Dioniso: differenze tra le versioni

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Da amico ad amante; giustificato dal fatto che desiderava giacere con Dioniso
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{{nota disambigua||Dionisio (disambigua)|Dionisio}}
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{{citazione|Suolo di Tebe, a te giungo. Io sono Dioniso, generato da Zeus.|[[Euripide]], ''[[Le Baccanti]]'', 1-2}}
 
'''Dioniso''' (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/diˈɔnizo/|it}}, alla latina {{IPA|/dioˈnizo/|it}}<ref>{{DOP|id=1019804}}</ref>; {{lang-grc|Διόνυσος}}, [[dialetto attico]]; in greco omerico: {{polytonic|Διώνυσος}}; in greco eolico: {{polytonic|Ζόννυσσος}} o {{polytonic|Ζόννυσος}}; in [[Linearelineare B]]) è una divinità della [[religione greca]].
 
Originariamente fu un dio arcaico della vegetazione<ref group="Nota">Il Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.</ref>, legato alla [[Linfa (botanica)|linfa]] vitale che scorre nelle piante<ref group="Nota">Linfa che si ritrae nel mondo [[Divinità ctonie|ctonio]] durante i mesi invernali per poi tornare a scorrere vivida in quelli estivi; infatti erano a lui
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== Attributi ed epiteti ==
[[File:Dionysos on a cheetah, Pella, Greece.jpg|thumb|Dioniso a cavallo di un [[ghepardo]], [[mosaico]] a [[Pella (città antica)|Pella]], [[Grecia]], [[IV secolo a. C.]]]]
Solitamente accompagnato da un corteo chiamato [[tiaso]] e composto dalle sue sacerdotesse (dette [[menadi]] o [[baccanti]], donne in preda a frenesia estatica e sessuale e invasate dal dio), bestie feroci, [[satiri]] e [[sileni]]. Care al dio erano le piante della [[vitis vinifera|vite]] (da cui il legame con il [[vino]] e la [[vendemmia]]<ref>Il vino fu dono di Dioniso all'uomo secondo Esiodo, ''Catalogo delle donne'' fr. 239 Merkelbach-West; v. anche ''Le opere e i giorni'', 614.</ref>) e alldell'[[edera]] (in particolare alcune specie di edera, contenenti sostanze [[psicotropo|psicotrope]], e che venivano lasciate macerare nel vino)<ref name="Nota3">L'edera, peraltro, ha una forma che può ricordare quella della vite, e a volte le veniva attribuito l'appellativo poetico di ''oinôps'' o ''oinōpós'' (“color del vino”) che indica appunto la sua appartenenza a Dioniso quale dio del vino. In particolare La corrispondenza fra le due piante è illustrata da [[Walter F. Otto]] in una pagina classica del suo saggio su Dioniso: «L'edera fiorisce in autunno quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra la sua fioritura e l'epoca dei frutti sta il tempo dell'epifania dionisiaca nei mesi invernali. Così, in certo qual modo l'edera rende omaggio al dio delle inebrianti feste invernali, dopo che i suoi germogli si sono librati in alto, come se recassero una nuova primavera. Ma anche senza tale trasformazione essa è un ornamento dell'inverno. Mentre la vite dionisiaca necessita il più possibile della luce e del calore solare, l'edera dionisiaca ha un bisogno sorprendentemente limitato di luce e di calore, e fa germogliare la sua freschissima verzura anche all'ombra e al freddo. Nel bel mezzo dell'inverno, quando si celebrano strepitanti feste dionisiache, si stende baldanzosa con le sue foglie frastagliate sul terreno dei boschi o si arrampica sui tronchi quasi volesse, al pari delle Menadi, salutare il dio e circondarlo nella danza. La si è paragonata al serpente, e la natura fredda attribuita a entrambi si ritiene sia il motivo per cui essi appartengono a Dioniso. Effettivamente il movimento con cui l'edera striscia sul terreno o si avvolge agli alberi può ricordare i serpenti che le selvagge accompagnatrici di Dioniso intrecciano nei capelli o tengono fra le mani».</ref><ref>{{Cita|Otto 2005|p.&nbsp;162}}.</ref>.
Uno dei suoi attributi era infatti il sacro [[Tirso (bastone)|tirso]], un bastone nodoso avvolto da edera e pampini e sormontato da una pigna;: altro suo attributo è il [[kantharos]], una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo.
 
