 1960
- "Dürrüşehvar Sultan, principessa di Berar", 1940, 1954, 1965
- "Maria Callas", 1956
- "Marilyn Monroe, 1956
- "La Principessa Natalie Paley ", 1930 c.
- "Miss Nancy Beaton", 1925 c.
- "Fotografia di moda", 1935-36 c.
- "Marlene Dietrich ", 1935
Spettacoli teatrali
modifica- My Fair Lady (1956)
Filmografia
modifica- Il maggiore Barbara (Major Barbara), regia di Gabriel Pascal e, non accreditati, Harold French e David Lean (1941)
- Kipps, regia di Carol Reed - costumi (1941)
- Dangerous Moonlight, regia di Brian Desmond Hurst (1941)
- Il nemico di Napoleone (The Young Mr. Pitt), regia di Carol Reed (1942)
- On Approval, regia di Clive Brook
- Felicità proibita (Beware of Pity), regia di Maurice Elvey (1946)
- Un marito ideale (An Ideal Husband), regia di Alexander Korda - costumi (1947)
- Anna Karenina, regia di Julien Duvivier (1948)
- The Truth About Women, regia di Muriel Box (1957)
- Gigi, regia di Vincente Minnelli (1958)
- Il dilemma del dottore (The Doctor's Dilemma), regia di Anthony Asquith (1958)
- My Fair Lady, regia di George Cukor - costumi (1964)
Note
modifica- ^ Ande, Cecil Beaton, su Rosso Foto, 3 gennaio 2010. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ CHIARA CORONELLI, L'alta società di Cecil Beaton, su Il giornale dell'arte, 5 marzo 2020. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Federica Camurati, Cecil Beaton, in mostra l'universo delle «Bright young things», su MFfashion, 6 luglio 2014. URL consultato il 14 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2021).
- ^ Paola C, Come Cecil Beaton salvò la Regina, su Vitadamuseo, 6 luglio 2014. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Adriana Polveroni, Sir Cecil Beaton, fotografo "dandy", su Repubblica, 28 marzo 2002. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Redazione, Su Sky Arte: la storia di Cecil Beaton, su Arttribune, 5 marzo 2020. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ ROSALIND JANA, Erdem: 7 lezioni che ha imparato da Cecil Beaton, su Arttribune, 19 FEBBRAIO 2020. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Nicol Degli Innocenti, L’incanto dorato di Cecil Beaton, su Sole 24 ore, 31 agosto 2020. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Redazione, I 15 migliori fotografi di moda (FOTO), su Blogdimoda, 8 luglio 2015. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Redazione, Cecil Beaton: Grandi Fotografi, su Fotografia moderna, 23 marzo 2021. URL consultato il 14 luglio 2021.
- ^ Redazione, Cecil Beaton e la foto che cambiò il mondo, su AEMorgan, 23 marzo 2021. URL consultato il 14 luglio 2021.
Bibliografia
modifica- (EN) Charles Spencer, Cecil Beaton, Stage and Film Designs - Academy Editions - London/St.Martins Press - New York 1975
- (EN) David Chierichetti, Hollywood Costume Design, Cassell & Collier Macmillan Publishers Ltd, London 1976 ISBN 0-289-707-307
- (EN) Elizabeth Leese, Costume Design in the Movies BCW Publishing Limited, 1976 ISBN 0-904159-32-9
- (EN) Dale McConathy con Diana Vreeland Hollywood Costume - Glamour! Glitter! Romance!, Harry N. Abrams, Inc., Publishers, New York 1976
- Cecil Beaton - 60 fotografie 1922-1971 Electa, Milano 1982
- (EN) Cecil Beaton - edited by Dr. David Mellor - Barbican Art Gallery, London (1986)
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Cecil Beaton
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cecil Beaton
Collegamenti esterni
modifica- Beaton, Sir Cecil, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Sir Cecil Beaton, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Opere di Cecil Beaton, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Cecil Beaton, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Cecil Beaton, su Discogs, Zink Media.
- Cecil Beaton, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Cecil Beaton, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Cecil Beaton, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Cecil Beaton, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.
- (EN) Cecil Beaton / Cecil Walter Hardy Beaton, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
- (DE, EN) Cecil Beaton, su filmportal.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 32015653 · ISNI (EN) 0000 0001 2126 6770 · SBN CFIV016639 · Europeana agent/base/148698 · ULAN (EN) 500001040 · LCCN (EN) n50006451 · GND (DE) 118507834 · BNE (ES) XX850543 (data) · BNF (FR) cb12052438r (data) · J9U (EN, HE) 987007521187005171 · NSK (HR) 000451712 · NDL (EN, JA) 00432634 · CONOR.SI (SL) 136773219 |
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