A seguire, alcuni degli [[Epiteto|epiteti]] con cui il Dio era chiamato:
* '''Bromio''' – da {{polytonic|βρόμος}}, "fragore", "fremito" e usato anche da [[Euripide]] ne ''[[Le Baccanti]]''<ref>{{Cita libro|titolo=Tutte le tragedie|collana=Il pensiero occidentale|editore=Bompiani|p=2841|ISBN=8845266583}}</ref>;, secondo il mito il dio era stato generato in mezzo ai fragori del tuono dalla madre Semele colpita dal fulmine, o perché l'ebbrezza del vino produce fremito e furore;
* '''Lysios''' o '''Lieo''' – "colui che scioglie";<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//vocabolario/lieo|titolo=lïèo in Vocabolario - Treccani|lingua=it-IT|accesso=4 luglio 2020-07-04}}</ref>
* '''[[Bassaride|Bassareo]]''', soprannome di Bacco derivato secondo alcuni da Bassaro, un borgo della [[Lidia]] ove aveva un tempio, secondo altri da una lunga veste chiamata "Bassara" (o "Bassaris") fatta di pelli di volpi originaria della Tracia che Bacco portava, o da un calzare detto "Bassaro". La sacerdotessa di Bacco si chiamava Bassarida<ref name="Villarosa">{{Google books|mZW1_HSkddYC|Dizionario mitologico-storico-poetico|autore=F. S. Villarosa|anno=1841|editore=Tipografia Nicola Vanspandoch e C.|città=Napoli|pagina =56|volume=vol. I}}</ref>.;
* '''Cretogeno''' – nato a [[Creta (Grecia)|Creta]].;
* '''Ctonio''' – in quanto figlio della regina del mondo sotterraneo;
* '''Zagreo''' ({{polytonic|Zαγρεύς}}) – in quanto figlio di Zeus e Persefone<ref name="MetVI">[[Ovidio]], ''[[Metamorfosi (Ovidio)|Met.]]'' VI 114.</ref><ref name="Dionisiache" />.;
* '''Bacco'''<ref>{{Cita libro|titolo=Tutte le tragedie|collana=Il pensiero occidentale|editore=Bompiani|p=3030|ISBN=8845266583}}</ref>.
 
== Mito ==
=== Origini ===
[[File:Wall painting - Dionysos with Helios and Aphrodite - Pompeii (VII 2 16) - Napoli MAN 9449 - 01.jpg|miniatura|Dioniso (seduto su un trono) con [[Elios]], [[Afrodite]] e altri dei. Antico affresco di Pompei.[[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]]]]
L'origine del nome Dioniso è suggerita dal [[genitivo]] {{polytonic|Διός}} e da {{polytonic|νῦσος}}, quindi il ''nysos'' di Zeus: il "giovane figlio di Zeus"<ref>[[Filippo Càssola]]. ''Inni omerici''. Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, 2006, pag. 5.</ref>. Per altri studiosi, l'etimologia è invece legata al [[Nisa (monte)|monte Nisa]], dove il dio venne allevato (''theos-Nyses'', il dio di Nisa)<ref>{{Treccani|dioniso_(Enciclopedia-Italiana)||autore=[[Giulio Gianelli]] e [[Giulio Quirino Giglioli]]|anno=1931|accesso=7 aprile 2019-04-07}}</ref><ref>R. Gordon Wasson, Albert Hofmann, Carl A. P. Ruck, ''Alla scoperta dei misteri eleusini'', Urrà-Apogeo Edizioni, 1996.</ref>; e c'è anche chi propende per il significato di "dio notturno" (''theos-nykios'')<ref>Umberto Curi, ''Endiadi. Figure della duplicità'', Cortina Raffaello 2015.</ref>. Il poeta [[Apollonio Rodio]] invece propose il significato di "nato due volte" (da ''di-genes'') o "il fanciullo dalla doppia porta"<ref>Apollonio Rodio, IV, 1137.</ref>.
 
Secondo Detienne, Dioniso è il dio straniero per eccellenza, poiché proveniva dalla [[Tracia]]. Le ricerche più recenti, in effetti, hanno messo in rilievo l'esistenza di elementi comuni nel culto greco di Dioniso e nei culti della Tracia, con possibilità di rapporti reciproci, uniti forse a influssi dall'Asia Minore (già autori antichi, come [[Euripide]], sostenevano l'origine [[frigia]] di Dioniso, che presenta forti affinità col dio [[Sabazio]])<ref>Tim Unwin, ''Storia del vino'', Donzelli 2002.</ref>. Questa tesi ben si accorda al fatto che diversi elementi attestano l'antichità del culto di Dioniso in terra greca: in particolare la presenza del nome sulle tavolette micenee in [[lineare B]], il carattere orgiastico dei culti della vegetazione della religione minoica, nonché la credenza, diffusa a [[Creta (Grecia)|Creta]], che il toro rappresenti una forma di epifania divina (e Dioniso venne talvolta invocato con l'appellativo di "toro").
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=== La divinità errante ===
[[File:Michelangelo Bacchus.jpg|thumb|Il [[Bacco]] ebbro in compagnia di [[Pan]], di [[Michelangelo Buonarroti]]. [[Museo del Bargello]], [[Firenze]]]]
Raggiunta la maturità, Era non poté fare a meno di riconoscerlo come figlio di Zeus, punendolo però al contempo con la [[follia|pazzia]]. Egli iniziò allora a vagare insieme al suo tutore [[Sileno]] e a un gruppo di [[satiri]] e [[Menadi|baccanti]] (così erano dette le seguaci del dio) fino in [[Egitto]], dove si batté con i Titani.
 
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I marinai, sconvolti, si gettarono in mare ma il dio li salvò trasformandoli in delfini: pur consapevoli che non avrebbero più riacquistato la forma umana, i giovani compresero anche che il dio aveva voluto concedere loro la possibilità di riscattarsi, e così dedicarono il resto della loro vita a salvare i naufraghi. Per essersi dimostrato più buono degli altri pirati, [[Acete (pirata)|Acete]], il timoniere, non subì metamorfosi, divenendo sacerdote del dio.
[[File:Pompeii - Casa dei Vettii - Pentheus.jpg|thumb|left|Penteo viene squartato dalle Baccanti. [[Casa dei Vettii]], [[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]], Italia, [[I secolo d.C.]]]]
Quando Dioniso giunse nella sua città natale, [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], il sovrano [[Penteo]], suo cugino, si oppose ai nuovi riti introdotti dal dio, facendo arrestare Acete e alcune [[Menadi]]. La vendetta di Dioniso su Tebe e sulla sua famiglia è narrata da [[Euripide]] nella tragedia intitolata ''[[Le Baccanti]]'', composta mentre si trovava alla corte del re [[Archelao I di Macedonia|Archelao di Macedonia]].
 
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==== Prosimno ====
Una tra le storie più note riguardanti la discesa del giovane semidio nel regno dei morti per riportare in vita la madre è quella che racconta anche del rapporto omosessuale avuto con [[Prosimno]]. Guidato dall'uomo lungo il viaggio che lo condusse fin alle porte di [[Ade (regno)|Ade]], sulla costa dell'[[Argolide]] nei pressi di [[Lerna]] (e considerato da tutti un pozzo infinito senza possibilità alcuna d'uscita) gli venne chiesta come ricompensa di farsi amare come una donna: Dioniso accettò, gli chiese solo di aspettare che avesse portato in salvo Semele dalle grinfie della morte. Al suo ritorno dagli inferi però Dioniso scoprì che il pastore era morto prima ch'egli potesse onorare il suo impegno.
Direttosi al tumulo che conteneva le spoglie mortali di Prosimno, Dioniso s'impegnò a soddisfarne almeno l'ombra: da un ramo di [[Olea europaea|ulivo]] (o di [[ficus carica|fico]]) creò un [[simbolismo fallico|Phallos]] di legno e vi si sedette sopra<ref>[[Clemente di Alessandria]], ''Protreptikos'', II-30 3-5.</ref>. Infine pose la figura dell'amante tra le stelle del cielo<ref>Igino, ''Astronomia'' 2,5.</ref>.
 
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Per [[Karl Kerenyi]] «dove regna Dioniso la vita si rivela irriducibile e senza confini». Per [[Roberto Calasso]], il dio ubriaco era «intensità allo stato puro» che «travolgeva nell'ebbrezza e usava il sarcasmo verso chiunque gli si opponesse». Per [[Giorgio Colli]] è «il dio della contraddizione, di tutte le contraddizioni [...] è l'assurdo che si dimostra vero con la sua presenza»<ref>Giorgio Colli, ''La sapienza greca'' vol. I, Milano, Adelphi 1990.</ref>.
 
E ancora: è il dio della potenza provvidenziale e distruttiva per [[Jeanne Roux]]; è «il dio dell'ambiguità», «il differente», che unisce le polarità contraddittorie dell'umano per [[H.S. Versnel]]; è il dio di una ''no man's land'' in cui gli opposti della saggezza e della follia si uniscono per [[Claude Calame]]; è il dio che rappresenta quell'elemento di alterità che ogni essere umano porta dentro di sé per [[Jean-Pierre Vernant]]; non è una divinità greca come le altre per [[Dabdab Trabulsi]]; è «un'arborescenza illimitata di doppie tensioni» per [[Charles Segal]]; è un paradosso, «la somma di innumerevoli contraddizioni», tanto da presentarsi come «abisso ed enigma», per [[Albert Henrichs]]<ref>[[Franco Rella]], ''Confini. La visibilità del mondo e l'enigma dell'autorappresentazione'', Pendragon, 1996.</ref>. È l'unico, vero dio, secondo [[Osho Rajneesh]], «tutti gli altri dei sono falsi».<ref>Osho, ''Fingers pointing to the moon'', Darshan diary inedito, marzo 1980.</ref>
 
== Le Dionisie urbane e campestri ==
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Il culto di Dioniso, diffuso in tutta la Grecia, era particolarmente vivo in [[Beozia]] e in [[Attica]]. Ad [[Atene]] erano importanti le [[dionisie]] rurali (o ''Piccole Dionisie'') e quelle urbane (o ''Grandi Dionisie''). Nelle prime, celebrate nei vari borghi dell'Attica, è elemento tipico la [[falloforia]], o processione del fallo, che fa riferimento alle connotazioni agricole e di fecondità del dio; nelle dionisie urbane sono elemento centrale le rappresentazioni teatrali, presenti anche in un'altra festa dionisiaca ateniese, le [[lenee]].
 
Il ciclo delle celebrazioni ufficiali in onore del dio ad Atene era chiuso dai tre giorni delle [[antesterie]], all'inizio della primavera: vi si riscontra la relazione con la vegetazione e il legame col regno dei morti (il terzo giorno si pensava che i morti ritornassero fra i vivi per essere poi, al termine della festa, ritualmente allontanati). A [[Delfi (città antica)|Delfi]] i tre mesi invernali erano sacri a Dioniso, e l'immagine del dio e del suo corteo era raffigurata su una delle due facciate del tempio.
 
Il culto di Dioniso venne introdotto in Italia dalle colonie greche e fu oggetto anche di provvedimenti repressivi, come il [[Senatus consultum de Bacchanalibus|senatoconsulto del 186 a.C.]] che vietava i baccanali, ma nella religione mistica ebbe sempre grande importanza fino all'età imperiale. Nella tarda antichità il culto di Dioniso assurse a religione cosmica e si espanse capillarmente in maniera del tutto spontanea: solo le vicende storiche posero fine alla sua influenza<ref>Karl Kerényi, ''Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile'', Adelphi, 1992.</ref>.
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La [[Tragedia greca|tragedia]] è una creazione del mondo greco, ma riguardo alle sue origini le fonti sono scarse e frammentarie. Tutti gli studiosi concordano tuttavia sull'iniziale matrice religiosa del teatro greco che andrebbe rintracciata nei riti celebrati in onore di Dioniso, di cui la danza e la musica erano parte integrante. [[Aristotele]] collega la tragedia con il [[ditirambo]], un canto corale in onore di Dioniso che veniva intonato da un corteo di satiri danzanti, guidato da un corifeo, in occasione di feste legate al culto del dio, e con un elemento satiresco; fornendo anche l'etimologia del termine come "canto dei capri",(''trágos'', capro; ''ōdē'', canto), dalle maschere dei partecipanti. Interpretazioni successive parlano invece di "canto in onore del capro" o di "canto per ottenere il premio di un capro".
 
Secondo la tradizione il ditirambo, sorto nel [[VII secolo a.C.]] nella regione di [[Corinto (città antica)|Corinto]], sarebbe stato introdotto in Attica da [[Tespi]], un personaggio quasi leggendario che non solo avrebbe conferito forma letteraria al genere ma avrebbe anche creato per primo la figura dell'attore, introducendo la presenza di un interlocutore (l{{'}}''hypokrités'') che dialogava con il [[corifeo]], e dando così una dimensione drammatica al canto primitivo. Da qui sarebbe scaturita la rappresentazione teatrale vera e propria, accolta nel contesto sociale come parte di un ciclo di festeggiamenti che si svolgeva periodicamente ad Atene due volte l'anno. Un'origine analoga avrebbe dato vita alla [[commedia]], derivata da una processione spontanea a carattere buffonesco in onore di Dioniso conclusa da un canto fallico<ref>I. Innamorati, S. Sinisi, ''Storia del teatro. Lo spazio scenico dai greci alle avanguardie'', Mondadori Bruno 2006.</ref>.
 
== Dioniso e la psicologia ==
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File:GiorcesBardo27.jpg|Dioniso bambino ([[Museo nazionale del Bardo]], [[Tunisi]]).
File:10 2023 - Terme (Baths of) Caracalla, Arte Romana, Viale Guido Baccelli, Rome, Roma, Lazio, 00154, Italy - Photo Paolo Villa - FO232114 correzioni gimp - Domus Arte Romana - pitture parietali.jpg|Dioniso da un affresco del soffitto della sala del triclinio dalla Domus nelle Terme[[terme di Caracalla]] ([[Roma]])
File:Dionysos pediment Parthenon BM.jpg|Scultura di Dioniso dell'ateniese [[Fidia]], dal frontone orientale del [[Partenone]], ca 447–433 a.C., [[Londra]], [[British Museum]].
File:Dionysos Ariadne Louvre CA929.jpg|Dioniso e Arianna, particolare del lato A di un cratere Attico a figure rosse, ca 400-375 a.C., da [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], [[Parigi]], [[Louvre]].
Bacchus Richelieu, Louvre, MR 1110.JPG|Il Dioniso detto "Cavaliere", copia romana di un originale del 300 a.C. circa, attribuito a [[Prassitele]] o all'ambiente prassitelico ([[Parigi]], [[Museo del Louvre]])
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